Buon giovedì! La recensione di oggi è dedicata ad un romanzo Fantasy corposo e molto interessante. Lo stile dell'autore, Alessandro Bugliazzini è perfetto per la storia, e la trama di Le Cronache di Ravanphis è un intreccio di mistero e leggende. La presenza della magia è molto forte come quella del mare. Per chi adora questo tipo di atmosfere è una lettura che consiglio!
Titolo: Le Cronache di Ravanphis
Autore: Alessandro Bugliazzini
Editore: Selfpublishing
Genere: Fantasy
Pagine: 822
Prezzo: eBook 2,99
Genere: Fantasy
Pagine: 822
Prezzo: eBook 2,99
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TRAMA
Il mondo di Ràvanphis è profondamente diviso dal mare e da insormontabili montagne.
Pharados, un uomo dai poteri quasi divini e mosso dal rancore più profondo, viene cacciato dal luogo in cui è nato fino ad arrivare ad una terra lontana, dove non può essere ostacolato e sulla quale costituisce il proprio impero. La crudeltà e il potere dei suoi discendenti si affievolisce con il passare dei secoli, fino al giorno in cui uno di questi, l'imperatore Tusna, inizia a comprendere quanto gli è stato segretamente tramandato e il desiderio di vendetta all'interno della propria essenza.
Un uomo coraggioso, Farthan, accompagnato da Kalatur, uno strano e misterioso criminale che lui considera come la propria nemesi, partiranno per volere di Tusna alla volta di Tyrnémos, le terre ad ovest dell'impero oltre un grande mare; tanto lontane da essere sconosciute agli abitanti dell'impero e cariche di una magia che tutti credono inesistente.
Ma Tyrnémos si rivelerà il luogo peggiore nel quale potessero capitare; l'influenza degli antichi poteri di quelle terre, le sue maledizioni e un terribile esercito nero, si riveleranno tanto forti da rendere la sorte di ogni suo abitante, o viaggiatore, una continua sfida contro l'orribile e mortale natura di quei luoghi.
Le cronache di
Ravanphis è un romanzo che segue in modo chiaro e
preciso le caratteristiche del genere narrativo a cui inevitabilmente fa
riferimento. E’ un Fantasy ben
costruito, la cui personalità originale e potente emerge attraverso un intreccio
solido che si nutre di immaginazione e realtà.
L’ambientazione principale è
quella del mare, delle acque scure ed insidiose che contornano l’impero
centrale, la dimensione che raccoglie in sé ogni aspetto metaforico ed umano.
I suoi occhi scrutavano nell'oscurità della notte e le sagome delle ombre degli uomini e delle povere costruzioni rese evidenti dai fuochi accesi, ricordando con fredda nostalgia il castello e le splendide città della sua terra costretto ad abbandonare; sorrise nell'immaginare come un giorno lui, o qualcun altro a cui avrebbe lasciato il suo retaggio, avesse distrutto le mura e cancellato la vita di coloro che lo avevano tradito. E quello stesso giorno, nell'odio, nacque l'impero centrale.
Il potente e arrogante signore delle vaste terre di quell’Impero è Tusna, un personaggio molto
particolare, che è davvero difficile inquadrare.
Va subito riconosciuto all’autore il grande lavoro di costruzione di
un vero e proprio mondo, universo creato dal nulla e caratterizzato fin nei
minimi dettagli. Eppure se dovessi scegliere cosa sia meglio all’interno di
questo romanzo, non saprei farlo perché ho apprezzato sia la resa delle
ambientazioni sia quella dei personaggi.
«Una sorta di tronco intagliato e dall'aspe o orribile.» nel rispondere, mentre cercava di mostrare le dimensioni dell'ogge o, facendo dei gesti con le mani e allargando vistosamente le braccia, osservò di traverso i volti curiosi di alcuni soldati, «I pirati lo chiamano totem.»
