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mercoledì 24 giugno 2015

Un sicario alla corte dei Gonzaga di Tiziana Silvestrin Recensione

Buon mercoledì lettori! Oggi vi propongo la recensione di un romanzo storico immerso nel clima tipico dei gialli, scritto da Tiziana Silvestrin che s’intitola Un sicario alla corte dei Gonzaga, pubblicato dalla giovane casa editrice NoEap Scrittura&Scritture, che ringrazio per la fiducia.

Una storia che non mi ha deluso, realizzata con uno stile impeccabile.

Fatemi sapere come sempre cosa ne pensate!



Titolo: Un sicario alla corte dei Gonzaga
Autore: Tiziana Silvestrin
Editore: Scrittura & Scritture
Pagine: 320
Genere: Giallo Storico
Prezzo: € 14,50
Ebook: € 5,99
Uscita: 2014

Trama

Mantova 1588. Un efferato sicario  si muove sicuro all’interno di palazzo Ducale. Agisce nell’ombra e attenta più volte alla vita del duca Vincenzo Gonzaga, ma al suo posto muoiono degli innocenti. Chi può volere la sua morte e perchè? Forse un antico nemico dei Gonzaga deciso a chiudere un conto in sospeso? O qualcuno determinato a far desistere il duca dal prendere parte alla crociata contro i turchi? Intanto a Costantinopoli nell’harem del sultano la splendida favorita, con la complicità della giovane Neda, trama contro il sultano stesso. Solo il coraggio e l’acume di Biagio dell’Orso possono arrivare alla verità e trovare il mandante del sicario. Ma l’affascinante capitano di giustizia, in balia di un  passato tornato a tormentarlo e oramai stanco dell’arroganza dei potenti e del mondo crudele della corte, è diviso tra il senso del dovere e il desiderio di lasciare l’incarico presso i Gonzaga. Messo a capo della sicurezza del duca, viaggia con lui  tra le corti di Venezia, Praga e Vienna, tra alchimisti, maghi e impostori  e con il sicario sempre in agguato,  mentre la  sua relazione con la bella veneziana Rosa è messa a dura prova. E ciò che all’inizio era solo un sospetto diventa un incubo.

Tiziana Silvestrin: inventare storie le è sempre piaciuto molto.  Intendiamoci, non le solite  favole  che si raccontano ai genitori o agli insegnanti per marinare le scuola, ma  creava personaggi  che vivevano nelle giungle  descritte da Salgari, da Burroughs  o da Kipling. Un giorno queste storie che sognava ha cominciato a scriverle, racconti brevi, da far leggere agli amici, che ovviamente apprezzavano. I complimenti  costano solo la fatica di farli e  chi vuol perdere un amico per così poco? Questo lo sapeva  anche Tiziana che intanto si era messa a recitare. Entrata a far parte di una compagnia di teatro amatoriale  aveva iniziato  a scrivere  commedie. All’università scoprì  di avere un grande   passione per l’arte e   per la  storia  e dato che sui libri compaiono sempre i grandi personaggi, le loro conquiste, i loro delitti e le loro passioni, mentre  mai si descrive la gente qualunque, si è chiesta come Bertold Brecht: quando Giulio Cesare conquistò la Gallia, non aveva con sé neanche un cuoco? Curiosa di quell’umanità che non ha lasciato traccia di sé nei Codici, ha cominciato a fare ricerche  sulla vita quotidiana delle epoche passate. Consultando testi e mangiando polvere, letteralmente, negli archivi, ha scoperto come vivevano, cosa mangiavano, come si vestivano e lavoravano le persone nelle  epoche passate. Quando vinse un premio con un racconto le venne il sospetto che forse poteva cominciare a scrivere sul serio e così iniziò a scrivere gialli storici. Unendo  passione e curiosità, Tiziana nei suoi romanzi parte da fatti realmente accaduti ai potenti delle epoche passate, ma  molti dei personaggi sono persone comuni che hanno con la loro vita fatto la storia, ma dalla storia non sono ricordati.



Un sicario alla corte dei Gonzaga è un romanzo che si giova di uno sfondo storico eccezionalmente ritratto, uno stile pulito e dettagliato e una carrellata di personaggi a metà tra l’inventato e il reale che contribuiscono a renderlo interessante e piacevole, mai noioso o impersonale.

