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domenica 6 ottobre 2024

Recensione: GRAMMATICA DI UN DESIDERIO di Vanessa Tonnini

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice NeriPozza, oggi vi parlo di Grammatica di un desiderio di Vanessa Tonnini.

grammatica di un desiderio

di Vanessa Tonnini
Editore: NeriPozza 
Pagine: 206
GENERE: Narrativa contemporanea
Prezzo: 9,99€ - 18,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Come si cresce se non si hanno parole per dire il mondo, i propri pensieri e i propri desideri? Nicaredda è nato in una famiglia di sei figli, il padre morto in miniera e la madre soffocata dai doveri e dalla fame. Gli hanno insegnato solo le poche parole necessarie a sopravvivere e, nei primi anni della sua vita, non ha sentito il bisogno di conoscerne altre. Quando però viene mandato alla solfatara, tutto per lui cambia. La nuova vita è fatta di buio, cunicoli stretti che levano il fiato e paura. È fatta anche di corpi, di ragazzi come lui, i muscoli guizzanti e lo sguardo profondo, e Nicaredda sente nascere dentro di sé qualcosa a cui non sa dare un nome. Se è nel buio soffocante della miniera che conosce il desiderio, è altrove tuttavia che le pulsioni si trasformano in gesti, l’istinto si fa sentimento. Fuggito da quel luogo di morte, lo attende una nuova prigionia. Alle Tremiti, dove il regime fascista manda al confino i dissidenti, ma anche quelli come lui, in un inverno tiepido che sembra primavera scopre un’esistenza che non è pura sopravvivenza. Perché tra le violenze e i soprusi trova spazio anche un’idea di futuro. E perché su quell’isola scordata dal mondo incontra Ruggero, e i pensieri confusi diventano parole, la paura lascia filtrare il coraggio. Lontani da tutto, la disparità tra loro, il figlio orfano di un minatore e il gentiluomo di nobile stirpe, non esiste. Esiste solo una felicità che possono provare a immaginare.

RECENSIONE

Grammatica di un desiderio di Vanessa Tonnini è un viaggio nell'anima, una lenta, dolorosa discesa nella psiche di un uomo che lotta per dare un nome a ciò che sente, che combatte contro il silenzio che lo ha circondato per tutta la vita. 

Nicaredda, con la sua voce sincera, ci conduce in un racconto intimo e straziante, carico di desiderio, solitudine e ribellione. La scrittura è avvolgente, intrisa di un realismo che ti fa sentire la polvere della solfatara e il peso del buio che schiaccia l’animo. Non c’è spazio per fronzoli o eufemismi: qui il dolore è reale, viscerale, e ti colpisce dritto al petto. Questo ragazzo, con il suo silenzio iniziale, diventa il simbolo di tutti quei momenti in cui le parole non bastano, in cui il mondo ti insegna a non parlare, a reprimere, a sopravvivere. Ma nel buio della miniera nasce un fuoco, un desiderio che non ha un nome, che brucia senza risposte. E la sua scoperta, così cruda e spontanea, ti lascia senza fiato. 

Nicaredda è il sesto figlio di una famiglia contadina e analfabeta, dove la fame e il silenzio sono compagni quotidiani. Il padre, morto giovane in miniera, non è mai stato una figura presente, e la madre, soffocata dai doveri di una vita di privazioni, non ha mai potuto trasmettergli altro che la resistenza alla fatica. Il giovane cresce quindi in un ambiente che gli insegna a non parlare, a reprimere i suoi pensieri e i suoi desideri, perché non c'è spazio per altro che la sopravvivenza. 

Il primo trauma arriva quando viene mandato a lavorare in una solfatara, un mondo sotterraneo fatto di buio e sofferenza. Qui, scopre la brutalità del lavoro fisico, il terrore dei cunicoli stretti e asfissianti, ma soprattutto conosce per la prima volta il desiderio. È un desiderio che non riesce a nominare, perché nessuno gli ha mai insegnato le parole per farlo. I corpi dei ragazzi e degli uomini che lavorano con lui, sudati e muscolosi, diventano per lui un mistero attraente e confuso. Nel buio della miniera, il desiderio nasce come una scintilla che non può essere spenta, ma che resta imprigionata in una rete di silenzi e paure. 

