Buon sabato cari lettori! Prima del weekend vi lascio con questa recensione di un romanzo
molto breve pubblicato da Monique Scisci per la collana YouFeel di
Rizzoli.
Fatemi sapere
le vostre impressioni!
Titolo: Se un giorno ci rincontreremo
Autore: Monique Scisci
Editore: Rizzoli You Feel
Pubblicazione: Luglio 2014
Genere: Romanzo
Pagine: 85
Prezzo: 2,49 Ebook
Trama
Quando niente sembra avere più senso, è giunto il momento di affidarsi al cuore. Alessandra aveva fatto progetti per il futuro e tutti comprendevano Daniele. Ma a volte l’errore di una notte può avere conseguenze enormi. Meglio partire e lasciarsi tutto alle spalle, fare un viaggio, magari in Scozia, dove, tra le misteriose atmosfere di un epico e glorioso passato, potrà finalmente rimarginare le ferite. A Edimburgo Alessandra conosce Carl, un giovane pianista che per mantenersi suona nei locali la sera. Con lui vorrebbe lasciarsi andare, capisce che potrebbe essere finalmente quello giusto, ma prima deve tornare in Italia e chiudere col passato. Anche Carl si sente attratto da quella dolce italiana, ma sa che lei ha bisogno di tempo. Tempo per capire cosa vuole realmente e chi ama davvero. “Se un giorno ci rincontreremo vorrà dire che il destino è dalla nostra parte” le dice prima di lasciarla andare. E il destino decide sempre nel modo migliore. Emozionante, struggente, a tratti malinconica, una storia d’amore che vi commuoverà.
Biografia
Monique Scisci vive a Milano dove è nata e cresciuta. Da sempre coltiva la passione per i viaggi, la musica rock, l’arte e soprattutto la scrittura. Ha collaborato per un settimanale locale, come articolista. Nel 2012 ha pubblicato il romanzo urban fantasy L’Ampolla Scarlatta, il cui seguito, Il segreto dell’Ordine, è in corso di pubblicazione.
Se un giorno
ci rincontreremo è un romanzo di sole 85 pagine che si rivela immediatamente
di facile lettura e di fresco coinvolgimento. Avevo già avuto modo di conoscere
lo stile e la scrittura di Monique Scisci, recensendo il romanzo Fantasy
intitolato L'ampolla scarlatta. Ovviamente in questa ulteriore prova la trama e
gli elementi narrativi sono espressamente legati alla realtà e non vi è nessun
riferimento a creature fantastiche o a mondi dell’oltre.
La storia è
quella di una ragazza di nome Alessandra alle prese con la sofferenza che
deriva da una perdita: l’abbandono dell’amore e di colui che ama.
Dunque, il
suo non è altro che un percorso che la conduce dentro sé stessa per ritrovare
quella forza e quella determinazione che può permetterle di andare avanti
nonostante l’unica sensazione che accompagni ormai la sua vita sia quella del
vuoto e dell’inappetenza affettiva.
La sua
storia d’amore, così profonda, fisica, irrinunciabile viene ferita in modo
indiscutibile dal tradimento dell’uomo che ama e che non sembra essersi
lasciato alle spalle una presenza apparentemente soltanto amichevole, che
invece diventa un grosso peso da sopportare, soprattutto quando, rimanendo
incinta, gli ostacoli diventano due da superare.
La
conoscenza del tradimento di Daniele e la consapevolezza che ormai lui sia
legato ad un’altra donna da un figlio che dovrà nascere, getta Alessandra in
una strana depressione che la porta ad abbandonare tutto e tutti in nome di un
fantomatico isolamento che invece di risollevarla non fa che gettarla sempre di
più nel baratro della solitudine e del rifiuto di qualsiasi presenza esterna.
Nonostante la vicinanza del padre, uomo oltremodo famoso e attore in una nota
compagnia teatrale e nonostante l’allegria, il sostegno e la protezione delle sue
tre amiche, la donna non sembra volerne uscire, ancora troppo ingabbiata in
quel sentimento che, col senno di poi, considera assolutamente sbagliato. La
storia con Daniele è nata laddove non doveva nascere, è proseguita sotto l’ombra
costante e guardinga di Marta, quella che lui considerava solo un’amica eppure
è con lei che l’ha tradita, mettendola incinta.
Monique
Scisci ci racconta una vicenda comune, la storia di un tradimento che rompe in
mille pezzi un legame che sembrava così forte, nel quale almeno una delle due
parti, ci credeva più di tutto. Ci mostra come, attraverso uno sguardo diretto
e profondo, la lama affondi nella parte più interna dell’anima e quanto sia
difficile ricucire una ferita che porta il nome di quell’amore che credevamo
per sempre.
Il suo stile
è pulito, delineato, capace di raccontare perfettamente le ambientazioni che si
muovono tra Milano ed Edimburgo e ancora più abile nell’aprirci le porte delle
personalità protagonista di questo gioco della vita che si chiama passione.
Alessandra è prima di tutto attratta inverosimilmente da Daniele, per lei la
sua bellezza si chiama perfezione e ogni volta che lo vede, prova quell’irresistibile
desiderio di stare con lui. Una fiamma che nemmeno la certezza del tradimento
ha sedato. Un fuoco che il tempo non sembra voler spegnere ma che continua ad
ardere nutrendosi di speranze illusorie ma soprattutto di rigorosi dietrofront
che la donna riesce a fare quando la ragione prende finalmente il sopravvento.