Siamo a Mantova ed è il 1588, anno di guerre, congiure, sfarzi e tradimenti che si avvalgono di una corte, quella del duca Vincenzo Gonzaga, nella quale non solo si mescolano abilmente e sfacciatamente tutti questi elementi ma ad essi si unisce un terzo che dà consistenza e spessore all’intero intreccio: la morte.
Un sicario dalle origini sconosciute attenta alla vita del duca, infilando nel suo letto un serpente velenoso che, per pura casualità o forse per una provvidenziale mano divina, non coglie il bersaglio ma ferisce tragicamente una serva, conducendola direttamente alla morte.

L’evento drammatico porta confusione e delirio a palazzo. Vincenzo è un uomo molto amato ma altrettanto odiato come tutti quelli che detengono un considerevole potere. Rispetto al padre che ha governato precedentemente egli è un uomo generoso, amante dello sfarzo e del lusso, un donnaiolo incallito, che nonostante abbia come moglie Eleonora De Medici, non si lascia sfuggire notti focose con le dame di corte.

“Per corteggiare le donne di cui si invaghiva, Vincenzo si allontanava dai soldati che avrebbero dovuto vegliare sulla sua persona.”

Sembra molto più interessato ad essere apprezzato e a conquistare il cuore dei suoi sudditi grazie alla sua generosità che ad amministrare con fierezza e acume il suo ducato.

“Si preoccupava più di esibire la propria magnanimità che della buona amministrazione del ducato, anche se questo non sempre era un male per i sudditi.”

Intorno alla sua figura si muovono numerosi personaggi, più di tutti emerge quello di Biagio dell’Orso, il capitano di giustizia, uomo ferreo e intransigente, che non ama particolarmente il clima di corte, nel quale si confondono fin troppo spesso le volontà e gli intenti, mettendo in evidenza soprusi e tradimenti.

La presenza degli elementi storici è un dato di fatto ed una garanzia; la stessa autrice ammette di aver creato una storia nella quale si mescolano elementi reali a quelli inventati, assicurando che quasi tutti i personaggi incontrati sono realmente esistiti in quell’epoca. Questo contribuisce a rendere la lettura efficace e coinvolgente; ci si rende presto conto che ci troviamo di fronte un romanzo ben calibrato, studiato e redatto in modo impeccabile. La premura e la cura nel rendere palpabile ogni sottigliezza, ogni dettaglio che partendo dal particolare riesce a dotare l’intera storia di un fascino incastrato nel passato e nell’antico che conferma e fortifica l’intera struttura narrativa, alimenando la fiducia nel lettore che si sente spronato a continuare l’avvincente scoperta.

Si tratta di un giallo e come tale la presenza di fatti inspiegabili legati alla morte è indiscutibile. Vincenzo è la vittima di una serie di attentati che dimostrano la volontà di qualcuno di farlo fuori. Biagio dell’Orso e il consigliere ducale Martino Donati sono le persone che accompagnano il duca in questo viaggio metaforico alla scoperta del misterioso sicario. Sono coloro che analizzano tutti gli indizi e iniziano un’indagine sottile e nascosta nella quale tentano di passare in rassegna chiunque possa essere considerato il mandante di una tale e terribile volontà.

I loro primi pensieri sono rivolti al mondo degli attori e degli alchimisti che incarnano i due interessi principali del duca. Egli ama gli spettacoli ebrei e si contorna di alchimisti credendo fermamente nella loro promessa di poter trasformare il piombo in oro. L’atmosfera si tinge di pozioni magiche, di pietre dalle origini improbabili e di preghiere sussurrate sullo sfondo della guerra contro i turchi, alle cui crociate vorrebbe partecipare lo stesso Vincenzo.

Il mondo rappresentato è multiforme e ricco di contrasti: sgraziato e fascinoso, sporco e lurido così come sfarzoso ed irriverente, prevaricatore e violento seppur avvolto nella discutibile espressione del potere.
E’ netta la contrapposizione tra personaggi puliti e puri contro quelli inquietanti e oscuri, coadiuvata da una narrazione enigmatica capace di condurre il lettore verso strade impervie e sconosciute. 

Biagio dell’Orso è un uomo malinconico e taciturno, è pronto a combattere  e a reagire con la forza per difendere i più deboli. E’ su di lui che cade tutto il peso delle ingiustizie, perché è lui che faticosamente sopporta il ruolo di capitano di quella giustizia che ha un duplice volto: quella per i potenti e quella per i deboli. E’ stanco di raccogliere sangue e morte, di cercare assassini e di archiviare obbligatoriamente vittime fragili e prive di colpa. Nella sua figura si concentra tutto l’odio per quel mondo corrotto e bacato dal quale vorrebbe scappare. L’amore per la bellissima veneziana di nome Rosa, non gli rende facile la sopravvivenza e la sopportazione di quelle ingiustizie, vorrebbe lasciare tutto e stare finalmente con lei, ma la scelta non è facile, perché dentro il suo cuore è un difensore della legge e la sua anima onorevole gli impedisce di tirarsi indietro.

