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lunedì 28 ottobre 2024

Recensione: SONO SENZA CASA, SE QUESTA NON È LA MIA di Lorrie Moore

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice La nave di Teseo, oggi vi parlo di Sono senza casa, se questa non è la mia di Lorrie Moore.

sono senza casa, se questa non È la mia

di Lorrie Moore
Editore: La nave di Teseo
Pagine: 224
GENERE: Narrativa contemporanea
Prezzo: 11,99€ - 20,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟

Trama:
Finn è un professore di mezza età, insegna storia e matematica in un liceo dell’Illinois, e sta vivendo un brutto periodo. È appena stato sospeso dal lavoro perché esortava i ragazzi a pensare criticamente la storia – ma soprattutto perché ha rifiutato le avances della moglie del preside, che si è vendicata denunciandolo. Inoltre l’amato fratello maggiore, Max, è gravemente malato di cancro e, come se non bastasse, la sua storica compagna, Lily, lo ha lasciato per mettersi con Jack. Mentre si trova a New York in visita a Max, a cui non resta molto da vivere, Finn riceve una chiamata che lo costringe a tornare subito a casa. Lily si è suicidata, cosa che aveva già provato a fare varie volte, e lui a causa di una serie di sfortunati eventi non è riuscito nemmeno ad assistere al funerale. Finn è stremato, confuso e addolorato mentre si reca al cimitero per visitare la tomba della donna che aveva sempre amato e che, con grande stupore, ritrova sotto forma di fantasma. Lily si dice pronta a riprendere il filo della loro storia, a patto che lui la accompagni fino al luogo dove lei vuole riposare per sempre. Comincia così un insolito viaggio che li porterà anche a scoprire le tracce di un omicidio avvenuto a fine Ottocento e in cui il loro rapporto sembra prendere nuova forza, nonostante lei non sia più in questo mondo. Ma Lily sarà disposta a restare per Finn? E lui farà in tempo a rivedere e salutare Max un’ultima volta? "Sono senza casa, se questa non è la mia" è un romanzo divertente, straziante, surreale e indimenticabile, un passaggio verso un altrove immaginario, lirico e tragicomico, che altro non è che il mondo straordinario di Lorrie Moore.

RECENSIONE

Sto per parlarvi di un romanzo davvero ma davvero molto particolare. Una storia che non ti aspetti e che mentre leggi ti apre tante di quelle ferite, che, boh, pensi che non riuscirai mai a finirla. 
Ma del resto, chi è che non ha perso qualcuno di caro nella propria vita? 

Ognuno di noi elabora la perdita a modo proprio, ma quello che capita a Finn, il protagonista di Sono senza casa, se questa non è la mia di Lorrie Moore, è talmente assurdo da essere ovviamente eclatante ma al contempo altamente catartico. 

È un insegnante al liceo e quando perde il lavoro perché ha rifiutato le avances della preside della scuola, si trova a un bivio. Non sa più cosa fare della sua vita. Anche perché la sua fidanzata storica, Lily, lo ha lasciato e suo fratello maggiore, Max, è malato terminale. 

Eh, sì, lo so, è un quadro a dir poco disperato. Ma senza l’ironia, la vita cosa sarebbe? 
Faccio appello a tutti voi, a quelli che amano affrontare gli ostacoli dell’esistenza senza piangersi addosso, ma con forza e con un cipiglio battagliero, e che sono pronti persino a sorridere di se stessi anche se si trovano in una situazione al limite del dolore e dell’abbandono. Sì, mi sto rivolgendo proprio a voi: questo libro è qualcosa di unico. 

Sovverte ogni tipo di narrazione, e porta il lettore all’interno di una realtà che sfocia nel soprannaturale, ma non lo fa in un modo che sembra feticcio, ma rendendoti tutto accettabile, credibile, a tal punto da comprendere che forse ciò che ci accade non è mai così incredibile, per davvero, come ci sembra. 

