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venerdì 29 gennaio 2016

Come un'eclissi solare di David Valentini

Buon venerdì! Oggi vi parlo del secondo romanzo di David Valentini, intitolato Come un’eclissi solare edito da Epsil. Un romanzo di formazione in cui è la memoria e i ricordi a risalire i piani della narrazione fino al raggiungimento di nuove consapevolezze.



Titolo: Come un'eclissi solare
Autore: David Valentini
Editore: Epsil
Pagine: 95
Genere:  Romanzo di formazione
Prezzo: € 10,00
Uscita:  2016


TRAMA


Un giovane ricercatore emigrato a Londra torna a Roma per le vacanze di Natale: vuole solo rivedere i genitori, la sorella, i nipoti. La moglie Rachel lo raggiungerà a breve insieme alla piccola Elisabeth. Ma nello stesso bar dove sta gustando una cioccolata calda siede Alberto, l’unica persona in grado di sconvolgergli l’esistenza. Una giacca, un paio di mocassini, un portachiavi, e il passato sepolto con fatica riemerge dalle profondità della memoria. Quanto a lungo si può evitare di fare i conti con la propria coscienza?


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Come un’eclissi solare racconta in prima persona un effluvio sconcertante di ricordi che appartengono all’uno narrativo, al protagonista sconosciuto, che miracolosamente diventano, passo dopo passo, le memorie di tutti. Una visione spesso contorta di un mondo dal quale si fugge per mancate gioie ed improbabili conquiste, per andare in un laddove lontano, poetico ed entusiasmante pur  di non soffrire la gabbia familiare.

Così il protagonista fugge dalla sua città natale, Roma, per maturare e realizzarsi lavorativamente e personalmente a Londra. Ma un giorno come tanti, la sua figura appena accennata e poco delineata mette piede nuovamente nella sua patria abbandonata e da questo banale incontro che nascerà uno scontro con la propria coscienza e tutto ciò che di vero e di importante è riuscito a creare fino a quel momento, un momento che possiamo chiamare anche resa dei conti.

Sì, quella resa dei conti alla quale prima o poi giungiamo tutti e che, per qualche motivo apparentemente strano e inspiegabile, ci riporta a confrontarci con il nostro essere più meditabondo, quello nascosto, quello persino perduto, che ha scelto una strada piuttosto che un’altra mettendo da parte qualsiasi conseguenza.

Così il nostro eroe adesso sembra essere felice con una figlia ed una moglie ma in questo ritorno prestabilito incrocerà la vita di un amico, compagno della sua vita passata che ha lasciato un segno indelebile nella sua esistenza. Alberto, mio, come lui lo ama definire, un mio che risalta, spacca la pagina perché sottintende il legame, l’affetto, quella simbiosi, armonia d’intenti e di intenzioni che legava i due uomini prima di diventare tali.

Ricordi che nascono e appassiscono furtivamente. Una stazione che diventa un non luogo di sperduti pensieri e fantasie ormai lontane, un pozzo nero con un fondo dal quale far risalire tutte le azioni, i tradimenti, le evocazioni, gli amori e gli scenari che hanno resa piena una vita che ora, più che mai, chiede il conto.

Di tutto ciò registro solo che sì, quello è lui, il mio Alberto, eppure quella voce non è la sua. E’ matura, calma, riflessiva.

La narrazione procede scorrevole e s’insinua a volte anche con forza tra le pieghe della memoria per tirare fuori tutto ciò che il destino ha voluto dimenticare. Alberto è il compagno di avventura, delle risate, degli amori e delle prime conquiste, l’altra faccia della luna, colui con il quale condividere la passione più grande in una gioventù ancora troppo sbandata: i libri e quella smisurata fame di cultura.

Lo stile dell’autore è molto descrittivo, poetico, incisivo. Alcune scene come la tazzina associata alla visione di Alberto vengono gustate come fossero in slow motion, a metà tra un dipinto che ne tratteggia finemente l’immaginario e la scrittura carica di colori ed odori che travalicano la pagina e s’insinuano direttamente nei sensi a prova di memoria.

Il braccio aveva fatto uno scatto, colpendo la porcellana della tazzina. Un atavico riflesso accompagnato a uno schizzo cardiaco. Il corpo si era preparato alla fuga, pur senza pericolo.

Uno stile metaforico, che padroneggia l’uso dell’italiano e che narra con passione e meticolosità i procedimenti mentali, le scoperte e quelle epifanie che comportano l’incontro con Alberto capaci di affondare in processi filosofici di spiccato senso esistenziale, dimostrando l’amore dell’autore verso tale materia e tutta la letteratura in generale.

I pensieri si susseguono come turbini impazziti, ricordi a volte troppo forti, altri deboli e stanchi. Passati dolori che perdono forma per poi riacquistarla nel momento in cui ci si rende conto di una nuova consapevolezza. La rottura di un’amicizia e la sconfitta di quella vita dalla quale il protagonista tenta di fuggire lasciando appesa la propria solitudine. 

Alberto è un motivo, una scarica di adrenalina, un tocco magico che apre le porte all’immaginario vissuto dentro il recondito spazio di una mente che tenta l’abbandono. Alberto è affetto, vergogna, consapevolezza, distacco, certezza, è lo specchio rotto nel quale ci si riflette comunque, seppur a pezzi, anche dopo tanto tempo.

Anche all’epoca, spesso, rifuggivo i suoi sguardi come una vergine vittoriana durante la prima notte di nozze. E oggi probabilmente scapperei via.

Ma l’eclissi del titolo sopraggiunge e le due anime tanto unite da non distinguersi, arrivano a separarsi senza lotta e senza dignità.

Così come si erano avvicinati, i nostri astri si sono separati, andando ognuno per la propria strada.

Questo romanzo è la storia di una separazione, un momento lungo e articolato in cui l’io narrante inchioda se stesso alla verità e alla lucidità. Un passaggio forzato e improvvisato verso l’appropriazione della propria esistenza passando per la solitudine.

Albero è un interlocutore muto, un altro se stesso, che media una presa di coscienza che scotta ma è necessaria. Disquisizioni filosofiche, psicologiche e profonde lanciano spunti di lettura e di comprensione. Vita e morte ma soprattutto dimenticanza, perché questo romanzo è per tutti noi, per noi che ricordiamo e che dimentichiamo, per noi che lottiamo e che abbiamo bisogno di affrontare i demoni delle nostre scelte e dei nostri significati. La parola, fedele vestale di questo mondo personale ed intimo, è una dea nel riportare in vita anche ciò che è andato. Perché questo è un riscatto, un ritorno, un riappropriarsi di ciò che è sfuggito e dargli finalmente il senso meritato.

3 commenti:

  1. Mi ispira parecchio anche solo per la copertina. Mi dispiace che non abbia meritato cinque stelline. Complimenti per la recensione, intriga parecchio *^*

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    1. Grazie Emanuela! Se lo leggerai sarò felice di conoscere la tua opinione. <3

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  2. AAA I am in love with your blog! thanks for sharing:)

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    xoxo
    www.theclosetelf.com

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