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mercoledì 2 dicembre 2020

Recensione: QUELLA VITA CHE CI MANCA di Valentina D'Urbano

Buongiorno! Con molto entusiasmo ho letto Quella vita che ci manca di Valentina D'Urbano, convinta che avrei ritrovato lo stesso stile e la stessa intensità dei suoi romanzi precedenti. Purtroppo non è stato così e dopo un iniziale interesse, ho perso un po' il coinvolgimento.

quella vita che ci manca
di Valentina D'Urbano
Editore: Longanesi
Pagine: 331
GENERE: Romanzo
Prezzo: 3,99€ - 14,15
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2014
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Gennaio 1991. Valentino osserva le piccole nuvole di fiato che muoiono contro i finestrini appannati della vecchia Tipo. L’auto che ha ereditato dal padre, morto anni prima, non è l’unica cosa che gli rimane di lui: c’è anche quell’idea che una vita diversa sia possibile. Ma forse Valentino è troppo uguale al posto in cui vive, la Fortezza, un quartiere occupato in cui perfino la casa ti può essere tolta se ti di­strai un attimo. Perciò, non resta che una cosa a cui aggrapparsi: la famiglia. Valentino è il minore dei quattro fratelli Smeraldo, figli di padri diversi. C’è Anna, che a soli trent’anni non ha ormai più niente da chiedere alla vita. C’è Vadim, con la mente di un dodicenne nel bellissimo corpo di un ventenne. E poi c’è Alan, il maggiore, l’uomo di casa, posseduto da una rabbia tanto feroce quanto lo è l’amore verso la sua famiglia, che deve rimanere unita a ogni costo. Ma il costo potrebbe essere troppo alto per Valentino, perché adesso c’è anche lei, Delia. È più grande di lui, è bellissima – ma te ne accorgi solo al secondo o al terzo sguardo – e, soprattutto, non è della Fortezza. Ed è proprio questo il problema. Perché Valentino nasconde un segreto che non osa confessarle e soprattutto sente che scegliere lei significherebbe tradire la famiglia. Tradire Alan. E Alan non perdona. Questo è un romanzo sull’amore, spietato come solo quello tra fratelli può essere. Ma è anche un romanzo sull’unico altro amore che possa competere: quello che irrompe come il buio in una stanza piena di luce, quello tra un ragazzo e una ragazza, contro tutto e tutti. Cronaca di un successo: Gennaio 2012. Longanesi riceve il manoscritto di un romanzo che fin dalle primissime pagine si rivela straordinariamente originale e maturo. L’autrice ha 27 anni ed è alla sua opera prima. Maggio 2012. Il romanzo viene pubblicato col titolo Il rumore dei tuoi passi e la critica lo identifica ben presto come uno degli esordi migliori dell’anno: «Incipit fulminante, abilità costruttiva, scioltezza narrativa» (Ermanno Paccagnini, Corriere della Sera); «Un bel romanzo, intelligente, giovane ma non giovanilistico» (Valeria Parrella). Estate 2012. Inizia un inarrestabile passaparola. La voce si sparge tra i lettori, soprattutto fra i giovani, e il successo oltre che di critica diventa anche di pubblico. Tante lettrici e tanti lettori si affezionano a Bea e Alfredo e al loro tormentato amore, cresciuto come un fiore nel deserto della Fortezza. Primavera 2013. Esce Acquanera, il secondo romanzo di Valentina D’Urbano, e ancora una volta sorprende pubblico e critica per l’originalità e la forza dirompente della narrazione. Estate 2013. Il rumore dei tuoi passi esce in edizione tascabile Tea e in pochi mesi viene ristampato 4 volte. Nel frattempo il libro esce anche in Francia e in Germania presso importanti e prestigiosi editori. Ottobre 2014. Il quartiere occupato della Fortezza torna a essere il teatro del nuovo, attesissimo romanzo: Quella vita che ci manca.

RECENSIONE

Quella vita che ci manca è un romanzo per alcuni aspetti simile al Rumore dei tuoi passi, sia perchè è ambientato nello stesso luogo, ossia la Fortezza, sia perchè la famiglia protagonista vive allo stesso modo di Beatrice e Alfredo, condividendo le stesse difficoltà e le stesse sofferenze. 
Nonostante ciò, e nonostante le premesse ottime, non sono riuscita ad amare questo romanzo come il precedente. 

La famiglia Smeraldo è composta da una mamma e quattro figli, Alan e Vadim avuti dallo stesso uomo, poi Anna che è la primogenita, e infine Valentino. Sono tutti maggiorenni e vivono arrabattandosi mentre la loro madre è più una presenza di contorno che un personaggio vero e proprio. Anche perchè non servirebbe, voglio dire, l’intento dell’autrice è quello di farci entrare a piene mani nella vita di questi ragazzi ognuno dei quali ha un passato non facile e un presente irrisorio. La prima è proprio Anna che vive per i fratelli, che si occupa di Vadim, che è un ragazzetto alto e bellissimo di venticinque anni che ha il cervello di un bambino di dieci. Lei se ne prende cura al posto della madre e al contempo assume quegli atteggiamenti tipici della donna di casa. I suoi fratelli la adorano e si fidano di lei, ma nonostante ciò, ci sono segreti che aleggiano nella famiglia e che non possono essere svelati. 
 

Se non hai un lavoro te lo devi inventare.

