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martedì 10 febbraio 2015

Intervista a Giusy Sorci, autrice di Il ricatto della luna

Buongiorno carissimi lettori! Approfitto di questo post per ringraziare tutti coloro che negli ultimi mesi hanno dimostrato fiducia e affetto nei miei confronti e di questo piccolo spazio nell’immenso mondo dei blog e delle recensioni. Per chi mi conosce davvero sa quanto io tenga ai libri e alla scrittura in generale e questo blog è nato inizialmente con l’idea di avere un occhio di riguardo per gli scrittori emergenti. Posso assicurarvi che il mio proposito iniziale non cambia e non cambierà mai.
Vorrei dire alle persone che mi hanno fatto i complimenti, a tutti coloro che si sono rivolti a me per avere una recensione e anche alle case editrici che mi hanno dimostrato fiducia, affidandomi i loro testi, che sono felice e piena di speranze che questo mio spazio e di tutti coloro che ne sono entrati a far parte e che vi entreranno, possa davvero aiutare e migliorare con il mio ed il vostro sostegno.  

Ma ora passiamo al post di oggi. Vi segnalo un’intervista ad una giovane scrittrice, Giusy Sorci, che ha già all’attivo la pubblicazione di una trilogia intitolata Le catene della notte e di cui ho recensito il primo romanzo, Il ricatto della luna.
Nonostante la sua giovane età, le sue risposte vi sorprenderanno!


Per chi si fosse perso la recensione, può trovarla qui.

     

Ciao Giusy, grazie di aver accettato questa intervista.


1- La prima domanda riguarda la scrittura. Raccontaci cosa significa per te scrivere e quando hai iniziato.

Io ho cominciato a scrivere quando ero molto piccola, e fin da quando ho messo un po’ d’inchiostro in un foglio bianco ho capito che non avrei mai smesso di farlo.  Per me adesso significa fermare il mio vero mondo, liberarmi di tutto ed essere davvero me stessa; perché io mi sento più reale dentro le pagine dei miei libri che nella vita di tutti giorni. Lì non c’è nessuno che mi dica cosa è giusto o cos’è sbagliato. Quel mondo è solo mio e nessuno può privarmene. La scrittura è ciò che resta mentre tutto cambia. Io non decido cosa scrivere, io apro una pagina bianca e faccio scorrere le dita sulla tastiera, tutto il resto viene da sé, ed è una sensazione impagabile. Hai mai provato l’emozione di piangere per qualcosa che hai scritto tu? A me capita spesso di commuovermi per le mie parole, per i miei personaggi, per le loro storie… e sono le lacrime più dolci che ho mai versato.

2- Perché hai scelto di scrivere un Fantasy?

Ho scelto il Fantasy perché avevo bisogno di un genere che non mi desse limiti. Il Fantasy ti permette di scrivere tutto quello che si cela nella tua fantasia, ti permette di vivere in un mondo del tutto tuo, che può essere distante anni luce dalla realtà, ma altrettanto reale.  Il Fantasy può essere però un’arma a doppio taglio: perché, se da un lato ti spiana la strada per creare qualcosa di epico, basti pensare al Signore degli Anelli o a Harry Potter, dall’altro spesso ti induce a cadere nella banalità. Il segreto secondo me è liberarsi da tutto quello che si legge e lasciare che sia la fantasia, non la razionalità, a scrivere. 

3- Quanto tempo hai impiegato per scrivere il tuo romanzo?

Ho impiegato 3 anni per scrivere l’intera trilogia. È stato difficile, soprattutto perché alla mia età lo stile cambia continuamente. Perciò una volta conclusa l’ho dovuta in gran parte riscrivere. Può sembrare quasi una pazzia, ma io credo che la cosa più importante sia compiacere se stessi, e non avrei mai sopportato di pubblicare dei libri di cui non ero fiera.

4- C’è stato un momento in cui hai pensato di abbandonare tutto?

