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mercoledì 4 giugno 2025

Non sai cos'è successo... di Alessandro Ferrucci

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice PaperFirst di Il fatto Quotidiano, oggi vi parlo di Non sai cos'è successo... di Alessandro Ferrucci.

Non sai cos'è successo...

di Alessandro Ferrucci
Editore: PaperFirst
Pagine: 434
GENERE: Narrativa Non-Fiction
Prezzo: 9,99€ - 18,50
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
C’è chi ha assistito alla fuga da un battello parigino di Marcello Mastroianni e Mario Monicelli al grido “Mejo una gricia!”; altro che nouvelle cuisine. C’è chi non ha mai visto Monica Bellucci senza tacchi; nuda sì, ma sempre con i tacchi, “anche quando fa la doccia”. C’è chi ha vissuto gli anni Ottanta come una perfetta cartolina dell’edonismo senza limiti, tra un taaac, una festa, cocaina servita dentro le zuppiere, la malavita accanto e le gare di whisky a gogò sott’acqua. Poi il palco: c’è chi l’ha calcato e temuto tutta la vita, perché il vero artista non si abitua alla liturgia del sipario e non dà mai per scontate quelle assi, “altrimenti te se magnano”, parola di Gigi Proietti. C’è invece chi, come Ettore Scola, sosteneva: “Io sono di una generazione dove il lettino dello psicologo era la sedia del barbiere”. Ma la sedia del barbiere era pure un passaggio in tram dove tra una fermata e l’altra si guardava la città e si conosceva il prossimo. Senza cuffie nelle orecchie. “Papà non amava la montagna perché non aveva il tram. L’esistenza, quella reale, era il tram, non gli uccellini. Non voleva fuggire dalla vita di tutti”, racconta Paolo Jannacci, figlio di Enzo. Leggere questo libro significa salire, sedersi senza essere avvolti dalla fretta. Meglio leggerlo con calma, un pezzetto alla volta, un nuovo mondo aperto quando se n’è chiuso un altro; poi una pausa, una riflessione, la possibilità di guardare cosa accade attorno e magari condividere con il vicino le proprie emozioni a partire da un “Non sai cos’è successo…”. Questo libro è un “tram” popolato di storie. Un tram nel quale in otto anni di interviste sul Fatto Quotidiano sono saliti 400 protagonisti del cinema, dello spettacolo, della televisione, dello sport e della letteratura. Con tutto il loro bagaglio di vita.

giovedì 6 febbraio 2025

Recensione: LE PERVESTITE di Camilla Cederna

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Nottetempo, oggi vi parlo di Le pervestite di Camilla Cederna.

le pervestite

di Camilla Cederna
Editore: Nottetempo
Pagine: 242
GENERE: Narrativa
Prezzo: 11,99€ - 17,50
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
“Ecco una serie di pezzi scritti nel corso di dodici mesi, ecco una fetta della recente attualità italiana, una variegata baraonda fatta di balli, rapine, flirt più o meno principeschi, ribellioni di giovani, evasioni varie e viltà, moda, mode e modi nuovi, i problemi di oggi confrontati con quelli di ieri, un mucchio di cose bizzarre, molto da ridere, ma non tutto, ché ogni tanto vien da scuotere amaramente la testa davanti a tante frivolezze, goffaggini, cattivo gusto e volgarità”.È il 1968 e, mentre in America Joan Didion raccoglie in Verso Betlemme i suoi interventi sulla California della controcultura, tra sogni ed eccessi, in Italia un’altra scrittrice e giornalista di enorme talento, Camilla Cederna, riunisce in Le pervestite le sue cronache sulla fine degli scatenati anni Sessanta nel Belpaese, tra banditi che sparano in strada, salotti d’alta borghesia, “figli dei fiori” e tensioni sociali sempre più forti. Un giornalismo, il suo, che sotto il velo di leggerezza mostra squisita cultura e impegno civile, con la tenace determinazione a guardare oltre i fatti e le apparenze per inserirli in un contesto politico e morale. “Tra l’antropologia e il pettegolezzo”, come ricorda Irene Soave nella sua prefazione. “Parlare di un’epoca a partire dal suo ‘lato debole’ è stata sempre la cifra programmatica del lavoro di Cederna. Teorizzò sempre la mescolanza dell’indignazione con il sentimento, e della frivolezza con l’impegno”. Per dipingere, partendo dagli aspetti di costume, il ritratto di un paese intero.

giovedì 15 luglio 2021

Recensione: STRADARIO AGGIORNATO DI TUTTI I MIEI BACI di Daniela Ranieri

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la Casa Editrice Ponte Alle Grazie, oggi vi parlo del libro di Daniela Ranieri, Stradario aggiornato di tutti i miei baci, una lettura anticonvenzionale, che mi ha sorpreso in modo positivo. Una lettura inaspettata!