Alan è il capo famiglia. Il ragazzo violento, perennemente arrabbiato, che è pronto anche a lavorare nella criminalità pur di guadagnare qualcosa e mantenere la propria famiglia. È immischiato in affari illegali, tra cui il rubare auto, e presto coinvolge anche il fratello minore Valentino. Il loro legame è fortissimo, come è forte quello che unisce l’intera famiglia. Valentino sapeva che Alan non si sarebbe mai rivoltato contro la sua famiglia. 

I fratelli Smeraldo vivono autonomamente come esseri indipendenti, con un proprio cervello e una propria identità, ma se guardi più a fondo ti rendi conto che sono l’uno il respiro dell’altro e che sono pronti a combattere per salvare il fratello in difficoltà, difenderlo fino alla morte. In realtà tutti gli uomini con cui la loro madre è stata, per un motivo o per un altro sono andati via, quindi loro sono stati sempre abituati a vivere per conto proprio e a farcela con le proprie forze. Alan è l’elemento stonato, quello inquietante, l’ombra in mezzo alla luce, quello che, diciamola tutta, porta Valentino sulla cattiva strada. Ma per lui ciò che conta è solo sopravvivere, poco importa come.A vent’anni hai tutta la vita davanti e più niente da perdere. 

I due vanno d’accordo soprattutto perchè è facile subire il fascino prepotente di Alan. O lo subisci o dovresti avere il coraggio di contrastarlo, e nessuno ha questo potere. Inoltre, Alan è affettuoso, a suo modo, irruente, e sa come farsi ascoltare. In qualche modo dimostra quell’affetto assoluto di cui i fratelli hanno bisogno. Hanno fame d’amore. 
 

Il sangue si lava, il problema sono le cicatrici.

È proprio questa fame che porterà Valentino sulla strada di Delia, una ragazza di Trieste che non appartiene alla Fortezza. I due, dopo una serie d’incontri più ironici che accattivanti, s’innamorano perdutamente l’uno dell’altra. Ma Delia non va bene per Valentino per due motivi fondamentali: è più grande di lui e non è della Fortezza. Chi sancisce questa condanna è naturalmente Alan. Proprio lui che non si fida delle donne perchè in passato ha avuto una delusione che lo ha segnato nel profondo. Lui che è andato persino in galera, quando è uscito credeva che la sua donna, la polacca Caterina, lo stesse ancora aspettando, e quando scopre che lei è scappata via, è come se fosse impazzito e da allora agisce come un folle senza pensare alle conseguenze. Il suo carattere già forte e poco equilibrato, diventa imprevedibile. Agisce senza pensare e soprattutto desidera che tutta la famiglia faccia sempre e soltanto quello che lui decide. – I figli sono di chi se li cresce. I fratelli sono quelli che ti scegli. 
Ma purtroppo Valentino non ci sta. Continuerà la sua relazione con Delia mettendo a repentaglio il suo rapporto con il fratello e l’intero equilibrio familiare. 

 
Dalle persone che ti abbandonano 
non puoi mai scappare.

La storia è interessante, lo stile dell’autrice riesce, come sempre, a farti immedesimare e a coinvolgerti. Ho apprezzato il personaggio di Alan, un po’ meno quello di Valentino. Vadim mi ha fatto tanta tenerezza e Anna è stata poco sfruttata. Delia non mi è piaciuta, sono rimasta indifferente davanti al suo personaggio. Questo è il risultato di un coinvolgimento da parte mia che non è avvenuto in modo completo, o meglio non è durato fino alla fine. In principio ero molto esaltata dalla storia, riuscivo a leggere le stesse atmosfere di Il rumore dei tuoi passi e non vedevo l’ora di andare avanti, poi, ad un certo punto, tutto è cambiato. È come se il ritmo si fosse rallentato, ma non quello della storia, quello dentro di me. 

 
Fanno l’amore per non ammazzarsi.

Ho perso l’entusiasmo e ho cominciato a leggere il resto come qualcosa di prevedibile. Anche la storia tra Valentino e Delia non mi ha coinvolto. Il modo in cui è raccontata non è intenso, doloroso, straziante come quello precedente. Certo, la loro storia è diversa, ma mi è sembrato che lo stile dell’autrice avesse perso parte del suo fascino. O magari quello che mi ha allontanato è stato il fatto che l’attenzione del lettore si disperde troppo tra i vari personaggi, senza essere incisivo riguardo a nessuno in particolare. Il finale è in perfetto stile dell’autrice, anche se c’è un lieto fine quasi dovuto; un modo forse per riscattare quello che non c’è stato nel romanzo precedente. 

Magari sono io che sbaglio, ma ho letto questa storia collegandola inevitabilmente al romanzo di Bea e Alfredo e non a caso, più di una volta, i due vengono menzionati. Quindi una volontà dell’autrice di relazionarli c’è necessariamente. Purtroppo però, il confronto è negativo perchè Quella vita che ci manca non ha la stessa intensità e nemmeno la stessa profondità. Ciò che condivide con l’altro è la crudeltà della vita, il realismo, le emozioni contrastanti, il dolore, la solitudine, la voglia di riscatto, ma manca lo struggimento e il tormento necessario per renderlo indimenticabile. È come se ti sfiorasse senza segnarti. E questo purtroppo non è colpa di nessuno. I capolavori sono unici e non si ripetono.

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