Sì, ce ne sono stati diversi, soprattutto durante il mio primo anno di liceo. È stato difficile superare alcune delusioni, abituarmi a far coincidere gli impegni e trovare non solo il tempo ma anche la voglia di scrivere.  Alcune volte guardavo quei capitoli e mi veniva voglia di cancellare tutto e smettere. Ma si può smettere di respirare? No. E scrivere per me è necessario quasi quanto respirare; smettere mi ucciderebbe.

5- Qual è il personaggio che ami di più e quello che odi di più del tuo romanzo?

Il personaggio che amo di più è senza dubbio il protagonista. Anthony è parte di me, della mia mente e del mio cuore, ed è indescrivibile la sensazione di provare le sue stesse emozioni, di vedere con i suoi occhi, di piangere il suo dolore. Il personaggio più odioso è forse Amyas, perché la sua cattiveria è effimera, la sua personalità povera. Ma era esattamente così che lo volevo: cattivo, impotente, vuoto.

6- La notte esercita un fascino molto intenso su di te e lo si evince chiaramente dalla storia che racconti. Spiegaci i motivi di tale attrazione.

Il fascino che la notte esercita su di me, non è altro che la lontana eco di quanto ho impresso in Sybil. La notte per lei è qualcosa di meraviglioso, è la fonte di ogni suo potere, ma è anche il motivo della sua rovina. La notte è vita e morte insieme: uccide il giorno, ma ti riporta alla vita. È il momento più caotico della giornata, quando non sono i ronzii delle conversazioni a perseguitarti, ma l’affollarsi dei pensieri. Io amo e odio la notte, e volevo che questa coincidentiaoppositorum diventasse il fulcro della storia. 

7- Quale personaggio ti ha creato maggiori difficoltà nella stesura e con quale invece hai trovato maggiore affinità?

Il personaggio a me più affine è Sybil. Mi rivedo nella sua forza e nella sua debolezza, nel suo modo di amare soprattutto. Lei si affeziona alle persone tanto da starci male, il suo amore e il suo affetto sono veri e dolorosi e questo lato del suo carattere esplode nel finale, quando sente di star perdendo una parte di se stessa. Anche io ho vissuto un’esperienza simile, e ho cercato di imprimere in quel dialogo disperato la tristezza che si prova quando un’amica così importante si allontana da te. Ma ho realizzato che non c’è lontananza che possa distruggere l’affetto.
È stato difficile invece soffermarmi su Knight, descriverne le azioni, il comportamento, la personalità, solo con qualche apparizione.

8- Hai mai seguito un corso di scrittura e cosa pensi a riguardo?

No, non ho mai seguito alcun corso. Penso che sarebbe un modo di migliorare, di affinare la tecnica e di impreziosire il proprio stile, ma non è indispensabile. La scrittura è qualcosa che nasce dal cuore, ha bisogno di pratica, non di insegnamenti.  Nessuno può insegnarti a scrivere, nessuno può dirti come far coincidere mente e cuore su una pagina bianca.

9- Il ricatto della luna è il primo di una trilogia dedicata alle creature della notte. Quanto conta per te la scelta del titolo e la cover in un romanzo?

Sono entrambi elementi molto importanti. Il primo, il titolo dei libri e della trilogia, deve provare ad imprimere nei lettori le stesse sensazioni che suscita nello scrittore. La cover del romanzo deve attirare il pubblico, deve essere d’effetto e catturare l’attenzione. Nei miei libri ho curato molto la scelta delle copertine, scegliendone di simili in modo da legare strettamente i tre volumi della trilogia, ma allo stesso tempo desideravo delle immagini che potessero esprimere un carattere importante del libro.

10- Nell’universo che racconti, c’è spazio per tutte le emozioni umane e bestiali. Ma l’amore e la rabbia sembrano essere quelle dominanti e che inchiodano, seppur per motivi diversi, la vita sia di Anthony che di Sybil. Cosa vuoi trasmettere con le tue storie? Cosa vuoi che arrivi ai tuoi lettori?