stradario aggiornato di tutti i miei baci

di Daniela Ranieri
Editore: Ponte Alle Grazie
Pagine: 696
GENERE: Diario
Prezzo: 10,99€ - 19,80
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2021
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Una donna in dialogo perpetuo con sé stessa e con il mondo disegna una mappa delle sue ossessioni, del suo rapporto con l'amore e con il corpo, serbatoio di ipocondrie e nevrosi: il nuovo romanzo di Daniela Ranieri è un diario lucido e iperrealistico, in cui ogni dettaglio, ogni sussulto di vita interiore è trattato allo stesso tempo come dato scientifico e ferita dell'anima. Dalla pandemia di Covid-19 alla vita quotidiana di Roma, tutto viene fatto oggetto di narrazione ironica e burrascosa, ma in special modo le relazioni d'amore: le tante sfaccettature di Eros - l'incontro, il flirt, il piacere, le convivenze sbagliate, la violenza, l'idealizzazione, la dipendenza, l'amore puro - vengono sviscerate nello stile impareggiabile dell'autrice, un misto di strazio, risentimento, ironia impastati con la grande letteratura europea (e non solo). E forse è proprio la lingua di Daniela Ranieri il vero protagonista di questo "Stradario aggiornato di tutti i miei baci", una lingua ricchissima di echi gaddiani, di irritazioni à la Thomas Bernhard, di citazioni, e allo stesso tempo inquietantemente diretta e inaudita, una lingua la cui capacità di nominare e avvicinare le cose è pari soltanto alla sua potenza nel distruggerle. Lo Stradario di Daniela Ranieri non è solo un romanzo: ha la sostanza di un corpo vivente che abita nel mondo, di una voce che avvince e persuade con la forza della grande letteratura.

martedì 13 ottobre 2015

La geografia delle piogge di Paolo Grugni Recensione

Buongiorno! Anche il post di oggi è dedicato ad una recensione di un autore che avevo già avuto modo di conoscere e di leggere. Questa volta però il suo romanzo affronta argomenti completamenti diversi a contatto diretto con il nostro vivere sociale e la nostra quotidianità. La geografia delle piogge di Paolo Grugni è ciò che leggerete, se invece volete sbirciare la recensione dell’altro romanzo dello stesso autore, allora cliccate qui e saprete la mia opinione de L'Antiesorcista.

Buona lettura!



Titolo: La geografia delle piogge
Autore: Paolo Grugni
Editore: Laurana
Pagine: 165
Genere: Romanzo
Prezzo: € 14,50
Uscita: 2012

TRAMA


Mauro Casagrande era un giornalista d'inchiesta, ma a un certo punto s'è tirato indietro: ha capito che, per quanto si possa scavare, la verità resta sempre un miraggio. Adesso vive comprando e vendendo in rete libri usati. Di colpo però la cronaca nera viene a riprenderselo. Federica, la sua fidanzata avvocato, deve difendere Gloria Massari, una madre che ha provocato la morte del figlio appena nato, portatore di handicap. Ma la donna sceglie di non essere difesa, vuole solo poter rilasciare una dichiarazione spontanea con cui motivare la sua tragica decisione. E vuole che sia proprio Mauro a scriverla. Ma non è ancora tutto: lo zio Nino, fratello del padre di Mauro, titolare di un bar a Paderno Dugnano, è taglieggiato dalla 'ndrangheta e non ce la fa più. Contro tutto e tutti, con un senso della giustizia che lo chiama a rispondere in prima persona, Mauro Casagrande è un eroe dei nostri tempi. Tempi ammalati di indifferenza, in cui a nessuno viene in mente di accollarsi i drammi degli altri. Per questo Mauro è un eroe: perché sceglie da che parte stare e non si ferma finché non è andato fino in fondo.

Paolo Grugni (Milano, 1962), oltre a L’Antiesorcista, ha pubblicato sei romanzi: Let It Be (Mondadori, 2004), Mondoserpente (Alacrán, 2006), Aiutami (Barbera, 2009), Italian Sharia (Perdisa Pop, 2010), L’odore acido di quei giorni (Laurana, 2012) e La geografia delle piogge (Laurana, 2013), Darkland (Melville, 2015).




La geografia delle piogge è un romanzo triste, disilluso, con un’aria di sfacciataggine impressa tra le rughe di un volto invisibile: quello dell’autore che si maschera con l’impiastro facciale di Mauro Casagrande, il protagonista, l’ex giornalista di successo che abbandona tutto perché stanco del mondo e della società.

Uno sguardo pesante, accusatorio,  a volte persino disumanizzato è il suo, un approccio fin troppo sintetico, indifferente di fronte allo scorrere del mondo e di quella pioggia sporca che continua a bagnarci la testa e dalla quale è inevitabile tentare il riparo.
Ma non sempre riusciamo a farlo. Come non ci riesce Mauro che si ritrova coinvolto in uno scontro diretto con l’innegabile distorsione che rappresenta la vita, i suoi inganni, le sue mistificazioni, le sue prese in giro e i suoi atti insensati e terribili.

