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venerdì 12 luglio 2024

Recensione: IL NIDO DEL PETTIROSSO di Lorenzo Sartori

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Fazi, oggi vi parlo di un thriller ambientato in montagna, Il nido del pettirosso di Lorenzo Sartori.

Il nido del pettirosso

di Lorenzo Sartori
Editore: Fazi
Pagine: 350
GENERE: Thriller
Prezzo: 9,99€ - 18,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
La scomparsa improvvisa di una ragazza riporta a galla un terribile omicidio avvenuto in passato e mai dimenticato. Ad Alveno, paese di poche anime tra i monti del Trentino, Alice ha lasciato i ricordi più belli e anche i più atroci. Dopo alcuni anni di assenza, sta andando lì con gli amici di sempre. Sono in macchina, diretti al Nido del Pettirosso, l’albergo che i suoi genitori gestivano quando lei era ancora una bambina e che ora sua madre Laura ha deciso di vendere per lasciarsi alle spalle i tragici eventi accaduti nei dintorni. Undici anni prima, infatti, sua sorella Sara era stata ritrovata morta in fondo a un burrone: come siano realmente andate le cose resta un mistero ma la sua famiglia, nel frattempo, è andata in pezzi. L’indomani, Laura riceve una telefonata dalla polizia: l’auto su cui viaggiava Alice è finita in una scarpata; lei e un suo amico si sono allontanati per chiedere aiuto e da quel momento nessuno ha più avuto notizie di loro. Laura si precipita sul posto per seguire le indagini, portate avanti dall’agguerrita ispettrice Valenti. Possibile che la montagna voglia prendersi anche l’unica figlia rimastale? Tutte le paure e i dubbi del passato si riaffacciano come ospiti indesiderati dalle finestre delle stanze ormai vuote del Nido del Pettirosso: che fine ha fatto Alice? La sua scomparsa è legata in qualche modo alla morte di Sara? Riusciranno Laura e l’ispettrice Valenti a ritrovare la ragazza prima che accada di nuovo l’irreparabile? Un thriller appassionante sul coraggio di una madre che, attraverso un doloroso viaggio nel passato, riuscirà a ritrovare la speranza non prima di aver affrontato un’altra esperienza spaventosa tra ricordi angoscianti e fantasmi venuti a tormentarla.

RECENSIONE

Il nido del pettirosso di Lorenzo Sartori è un thriller ambientato in montagna, ad Alveno, nel trentino. Un luogo immaginario che diventa un vero e proprio protagonista all’interno della storia. 

La famiglia Ghilardi si trasferisce da Milano in questo piccolo paesino per gestire un albergo-ristorante che si chiama Il nido del pettirosso. L’idea è di Laura, moglie e madre di due ragazzine adolescenti. La famiglia non è ben accolta dalla gente del posto. 

Come al solito, i posti piccoli si rivelano chiusi, isolati e la gente è abbastanza controversa da non essere disponibile ad accogliere i nuovi arrivati, in quanto li vede come degli estranei, e la stessa presenza di quell’albergo diventa motivo di confusione e di malcontento perché i turisti vengono spesso considerati come un fastidio piuttosto che una risorsa. Insomma, non è semplice avviare un’attività in un luogo simile, dove sono evidenti i contrasti e il fatturato ne risente a tal punto che l’albergo è costretto a chiudere per fallimento. 

Ma c’è un altro evento che sconvolge, in modo definitivo, la famiglia: la morte di Sara, la primogenita in circostanze poco chiare. La famiglia sconvolta decide di lasciare definitivamente quel luogo nefasto e l’albergo con le sue finestre ormai cieche e prive di vita, diventa il simbolo di un’esistenza scomparsa. Laura non si rassegna alla morte della sua piccola bambina. Non conosce il motivo e non sa nemmeno come sia accaduto. Le indagini sono superficiali, frettolose e il caso viene archiviato senza aver trovato nessun colpevole. 

La famiglia di disgrega. Il marito accusa la moglie di aver provocato quella tragedia perché ha voluto trasferirsi in quel posto mentre la secondogenita, la piccola Alice, cresce senza aver mai conosciuto per davvero sua sorella, accompagnata dal suo fantasma come se in qualche modo dovesse condividere con lei un destino che non si è ancora concluso del tutto, per nessuna delle due. 