Volevo porre l’attenzione su quanto sia difficile amare e difendere ciò in cui si crede. È forse questa la cosa più faticosa della vita; ma senza ideali la vita vale ancora qualcosa? Spesso gli ideali ci portano a combattere contro tutti, come Jayden che antepone i propri valori a tutto il resto, senza pensare alle conseguenze. Ormai troppe persone seppelliscono la coscienza per interesse, perché non vedere, non sentire e non parlare è molto più facile che combattere, ma io non voglio essere così. Io sarò diversa, io sarò migliore. Certo, difendere se stessi è difficile, ma non impossibile; è questo che volevo trasmettere. Anthony e Sybil devono combattere contro la cattiveria a cui sono destinati, ma non perderanno mai se stessi.

11- Chi è Giusy Sorci nella vita di tutti i giorni?

Io sono soltanto una diciassettenne la cui vita ruota attorno alla scuola, alla famiglia e agli amici. Amo studiare, e gran parte del mio tempo lo passo tra i libri, forse anche più di quanto vorrei; amo stare con gli amici e trascorrere giornate tranquille, oppure stare sola e scrivere, perché in realtà io non sono mai sola. Non c’è solo il mio libro, la mia testa è costellata di tante altre storie e di persone che non esisteranno mai, forse non verranno mai neanche scritti. Questo lo devo alla mia migliore amica, perché abbiamo passato tutta la nostra vita a creare personaggi, a inventare storie, a renderli veri.

12- Se dovessi dedicare il tuo romanzo a qualcuno, a chi lo dedicheresti?

A dire il vero non lo so. Ci sono tante persone che meriterebbero la mia dedica: la mia famiglia perché non si è mai stancata dei miei sbalzi d’umore e mi ha dato la forza di andare avanti sempre; alla mia migliore amica perché mi sopporta da tutta una vita, e credimi, alcune volte non mi sopporto neanche io; ad alcuni miei amici perché hanno consolato le mie lacrime e mi hanno dato una mano per rialzarmi quando sentivo che da una caduta non mi sarei potuta più riprendere; ad una mia professoressa delle scuole medie perché mi ha aiutato proprio nel momento in cui io avevo bisogno di spiccare il volo e credere in me stessa; alla mia attuale professoressa di lettere classiche perché anche se ho spiccato il volo, ancora volo ad un palmo da terra e lei mi ha sempre aiutato a non schiantarmi al suolo. A chi lo voglio dedicare? A tutti loro, e anche a tutti quelli che mi hanno fatto del male, perché se sono quella che sono è grazie a chi mi porge la mano per rialzarmi, ma anche grazie a chi mi butta giù.

13- Dopo la trilogia Le catene della notte, scriverai ancora o stai già scrivendo?

Sto già scrivendo, perché ho previsto una seconda trilogia strettamente collegata a questa e sono già a lavoro per realizzarla.

14- Donaci una citazione da un romanzo che ha un significato importante per te.

“È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttare via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio.”
(Il piccolo principe)


venerdì 6 febbraio 2015

Le digressioni del cuore di Luca Barbanti Recensione

Buongiorno! Anche oggi è una giornata dedicata alle recensioni. Il romanzo che vi propongo oggi è scritto dall’esordiente Luca Barbanti e s’intitola Le digressioni del cuore. Una storia molto profonda che racconta in che modo le vite di Luigi, il protagonista e di un bambino nigeriano s’intrecciano, creando un legame di inestimabile valore.


Aspetto le vostre impressioni!

