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giovedì 28 agosto 2014

"DOLCE FIELE" DI SILVIA DAMIANI RECENSIONE

Buon pomeriggio carissimi lettori, oggi è la giornata adatta per pubblicare una nuova recensione di un libro che mi è piaciuto molto. Dolce fiele di Silvia Damiani. Una storia d'amore, incentrata tra la vita e la morte, il sogno e l'incubo, la realtà e l'immaginazione. Un storia dalle tinte oscure come la maledizione in cui i personaggi sembrano essere soltanto marionette nelle mani di un'abile megera...
Curiosi?
Allora cosa aspettate a leggere la recensione?! ^___^
Vi aspetto con i commenti! <3








Autore: Silvia Damiani
Titolo: Dolce fiele
Pubblicazione: SensoInverso
Pagine: 173
Uscita: Marzo 2014
Prezzo: 11,00






^^Sinossi^^
 
 
Dolce fiele è un romanzo che parla d'amore in modo davvero sorprendente, la narrazione sfocia in un thriller appassionante in cui collera, disperazione, tragedia e onirismo non danno un minuto di pausa.
Grazie a una narrazione incalzante, resteremo col fiato sospeso in balia delle sorprese e dei continui colpi di scena.
Kaspar e Nicole sono l'esempio più puro del concetto di amore. Inaspettatamente però, come spesso accade nella vita, qualcosa va storto. All'improvviso, infatti, un tragico accadimento spezza per sempre quella relazione che per entrambi era una ragione di vita.
Ma l'amore vero non ha confini e Kaspar, seppur rimasto solo, continua ad aggrapparsi alle visioni che nella sua mente tengono in vita l'amata Nike, che - non a caso - in greco significa Vittoria…
Kaspar si svegliò di soprassalto. Come sempre il letto era madido di sudore, e, come sempre, lei non c'era.
Erano trascorsi quasi due anni da quando non aveva più la sua Nicole. Ricordava ancora quel sorriso sbarazzino, e il bacio. L’ultimo bacio così sciocco e frettoloso. Anche quando la polizia aveva bussato alla sua porta, negli occhi di Kaspar c'era ancora e solo lei.







^^Recensione^^




Dolce fiele è un romanzo la cui storia coinvolge sin dalle prime pagine. L’autrice è brava a creare suspense e mistero, attirando il lettore in un labirinto nel quale nulla è ciò che sembra, proprio come nei sogni più incredibili o negli incubi più terribili. Il clima nel quale le vicende precipitano è romantico e gotico, maledetto e imperfetto, un vero mix tra antico e moderno, tra realtà e visione.
 
Protagonista è Kaspar, un ragazzo che vive in un luogo di cui l’autrice non dice nulla e che ha perso di recente l’unica ragione della propria esistenza: la fidanzata Nicole.
 
Nike, così come la chiamano i suoi amici più stretti, era una ragazza piena di vita, dolce e creativa, amava cucirsi gli abiti da sola e riempire di attenzioni il suo Kaspar. Si conoscevano fin da bambini, perché la storia di entrambi è complicata.
 
Kaspar ha un fratello più grande, di nome Lear, rinchiuso in una casa di cura, di cui il direttore è Nabil, zio di Nicole, e padre adottivo dei due ragazzi. Lear ha seri problemi mentali a causa di un incidente avvenuto anni addietro, nel quale il padre è morto e lui è rimasto sfigurato in volto e ha perso l’uso di un braccio. In quella circostanza era presente anche Nabil, la madre e il padre di Nicole e pare proprio che il colpevole dell’incidente sia stato proprio Nabil, che ha sbandato quando davanti a lui è apparsa una vecchia. L’eco di questo episodio insegue l’uomo come un’ombra, facendolo sentire perennemente in colpa e suggerendo che ci sono misteri e segreti ancora tenuti nascosti e la cui scoperta è ormai alle porte.
 