Kalatur e Farthan sono i due opposti,
sono le due facce della stessa medaglia, essi incarnano il bene e il male in un’unica
ed intricata volontà dell’autore di rendere questa storia molto più di un
semplice Fantasy.
Il primo è un incredibile ed oscuro mercenario mentre il secondo è un
guerriero dell’impero ed è proprio in lui che si concentrano le virtù più alte
e più vicine alla lealtà e all’obbedienza.
Questi due personaggi così diversi
eppure entrambi estremamente affascinanti, riescono a catturare subito l’attenzione
del lettore che viene incuriosito dai loro scontri e dalle loro conseguenti
riappacificazioni fino a scoprire, lentamente la vera natura di entrambi.
A quello sguardo Farthan si rese conto che forse aveva toccato il giusto argomento. «Davvero credi che Kalatur abbia in mente per voi qualcosa di simile alla libertà?» scosse la testa in un gesto simile alla compassione, «O forse credi che sarà solo per te?»
Il mare è la culla di un infinito che ha il sapore della magia e dei
totem. Sono questi oggetti a volte maledetti, altri miracolosi a tenere in mano
le sorti dei naviganti. Ciascun personaggio, da quello meno
importante a quello più provato, hanno il loro spazio all’interno della storia.
La peculiarità e la condiscendenza con cui l’autore descrive ognuno di essi è
ammirevole, come se non volesse lasciare niente di non detto.
Partenze e ritorni, viaggi e
approdi, strani signori e fantasiose creature che popolano la terra come il
mare pronte a fare tanto il bene quanto il male.
La presenza magica è molto forte,
come quella dell’insidia e dell’inganno.
Morte, sangue, tradimento e strani
sussurri di nuove ed improbabili alleanze si diffondono tra le pagine e niente
è quello che sembra.
L’autore ha uno stile pulito, scorrevole, utilizza termini semplici ma
anche particolareggiati in grado di donare alla sua opera quell’aria di
storicità che la rende una vera leggenda.
L’atmosfera è intrisa di mistero e di oscurità perché non si tratta di
una storia semplice né leggera ma di un vero e proprio Fantasy scritto in modo
consapevole e mirato.
I valori messi in gioco sono tanti così come gli scontri intestini e
le realtà parallele che spesso prendono il sopravvento rendendo tutto ancora
più difficile.
«Ma non tu e le cose sono come sembrano.» continuò mentre il suo sguardo si mosse velocemente su Farthan e il suo allievo per poi tornare sul reggente, «Potete vedere con i vostri occhi che abbiamo salvato e portato con noi quanti più soldati appartenenti a quello stesso impero che ci ha condannati.» la sua voce si fece più chiara, quasi avesse voglia di urlare, «Non è forse abbastanza per dimostrare la mia buona fede? Forse alcuni degli uomini su quel vascello non troveranno mai la libertà a causa dei loro crimini, ma sono convinto che Tyrnémos potrebbe essere per loro o per me una possibilità per risca are la dignità che ci è stata tolta da un tiranno; un imperatore senza meriti, di una terra conquistata dai suoi antenati con chissà quali oscuri inganni.»
Mi ha colpito molto il personaggio di Kalatur, un uomo che è davvero
impossibile da comprendere. E’ come se in lui si nascondessero più identità
diverse. Un fascino inspiegabile e sicuramente oscuro avvolge le sue parole
così come la sua nave: il Gabbiano d’oro.
L’autore riesce a trasmettere quella dimensione incantata e necessaria
affinchè il lettore dimentichi che sta leggendo qualcosa di inventato e venga
suo malgrado catturato da ciò che sta conoscendo e vivendo.
Non è facile coinvolgere a tal
punto chi legge da rendergli verosimile e soprattutto interessante qualcosa di
impossibile. Eppure qui accade; accade grazie alla prontezza della scrittura,
all’originalità e alla preparazione di chi l’ha scritta. Ma soprattutto all’intrigo
che fin troppo spesso mette in evidenza come qualsiasi cosa abbia una doppia
faccia.