L’autore ha uno stile molto particolare. Una narrazione breve e coincisa, capitoli scattanti, dialoghi diretti senza virgolette né segni di punteggiatura a contenerne l’effluvio di rabbia e consapevolezza.
Una lettura caparbia, tosta, che s’intromette nella tranquilla visione di una semplice narrazione romanzata per cogliere il sentimento che si cela in chi affronta quelle pagine per aprirne ferite malcelate. Non è una storia rilassante, non è quel tipo di vicende che ti risollevano la speranza, non è un languido scivolare tra le pieghe della scoperta. 

La geografia delle piogge è una visione malconcia e strapazzata della nostra società e di chi ci comanda. Un’incursione letale tra i meandri oscuri dell’opinione pubblica, dei fatti di cronaca che scarnificano le nostre giornate, strappandoci il senso di pace. Così ne esci ammaccato e con un senso di ingiustizia appeso al collo, perché quello che l’autore ti lascia vedere è ancora una volta qualcosa di sbagliato, di inappropriato, a cui manca la dignità per stare a questo mondo. Ne esci con le ferite di fuori e le certezze nel baratro. Un lavoro sporco quello di questo romanzo, eppure pulito come la verità che ci scovi nel fondo.

Mauro Casagrande vorrebbe vivere distaccato da tutto, ritirandosi da quella società incapace di rappresentarlo e che lui, con il suo lavoro, non è riuscito a salvaguardare, stanco di piegarsi alle convenienze, deluso di fronte alle occasioni perse, attualmente si occupa di vendere libri usati su internet ed intrattiene una relazione stabile con Federica, avvocato in un importante studio legale. La sua esistenza sembra già morta, una stasi di carta stropicciata, abbandonata nel cestino della disperazione. Eppure Mauro non è disperato, è indifferente a tutta quella umanità che non riesce a coinvolgerlo, farlo sentire parte del mondo e che non ha alcuna possibilità di tenere viva la fiammella della felicità.

E’ un personaggio scuro, ingrigito dall’inconsistenza che sente macchiare il proprio ruolo, non è né vittima né carnefice, semplicemente uno spettatore che aspetta di pagare davanti ad uno spettacolo che volentieri rifiuterebbe di guardare. Eppure qualcosa arriva a turbare la sua diacronia,  il suo equilibrio sfatto, il suo incedere per rimando. La sua apparente insensibilità che lo vede alle prese con una madre morta, un padre che non vede da anni ed uno zio minacciato dalla n’drangheta. 
Ma la follia spara i suoi colpi all’improvviso e anche la vita di uno come Casagrande può essere invischiata nell’odore marcio del male e dell’irrazionalità. Lui, uomo chiuso e imperturbabile nelle sue indifendibili certezze, dovrà affrontare un mistero inconcepibile, talmente deleterio e agonizzante da non avere un solo motivo per essere accettabile. La fidanzata Federica gli chiede di interessarsi con lei ad una donna che ha ucciso il proprio figlio quando ha scoperto che era idrocefalo. 

Gloria Massari è colei che viene incriminata del gesto forse più terribile ed inspiegabile. Colei che dona la vita si arroga il diritto di fermare il battito del cuore del proprio miracolo, senza neanche dargli la possibilità di uno sguardo o di un respiro. Da avvocato, Federica deve difendere l’indifendibile perché Gloria non ha nessuna intenzione di dichiararsi innocente o di accampare le solite scuse psichiatriche che diano uno sorta di ragione al suo gesto. Ella vuole essere condannata per quello che ha fatto, esattamente per quell’omicidio che non ha nessuna intenzione di negare.

La storia procede velocemente, le azioni si susseguono e continuamente l’autore fornisce nuovi elementi al lettore per condurlo con sè in questa corsa sotto la pioggia battente che non ti lascia il tempo di pensare. Mauro accetta di aiutare Federica, entra in relazione con quella donna e nel frattempo il male cambia faccia e rischia di far affondare tutto ciò che lo circonda.

L’ossatura precaria e corrotta su cui si basa la nostra società e soprattutto i rapporti che intercorrono tra gli individui è fonte di riflessione, non è soltanto il semplice contesto, non è l’atmosfera che avvolge la trama, è la carne che brucia sui tizzoni ardenti della denuncia.
Mauro è contrario al vento, è in lotta con se stesso prima che con tutto il resto, è irriducibile, testardo, persino arrogante chiuso nel bozzolo della sua solitudine eppure quella storia di morte e di rassegnazione lo spinge verso un cammino che metterà in gioco molto più di un atteggiamento verso il mondo, molto più di una scelta circostanziale, lo costringerà a rivedere le carte schierate sul tavolo da gioco e perché no, lo inciterà a ribaltarlo se necessario.