Titolo: Le digressioni del cuore
Autore: Luca Barbanti
Editore: Epsil
Pubblicazione: Dicembre 2014
Genere: Romanzo
Pagine: 182
Prezzo:  12,00 – 3,99

Trama

La vita di Luigi scorre nella pura normalità, quando un bel giorno una sua vecchia amica, Faysa, ragazza nigeriana che vive da anni in Italia, lo va a trovare. Lei gli racconterà il vero motivo della sua visita: è sposata con un uomo che la maltratta e che le ha dato un bambino, Issah. La vita di Luigi cambia del tutto quando Faysa gli dice che deve tornare in Nigeria per un incarico importante con l'ambasciatore, un grande amico di suo padre. Questi odia qualsiasi individuo bianco-europeo, pertanto la ripudierebbe se venisse a sapere del suo matrimonio e di Issah. Faysa chiede allora una grande prova di amicizia a Luigi: tenere Issah con lui e fargli da padre. Luigi decide di accettare e di portare Issah a casa con sè. Nonostante le piccole e brevi difficoltà iniziali, i due presto stringeranno un forte legame: Luigi gli insegnerà i suoi principi, a essere rispettoso, buono e a non curarsi del suo colore della pelle che viene denigrato dagli altri perché, in un paese come l'Italia, tutti hanno il diritto di sentirsi italiani, di sentirsi normali.


Biografia 

Luca Barbanti nasce a Roma il 13/02/1992 insieme alla sua gemella Martina. Frequenta l'istituto alberghiero a Rieti. Sin dall'adolescenza evidenzia una predisposizione per le materie umanistiche e letterarie e per le lingue straniere. Dopo aver conseguito il diploma si iscrive alla facoltà di scienze della mediazione linguistica presso l'università Gregorio VII di Roma. Oltre alla scrittura, ha la passione per il calcio e la buona cucina. "Le digressione del cuore" è il suo primo romanzo.





Le digressioni del cuore è la storia di Luigi, protagonista ed alter ego dell’autore che con estrema sincerità e semplicità, racconta la sua visione del mondo attraverso uno sguardo posato ed incredibilmente attento. 
C’è un’acuta e ben destreggiata osservazione alla base di ogni descrizione e discorso che supera molto spesso la stessa qualità esclusivamente narrativa del testo, concentrandosi felicemente sugli aspetti più introspettivi. 

Luigi è un ragazzo normale che lavora come receptionist in un hotel importante e che da pochi mesi ha stretto una relazione significativa con Giulia, una donna che ammira molto. Sebbene lui non voglia ammettere a sé stesso il significato di questo legame e il suo valore, i fatti parlano terribilmente chiaro: Giulia è in grado di farlo sentire amato e risveglia costantemente in lui la sua identità di uomo. E’ una donna sensibile, molto intelligente, caparbia ed è un’inguaribile sognatrice. 
Sin dalle prime pagine, la vita di Luigi scorre tranquillamente nella sua quotidianità. Lavoro, amici, incontri ma soprattutto riflessioni su tutto ciò che lo circonda. 

“Sono sempre stato un amante dell‟osservazione: mi affascina molto, quando mi trovo in luoghi affollati, guardarmi intorno, cercare di capire i pensieri e magari un po’ di vita di chi mi sta accanto.” 

Luigi è un sentimentale-filosofo convinto, si lascia facilmente portare via dai pensieri e rapire dalle emozioni. E’ chiaro fin dall’inizio che nella sua vita come in tutta questa storia, troneggia indisturbato il battito palpitante del cuore, amico e nemico delle esistenze di tutti. 
Un cuore, quello di Luigi, che subisce uno strappo proprio quando la sua amata Giulia gli comunica che si trasferirà in Galles per inseguire il suo sogno fatto di volontariato, lasciandogli addosso una terribile ansia di abbandono. 

Il protagonista, con uno stile semplice e leggero, ci racconta di sé stesso come di una persona socievole, gentile, educata ed altruista, spesso canzonatoria ma soprattutto profondamente riflessiva. La sua vita è fatta di momenti sinceri e spontanei, che scandiscono un’esistenza nella quale rientrano a dovere personaggi molto diversi tra loro, egregi rappresentanti di un’umanità variegata e variopinta, piena di voci e di suoni, attraverso luoghi capaci di raccontare vite nuove ed inesplorate, nelle quali esiste più di tutto, una condanna netta e pesante contro qualsiasi tipo di ostracismo e razzismo verso qualunque tipo di diversità fisica o mentale. 
Luigi è un ragazzo dal cuore buono ma che qualcosa inaspettatamente incrina. 