Il ritmo appare sin da subito ben scandito attraverso un inizio che
affonda le proprie radici nel passato, quando l’impero centrale fu creato da
uno degli antenati di Tusna, il terribile
Pharados. Lentamente la trama si infittisce, la velocità narrativa
acquista spessore e si intinge di un senso sempre più strabiliante: il potere.
E’ per quello che questa storia è stata scritta ed è per quello che le anime
umane e quelle fantastiche lottano e versano fiumi di sangue.
Restò il silenzio, ma Farthan percepì l'immobilità e il torpore diminuire lentamente mentre il tempo continuava a scorrere, riuscì per prima cosa a muovere la testa e fu felice di questo, poiché avrebbe potuto voltarsi in quasi tu e le direzioni e osservare se di lì a poco sarebbe arrivato il demone che lo avrebbe divorato o torturato per l'eternità.
L’aria s’incupisce pagina dopo pagina, uomini, strane creature e
signori di terre sconosciute fanno il loro ingresso mescolandosi ai
protagonisti ed impreziosendone le qualità.
Le cronache di Ravanphis è un Fantasy che troverete diverso leggere. A me ha dato l’impressione
di avere una sua anima, indipendentemente dall’autore, come se fosse un mondo a
se stante, talmente racchiuso nel suo bozzolo di perfezione esistenziale da
essere autonomo e per questo ancora più pericoloso.
I protagonisti vi accompagneranno in un viaggio oltre qualsiasi confine
e soprattutto oltre i vostri stessi limiti, nel quale non ci saranno timori né
dubbi, tutto sarà concesso, perché tutto può essere umano e magico al contempo,
tutto un rischio che varrà la pena correre.
Salve Alessandro, grazie di aver
accettato questa intervista e benvenuto!
Alessandro Bugliazzini |
1 - Cosa significa per lei scrivere e quando ha iniziato
seriamente a farlo?
Come ha
detto Natalie Ginzburg in modi certamente diversi, il lavoro dello scrittore è
il più bello che ci sia al mondo, ed è proprio questo che significa per me.
Ho
iniziato a scrivere per me stesso da quando avevo dodici o tredici anni, ma
seriamente e con l’intenzione di proporre il mio lavoro agli altri soltanto
dopo i trent’anni.
2 - Cosa rappresenta per lei questo romanzo? Perché lo ha
scritto?
Questo romanzo rappresenta per
me un semplice punto di partenza dal quale poter migliorare e proseguire con la
stessa costanza con cui ho iniziato; il perché è racchiuso nella prima parte di
questa stessa risposta.
3 – Le Cronache di Ràvanphis è un romanzo epico, pieno di personaggi, di scenografie umane e
magiche, dove l’immaginazione è il cuore dell’azione, insieme agli scontri e ai
misteri da risolvere. A cosa si è ispirato per scriverlo?
I nomi dei luoghi e dei
personaggi, li ho presi a prestito, come per alcune altre piccole sfumature,
dalla cultura etrusca a cui sono molto legato per le mie origini. In alcuni
casi ho usato direttamente dei nomi senza alcuna modifica, in altri ho fuso le
sonorità e i significati della lingua etrusca con quella celtica per creare
l’effetto a cui stavo pensando, ma non è un romanzo storico, quindi non si
troverà nulla della realtà etrusca se non in piccoli e isolati dettagli non
sempre decifrabili.
L’ispirazione arriva piuttosto
da un foglio bianco, dai momenti di quiete, dalla concentrazione durante la
quale i personaggi e le vicende prendono vita da sé, senza forzature. Molti
anni passati a leggere diversi generi letterari aiutano in questo compito, ma
di base l’intenzione era quella di creare una mia storia ideale e trasferire in
quella la mia migliore scrittura.
Spero di esserci riuscito e di
continuare a farlo.
4 – La storia è il risultato di un
intreccio in cui emergono coraggio, pericolo, tradimento e soprattutto inganno.