TI MANDO UN VOCALE
DI DIECI MINUTI
SOLTANTO PER DIRTI
QUANTO SONO FELICE

Infatti, undici anni dopo, Alice, tormentata dai ricordi e dalla consapevolezza di aver perso una parte di sé con la morte di Sara, decide di tornare sul posto insieme ai suoi amici. Purtroppo però, Laura riceverà una brutta notizia: anche Alice sparisce. Qualcuno le dice che la macchina ha un incidente e si sono perse le tracce della figlia e di un altro ragazzo. 

Laura entra in crisi. Il dolore rinasce, le spacca il cuore perché non riesce a capire come sia possibile che anche l’altra figlia debba morire. Lotta contro l’idea che può essere successo qualcosa di irreparabile, ma è difficile trovare una qualche forma di conforto quando tutto sembra andarti contro, a cominciare da tuo marito che non fa altro che accusarti.“Dovrebbe aprire l’acqua, farla scorrere. Ma può aspettare, e Il Nido pure. Non è così convinta che quel luogo debba tornare a vivere.” 

Questa volta, però, le indagini passano nelle mani di Angelica Valenti, un’ispettrice molto competente che vuole risolvere il caso a tutti i costi. Tutti si chiedono se ci sia un collegamento tra la morte di Sara e la sparizione di Alice, e Laura avrà finalmente qualcuno che sembra interessarsi per davvero alla sua famiglia. 

Il romanzo è scritto in modo scorrevole, lo stile è fluido, chiaro, pulito. L’idea è quella di creare una sorta di set cinematografico e sappiamo bene che la montagna si presta molto bene a questo genere di descrizioni. La montagna è il luogo ideale per raccontare di morti irrisolte e anche di omicidi. È il posto giusto per incutere paura alla gente e per creare quella suspense necessaria affinché il lettore arrivi alla fine del libro con l’acqua alla gola. 

La storia della famiglia Ghilardi è piena di segreti. Le vite delle due ragazzine, anche se in due momenti diversi, restano collegate e il piccolo paesino, all’apparenza chiuso e sulle sue, in realtà è popolato da personaggi poco raccomandabili di cui scopriremo l’esistenza lentamente.“Il braccio dell’autista si stacca dal volante, compie una strana parabola e finisce a colpire l’amico in pieno viso. No, non è reale, pensa Alice prima che l’uomo alla guida si giri e si cali il cappuccio della felpa. Il viso che si ritrova davanti è uno squarcio nella sua mente, dolore e paura fuoriescono senza freni. «Bentornata, Alice».” 

La narrazione si muove tra il 2008, anno in cui muore Sara e il 2019, anno in cui scompare Alice. Nel 2008 scopriamo cosa è accaduto e come ciò si ripete in qualche modo nel 2019, anche se con un finale diverso. Alice è la chiave del mistero principale. È lei il personaggio su cui si fonda la morte della sorella e anche se dovrà recuperare molto dei suoi ricordi, attraverserà un’esperienza terribile che la cambierà profondamente. 

Ogni personaggio di questo libro ha qualcosa da raccontare, e nessuno è davvero innocente. In un modo o nell’altro, tutti c’entrano con le due ragazzine. Persino la montagna, luogo oscuro e pieno di terrore, diventa il simbolo della lotta contro la chiusura del mondo e contro l’angoscia che proviamo verso noi stessi quando non siamo in grado di venire fuori dal baratro. – “Dopo la morte di Sara, Il Nido era rimasto chiuso e di lì a poco i Ghilardi se ne erano tornati a Milano. Non aveva più saputo nulla di Alice. Era sicura che non l’avrebbe più rivista. Non avrebbe certo immaginato che più di dieci anni dopo il passato sarebbe tornato per aggiungere un nuovo capitolo a quella storia.” 

Una lettura a tratti soffocante, che sa regalare molti brividi. Una storia familiare che non si esaurisce nella limitata dimensione di genitori e figli, ma abbraccia temi molto più ampi come i pregiudizi che distruggono le persone e non ci permettono di conoscerle per davvero, l’adolescenza e tutti i suoi inganni, il passato che non chiude mai con noi finché non siamo noi a chiudere con lui. Una volta per sempre. 

Questo romanzo ci mostra come chiunque possa portare dentro dei pesi enormi senza darne assolutamente l’impressione e come le persone che ci circondando possano pagare per ciò che abbiamo fatto oppure non abbiamo fatto, anche in un passato che pensavamo di aver coperto con la cenere. 
Fortunatamente, a volte, ci viene data un’altra possibilità. 
E dopotutto, a noi, non resta fare altro che approfittarne.

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