Autore: Alessandro Defilippi
Titolo: Il teorema dell'ombra
Editore: Anordest
Pubblicazione: Febbraio 2014
Pagine: 256
Prezzo: 11,90
^^Trama^^
Dalla quarta di copertina:
“Molte volte mi è stato domandato se, nei miei libri, adoperassi le storie che mi raccontano i pazienti. No. Non le adopero mai. Per rispetto per i pazienti, naturalmente, e poi, perché non sono le mie storie. Ho abbastanza paure e angosce immotivate da continuare a pensare, per esempio, che nel mio studio viva una presenza, una bambina, credo. Sta nella sala d’aspetto e io so che devo lasciare aperta quella porta, quando la stanza è deserta, soprattutto la sera, prima di chiudere lo studio e di andarmene, esausto, a casa. Non ne conosco il motivo. È così che racconto le mie storie. I racconti di questa raccolta sono legati tra loro da fili sottili come storie di bambini, perché i bambini conoscono la paura o storie legate alla psicoanalisi o ancora storie legate a un film oppure semplicemente, a quella bambina che anche adesso, mentre scrivo, sta là, nella stanza accanto alla mia. Con la porta aperta.”
^^Recensione^^
Il
teorema dell’ombra è una raccolta di racconti scritta da Alessandro Defilippi,
psicanalista e scrittore che ha già all’attivo numerose pubblicazioni di romanzi e storie.
L’atmosfera
che permea le vicende incastrate in questa scacchiera immaginaria costruita sui
colori del grigio e del nero, è ricca di mistero e apprensione. I protagonisti
indiscussi sono i bambini, coloro che sanno guardare oltre la superficie delle
cose e che non hanno nessuna paura di credere
nell’incredibile. Sono loro i messaggeri oscuri, ad un passo dall’abisso nero
della morte e della non-conoscenza, coloro che ci guidano attraverso l’umano
visibile per condurci in un luogo dove anche l’impercettibile diventa chiara
manifestazione di presenze evanescenti collegate alla nostra natura mortale.
Bambini protagonisti di storie colorate, dal blu al giallo, all’antracite.
Bambini fantasma che appaiono davanti agli occhi increduli di uomini e donne
che lottano contro i propri desideri e le proprie paure nascoste. Bambini “con
gli occhi neri come scarafaggi” che chiamano altri bambini per mostrargli il
volto della morte. Il sangue che si riflette nell’abito rosso di una fanciulla
che ti sorride …E tu non sai che la vedi solo perché stai per morire. Bambini
che si chiudono volontariamente dentro
fabbriche abbandonate come una maledizione che eternamente si ripete. Sono
tutti brandelli di sogni, pezzi di vetro sparsi a terra e tu, mentre leggi, non
stai facendo altro che camminarci sopra. Senti quella sensazione che ti fa
rabbrividire ma anche continuare, perché vuoi capire.
La
prima parte della raccolta è dedicata ai colori, e ognuno di essi non solo
intitola il capitolo, ma è parte integrante della storia raccontata. La seconda
parte invece è incentrata sulle ombre, a testimonianza di quanto la nostra vita
sia sempre suddivisa, in modo non del tutto equilibrato tra luce e oscurità.
Qui
il Male, prima semplicemente accennato, acquista sempre più forma e
consistenza, in tutta la sua terribile manifestazione. In tutti i racconti è
pressante una velata caducità, un senso di dispersione imminente dell’io e
dell’anima dei protagonisti. Un senso di devastazione che avanza inesorabile e
che finisce sempre col fare poco rumore, facendo trasalire. La voce dell’autore
che caparbiamente si traveste di volta in volta indossando maschere sempre più
scure e sconosciute, è inquietante, sottile, suggestiva, delicata ma paurosa
come un sussurro indefinito che ti assale il petto nel cuore della notte. Sono
tutti volti senza un nome, quelli che popolano queste pagine. E non perché un
nome in realtà non ci sia, spesso c’è, ma sembra essere esplicitamente di
facciata, come un biglietto da visita che ti lascia tranquillo per qualche
secondo ma poi cominci a chiederti chi hai di fronte, perché molte cose non
tornano. Ed è così che succede conoscendo i protagonisti, non te li fai amici,
restano sempre ai bordi del letto sul quale tu che leggi sei seduto e li
guardi, li osservi, li ascolti ma ti fanno sempre troppa paura per amarli. Non
è tanto quello che essi vedono, le loro visioni angoscianti, i bambini che li
perseguitano o le donne silenziosamente oscure che incontrano, ma è quello che
si portano dentro a renderli ancora più inquietanti dei veri fantasmi. Perché?