Qual è il messaggio o i messaggi di questa storia che i lettori dovrebbero
cogliere?
Ho sempre allontanato l’idea che
in un racconto, breve o lungo che fosse, si dovesse ricercare un messaggio. È
quasi un’abitudine, insegnata da sempre sui nostri banchi di scuola e che in un
certo senso pretende di mettere alla prova un lettore nei confronti
dell’autore.
Nella stesura de “Le Cronache di
Ràvanphis” non ho mai pensato ad alcun messaggio, perché la mia intenzione di
raccontare è sempre e troppo più forte della pretesa di insegnare; se invece un
lettore attento e sensibile ne dovesse cogliere alcuni, lo posso rassicurare
sul fatto che ogni messaggio è fine soltanto ai personaggi della mia finzione.
5 – A cosa si è ispirato per il
personaggio di Farthan e Kalatur?
Sono opposti. Il primo è l’idea
di un eroe onesto e cortese, ma come tale, e proprio per la natura legata al
desiderio di riuscire a fare la cosa giusta, il destino lo condurrà a prove
sempre più difficili senza la certezza di trovare una via definitiva; il
secondo è un criminale quasi senza coscienza, ma non per questo la sua strada
dev’essere in discesa. Potrei quasi dire che ogni persona racchiude in sé
entrambe le loro nature, per questo l’ispirazione per entrambi non è da
ricercare in luoghi troppo lontani che non siano la forma più classica di eroe
e antieroe.
6 – Qual è il personaggio che ama di più del suo romanzo e
quello che proprio non sopporta?
Amo in maniera viscerale ogni
mio personaggio.
Non c’è stato uno solo di loro
con cui io non abbia legato in un’empatia tanto forte da comprendere ogni sua
decisione, da soffrire assieme a lui nel dolore o gioire nella fortuna. Ma
probabilmente il personaggio di Hiulo (quello privato di un occhio), pur
sembrando uno dei personaggi meno importanti della storia, è tra quelli che mi
ha stupito di più per il modo in cui si è legato a me nelle sue vicende.
E in effetti sto già lavorando
ad un racconto breve riguardo appunto alla sua storia, che resterà comunque
staccata dal filone principale delle Cronache.
7 - Cosa pensa del selfpublishing e
della pubblicazione con una Casa Editrice?
Non avendo mai pubblicato con
una casa editrice non posso fare un vero e proprio confronto, se ne parla molto
in rete e di certo il selfpublishing richiede uno sforzo che va oltre la
semplice stesura di una buona bozza.
Il lavoro di editing richiede
tempo e molto spesso non è all’altezza delle aspettative; in quel caso bisogna
rileggere e ricominciare, consapevoli che non sarà l’ultimo sforzo prima di un
risultato soddisfacente. In ultimo c’è la distribuzione, la scelta dei canali
giusti e il tentativo della visibilità.
Dalla parte opposta una Casa
Editrice può curare molto del lavoro già citato, ma al prezzo di una minore
libertà di scelte personali e stilistiche che in alcuni casi potrebbero, perché
no, fare la differenza.
8 - Di che colore è il suo romanzo e se dovesse associarlo ad un
odore, quale sarebbe?
Anche se
spesso le atmosfere della mia narrazione non sembrano esserle, il colore del
romanzo è senza dubbio il nero, proprio come la copertina.
Per
l’odore ho qualche dubbio… probabilmente quello di un vecchio legno stagionato
che nella storia troviamo nella forma dei principali mezzi di trasporto e di
importanti oggetti magici.
9 - Quali emozioni prova mentre scrive?
Le
stesse che provano i miei personaggi e che spero i lettori possano ritrovare.
10 – Chi è Alessandro Bugliazzini nella vita di tutti i giorni?
Un
visionario perfettamente comune come molte persone che conosco, ma che tenta di
rendere reali le sue visioni. Con una moglie in grado di comprenderlo e molte
passioni, prime fra tutte la lettura, la scrittura e la comunità Linux.