Lo stile dell’autore è estremamente colloquiale, il suo modo di narrare è quello tipico della conversazione a tu per tu, come se parlasse direttamente al lettore, attraverso un uso dialogato della prima persona che enfatizza la discorsività delle scene, a discapito di un linguaggio più elaborato che non trova spazio. Le scene sono familiari e facilmente riconoscibili, palesemente quotidiane a tal punto che ci sembra di leggere una vita tra le tante. 

La tranquillità di un’esistenza apparentemente equilibrata è turbata dall’arrivo di una figura che giunge direttamente dal passato di Luigi e trascina con sé un vero uragano. Faysa, una vecchia amica universitaria, originaria della Nigeria, porta con sé una notizia incredibile che si tramuta presto in una richiesta d’aiuto impossibile da rifiutare. 
La donna, vittima di soprusi da parte del marito e di una violenza domestica inaudita, chiede a Luigi di potersi occupare di suo figlio Issah, di sette anni, per un periodo di tempo ancora indefinito ma sicuramente lungo. 
Il giovane, che non ha mai avuto a che fare con bambini, né tanto meno ha mai visto quella piccola anima innocente, dopo un rifiuto iniziale, dettato più dalla paura che dalla mancata comprensione della gravità della situazione, accetta. 

"Tu sei l‟unico uomo in grado di poterlo tenere con sé, di poterlo educare, istruire e amare davvero e nel migliore dei modi possibili…"

Dunque questo bambino giunge come un fulmine a ciel sereno nella vita del nostro protagonista, portando con sé ancora ulteriori riflessioni e prese di coscienza che riguardano la vita dei singoli come quella di tutti. 
Tra i temi trattati in questo romanzo esplode forte quello della violenza sulle donne, contro cui l’autore, come il protagonista, istruisce una condanna totalizzante ed estrema. Irrompe dunque la sofferenza come un velo che strappa via da una vita usuale la sua banalità e certezza, rendendo estremamente deboli tutte quelle scelte e convinzioni che fino ad allora erano state calcolate e calcolabili. Ma la tempesta è alle porte e l’odore delle vittime arriva fino a riva. Cosa farà Luigi? 

Issah lo metterà di fronte a qualcosa di profondamente nuovo per lui, di cui è completamente all’oscuro e che rimetterà in gioco i suoi ricordi e soprattutto la sua infanzia: la paternità. Cosa significa essere padre? Luigi comincerà a porsi molte domande, cercando di capire cosa voglia dire veramente prendersi cura di qualcuno. La sua sarà una lenta presa di coscienza, accompagnata dalla possibilità di riconoscere le sue nuove responsabilità. In altre parole una crescita ed una maturazione che lo porteranno a riflettere sul concetto di amore e sulla possibilità reale di amare qualcuno che non si conosce. 

Ma Issah non rappresenta solo un bambino dalla pelle scura, non è solo uno straniero in un mondo che per diritto gli appartiene, perché lui è italiano nonostante gli altri dicano il contrario. Gli ignoranti, i superficiali, cattivi mezzi uomini che usano le offese per inchiodare la dignità del proprio simile, anche se si tratta di un bambino che non può difendersi. 
No, non si tratta solo della storia di una piccola anima innocente che si aggrappa a colui che lo può proteggere, si tratta della vita preziosa di un bambino che deve essere salvato dalla meschinità umana. 
E ciò che bisogna salvare è la sua innocenza prima che venga sporcata. 

Con il passare del tempo il legame tra i due cresce e s’intensifica, basandosi sulla stima reciproca e sulla fiducia. Ma sullo sfondo incombe inquietante e strisciante il razzismo latente che circonda la vita di tutti quelli che vengono considerati stranieri e diversi. Ed è nel bambino che si racchiudono i dolori, le ingiustizie e le sofferenze di un mondo cieco davanti alla vera natura delle cose. 