Un nastro in raso augura pace in terra agli uomini di buona volontà, la mia è più che buona eppure è da quando sono nato che sto in guerra con il mondo.”

Mauro sembra una pietra, uno scoglio, radici di metallo, dure e così radicate nel terreno che nulla può davvero smuoverle. Sembra odiare tutto ed è talmente convinto da non cercare alcuna strada di riconciliazione col mondo, nessun espediente che lo renda più amichevole.
Un senso di intolleranza dichiarato e sbattuto in faccia come fosse la cosa più naturale del mondo eppure è un personaggio che colpisce, che stana, che non puoi non approvare perché in quella spregiudicata e apparente strafottenza c’è soltanto una sensibilità segnata e provata dal dolore della vita, dall’impossibilità di combattere le cose che non vanno e da quel senso di abbandono che ti convince a metterti da parte di fronte ad un mondo che ha smesso di ascoltare.

“Mi sveglio con qualcosa che mi gratta dentro, alla fine capisco che quello status di quieto vivere che avevo costruito a protezione del mio incedere fragile sta per essere sgretolato e che non so da che parte ricominciare a difendermi.”

Sulla storia di Mauro e di Gloria si distende, come un panno pesante, come una coperta gelata in un inverno che arriva troppo presto, una visione disincantata della nostra società, di noi, uomini e donne, che ci guardiamo intorno e ci vediamo mentre prendiamo a calci i nostri sogni e le speranze. Tematiche quanto mai attuali sbucano fuori dal tessuto narrativo, come fari nella nebbia, come luci tra le nubi, sassolini che ti fanno inciampare mentre tenti di camminare diritto, per la tua strada.

“Dagli angoli spuntano i primi zombi degli avanzi, sono immigrati, pensionati, casalinghe, tutti a testa bassa a cercare fra i rimasugli qualcosa da mangiare. Vergogna e silenzio, ostentazione pubblica di povertà. A tutti manca ancora da vivere, è questo il loro vero dramma. E il mio è che se fossero cani randagi li aiuterei, ma sono umani e li lascio al loro destino.”

Lo stile dell’autore è racconto puro mescolato ad un linguaggio essenzialmente metaforico che riesce a connotare anche la più insignificante delle descrizioni attraverso visioni, suoni ed odori che appartengono alla sua sfera immaginativa. Mentre leggevo, l’uso di parole al posto di altre, l’introduzione di paragoni spesso scarni e crudi, sempre diretti e mai filtrati, rendevano la percezione degli eventi e soprattutto degli stati d’animo, molto forte e intuitiva e sensibilizzava tutta la mia attenzione.

“Ci alziamo. Di fronte a me una donna che si è ripulita da ogni scoria sentimentale, il passato è sangue lavato dalle pareti del macello.”

Questo meccanismo ti conduce verso un’associazione d’idee che non ti lascia scampo. Il tuo status emozionale è legato a quello del libro.

In La geografia delle piogge, Paolo Grugni mette in bella vista i disaccordi del nostro mondo, della nostra umanità, cogliendone anche i lati più disumani, quelli certamente più attaccabili e condannabili. Ma il suo non è un dare una risposta, ma semplicemente il voler sottintendere un messaggio. Un insinuare che non è mai un decretare. Un dubbio, una riflessione, un pensare, una presa di coscienza di fronte all’azione, quella pura e a volte necessariamente drastica.

La storia di Mauro è piena di rabbia, di rancore, di illusione. Anche quella di Gloria è una storia al limite della follia, in cui ciò che è in ballo non è tanto la morte ma la scelta.
Oltre le falsità di chi si propone come il moralista di turno, oltre le prediche della religione e oltre la curiosità malsana delle gente, ciò che resta è la consapevolezza di una propria possibilità d’azione.

La frase che precede la sinossi è fatale: Si può aspettare che le cose accadano. Oppure farle accadere.

Mauro ha scelto di farle accadere, Gloria lo stesso. Al di là della critica dei loro gesti, cosa realmente resta? Il fatto che abbiano agito in nome di qualcosa. E tu puoi dire lo stesso?


martedì 23 dicembre 2014

La prossima star. Nastro rosso in TV di Paola Zivelli Recensione

Buon pomeriggio cari lettori, pochissimi giorni prima di Natale, posto l'ultima recensione prima delle feste. Un romanzo scritto dalla giornalista e scrittrice Paola Zivelli, che ha collaborato con TV Sorrisi e Canzoni, con programmi televisivi di successo e con la Mondadori, che s'intitola La prossima star. Una storia che racconta cosa si cela dietro il grande e pesante telone dello spettacolo, quali sono i meccanismi che lo controllano e le personalità sociali e politiche che ne decretano l'esistenza. 
Una lettura che non lascia indifferenti, che spinge a riflettere su un sistema che ci tocca tutti da vicino, nessuno escluso. Un romanzo che ti apre le porte su nuove scoperte e che spesso mi ha lasciata a bocca aperta. 