Le prime pagine ci tuffano in un contesto da brividi, in cui nulla è lasciato al caso e le parole e le immagini che scaturiscono dalle frasi scelte ad effetto, provocano paura e sgomento ma soprattutto sorpresa e curiosità. Kaspar è ossessionato dalla morte di Nicole, e non riesce a liberarsi dal suo ricordo che purtroppo continua a fargli male. La sogna continuamente non solo quando dorme ma anche quando vive la sua quotidianità. Improvvisamente la sua mente si distacca dalla realtà e cade in un’altra dimensione nella quale sono le visioni della sua donna a controllare la sua esistenza e le sue azioni. Kaspar è depresso, confuso, devastato da questa perdita che sembra essere insormontabile per lui. A nulla servono le parole degli amici e neanche quelle di Nabil che cerca di aiutarlo non solo come padre adottivo ma soprattutto come medico, consigliandogli la somministrazione di medicine che possono far diminuire quelle che lui definisce  allucinazioni. Ma Kaspar non è convinto di ciò. Più passa il tempo e più comincia a credere che Nike sia viva e che ciò che vede ogni volta non sia una visione ma sia la semplice e terribile realtà. Nike è sempre sporca di sangue e indossa ogni volta un abito che si era cucita da sola, i capelli sono sciolti sulle spalle, e gli occhi grandi e luminosi. E’ sempre fredda quando Kaspar l’abbraccia e i suoi piedi sono nudi mentre affondano nella terra. Sembra impaurita e bisognosa di protezione, e ripete incessantemente sempre la stessa frase, come un canto maledetto: Dimmi ancora come mi troverai.
 
Kaspar, dilaniato dalle sue parole, dalla sua presenza che ogni volta puntualmente scompare, si strugge nella speranza di capire cosa voglia dire quella frase, alla quale si uniscono altre parole, che si ripetono incessantemente come i versi di una canzone.
 
Una melodia che ha a che fare con l’inferno e con la vita, con il terrore e la perdita, con la morte e la maledizione.
 
Una bellissima canzone che è stata creata dal gruppo dei NowHere per questo romanzo, intensa ed emozionante, perfettamente in sintonia con l’atmosfera dannata ed inquietante della storia.
 
“Sei nodi, uno per ogni senso…”
 
Un nastro rosso, annodato sei volte intorno al polso di colei che poi scompare.
 
Mille promesse che diventano sempre e soltanto una, e che parlano di amore e di attesa, di riconciliazione e speranza.
 
Un tempo ed uno spazio che non hanno confini.
 
Un mondo nel quale si rovesciano i concetti di verità ed immaginazione, nel quale la passione prende il sopravvento, il sangue e la rabbia di un domani che non può essere dimenticato.
 
Cosa davvero vede Kaspar nei suoi sogni?
 
Cosa è reale e cosa no?
 
Quanto Nike è davvero morta e quanto lui stesso è davvero vivo?
 
 
Inquietanti ed oscure domande si susseguono, lasciando il lettore senza fiato. Si corre e si fugge da qualcosa di incomprensibile ma che solleva la terra fino al cielo per non lasciarci scappare. Noi che leggiamo insieme a loro che vivono, che vorrebbero nascondersi ma non possono. Kaspar deve affrontare i suoi incubi e capire una volta per tutte quale sia la verità.
 
La natura diventa parte vitale della storia. L’ambientazione sono i boschi e le foreste, gli alberi, la terra e l’acqua, le foglie, i rami che diventano braccia e i suoni della terra che diventano voci di ombre insaziabili. Una natura estremamente romantica, viva, personificata, che sembra avere un cuore che batte e un’anima da dannare. Si muove indistintamente, sembra parlare, ridere, soffrire, maledire, ed invocare il nome della morte, perché nessuno deve avere scampo.
 
Dolce fiele è una storia di maledizione e di perdono, di forza e di coraggio, di eternità che si ripete e di orrore per un’incontrastata fine.
 
Vi sembrerà di camminare senza vedere, spinti da forze sconosciute, i cui richiami sono irresistibili, le cui voci sono insistenti e sinistre, terrificanti e mortalmente attraenti.
 
Saprete fin dall’inizio che ciò che sentite sono soltanto voci morte come le foglie cadute dagli alberi, disperse, finite, che fingono di dormire, eppure risveglieranno ciascuna delle vostre paure, insidiandosi laddove non potete neanche immaginare.
 