A tratti commovente in altri profondo, il romanzo è ben articolato e scivola nella sua semplicità. Issah è una vittima e Luigi si sente in dovere di difenderlo su più fronti: dalla società che usa il razzismo come arma disgustosa e denigrante e dal padre, uomo violento e privo di umanità. 
Ma anche Luigi ha le sue debolezze, i suoi lati oscuri, la sua fragilità latente che lo conduce a sbagliare e a mentire a chi non vorrebbe. 

Intrecciata alla storia di questo bambino indifeso e dell’uomo che deve proteggerlo, esiste un coraggio fatto di scelte e di sostanza, una responsabilità intensa e determinante che nasce nel cuore di Luigi e lo rende capace di decidere, di rischiare e di affrontare anche il più infido dei pericoli. 
Issah risveglierà in lui la vita, la voglia di scegliere, di conquistare, di combattere. Una scelta fatta con il coraggio più potente ed ammaliante di chi possiede un cuore buono e un’anima altrettanto pulita. 

Luigi vorrebbe salvare quel bambino dalla cattiveria del mondo, dalla mancanza di rispetto, dalla violenza e dall’abominio dell’ignoranza, ma sarà quel bambino, con la sua ingenuità e la sua capacità di mantenersi ancora integro, nonostante lo squallore al quale inevitabilmente è condannato per le sue stesse origini e per un maledetto colore della pelle, che lo salverà. 

Lo farà nel silenzio e nel rispetto, nella delicatezza e nella fragilità di un’anima che è ancora capace di perdonare. Per fortuna. 

"Va bene, non mi rispettate, mi discriminate e io lo so bene, ma nel mio mondo ci sarà sempre anche posto per voi, perché, vedete, qui io sono proprio come siete voi."




mercoledì 4 febbraio 2015

Il ricatto della luna di Giusy Sorci Recensione

Buongiorno cari lettori, è il momento di postare la recensione di un romanzo Fantasy pubblicato dall’esordiente Giusy Sorci. Il ricatto della luna è il primo libro di una saga incentrata sul mondo delle creature fantastiche, tra le quali spiccano i vampiri e i demoni della notte. I protagonisti sono Anthony e Sybil e attraverso le loro vicissitudini scopriremo le loro emozioni più profonde e nel contempo assisteremo alla nascita e all’imposizione di sentimenti che segneranno il corso delle loro esistenze. Non perdetevi questo romanzo se amate le storie fantasy nelle quali amori maledetti e creature potenti e malvagie si scontrano al confine tra la realtà e l’immaginazione.


Leggete la recensione, aspetto i vostri commenti!



Titolo: Il ricatto della luna

Autore: Giusy Sorci

Editore: Youcanprint

Pubblicazione: 2014

Genere: Fantasy

Pagine: 286

Prezzo: 1,99

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Trama

Il primo volume della trilogia "Le catene della notte" mette in scena la storia di una trasformazione profonda, tanto fisica quanto mentale. Il sangue di vampiro dona una seconda possibilità ad un ragazzo in bilico tra la vita e la morte, Anthony Anderson. Ma può chiamarsi vita un'esistenza che brilla spegnendo la luce di anime innocenti? Solo l'amore riuscirà a dipanare ogni dubbio, perché Sybil, affascinante demone della notte, lo inchioderà ad una vita detestata. Il suo cuore, congelato dal veleno, tornerà a battere di calore umano. Ma un terribile segreto trasforma le carezze di Sybil in profonde pugnalate e la sua dolcezza in rabbia spietata. Potrà l'amore trionfare ingannando le trame del destino?

Biografia

Giusy Sorci è nata a Palermo nel 1997, vive a Bagheria con la famiglia e ne frequenta attualmente il Liceo Classico “Francesco Scaduto”. Da sempre appassionata di lettura, fin da bambina ha trovato nella scrittura un modo per esprimersi. “Il ricatto della luna” è il primo libro di una trilogia fantasy, dal titolo “Le catene della notte” e ne rappresenta l’esordio.



