Buon pomeriggio carissimi lettori, oggi è la giornata adatta per pubblicare una nuova recensione di un libro che mi è piaciuto molto. Dolce fiele di Silvia Damiani. Una storia d'amore, incentrata tra la vita e la morte, il sogno e l'incubo, la realtà e l'immaginazione. Un storia dalle tinte oscure come la maledizione in cui i personaggi sembrano essere soltanto marionette nelle mani di un'abile megera... Curiosi? Allora cosa aspettate a leggere la recensione?! ^___^ Vi aspetto con i commenti! <3
Dolce fiele è un romanzo che parla d'amore in modo davvero sorprendente, la narrazione sfocia in un thriller appassionante in cui collera, disperazione, tragedia e onirismo non danno un minuto di pausa. Grazie a una narrazione incalzante, resteremo col fiato sospeso in balia delle sorprese e dei continui colpi di scena. Kaspar e Nicole sono l'esempio più puro del concetto di amore. Inaspettatamente però, come spesso accade nella vita, qualcosa va storto. All'improvviso, infatti, un tragico accadimento spezza per sempre quella relazione che per entrambi era una ragione di vita. Ma l'amore vero non ha confini e Kaspar, seppur rimasto solo, continua ad aggrapparsi alle visioni che nella sua mente tengono in vita l'amata Nike, che - non a caso - in greco significa Vittoria… Kaspar si svegliò di soprassalto. Come sempre il letto era madido di sudore, e, come sempre, lei non c'era. Erano trascorsi quasi due anni da quando non aveva più la sua Nicole. Ricordava ancora quel sorriso sbarazzino, e il bacio. L’ultimo bacio così sciocco e frettoloso. Anche quando la polizia aveva bussato alla sua porta, negli occhi di Kaspar c'era ancora e solo lei.
^^Recensione^^
Dolce
fiele è un romanzo la cui storia coinvolge sin dalle prime pagine. L’autrice è
brava a creare suspense e mistero, attirando il lettore in un labirinto nel
quale nulla è ciò che sembra, proprio come nei sogni più incredibili o negli
incubi più terribili. Il clima nel quale le vicende precipitano è romantico e
gotico, maledetto e imperfetto, un vero mix tra antico e moderno, tra realtà e
visione.
Protagonista
è Kaspar, un ragazzo che vive in un luogo di cui l’autrice non dice nulla e che
ha perso di recente l’unica ragione della propria esistenza: la fidanzata
Nicole.
Nike,
così come la chiamano i suoi amici più stretti, era una ragazza piena di vita,
dolce e creativa, amava cucirsi gli abiti da sola e riempire di attenzioni il
suo Kaspar. Si conoscevano fin da bambini, perché la storia di entrambi è
complicata.
Kaspar
ha un fratello più grande, di nome Lear, rinchiuso in una casa di cura, di cui
il direttore è Nabil, zio di Nicole, e padre adottivo dei due ragazzi. Lear ha
seri problemi mentali a causa di un incidente avvenuto anni addietro, nel quale
il padre è morto e lui è rimasto sfigurato in volto e ha perso l’uso di un
braccio. In quella circostanza era presente anche Nabil, la madre e il padre di
Nicole e pare proprio che il colpevole dell’incidente sia stato proprio Nabil,
che ha sbandato quando davanti a lui è apparsa una vecchia. L’eco di questo episodio
insegue l’uomo come un’ombra, facendolo sentire perennemente in colpa e
suggerendo che ci sono misteri e segreti ancora tenuti nascosti e la cui
scoperta è ormai alle porte.
Le
prime pagine ci tuffano in un contesto da brividi, in cui nulla è lasciato al
caso e le parole e le immagini che scaturiscono dalle frasi scelte ad effetto,
provocano paura e sgomento ma soprattutto sorpresa e curiosità. Kaspar è
ossessionato dalla morte di Nicole, e non riesce a liberarsi dal suo ricordo
che purtroppo continua a fargli male. La sogna continuamente non solo quando
dorme ma anche quando vive la sua quotidianità. Improvvisamente la sua mente si
distacca dalla realtà e cade in un’altra dimensione nella quale sono le visioni
della sua donna a controllare la sua esistenza e le sue azioni. Kaspar è
depresso, confuso, devastato da questa perdita che sembra essere insormontabile
per lui. A nulla servono le parole degli amici e neanche quelle di Nabil che
cerca di aiutarlo non solo come padre adottivo ma soprattutto come medico,
consigliandogli la somministrazione di medicine che possono far diminuire
quelle che lui definisceallucinazioni.