Leggiamo insieme la recensione e ditemi cosa ne pensate! 


 Intanto vi auguro un felice Natale e serene feste!   



Titolo: La prossima star. Nastro rosso in TV
Autore: Paola Zivelli
Editore: Cavinato
Pubblicazione: 2014
Genere:Romanzo
Pagine:336
Prezzo:Cartaceo 23,00
Link Acquisto



TRAMA 

 Il romanzo narra in modo molto chiaro retroscena della “dorata” TV e del giornalismo con una immersione dinamica, situazioni e intrecci proprio in quel mondo di cui poco si conosce realmente, nelle sue sfaccettature. Scritto a "voce alta", come la trama di un film, senza limiti di crude verità, la scrittrice fa testo a situazioni veritiere che spesso, dall’ambiente della televisione e del giornalismo, non vengono rivelate. Incalzano anche il mistero e i colpi di scena in una sorta di thriller realistico che si può rivelare un best-­seller, a volte ironico, in cui si manifesta una realtà spesso facente parte del quotidiano in genere. Il messaggio è chiaro, la scrittrice vuole dichiarare gli intrighi del “dietro le quinte”. Dall’essenza provocatoria, colei che diventerà la “Prossima Star” avrà la sua parte sì, ma come? Lasciamolo scoprire al lettore.



BIOGRAFIA


Paola Zivelli è romana, giornalista professionista specializzata in televisione, musica, cinema e spettacolo con lunga esperienza. È stata per anni inviato speciale del settimanale TV SORRISI E CANZONI e collaboratrice del settimanale TELEPIÙ. 
Grazie alla sua inchiesta sulla «Storia del grammofono e del disco» pubblicata a puntate sul settimanale TV SORRISI E CANZONI, poi diventata dettagliato catalogo storico per la mostra “1877-­1977 CENTO ANNI DI REGISTRAZIONI SONORE”, vince il primo premio dell’omonimo concorso indetto per l'occasione dall'AFI, Associazione Fonografi Italiani. 
Per Rai-­Radiodue è autrice dei testi delle trasmissioni “MEZZOGIORNO CON I POOH”, e puntate speciali di ‘RADIO OPEN’. 
Fra le sue esperienze come ufficio stampa:"COMPAGNI DI VIAGGIO" primo CD che raccoglie poesie di PAPA GIOVANNI PAOLO II° interpretate da VITTORIO GASSMAN. 

Per Raiuno collabora con Raffaella Carrà, come consulente artistico, occupandosi del coordinamento della redazione del grande successo televisivo "CARRAMBA CHE SORPRESA" e, contemporaneamente, è consulente di importanti agenzie fotografiche. 

Attualmente collabora con la redazione di BUDDISMO e Società, bimestrale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. 

Grazie alle esperienze sul campo nasce il suo primo romanzo/denuncia sul ‘dietro le quinte’ del mondo televisivo e giornalistico intitolato “LA PROSSIMA STAR-­ Nastro rosso in Tv”.




“Noi produciamo solo finzione, sogni che da un momento all’altro svaniscono come bolle di sapone. La tv che facciamo non ha passato, non ha futuro, non ha storia. E’ il nulla.” 

La prossima star è uno di quei romanzi scomodi, che anche se non fa riferimento a nomi e a situazioni reali, è il sistema di cui parla ad incrinarsi, nonostante tutto, sotto il peso della denuncia. 
Paola Zivelli, giornalista e scrittrice, che ha collaborato per tanti anni con TV Sorrisi e Canzoni e con Telepiù e ha contribuito, come consulente artistico, al grande successo di programmi come Carramba che sorpresa!, condotto da Raffaela Carrà, ci racconta, attraverso metafore e suggeriti intendimenti di un mondo del quale facciamo parte tutti, ma dall’esterno: la televisione. 

I suoi meccanismi, i suoi finti miracoli, le sue pseudo celebrazioni da quattro soldi. Questo libro ti offre la possibilità di affacciarti dal davanzale di una finestra invisibile e spiare oltre tutto ciò che credi di sapere e che non immagineresti mai. La prefazione dell’ex direttore del settimanale Tv Sorrisi e Canzoni, Gigi Vesigna, presenta con parole semplici e chiare a cosa andrà incontro il lettore che deciderà di leggere questo romanzo, a quali ingiustizie e nefandezze sarà costretto ad assistere, alle gelosie, alle corruzioni che si nascondono dietro il grande telone dello spettacolo. 