La svolta nella sua vita arriva con la fuga dalla solfatara. Nicaredda inizia un viaggio senza meta per la Sicilia, un pellegrinaggio solitario che lo porta a conoscere altri mondi, altri desideri. Ma il suo destino lo attende alle Isole Tremiti, dove viene mandato al confino dal regime fascista. Qui, su quest’isola dimenticata, il protagonista conosce per la prima volta la vera prigione della sua esistenza, non quella fisica, ma quella interiore: l’impossibilità di essere se stesso in un mondo che condanna la sua natura. Alle Tremiti, i dissidenti politici e gli omosessuali vengono relegati ai margini della società, trattati come rifiuti umani. Nicaredda, che non ha mai avuto il coraggio di dare un nome a ciò che prova, si ritrova tra uomini che, come lui, sono stati marchiati da un sistema repressivo e violento. 

Il rapporto con Ruggero, quell’amore che sboccia in un luogo di esilio, è la chiave di volta di tutta la narrazione. È lì che finalmente Nicaredda dà voce ai suoi sentimenti, lì che capisce che il desiderio non è solo carne, ma anche coraggio e liberazione. È un amore che, pur non trovando un lieto fine, segna la rinascita del protagonista, che grazie a quell'incontro diventa finalmente un uomo libero, almeno dentro di sé. 

Ruggero, un nobile siciliano esiliato per la sua omosessualità, è tutto ciò che Nicaredda non è: colto, sofisticato, consapevole della sua identità. Grazie a lui, Nicaredda impara che il desiderio non è una colpa, ma una parte di sé che può essere accettata. Il loro amore sboccia tra i soprusi e le difficoltà del confino, ma diventa per Nicaredda una fonte di luce in mezzo al buio. Ruggero gli dà le parole per esprimere ciò che ha sempre taciuto, lo aiuta a comprendere che la sua sofferenza non è solo fisica, ma anche emotiva. Insieme, vivono una passione intensa, ma anche dolorosa, perché il contesto in cui si trovano non permette loro di essere liberi. 

Oltre a Ruggero, altri personaggi contribuiscono a forgiare l’anima di Nicaredda. Mussolina, Norma, Ciurara e gli altri omosessuali confinati con lui sono figure di grande forza interiore, che lottano ogni giorno per sopravvivere in un mondo che li rifiuta. Nussi, il confinato politico che gli insegna a leggere, rappresenta la crescita intellettuale e la possibilità di riscatto. Grazie a lui, Nicaredda scopre che la conoscenza è un'arma potente contro l'ignoranza e il pregiudizio. 

La narrazione ti avvolge come una marea: lenta, ma inesorabile. All’inizio potresti sentirti distante, quasi estraneo a quel mondo fatto di povertà e oppressione, ma poi, pagina dopo pagina, ti ritrovi immerso, quasi soffocato da quelle emozioni così vere, così brutali. La vita di Nicaredda non è mai stata facile, ma il suo cammino verso la consapevolezza e l'accettazione di sé è universale e toccante. 

L’autrice, attraverso la sua storia, critica apertamente il sistema sociale e politico che schiaccia ogni forma di diversità. La repressione sessuale e politica sono due facce della stessa medaglia, entrambe espressione di una società che non tollera ciò che è diverso dal modello dominante. Tuttavia, il romanzo non è solo una denuncia delle ingiustizie sociali, ma anche una riflessione sulla possibilità di resistenza. Anche in un contesto di estrema repressione, i personaggi trovano modi per mantenere la propria umanità, per amare e per resistere. 

L’amore tra Nicaredda e Ruggero diventa quindi un atto politico, un modo per sfidare le convenzioni sociali e affermare la propria identità. Questo è un romanzo che lascia il segno, una lettura che ti fa riflettere su cosa significhi davvero desiderare, amare e resistere. È una storia di sopravvivenza emotiva, di un uomo che, pur segnato dal destino, trova il coraggio di risorgere dalle sue ceneri, anche se solo per un istante. E quel momento, quel frammento di verità, vale ogni lacrima e ogni battito di cuore.

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