Ma Kaspar non è convinto di ciò. Più passa il tempo e più comincia a credere
che Nike sia viva e che ciò che vede ogni volta non sia una visione ma sia la
semplice e terribile realtà. Nike è sempre sporca di sangue e indossa ogni
volta un abito che si era cucita da sola, i capelli sono sciolti sulle spalle,
e gli occhi grandi e luminosi. E’ sempre fredda quando Kaspar l’abbraccia e i
suoi piedi sono nudi mentre affondano nella terra. Sembra impaurita e
bisognosa di protezione, e ripete incessantemente sempre la stessa frase, come
un canto maledetto: Dimmi ancora come mi
troverai.
Kaspar,
dilaniato dalle sue parole, dalla sua presenza che ogni volta puntualmente
scompare, si strugge nella speranza di capire cosa voglia dire quella frase,
alla quale si uniscono altre parole, che si ripetono incessantemente come i
versi di una canzone.
Una
melodia che ha a che fare con l’inferno e con la vita, con il terrore e la
perdita, con la morte e la maledizione.
Una
bellissima canzone che è stata creata dal gruppo dei NowHere per questo
romanzo, intensa ed emozionante, perfettamente in sintonia con l’atmosfera
dannata ed inquietante della storia.
“Sei
nodi, uno per ogni senso…”
Un
nastro rosso, annodato sei volte intorno al polso di colei che poi scompare.
Mille
promesse che diventano sempre e soltanto una, e che parlano di amore e di
attesa, di riconciliazione e speranza.
Un
tempo ed uno spazio che non hanno confini.
Un
mondo nel quale si rovesciano i concetti di verità ed immaginazione, nel quale
la passione prende il sopravvento, il sangue e la rabbia di un domani che non
può essere dimenticato.
Cosa
davvero vede Kaspar nei suoi sogni?
Cosa
è reale e cosa no?
Quanto
Nike è davvero morta e quanto lui stesso è davvero vivo?
Inquietanti
ed oscure domande si susseguono, lasciando il lettore senza fiato. Si corre e
si fugge da qualcosa di incomprensibile ma che solleva la terra fino al cielo
per non lasciarci scappare. Noi che leggiamo insieme a loro che vivono, che vorrebbero
nascondersi ma non possono. Kaspar deve affrontare i suoi incubi e capire una
volta per tutte quale sia la verità.
La
natura diventa parte vitale della storia. L’ambientazione sono i boschi e le
foreste, gli alberi, la terra e l’acqua, le foglie, i rami che diventano
braccia e i suoni della terra che diventano voci di ombre insaziabili. Una
natura estremamente romantica, viva, personificata, che sembra avere un cuore
che batte e un’anima da dannare. Si muove indistintamente, sembra parlare,
ridere, soffrire, maledire, ed invocare il nome della morte, perché nessuno
deve avere scampo.
Dolce
fiele è una storia di maledizione e di perdono, di forza e di coraggio, di
eternità che si ripete e di orrore per un’incontrastata fine.
Vi
sembrerà di camminare senza vedere, spinti da forze sconosciute, i cui richiami
sono irresistibili, le cui voci sono insistenti e sinistre, terrificanti e
mortalmente attraenti.
Saprete
fin dall’inizio che ciò che sentite sono soltanto voci morte come le foglie
cadute dagli alberi, disperse, finite, che fingono di dormire, eppure
risveglieranno ciascuna delle vostre paure, insidiandosi laddove non potete
neanche immaginare.
“Sono
solo voci morte. Come foglie secche sotto ai piedi. Bisbigliano, sussurrano,
pregano e supplicano. Ali spezzate, cenere e foglie. Sono solo voci morte.
Riesci a sentirle?”