C’è una sola risposta a questa domanda e la troverete alla fine.
Intanto
gli elementi per raccapezzarsi in questo universo fatto di eleganza e terrore
ci sono tutti: allucinazioni, visioni, storie al confine con la realtà.
Dimensioni oniriche che sfiorano la vita di chi le vive come meravigliosi sogni
o terribili incubi dai quali è difficile venirne fuori.
I
protagonisti avvertono i richiami che provengono da qualche abisso, che sia
quello dell’anima o quello dell’indefinito cupo e nero, essi rispondono,
diventando prede di sensazioni terribilmente inconsistenti nella realtà
normale. Ma queste non sono altro che simboli di inquietudini e terrori covati
dentro per anni oppure semplicemente legati a scoperte momentanee che aprono
spiragli su mondi e percezioni incredibilmente toccanti.
Viandanti
che popolano posti dimenticati, case dalle stanze buie e silenziose, anime
scure senza requie che cercano e trovano rifugio nelle vite di coloro che gli
offrono un’ospitalità inconsapevole, dettata da una strana attrazione, alla
quale non manca un’angusta ed onnipresente sensazione di fine. Atmosfere dure,
gotiche, pregne di odori e sapori vari e multiformi così come la vita. L’autore
descrive magistralmente tutto ciò che vuole farci vedere e sentire, chiamando
in causa ogni parte di noi stessi, tutti i nostri sensi. I colori sono sempre così vividi, è come
vederli, sentirli sulla pelle, bucare le pagine e ostinatamente lasciarsi
guardare. Sembra tutto sospeso oltre qualsiasi pretesa di razionalità, di
logica. Tutte le consapevolezze sono state mandate via mentre ciò che ci resta
tra le mani è un universo in continuo movimento che è impossibile arrestare. Un
movimento lento ed inesorabile al quale prendono parte tutti i dolori, le
paure, le angosce umane. In cui non è possibile sapere cosa sia il bene o il
male perché l’unica scelta sembra essere quella di soccombere di fronte a
questo maestoso e spaventoso sistema visionario ed onirico che non lascia
scampo.
I
personaggi ne sono avvolti, i loro piedi percorrono passi già segnati, i loro
sguardi sono incantati senza più alcuna possibilità di tornare indietro.
Proprio come Marta, la bambina del racconto Antracite.
Una dimensione appartata, sonnolenta, sfatta eppure indolente ed insidiosa. Una
fabbrica abbandonata in cui aleggia la presenza di una bambina sconosciuta che
ha dimenticato il proprio nome. Come questa storia, l’intero libro è avvolto da
un incantesimo, grazie al quale le vite che piano piano conosciamo sembrano a mezz’aria,
sollevate dalla terra ma ancora troppo lontane dal cielo.
A cena il giorno dei
morti è intriso di atmosfere gotiche mentre ritorna la
presenza asfissiante dei bambini che questa volta sono agghindati per la festa
di Halloween. Una cena molto particolare li vedrà protagonisti quando ancora
una volta saranno gli incubi e le ambizioni ad essere fonte di terrore e causa
di incontri infausti e terribili. Irriconoscibili i volti dei bimbi,
instancabili le loro manine che si affaccendando a fare di tutto. I bambini di
questa raccolta incarnano paure ed ossessioni, diventano fantasmi ma possono
essere anche ombre oppure visioni che sorridono, braccia gentili che ti
accompagnano, risate cattive che t’incutono paura.