“L’odore del
suo profumo la inebriò, era un misto di aromi piacevoli. La sua pelle aveva un
sapore evocativo e lei avrebbe voluto affondare il naso nei suoi capelli, appoggiarle
labbra sulla pelle liscia e assaporare ogni centimetro del suo corpo. Un
fremito le attraversò la schiena e socchiuse gli occhi per un attimo. Si
sedette mentre lui avvicinava la sedia al tavolo e riaprì gli occhi osservando
il suo corpo di spalle. Ciò che le mancava più di tutto era il contatto,
intimo, seducente e familiare.”
Ma come si
fa a dimenticare di avere un cuore, una mente quando questa è completamente
avvinghiata al suo odore, alla sua pelle, alle sue parole, quelle che ci hanno
fatto innamorare e verso le quali proviamo quel senso di divario abissale che
porta il nome dell’odio e dell’amore?
L’autrice
riesce a coinvolgere e a farci sentire parte di quel dissidio interiore che
prova la protagonista, perché anche se non siamo state mai tradite o se lo
siamo state, nulla cambia.
Non si
tratta di banale tradimento, non si tratta di cercare una via d’uscita, si
tratta di risalire da quell’inferno che si chiama abbandono e trovare almeno
una ragione per guardare avanti laddove con quella perdita ci sembra di aver smarrito
tutto. Le descrizioni emozionali sono efficaci, raggiungono il punto focale
della condivisione coadiuvate da una dolcezza che permea lo stile, che
arrotonda gli spigoli delle angosce e delle ansie, avvolgendo tutto in una
morbidezza tipicamente femminile. Si percepisce chiaramente il rispetto e la
partecipazione nel raccontare di un dolore che può davvero bistrattare la vita,
anche perché da certi abbandoni, a volte, non ci si rialza più.
“Il tempo
non aveva ancora guarito le ferite: la sofferenza era lì e ogni volta che si
fermava tornava con la stessa intensità.”
Con tatto e
premura ci viene detto di una realtà che si presenta sempre più oscura e
informe, rispetto ai momenti di felicità
e d’intesa, fatti di luce e di
condivisione. Le emozioni interne di chi
vive questa sostanziale caduta nel vuoto, straripano e si rincorrono l’una
dietro l’altra fino ad afferrarsi e rinchiudersi in quella gabbia chiamata
autocontrollo e sopravvivenza, seppur dentro, il nostro mondo, non abbia smesso
neanche un secondo di bruciare.
Questa
storia parla di amicizia, di affetto paterno, di amore tradito, di voglia di
vendetta e ansia di ricominciare una nuova vita ma soprattutto è un percorso,
una strada, fatta in salita, che porta alla conoscenza di noi stessi prima che
chiunque possa arrivare a farci del male, segnandoci in maniera indelebile.
Il desiderio
di avere ancora Daniele tutto per lei è intrinsecamente terreno, respira, vive
tanto da strapparsi e farsi in mille pezzi, ogni volta che Alessandra lo incontra
e non può toccarlo. Un desiderio che inibisce e languisce, che soffoca e soffia
un vento che porta ancora inciso nell’invisibile aria una promessa senza
speranza.
“La
consapevolezza di non poterlo più avere la frustrava. Amore e odio, ecco cosa
provava per lui. Una battaglia intestina la stava dilaniando. La sua presenza
la soffocava.”
Le
sensazioni e l’istinto la fanno da padrone in questo piccolo romanzo in cui l’errore
e la passione sembrano andare di pari passo. Lo sguardo penetrante di chi racconta
si avvale delle parole che si caricano di pressione e autorità nella
rappresentazione di quel dolore dal quale pare e, sottolineo pare, non ci sia
via d’uscita. A tratti si ha la sensazione di essere soffocati da tutta quella
marea di emozioni proprio come si sente la protagonista. Ma davvero lei ha
perso la guerra dell’amore? O è solo una battaglia che ha soltanto perso una
volta ma che non perderà più?
Una comparsa
inaspettata che porterà con sé il fascino della musica classica, alleggerirà il
peso esistenziale della protagonista. Una presenza risolutrice, uno spiraglio
di bellezza e attrazione, di incanto e meraviglia. Una sorta di miracolo laico,
un’epifania dal sapore del dono che con semplicità e dolcezza spazza via tutto
il nero, lo sporco e quei demoni che non hanno mai smesso di banchettare con la
sua capacità di sopravvivere.
Per far sì
che nessuno possa più farci del male, dobbiamo prendere consapevolezza di noi
stessi, prenderci per quello che siamo, cercare nel nostro profondo quell’indipendenza
esistenziale che ci permetta di non dipendere più da nessuno. La perdita, di
qualsiasi forma sia e qualunque nome porti, è parte integrante di questa vita,
è la nostra umanità a renderla possibile e sbagliato sarebbe desiderare che non
ci sia. A testimonianza che nella vita bisogna farsi carico delle proprie
esperienze e su di esse fondare la nostra rinascita.
L'ho letto diversi mesi fa e mi è piaciuto molto, sono d'accordo con te :-))
RispondiEliminaNe sono felice! :)
Eliminasembra proprio il mio genere grazie per la segnalazione
RispondiEliminaGrazie a te Leonie, di essere passata! ^_^
EliminaSembra interessante!! o:
RispondiEliminaLo è, se lo leggi, fammi sapere!^^
EliminaSembra davvero bello!
RispondiEliminahttp://lucetta91.blogspot.it/
Sì, Lucetta, è un romanzo breve che si legge con piacere!^^
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