 
“Sono solo voci morte. Come foglie secche sotto ai piedi. Bisbigliano, sussurrano, pregano e supplicano. Ali spezzate, cenere e foglie. Sono solo voci morte. Riesci a sentirle?”
 
E’ un vortice di emozioni e sensazioni fisiche, di odori e sapori che si confondono e si uniscono per rendere reale ciò che state leggendo. E’ come essere sbattuti da una parte all’altra, senza cognizione, senza alcuna logica, insieme ai protagonisti o forse dai protagonisti stessi, da ciò che vedono e non riescono a controllare, da ciò che sentono e non riescono a dimenticare, da ciò che soffrono e non possono perdonare.
 
Intensi sono i sentimenti, intense le parole con cui vengono raccontati. Crude, carnali, faccia a faccia con la morte e con il sangue.
 
Il contesto è pragmatico, pulsante, accompagnato da descrizioni gotiche e nere. Furiose le fughe come sono furiosi i sentimenti, i terrori e le paure. Nicole ripete all’infinito il suo canto di parole e di lacrime, di respiri spezzati e di agonie mai pronunciate, rinchiusa in una bolla di sogno che ha il gusto amaro dell’allucinazione e della malattia. Ma Kaspar non si arrende, la vuole di nuovo con sé. E’ disposto a cercarla per sempre pur di trovare il modo di non perderla mai.
 
“Puoi costruire tutti i mondi che vuoi. Che vi siano carrozze o scatole magiche prive di cavalli, ovunque tu sia…Io ti troverei.”
 
Ebbene è proprio questa l’effigie sulla pietra di questo romanzo, una bara di cristallo, un letto dimenticato, uno specchio coperto da drappi di velluto, su tutto un’unica ragione: tornare per sopperire a qualunque perdita.
 
L’amore maledetto che della magia fa il suo sfogo e la sua speranza. L’amore dannato che non conosce quiete e che lega gli amanti con nastri di seta rossi e con promesse che diventano nodi indistricabili.
 
Non serve scappare come non serve vivere. Le vite sono imprigionate in mondi paralleli nei quali il tempo ha ceduto e i luoghi sono diventati tutt’uno: qui e ora non esistono più, esiste soltanto l’eternità che si ripete con la stessa forza di questo amore che non conosce requie.
 
I personaggi sono descritti linearmente con la storia ma fin troppo spesso sembrano visioni, immagini sfuggenti che arrivano da altri mondi. Tutti come dei flash improvvisi che partecipano ansimanti al grande gioco della morte e delle ombre che danzano silenziose attorno a ciascuno di noi.
 
E’ una danza macabra che ha il rumore delle ossa che si spezzano, l’odore del sangue versato e il sapore amaro delle lacrime.
 
Tutto questo è Dolce Fiele, romanzo che canta d’amore come un’imprescindibile unione, della magia e della morte. Coinvolge uomini e donne, streghe e maledizioni, tempeste di sentimenti e vascelli perduti di anime in mezzo al mare immenso della vita. Una fuga dal mondo per incappare in altri mondi, tutti ugualmente perduti, perversi e inafferrabili, senza tregua, col fiato corto, sospesi oltre le mura del castello, unico grande nemico che rende nera la notte del cuore.
 
Terribile ed affascinante al tempo stesso come solo le storie più oscure sanno essere.
 
Capace di infonderti carezze e brividi, terrore e adorazione, tremore e forza.
 
Dolce fiele si lascia ancora pensare…e tra le parole rubate alle pagine, s’incastrano ancora una volta le melodie di una canzone fatta  apposta per te, lettore, che sai cosa significa la maledizione dell’amore.  Non è così?
 
“Con quanti nodi mi legheresti? Uno per ogni senso. L’ultimo per il cuore.”




 
 
 
 
 

 






 


2 commenti:

  1. Ciao "Amica dei Libri" ^-^ Adoro il tuo blog! Mi sono affiliato,che ne dici di fare un passo anche sul mio? Se vuoi,il link è http://vivamikenow.blogspot.it/ . Ci sentiamo!

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