Ferrini è un giornalista alla ricerca della prossima star, colei che oscurerà la luminosità di tutte coloro che l’hanno preceduta e per la quale le due reti televisive più importanti, Upper Channel e A.I.R.E.-TV, lotteranno per imporsi sui dati Auditel. Una guerra televisiva che fin dalle prime pagine sembra essere caratterizzata esclusivamente dalla potenza degli ascolti, dagli sponsor e dalla possibilità di scovare, finalmente, una nuova stella che possa intrattenere milioni di spettatori davanti allo schermo ogni sacrosanta puntata, arricchendo i marchi pubblicitari e accrescendo l’importanza ed il successo della rete che l’ha lanciata. 
Ferrini come tanti altri, non è altro che una pedina in una scacchiera priva di colori, che cerca di districarsi nel mezzo di questo groviglio di meraviglie e terrori di cui è fatta la televisione. 

Chi sarà la prossima star? 

La dolce ed indifesa Loretta o la cinica e spietata Susanna? Entrambe ballerine professioniste, profondamente amate dal pubblico e desiderose di essere scelte per il grande show del sabato sera che il direttore della rete televisiva A.I.R.E.-TV, Rambaldi, sta organizzando. 

Lo stile della Zivelli è chiaro e scorrevole. Ci presenta l’ambiente televisivo e ciò che lo circonda attraverso svariati personaggi, inseriti in contesti diversi, capaci di mostrare le varie facce della luna chiamata TV. Ma a questo clima realistico e veritiero si aggiunge una strana atmosfera fantastica, che avvolge ed imprigiona alcuni personaggi, come Loretta e Susanna, rendendo le loro azioni vittime di pericolosi presagi, come l’eco di qualcosa di già destinato e quindi ineluttabile. Figure nere che appaiono nei sogni, danzatrici macabre che hanno il sapore degli incubi, gatti neri che miagolano nella notte e che diventano oscure presenze e strani compagni di improbabili streghe. C’è un fitto alone di mistero che rende alcune scene più inquietanti e sinistre, come se dietro ad ogni azione o parola si nascondesse molto altro da scoprire e questo basta ad accrescere la curiosità. 

Rambaldi è il centro della narrazione, intorno al quale ruotano le chiacchiere, le discussioni e le scelte degli altri protagonisti. Egli è l’uomo nel mirino, quello che tutti cercano al momento e che vogliono intervistare, ci vogliono parlare, vogliono sapere quel nome, il nome di colei che lui sceglierà per essere la stella del suo nuovo show. Ma Rambaldi è un uomo oscuro, sempre a caccia di donne. A volte collerico e violento, abituato a credere che tutto sia possibile grazie alla sua onnipotenza. Il suo aspetto fisico è tristemente banale, tratti somatici irrilevanti, statura bassa ed un atteggiamento vanitoso ed esibizionista. Eppure è lui il personaggio televisivo più potente, a tal punto che la sua influenza non può essere sottovalutata da coloro che voglio diventare delle vere star come Loretta e Susanna. 

La Zivelli usa molti aggettivi per descrivere gli attori del suo romanzo, permettendo a chi legge di figurarseli chiaramente sia fisicamente che caratterialmente in modo da rendere credibili i loro comportamenti e le loro scelte. Rambaldi, ad esempio, è furbo e sicuro di sé. E’ descritto egregiamente come un uomo freddo e distante, prepotente ed esigente, che non ammette errori. Eppure la sua personalità diventa suadente e carezzevole come quella del diavolo quando deve ottenere ciò che vuole. Il suo fascino risiede proprio in questo: in ciò che nasconde e che a tratti viene fuori, creando continue crepe nelle sue maschere e nel suo apparente stato di controllo. 

La guerra della televisione non è solo a colpi di Auditel, per stabilire tra reti concorrenti, quale sia il programma che ha avuto più successo, ma inizia molto prima, dietro le quinte e coinvolge tutti coloro che ne prendono parte, iniziando proprio dalle pseudo protagoniste, ipotetiche primedonne che lottano per ottenere quel posto in primo piano che le consacrerà a diventare delle vere star televisive. Ed è così che mentre Loretta sembra essere, almeno inizialmente, la prescelta da Rambaldi, Susanna non vuole assolutamente cedere, accettando la sconfitta, ed è pronta a fare qualsiasi cosa per ottenere ciò che secondo lei le spetta, dopo tanti anni di sudore e fatica. E’ estroversa, sensuale, presuntuosa ed orgogliosa proprio perché si considera la migliore. Ha già sedotto in passato Rambaldi ed è pronta a rifarlo, se fosse necessario, senza pensarci due volte. E’ una donna di marmo, forte e determinata, la sua furia è fatta di rabbia e di tenacia. 
Molto complesso il suo personaggio, soprattutto quando alla sua storia, si aggiungeranno una serie di elementi che renderanno ancora più difficile la sua caratterizzazione. 