11 – Perché i lettori dovrebbero leggere Le Cronache di Ràvanphis?
Come ho
già detto non ho la pretesa di insegnare, soltanto quella di raccontare storie
nella mia maniera. L’intenzione della mia scrittura è quella di far divertire
chi legge, sorprenderlo, e magari farlo appassionare.
12 – Le chiedo di lasciarci con una citazione estrapolata dal
suo romanzo che vuole leggano i lettori.
Farthan annuì esternando l'enorme soddisfazione di
quel momento in un gesto simile ad un sorriso. «Spero con tutto me stesso che
sia stata l'abilità a rendermi vittorioso, piuttosto che la fortuna.»
Ciao Antonietta :-* questa intervista è davvero bella perché ti fa capire quanto lavoro c'è dietro ogni parola, ogni frase di un libro..Rispetto tantissimo gli autori emergenti che si autopubblicano perché loro davvero si impegnano il doppio per realizzare il proprio sogno, per far conoscere la propria creatività :)
RispondiEliminaUn bacio :-*
Ciao Maria! <3 Ho letto molte recensioni sul tuo blog dedicate agli autori emergenti, quindi so benissimo che tieni in modo particolare a loro e non è una cosa scontata da parte di tutti i blogger!
EliminaE' vero, le interviste servono proprio a capire cosa c'è dietro e a captare molto di ogni autore.
Un abbraccio! :***
Gemellina mia hai detto due paroline magiche "cronache" ( già praticamente immagino Narnia e gli occhi diventano a cuore) e "fantasy" (gli occhi diventano stelle) ed io sono buona buona seduta in prima fila e ascolto tutte le tue parole trattenendo il fiato! wow che bel libro ci presenti oggi, lo sai che a queste cose il mio cuoricino di lettrice non può dire di no ^_^ grazie perchè leggendo la tua recensione hai dato una nota fantasy alla mia giornata che di fantasy aveva poco *_* Tu scrivi e scrivendo dipingi, il quadro di oggi era proprio quello che mi serviva per sentirmi meglio *_* un super mega abbraccione dalla tua gemellina :***
RispondiEliminaDolce Ely anche a me quelle due paroline fanno l'effetto di una magia o di un incanto! Io e te ci capiamo al volo quando si tratta di queste cose, ed è sempre un piacere immenso poter condividere con te queste letture nuove ed interessanti.
EliminaGrazie di cuore gemellina per la tua presenza e per il tuo affetto.
Un abbraccio fortissimo :*****
Un saluto a tutte le frequentatrici e i frequentatori del blog, sono Alessandro, l'autore delle Cronache di Ràvanphis.
RispondiEliminaAd eccezione com'è ovvio dell'intervista, non ho potuto leggere nulla della recensione prima che fosse pubblicata e, lo ammetto, avevo un po' di timore.
Poi ho letto lentamente e con estrema attenzione le parole della recensione, che mi è parsa come uno scrigno dal quale sono fuoriuscite le stesse emozioni che avevo sperato fossero percepite nella lettura.
La sensibilità e l'attenzione di Antonietta sono incredibili, ha colto una moltitudine di dettagli e li ha descritti in maniera tanto precisa da rendere ogni riga della sua scrittura sempre più piacevole. Non lo dico solamente per la recensione positiva, ma non ho potuto fare a meno di rileggerla per quattro o cinque volte per quanto mi è piaciuta.
Continuerò a seguire il tuo blog e spero, quando sarà terminato, che tu abbia voglia di leggere ancora la mia narrativa. Ne sarei onorato.
A presto! :)
Alessandro Bugliazzini
Salve Alessandro, grazie di aver lasciato questo commento. :-)
EliminaSono stata davvero felice di aver letto la sua storia e di aver conosciuto il suo mondo e i suoi personaggi. Spero che possa essere letta da tante persone perchè come ho scritto nella recensione, è un romanzo ben scritto e molto interessante.
Grazie per le sue parole.
A presto! :-)