"L'amava? Era sicura che ci tenesse molto a lei, ma era un uomo difficile. Anche lui aveva perso qualcuno che amava, la ragazza che voleva sposare gli era morta tra le braccia di malaria, ma non era solo questo. Taciturno, aveva un temperamento saturnino, incline alla malinconia, come se vivesse un'assenza, o forse era solo l'amarezza che provava quando era costretto a constatare quante nefandezze venissero commesse verso i più deboli. E come capitano di giustizia ne vedeva molte."

Intrighi politici, vendette e gelosie familiari, matrimoni spezzati, tradimenti e mistificazione sono gli elementi clou dell’intreccio che si snoda in un’atmosfera costantemente serrata nella quale non mancano i colpi di scena improntati su personaggi che tramano nell’ombra.

Un giallo velato e sottile, fatto di spie, sussurri, segreti e macchinazioni mentre il sicario si muove indisturbato senza volto né nome, agendo come un fantasma senza luogo né storia.
La storia si confonde con l’inventato portando notizie di sé e sollevando scontri tra ducati vicini fino a raggiungere i motivi della guerra santa. Nulla è lasciato al caso, tutto è ricondotto meticolosamente ai dettagli provati e documentati che conducono verso Costantinopoli, dove si muove il Sultano e la sua Favorita. Gli anni passano, le guerre procedono, e l’azione si sposta tra luoghi lontani, spazi delimitati dal sangue e dai legami amorosi.

Il sicario fantasma è il filo conduttore, la scusa, il motore che spinge i personaggi verso una direzione o un’altra. I loro caratteri, debolezze e potenze, vengono fuori proprio rispetto a questa invisibile minaccia che scatena gli animi buoni e quelli cattivi, spingendoli verso una battaglia metaforica e non dichiarata fatta di viaggi, chiamate, incontri segreti e lettere dannate.
Suore innamorate, duchi ambiziosi ed arroganti, capitani integerrimi, personaggi incastrati tra loro crescono all’interno di un contesto capace di serbare numerose sorprese.

Il fascino della Storia è innegabile, unito alla capacità dell’autrice di descriverla apertamente e coscienziosamente, rendendo fulgide e vivide le rappresentazioni dei luoghi così come degli intrighi fuori e dentro i palazzi.
Il sicario fonte di preoccupazione e di paura, avrà mille volti e mille storie, si penserà a chiunque e a nessuno fino a quando non si capirà che l’odio più profondo, quello che chiama a sé la morte, è generato dall’amore. Un amore che avrà sempre un ruolo fondamentale in tutta la storia, vissuto sotto forme diverse, capace di stregare e comandare azioni e scelte.

Tiziana Silvestrin ci consegna un romanzo dove fino alla fine è difficile cogliere il vero colpevole, perché le strade che ci mostra sono tante eppure arriverete alla fine accorgendovi che sono tutte dannatamente sbarrate. Solo una è quella giusta ed è proprio lì, davanti ai vostri occhi, ma non la vedrete perché la bravura dell’autrice è proprio questa: farvi pensare ad altro per tutto il tempo, grazie anche a quella storicità insita nel contesto capace di mettere a due passi da voi non solo una storia, ma un’intera epoca piena di misteri e inquietudini, nella quale, sono certa non vi rifiuterete di entrare.


10 commenti:

  1. La tua ottima recensione ha confermato il mio interesse, lo comprerò.

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  2. Interessante, complimenti per la review.

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  3. adoro leggere, ma il romanzo storico non fa per me! questo però sembra molto avvincente! *-*

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    1. Lo è, Chiara, senza alcun dubbio! Avrai sicuramente i tuoi generi di lettura preferiti, ed è giusto così! :)

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  4. Bella recensione, non conoscevo questo libro ma mi inizia ad incuriosire parecchio da come ne parli! Mi piace l'idea di questo sicario fantasma... Poi dalle citazioni che hai riportato sembra scritto bene :)
    Me lo segno!

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    1. Grazie Jaqueline, è un romanzo intrigante ed avvincente e lo stile è perfetto!
      Grazie di essere passata <3

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