Sia lei che Loretta ricevono telefonate minatorie da qualcuno che le vuole male. Il clima si appesantisce, si carica di tensione e di continua guerriglia sottile e seminascosta che scorre tra i corridoi e ancora più affondo dietro i programmi televisivi. L’arroganza, la furbizia, l’aggressività, la prepotenza, tutte caratteristiche che chi gioca in questi ambienti deve possedere per andare avanti, in una lotta che non finisce mai e che non ti fa mai sentire arrivato. 
Il piccolo schermo è costeggiato da una miriade di comparse, di attori quasi inanimati che svolgono macchinalmente i loro ruoli, perché quelli sono i ruoli a cui sottostare, come se un’enorme copione indirizzasse le gesta e le frasi di ciascun personaggio, incastrandolo perfettamente negli spazi vuoti di questa terribile e gigantesca storia. 

Giornalisti, manager, fotografi, ballerini, coreografi, locali ed agenti ruotano come sfere impazzite attorno ad un unico universo, quello della tv. L’autrice lascia intendere chiaramente che è un mondo fatto di manipolatori, di persone che ti fanno un favore in cambio di un altro, in cui nessuno è pulito e in cui tutto è inevitabilmente sporco. Dietro esiste la grande piramide del vero potere, il cui vertice è la politica. La televisione è comandata dai politici così come il vero successo di un personaggio televisivo dipende da quanto riesce a farsi amare dal pubblico, ingannandolo. 

Impensabili meccanismi televisivi controllano anche la costruzione di uno show di successo e la nostra autrice ce lo racconta in modo semplice e di grande effetto. 

“Se davvero vuoi lo show sfarzoso come dici, è in controtendenza. I gusti cambiano, le pretese aumentano e nessuno si accontenta. I telespettatori sono figli di puttana e i critici pure…Se proponi sogni e pailletes dicono che c’è bisogno di varietà senza pretese, innovativi e sperimentali, con facce di gente comune. Quando poi tenti di dare quello che hanno appena chiesto, ti sbattono in faccia il bisogno di evasione e la nostalgia per i sogni della tradizione. Lo fanno apposta, per dispetto.” 

La narrazione procede mentre l’attesa e la suspense crescono, alternata alla comparsa alienata e straniante di questa figura macabra e nera che incarna metaforicamente le paure e le incertezze che covano dentro ciascun personaggio che fa parte della vetrina di questo grande spettacolo. C’è molta oscurità, molto più di quanto possiate immaginare. 
La Zivelli racconta senza stancarsi cosa c’è dietro la nostra tv, ci conduce tutto d’un fiato in quei meta-luoghi in cui tutto avviene e tutto è inesistente, dove s’incrociano la politica, i giornali, i locali, i fotografi, le reti televisive e i personaggi dello spettacolo. Ci spiega come avvengono i servizi fotografici, l’invidia, la rabbia, la sete di vendetta, i colpi bassi, la corruzione, la svendita dei corpi e di come tutti quanti ne approfittino. E alla fine non vi sorprenderete mica se la tensione erotica che buca lo schermo, vale molto più della bravura? 

E su questo sfondo che sfonda la realtà e crea un mondo in cui le idee sono comandate da un telecomando virtuale che senza accorgervi, vi arriva fino al cervello, c’è chi ruba le idee per i programmi di successo e chi architetta un modus operandi efficace e mai compromettente per ricattare ed ottenere ciò che vuole. 
La televisione tradisce e non perdona. Ti brucia senza pietà quando non vai più bene e dovresti essere tanto furbo da salvarti la “vita” prima che arrivi la tempesta. 

Chiacchiere, gossip, discussioni, spie e intrecci pazzeschi tra vita privata e pubblica e il tutto diventa una verità romanzata che è soprattutto verità. A tratti la storia mi ha lasciata davvero a bocca aperta perché ti rendi conto di come la vita possa essere paradossale e scopri come proprio le due antagoniste della guerra per la conquista del grande show, resteranno entrambe fregate da qualcosa di completamente impensabile. 
E questo davvero non riesci ad aspettartelo, non puoi. 

Il romanzo è perfettamente lineare, furbo ed intrigante, non vi porta per i vicoli né per stradine buie, vi conduce, se avete occhi per vedere, direttamente dove volete andare e dove avete bisogno di arrivare per capire. Paola Zivelli sa scrivere storie, è una che con la scrittura ci vive, e si vede. 
C’è poco da fare, puoi anche metterti lì a cercare, frase dopo frase, per scovare una falla, un fosso, un passo falso ma non lo trovi. E’ tutto ben incastrato, come un giallo che leggi per la curiosità di scoprire chi è l’assassino. La stessa curiosità mista ad ansia la provi nell’attesa di scoprire chi è la prossima star. Quella tensione che sale, quel pizzico di terrore, quel saper mescolare presagi, maledizioni, incubi tormentati e illusioni tortuosamente abbellite da fantomatiche verità, rendono questo romanzo molto più che la storia di ciò che si nasconde dietro la tv. Lo rendono una trama che cattura, che t’incuriosisce, che ti prende, proprio come se stessi leggendo un thriller di alto livello e fossi tutto proteso ad arrivare alla fine, per afferrare finalmente la soddisfazione che meriti, dopo aver tanto penato e aver sofferto dietro quel mistero. 