Il ricatto della luna, primo volume della saga fantasy “Le catene della notte” è un romanzo sorprendente, sotto molti punti di vista. Innanzitutto non ti aspetti che l’autrice, Giusy Sorci, alla sua prima esperienza di pubblicazione, possa dimostrare uno stile narrativo così profondo e maturo. 
Ciò che ho apprezzato maggiormente di questo romanzo è proprio il linguaggio usato, che nonostante sia macchiato da qualche refuso, è carico di suggestioni e meraviglie. 
Le descrizioni degli ambienti e dei personaggi sono talmente accurate, precise, dettagliate che ti sembra di entrare in quei luoghi e di essere parte della mente e del corpo dei protagonisti. Ti sembra di conoscerli tanto quanto li conosce chi li ha creati. 

Protagonista di questa storia è Anthony Anderson, un ragazzo normale, con una famiglia e gli amici, che si trova a dover affrontare una malattia sconosciuta che lo porta inevitabilmente e giorno dopo giorno, verso la morte. A salvarlo dal dolore e dalla sofferenza un’apparizione improvvisa di una ragazza, che marchiandolo con il suo morso agghiacciante e immortale, lo tramuterà in un vampiro. Da questo momento in poi, si ritroverà prigioniero di una villa degli orrori, nella quale conoscerà oltre Kristen, anche Amyas, il capo dei vampiri ribelli, Alexis e Kila. 
Nessuno di loro gli darà tregua, tutti sembrano volere qualcosa da lui. Proverà un’attrazione inspiegabile verso colei che lo ha trasformato. Un legame molto forte che non può essere amore ma solo appartenenza. Quando un vampiro trasforma un essere umano, egli sentirà per sempre un legame intenso con il proprio creatore. Un legame che può essere facilmente scambiato con l’amore, ma non è altro che triste illusione. 


“I miei occhi contro i suoi. La sensazione che provai era un misto tra terrore e attrazione, sentivo che fra noi c’era un legame estremamente forte, ma non ne capivo il motivo. Ero schiavo del destino, gettato in una realtà inquietante e contraddittoria che desiderava cacciarmi via, e non sapevo più chi fossi.”

Anthony dovrà combattere contro se stesso e quello che crede di provare per Kristen, per non sottostare alla volontà dei suoi carnefici, soprattutto quando scoprirà che la sua trasformazione ha provocato esiti imprevedibili. Dovrà superare una prova al limite della bestialità, nella quale la sua forza latente di essere umano sarà messa a dura prova dagli istinti e dalla ferocia dell’animale che è presente in lui e che la trasformazione ha reso più vigoroso e forte. Soltanto quando riuscirà a scappare da quella prigione fatta di illusione e di terrore, scoprirà cosa significa vivere ed amare per davvero. 

“Non avrei resistito a lungo in quella casa, non in una villa d’inchiostro dove vivevano fanatici religiosi, devoti ad una divinità sanguinaria e crudele, ostili a se stessi e agli altri, amanti del buio e della notte, del dolore e dell’odio, della morte e degli inferi.” 

Giusy Sorci ci racconta una storia ambientata in un luogo immaginario nel quale ci spostiamo da una città all’altra. Luoghi nei quali si confondono regni, sovrani e una miriade di creature che li popolano insieme alla razza umana. Su tutti prevalgono i vampiri, gli esseri più malvagi ed infimi che per la loro terribile sete di sangue sono pronti ad uccidere chiunque. Ma non sono gli unici a popolare quelle terre dimenticate, esistono creature ancora più potenti, che si celano dietro un aspetto fiabesco e colorano i loro occhi di perla e il loro sguardo di ghiaccio si trasforma in rosso profondo, solo quando cala terribile la notte, nella sua infinita macchia d’inchiostro. 
I demoni della notte sono le creature che vivono isolate, che usano la magia e che conoscono l’arte della sopravvivenza contro le più devastanti minacce della natura. 