Ciò
che racchiudono queste storie è orrore e terrore, perché l’ombra è tutto
questo. Il teorema del silenzio e dell’inspiegabile. Il connubio di sensazioni
irrazionali eppure profondamente fisiche che si piantano addosso, i cui brividi
ti accapponano la pelle. Non sai da dove viene però sai che è meglio non
chiedersi perché. I personaggi non lo fanno, accettano mestamente il loro
destino, come se su tutto aleggiasse un sortilegio. Una voce che incanta e
controlla le loro vite spaesate, donandogli, poi, l’ultimo sussurro prima della
dipartita. La morte li accarezza con le sue infinite maschere, con l’incanto li
respinge e poi li viene a prendere.
Il
fascino dell’oscurità si nasconde anche nei colori, persino nel rosso e nel
giallo, figli della luce e del sole. In tutto ciò che ci circonda c’è l’inconsueto
e l’irrazionale, ovunque può esserci quella porta da cui guardare. Il punto è
per quanto ancora chi è là fuori, aspetterà prima di entrare? E se lo farà cosa
saremo pronti ad affrontare?
Suggestivo
e pregno di atmosfere decadenti è l’ultimo racconto nel quale il protagonista è
Freud alle prese con i sogni e quello che lui stesso definisce un isterismo
collettivo, mentre invece è forse solo una maledizione. L’ennesima
rappresentazione di una donna sfuggente ed oscura, questa volta collegata alla
presenza dell’acqua, simbolo di vita, eppure c’è quel senso di affogamento che
lo scrittore è così bravo a far percepire, tanto quanto è capace di descrivere
quell’odore terribile di chiuso, stantio e fermo. Funesto ed invasivo il clima
di rarefazione racchiuso nello studio del medico che tenta di aggrapparsi agli
ultimi brandelli di ragione, pur di non cedere all’evidente follia. Opprimente
l’aria che a stento si respira esattamente come in tutte le altre storie, come
se ci fosse una mano poggiata tra il naso e la bocca che t’impedisce di tirare
un respiro di sollievo. Con la differenza che la mano è tua ed è volontaria.
Potresti cacciarla via semplicemente chiudendo il libro ma non ci riesci perché
la sete di fantastico è più forte ed è più ingannevole di qualsiasi senso di
pericolo.
Buio,
oscurità, animali di ogni specie verranno a popolare la tua notte. Cani, gatti,
uccelli, topi e soprattutto corvi che sbattono il loro becco contro il vetro
della tua finestra. Cani enormi e senz’occhi, venuti direttamente dall’inferno
per prenderti. Donne oscuramente belle, quasi mistiche, sacre nella loro
malvagità, presenze inquietanti, dai nomi normali, ma nere, più nere della
notte stessa. Donne che hanno il sapore di madri dimenticate, di sorelle,
amanti perdute e mai ritrovate. Donne di cui è impossibile non innamorarsi, di
cui gli uomini di questi racconti cadono vittime inconsapevoli. Donne che
accendono desideri legati alla vita nonostante siano presenze-assenze legate
alla Morte.
La
Signora degli animali, la Dama nera, il lento susseguirsi di velati richiami
verso un mondo fantastico nel quale ci si perde costantemente e dal quale,
forse, non si vuole più tornare. Perché tutte queste presenze sembrano essere
sempre così calde, accoglienti molto più di quella fredda realtà di cui
facciamo parte. Ombra su ombra, passo dopo passo ci ritroviamo nella notte più
cupa e silenziosa, in cui ogni colore ha perso il suo fascino, perché niente
può essere più attraente del nero e del mistero. Se è vero che non siamo altro
che ombre che camminano è proprio ad esse che abbiamo bisogno di fare ritorno,
perché è soltanto dentro di noi che si nasconde il Nulla più denso ed oscuro:
l’Infinito senza fondo della nostra anima.
“Chiudete
gli occhi e vedrete.”
Cosa ne pensate? A me è piaciuto molto, suggestivo ed inquietante allo stesso tempo.
A voi i commenti... :)
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Lo conosco e mi incuriosisce! Penso che lo prenderò!
RispondiEliminaFai bene Ilenia, non credo ti deluderà! :)
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