E’
un vortice di emozioni e sensazioni fisiche, di odori e sapori che si
confondono e si uniscono per rendere reale ciò che state leggendo. E’ come
essere sbattuti da una parte all’altra, senza cognizione, senza alcuna logica,
insieme ai protagonisti o forse dai protagonisti stessi, da ciò che vedono e
non riescono a controllare, da ciò che sentono e non riescono a dimenticare, da
ciò che soffrono e non possono perdonare.
Intensi
sono i sentimenti, intense le parole con cui vengono raccontati. Crude,
carnali, faccia a faccia con la morte e con il sangue.
Il
contesto è pragmatico, pulsante, accompagnato da descrizioni gotiche e nere.
Furiose le fughe come sono furiosi i sentimenti, i terrori e le paure. Nicole
ripete all’infinito il suo canto di parole e di lacrime, di respiri spezzati e
di agonie mai pronunciate, rinchiusa in una bolla di sogno che ha il gusto
amaro dell’allucinazione e della malattia. Ma Kaspar non si arrende, la vuole
di nuovo con sé. E’ disposto a cercarla per sempre pur di trovare il modo di
non perderla mai.
“Puoi
costruire tutti i mondi che vuoi. Che vi siano carrozze o scatole magiche prive
di cavalli, ovunque tu sia…Io ti troverei.”
Ebbene
è proprio questa l’effigie sulla pietra di questo romanzo, una bara di
cristallo, un letto dimenticato, uno specchio coperto da drappi di velluto, su
tutto un’unica ragione: tornare per sopperire a qualunque perdita.
L’amore
maledetto che della magia fa il suo sfogo e la sua speranza. L’amore dannato
che non conosce quiete e che lega gli amanti con nastri di seta rossi e con promesse
che diventano nodi indistricabili.
Non
serve scappare come non serve vivere. Le vite sono imprigionate in mondi
paralleli nei quali il tempo ha ceduto e i luoghi sono diventati tutt’uno: qui
e ora non esistono più, esiste soltanto l’eternità che si ripete con la stessa
forza di questo amore che non conosce requie.
I
personaggi sono descritti linearmente con la storia ma fin troppo spesso
sembrano visioni, immagini sfuggenti che arrivano da altri mondi. Tutti come dei
flash improvvisi che partecipano ansimanti al grande gioco della morte e delle
ombre che danzano silenziose attorno a ciascuno di noi.
E’
una danza macabra che ha il rumore delle ossa che si spezzano, l’odore del
sangue versato e il sapore amaro delle lacrime.
Tutto
questo è Dolce Fiele, romanzo che canta d’amore come un’imprescindibile unione,
della magia e della morte. Coinvolge uomini e donne, streghe e maledizioni,
tempeste di sentimenti e vascelli perduti di anime in mezzo al mare immenso
della vita. Una fuga dal mondo per incappare in altri mondi, tutti ugualmente
perduti, perversi e inafferrabili, senza tregua, col fiato corto, sospesi oltre
le mura del castello, unico grande nemico che rende nera la notte del cuore.
Terribile
ed affascinante al tempo stesso come solo le storie più oscure sanno essere.
Capace
di infonderti carezze e brividi, terrore e adorazione, tremore e forza.
Dolce
fiele si lascia ancora pensare…e tra le parole rubate alle pagine, s’incastrano
ancora una volta le melodie di una canzone fattaapposta per te, lettore, che sai cosa
significa la maledizione dell’amore. Non è così?
“Con
quanti nodi mi legheresti? Uno per ogni senso. L’ultimo per il cuore.”
Ciao "Amica dei Libri" ^-^ Adoro il tuo blog! Mi sono affiliato,che ne dici di fare un passo anche sul mio? Se vuoi,il link è http://vivamikenow.blogspot.it/ . Ci sentiamo!
Ciao "Amica dei Libri" ^-^ Adoro il tuo blog! Mi sono affiliato,che ne dici di fare un passo anche sul mio? Se vuoi,il link è http://vivamikenow.blogspot.it/ . Ci sentiamo!
RispondiEliminaGrazie di essere passato! Vengo subito a vedere.. ^__^
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