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venerdì 26 luglio 2024

Recensione: IL GIOVANE CAIMANO di Domenico Varipapa

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice NNeditore, oggi vi parlo di Il giovane caimano di Domenico Varipapa.

Il giovane caimano

di Domenico Varipapa
Editore: NNeditore
Pagine: 240
GENERE: Narrativa di formazione
Prezzo: 7,99€ - 17,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Rino ha quindici anni e non esce più di casa: dopo un umiliante scherzo in piscina, diventa un hikikomori. Di notte si rifugia nei giochi online e nelle video¬chat, con il nickname “Caimano” e la maschera di Berlusconi, il grande nemico del nonno. Il vecchio pensa che Rino abbia il malocchio, e in punto di morte si fa promettere che tornerà in Calabria per farselo togliere. Il ragazzo decide di partire per porgere al nonno l’ultimo omaggio: seppellire la sua gamba finta nel mare che tanto amava. Inizia così un viaggio verso sud, in cui Rino si ritrova in compagnia di Gaetano, che si fa chiamare Richie Rich e sogna di fare soldi a palate; poi di Massimo, un ragazzo con la sindrome di Asperger; e infine di Margherita, cosplayer di manga giapponesi e suo grande amore. Le loro picaresche avventure attirano l’attenzione dei media e diventano virali, trasformando un gruppo di ragazzini allo sbando, mascherati da Berlusconi, in una piccola famiglia che reclama: “Potere ai giovani”. "Il giovane caimano" è un’esuberante storia di crescita, che racconta il senso di inadeguatezza, la paura del fallimento e il desiderio di ribellione dell’adolescenza. Con umorismo ed empatia, Domenico Varipapa svela come l’amicizia più pura abbia il potere di liberare e di infondere il coraggio di vivere nel mondo.

RECENSIONE

Il giovane caimano  di Domenico Varipapa è il secondo libro che leggo in poco tempo che affronta un tema di cui ancora pochi si occupano: la reclusione dei giovani. Quel fenomeno, venuto dal Giappone, chiamato “hikikomori” che vede i giovani adolescenti chiudersi nella loro stanza, senza più uscire, per nessun motivo, dopo aver vissuto un episodio di bullismo o di senso totale di inadeguatezza. 

È quello che accade a Rino, quindicenne di origini calabresi, trapiantato a Reggio Emilia che dopo un brutto episodio avvenuto in piscina decide di chiudere con il mondo e con la società. Vive di notte, gioca on line per quasi tutto il tempo e ogni volta che accende la telecamera del suo cellulare per farsi vedere al mondo virtuale, si fa chiamare "caimano" e indossa una maschera di Berlusconi, l’odiato nemico di suo nonno. 

Il nonno è una figura centrale nella crescita di Rino, e quando muore, per il ragazzo nasce una nuova sfida: rispettare la promessa fatta al nonno. Tornare in Calabria e farsi togliere il malocchio. Durante il viaggio incontrerà tre personaggi strampalati: un giovane che vuole fare soldi a palate, un ragazzo con la sindrome di Asperger e una ragazza che ama fare i cosplay e di cui Rino è innamorato. Insomma, un quadretto di personaggi assolutamente fuori controllo, tutti giovani, tutti inadeguati, disagiati, messi fuori dal mondo perché apparentemente inaccettabili. 

In una società dove ti convincono che non vali niente se non hai successo e soprattutto se non sei ricco, Rino e suoi amici, senza volerlo, si pongono come alternativa a una realtà che sta distruggendo soprattutto quelli più giovani che non hanno armi per combattere contro le ingiustizie, le illusioni e le minacce di una società che non fa che proporre modelli impossibili da realizzare e che ci fanno credere di portarci al centro dell’universo, ma in realtà minano le fondamenta della fiducia che abbiamo in noi stessi portandoci a un’esasperazione sociale senza futuro. 

I quattro ragazzi, con le loro maschere, si fanno notare dall’opinione pubblica con ingenuità e senza nessun secondo fine ed è soltanto così che riusciranno ad imporsi e a mostrarsi per quello che davvero sono. Ognuno di loro rappresenta una faccia diversa del modo di essere della gioventù che non riesce più a comunicare, che si sente isolata e che alla fine si isola proprio perché non possiede gli strumenti per comunicare, perché nessuno glieli ha forniti. 

Gli adulti non sanno come avvicinarsi ai giovani, forse non ne hanno nemmeno le capacità; alcuni genitori provano a proteggerli pensando così di fare il loro bene, senza rendersi conto che li stanno soltanto indebolendo, perché proteggersi dal mondo significa condannarsi all’incapacità di viverci dentro a quel mondo. Solo affrontandolo, possiamo capirlo, decodificarlo, trovare la chiave per gestirlo e per plasmarlo alle nostre esigenze. 

Rino, davanti alla telecamera, usa lo slogan più famoso dell’ex presidente e in qualche modo tenta di appropriarsi di un pezzo di realtà dove lui si sente un po’ più al sicuro dell’esterno. Quando finalmente inizierà quel viaggio verso la sua terra natia, comprenderà che in quel momento sta venendo fuori da quella chiusura che non aveva nessuna legittimazione di esistere. 

Una storia che mi ha regalato tante emozioni. Le storie di formazione sono le mie preferite, soprattutto quando trattano di argomenti così delicati, sentiti, realistici. Non c’è alcuna invenzione in questo libro, i personaggi e i loro dialoghi, le storie che raccontano sembrano strappate direttamente dalla vita quotidiana ed è impossibile non commuoversi, provare rabbia o essere felici quando si ascoltano le loro voci, quando si assiste alla presa di coscienza del loro valore. 

Nessuno ha il diritto di tagliarci fuori dal mondo o dalla società e chiunque ci dica il contrario, chiunque provi a farci credere che se non facciamo questo o quello, non valiamo niente, è solo un povero mentecatto, a cui non dobbiamo dare ascolto, perché la vita è di tutti, e non ha senso vivere nascondendosi in una stanza, ma la cosa più bella è gridare al mondo la nostra identità, senza avere più paura. 

Siamo stanchi di avere paura di non essere abbastanza. 
Stufi di subire fiumi di parole, di immagini che ci spingono a essere come presunti modelli (ma de che?) su palcoscenici inventati di sana pianta che se ci affondate le unghie, vi renderete conto che si sgretolano come sabbia. E tutti con il culo per terra.
Siamo saturi di mostrarci per quello che NON siamo. 
Ne abbiamo la scatole piene di slogan impressionisti dove ci urlano di sbranarci l’un l’altro perché vince chi è più forte, più bello o più ricco. Chi ha più donne, chi ha più talento, chi è più furbo. 
Una corsa contro il tempo, che ci vuole pronti a fregarci l’un con l’altro per raggiungere un obiettivo, che se ci guardiamo per un attimo allo specchio, ma è davvero il NOSTRO? 
Il mondo ci appartiene perché appartiene a ognuno di noi. 
E sapete cosa? Vivaddio non dobbiamo dimostrare proprio niente a nessuno.


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