Paola Zivelli è brava a non farti neanche lontanamente immaginare l’abominio mostruoso che soltanto le ultime pagine sveleranno, quella prossima star che tutti attendono e che l’oscuro Rambaldi ha finalmente trovato. 
E’ un gioco spietato e drammatico quello della televisione, che miete continuamente vittime eppure è anche capace di rinnovare le vite e caricarle di nuove e preziose energie. 
Il finale è pazzesco, folle, inaspettato e come un cerchio perfetto tutto ritorna a collegarsi e a unire il filo sottile che lega quella figura macabra ed evanescente che si muove come una marionetta fin troppo umana alla nascita della nuova star. 

Il piccolo grande schermo, come ce lo racconta l’autrice, fa rabbrividire. Perso nei suoi lustri e nelle sue musichette da varietà, lo show mette terrore come le più classiche storie dell’orrore. In quell'ambiente niente si salva e tutto è perduto e proprio per questo fin troppe persone sono pronte a tutto e leggere fino a che punto, fa ingenuamente tremare chi non è ancora pronto a scoprirlo. 

La televisione insieme ai mezzi di comunicazione di massa viene considerata parte del quinto potere, ossia un potere capace di creare consensi. Nel romanzo emerge chiaramente quanto dietro ogni programma televisivo ci sia la scelta di catturare il pubblico, confonderlo, appropriarsi di tutto l’interesse e muoverlo a proprio vantaggio. La tv è in grado di creare una realtà che possa essere usufruita da chi la guarda, mettendo in evidenza solo ciò che deve essere visto, guardato e pensato e omettendo tutto il resto. Pasolini sosteneva che la televisione si asserve alla massa dei telespettatori per asservirli e per indirizzarli verso un modo di pensare fatto di banalità, ignoranza e vanità. Come se al mondo non servisse altro, proponendo soltanto valori falsi ed alienanti perché il sistema che sta dietro la tv, agisce in modo che chi la guarda sia concentrato su determinati aspetti e si dimentichi dei veri problemi. 
Se solo pensiamo all’orrore che quotidianamente i grandi salotti della tv ci profilano riguardo le morti, gli assassini, le tragedie familiari che non fanno altro che accendere quella curiosità macabra verso la morte che forse non appartiene neanche a ciascuno di noi, ma ci viene suggerita, imposta dal modus pensandi che la tv ha creato per noi. 

Oggi tutto va in televisione, talk show, grande fratello, grandi show del sabato sera non fanno che parlare, giudicare, criticare molto più di qualsiasi vero processo nei tribunali. Basta che si guarda la tv e sembra che il colpevole già sia stato sentenziato. Così come un misero televoto decide chi deve uscire dalla casa più famosa d’Italia, così un branco di figurine televisive, tra pseudo criminologi e presunte giornaliste e qualche politico dismesso, decidono chi sarà il prossimo innocente a cui dare la medaglia del personaggio più discusso della settimana. Che siano donne, uomini o bambini, che importa? 

La tv divora, mastica, ingoia qualsiasi cosa. E pochi si rendono conto che quelle che ci propinano non sono altro che verità impacchettate con i fiocchi e le coccarde. Dovremmo tutti capire una cosa, che oggi più che mai, la televisione è uno strumento molto pericoloso, un vero e proprio lavaggio del cervello, che non ammette repliche, che ossida, annienta le funzioni del nostro pensiero. La tv ci fa vedere solo ciò che qualcuno vuole che noi vediamo, sappiamo, pensiamo. 

Discussioni, dibattiti, litigi, fantomatiche indagini, non sono altro che grosse caramelle da luna park che ci danno per farci riempire la bocca e non pensare.

Purtroppo chi dice queste cose è una che la televisione non la guarda e non l’ha mai guardata. Quindi non chiedetemi cosa passano alla tv stasera, ho un libro sulla scrivania. Ma voi intanto leggete il libro di Paola Zivelli e dopo forse la tv la guarderete con occhi diversi, gli occhi di chi sa come funziona. 

Ringrazio l’autrice per avermi dato la possibilità di leggere il suo romanzo. E’ stato un onore per me entrare nel suo “mondo” e comprendere, spero, ciò che lei vuole che si sappia di ciò che riguarda la sua storia e non solo.