Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Fazi, oggi vi parlo di Anima di Wajdi Mouawad.
Anima di Wajdi Mouawad Editore: Fazi Pagine: 400 GENERE: Thriller Prezzo: 9,99€ - 18,50€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2025 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟
Trama:
Una donna assassinata in una casa vuota, distesa in una pozza di sangue nel buio del salotto. Unico testimone, il gatto. È questa la scena agghiacciante che Wahhch Debch si trova davanti una sera, tornando dal lavoro. Quella casa è la sua, quella donna è sua moglie. Accecato dal dolore, assetato di vendetta ma soprattutto in cerca di risposte, l'uomo parte alla caccia del killer. Nel disperato tentativo di trovare una spiegazione al male, sprofonda nelle viscere di un mondo a sé stante, che vive appena sotto la pelle del mondo civile, abbandonato a mafie e traffici di ogni sorta, governato da leggi proprie. È un'esplorazione della natura umana nei suoi lati più oscuri, quella compiuta da Wahhch, un viaggio che lo porterà dalle gelide riserve indigene del Quebec, dove le più orribili bassezze si mescolano alla bellezza della cosmologia indiana, fino al Libano, dov'è sepolto il suo tragico segreto, un episodio brutale dell'infanzia che gli ha cambiato per sempre la vita. Sconvolgente odissea contemporanea, "Anima" è al tempo stesso un'ardita provocazione letteraria: capitolo dopo capitolo, il filo della narrazione è ripreso da una successione di mali, a partire dal gatto che racconta la scena iniziale. In un atipico bestiario, cani, gatti, topi, serpenti e insetti d'ogni genere si fanno testimoni dell'intera vicenda, immergendo il lettore nella loro percezione della realtà. La desolante verità che si delinea è una sola: "il cielo non ha visto niente di più bestiale dell'uomo".
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RECENSIONE
Anima di Wajdi Mouawad ti dimostra in modo naturale, essenziale e privo di infrastrutture psicologiche che non esiste bestia al mondo più feroce dell'uomo. E in che modo? Scrivendo qualcosa di assolutamente originale, del tutto nuovo, a tratti spiazzante e certamente disturbante. Il racconto del dopo omicidio di una donna, la moglie del protagonista di nome Wahhch, e tutto ciò che lui fa attraverso gli occhi degli animali che ne seguono il percorso.
Insomma non esiste un narratore onnisciente in questo libro e nemmeno la voce del protagonista, ma solo un coro, fatto di tante voci che sembrano arrivare dal cielo e dalla terra e che creano un unico suono: quello del creato. È ancora più devastante, non trovate? Il fatto stesso che proprio queste creature di Dio, innocenti, che fanno parte della natura, debbano raccontare ciò che l'uomo fa, compie, distrugge. Quello che il lettore legge è una tragedia greca moderna, una sorta di road movie che attraversa il continente americano per affondare le radici nel dolore del Medio Oriente.
Tutto è filtrato attraverso gli occhi degli animali. Il gatto che vede il corpo straziato della moglie di Wahhch non prova orrore morale, ma vede "rosso", sente l'odore del sangue e della morte. Il cane vede la fedeltà. Il ragno vede le vibrazioni.
Questa scelta ci priva del filtro della ragione umana. La violenza non viene giustificata o analizzata psicologicamente, viene mostrata nella sua purezza biologica. Ci costringe a chiederci: chi è la vera bestia? L'animale che uccide per fame, o l'uomo che tortura per piacere?
Ecco ciò che è straziante di questo libro, il fatto che non ci sia nessuna elaborazione psicologica, alcuna spiegazione; i fatti vengono "raccontati" in modo diretto, in modo "naturale" mettendo in evidenza solo la violenza ai suoi massimi livelli e denudando così l'essere umano di qualsiasi scopo o causa al di fuori dell'atto grave in se stesso.
Il nome del protagonista, non a caso, evoca la parola "bestia" o "mostro" in arabo. È un gigante buono, spezzato, silenzioso. Un uomo che ha letteralmente un buco nella memoria e nell'anima. La sua caccia all'assassino non è guidata da una sete di vendetta da film d'azione, ma da un bisogno disperato di guardare l'orrore in faccia per capire chi è lui stesso. È un Edipo moderno che cammina verso la sua maledizione.
L'assassino rappresenta il male assoluto, privo di sfumature. È l'abisso che guarda dentro di te. La sua violenza è talmente gratuita da sembrare una forza della natura, inevitabile e distruttiva.
Il viaggio di Wahhch dal Canada al New Mexico è in realtà un viaggio a ritroso nel tempo, verso il Libano, verso Sabra e Shatila. L'autore (lui stesso fuggito dal Libano) ci dice che non puoi scappare dalla guerra. La guerra ti vive dentro. Il sangue chiama sangue.
La scrittura è lirica, quasi barocca. Riesce a descrivere scene di una violenza insostenibile con una lingua di una bellezza cristallina. Questo contrasto è ciò che rende il libro un capolavoro: l'estetizzazione dell'orrore non per compiacimento, ma per rendere il dolore universale, quasi sacro.
È un libro che richiede stomaco forte. Non ci sono sconti. L'autore ci trascina nel fango per farci vedere le stelle.
Anima ci insegna che siamo tutti interconnessi nel grande ciclo della vita e della morte. Che la linea di confine tra umano e animale è un'illusione che ci raccontiamo per sentirci civili.
Il finale, sconvolgente e perfetto, chiude il cerchio: solo accettando la propria parte animale, la propria storia di sangue, si può trovare, forse, non la pace, ma la verità.
Se cercate un libro che vi faccia piangere per la crudeltà dell'uomo e gioire per la lealtà di un animale, questo è il libro della vita.

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