Quando Finn scopre che Lily è morta, non riesce nemmeno ad andare al suo funerale. Ma quando si ritrova a piangerla sulla sua tomba, il fantasma di lei gli appare, lasciandolo senza parole. E qui, fermi tutti. Non è la solita storia di fantasmi. Lily non ha ancora trovato il posto in cui far riposare la sua anima, e ha bisogno di Finn. Ha bisogno che l’uomo che l’ha sempre amata, l’accompagni in un viaggio nel tempo e nello spazio per trovare finalmente quella pace che anela. 

Il percorso non è solo diretto a trovare un posto all’anima della donna, ma è, in realtà, un modo per Finn, di elaborare quel lutto e quella perdita che non ha accettato. Nel frattempo, dovrà confrontarsi con Max, che sta perdendo sempre di più le forze e che potrebbe lasciarlo da un momento all’altro. I loro incontri sono tutti concentrati sui ricordi del passato, su ciò che hanno condiviso di bello, ma anche sulla rinnovata consapevolezza che la vita non dura per sempre e che ciò che abbiamo, finché lo abbiamo, dobbiamo tenercelo stretto, e non dobbiamo rimandare mai. 

È una storia, quella di Finn, così simile a quella di ciascun essere umano che è impossibile non soffrire leggendo. Non voglio nasconderlo, però. 
C’è un grande però. 
L’ironia e la prontezza di spirito che attraversa ogni singola pagina di questo romanzo, lo rende assolutamente originale. Non c’è dubbio che il lutto sia qualcosa di difficile da digerire. Ma ci sono tanti modi per affrontarlo, e nonostante Finn passi molto tempo con il fantasma di Lily e questo lo faccia, in qualche modo soffrire, data l’entità diversa che li contraddistingue, riesce a sfruttare a pieno quegli incontri senza far si che la malinconia prenda il sopravvento, ma anzi cercando di trarre la parte migliore da tutto ciò che gli sta capitando. 

Il rapporto con Max è molto complesso. Non c’è soltanto la difficoltà di Finn di accettare che lui stia per andar via, ma anche il fratello non si capacita a dire addio. Insomma, i temi affrontati sono davvero molto complessi, ma non spaventano, almeno non nel senso comune del termine. Fanno riflettere sulla nostra umanità, sui sentimenti e sulle emozioni che ci portiamo dietro e con cui fin troppo spesso facciamo a pugni. Quante volte abbiamo odiato noi stessi perché eravamo troppo arrabbiati, o avevamo troppa paura, oppure soffrivamo troppo? 

Ecco, questo romanzo parla di sentimenti ma anche di emozioni e di relazioni umane. L’amore verso una donna che ti ha lasciato, ormai in tutti i sensi, e l’amore per un fratello, con cui hai avuto dei problemi, ma che vorresti a tutti i costi risolvere prima che sia troppo tardi. 
In entrambi i casi, è già troppo tardi. Perché Max e Lily sono oltre la vita. Ed è impossibile raggiungerli. Ed è proprio questo il messaggio del romanzo. Lo scopo non è evitare che Max scompaia, o che Lily torni. 

La chiave di lettura sta nel prendere consapevolezza che in un mondo come il nostro, in cui la realtà diventa sempre più alienante, fredda, distante, il vero dialogo, quello che può davvero salvarci, è prima di tutto quello con noi stessi
Non serve che Max resti o che Lily torni. Cioè, servirebbe, perché il dolore c’è, ma il concetto principale non è questo. 
È dentro Finn. 
E nel suo cuore e nella sua mente. 

Tutta quella sofferenza non deve abbatterlo o fargli rimpiangere ciò che ha perso, ma deve aprirlo a se stesso, e deve permettergli di alleggerire i suoi sensi di colpa e finalmente trovare redenzione. Lily ha bisogno di trovare la sua casa, ma anche Finn non scherza. Anche lui l’ha persa, e sentiamo chiaramente quanto sia terribile trovarsi allo sbaraglio, senza punti di riferimento, come se tutto ti stesse crollando addosso. 
Ma una casa c’è sempre. 
Ce l’abbiamo sempre. 
In mezzo alla bellezza e al caos di ciò che siamo, in mezzo a tutto quello che abbiamo perso o che non abbiamo mai avuto, la casa è dentro di noi. 
E coincide con l’amore e l’accettazione verso noi stessi. 
Qualunque cosa accada.

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