“I demoni sono il popolo più frammentato e povero, il loro regno si è disintegrato secoli fa, ma io credo che neppure espugnando tutti i loro villaggi potrebbero essere sconfitti davvero. Non si può estinguere qualcosa di eterno come la loro magia. E' triste pensare che la loro antica magia si sia quasi del tutto esaurita. Se anche dovessero piegarsi fino a sfiorare il terreno non si spezzeranno mai. Sono più antichi di noi, e, credimi, anche molto più potenti. Non ti fidare di loro, non ti fidare delle ninfe, manipolatrici e diffidenti, non ti fidare di nessuno Anthony, il tradimento è covato in seno agli amici. Non ti serve nient’altro per andare. Tu non hai bisogno di sapere chi siamo, cosa siamo, la nostra storia, tu hai bisogno di credere che quelle storie esistano, tutto qui.” 

La fuga di Anthony da coloro che lo hanno trasformato e soprattutto da colei che lo ha incatenato per sempre all’immortalità e ad una vita fatta di sangue e morte, è una fuga devastante dal punto di vista emotivo. Lui non ha nessuno da cui andare, non sa come sopravvivere, si rifiuta ostinatamente di uccidere ma soprattutto è dannatamente solo. Eppure vuole trovare una speranza, uno spiraglio che gli faccia ancora credere che vale la pena vivere quella vita eterna che apparentemente ha perso ogni suo maledetto senso. 

L’autrice riesce a descrivere gli ambienti in modo perfetto, ricoprendo le descrizioni di uno stile fluido, avvolgente, talmente malleabile da essere adatto a qualsiasi aspetto lei racconti. Dai luoghi fantastici, fino agli ambienti interni, per poi arrivare all’emotività tagliente dei personaggi. 

La narrazione è in prima persona e la storia narrata ci avvolge attraverso lo sguardo timoroso e spaventato di Anthony che dopo aver abbandonato il luogo della propria creazione e le persone che lo hanno iniziato a questa immeritevole esistenza, vaga attraverso luoghi e sogni, paure ed incubi fino a giungere da Lei. 

Sybil: colei che lo accoglierà nel villaggio nel quale vivono i demoni, colei che lo avvicinerà ad una vita preziosa, nella quale il ragazzo riscoprirà la forza di un affetto sincero e l’amore per un luogo che sentirà finalmente suo. 
Le descrizioni della natura selvaggia ed incantatrice, dei boschi, dei laghi, delle notti oscurate da una luna tempestosa, costituiscono la bravura dell’autrice che dimostra una maturità nella presentazione di queste scene che supera di gran lunga la sua esperienza reale. 

Il suo modo di raccontare avvolge e ammalia, ti trasporta docilmente verso un mondo nel quale tu che leggi, sei inevitabilmente straniero, eppure quei posti nascosti all’occhio umano, vivono e battono di un cuore possente tutto loro. Un fascino al quale non puoi rinunciare, lasciandoti cullare dalle parole, dalle espressioni languide e fiabesche, capaci di accarezzarti l’anima per non farti andar via. 

Ma la meraviglia di quel mondo di cui Anthony si sente finalmente parte, soprattutto grazie alla presenza di Sybil, è continuamente oscurato dai suoi istinti e dalla fame terrificante che lo divora dall’interno. Una fame senza nome e senza meta, un sordo desiderio, incapace di rispondere a qualsiasi ragione. Un’irrefrenabile sete di sangue che lo insegue ovunque e che ingrigisce inesorabilmente la luce ed il calore che ogni giorno Sybil è in grado di donargli con il suo sorriso. 

Anthony è un vampiro che lotta contro la sua stessa natura, che non vuole fare del male, che si contorce dal dolore pur di non sottostare alla bestialità della sua anima. Sono molteplici le emozioni che attraversano la sua mente e l’autrice è capace di descriverle tutte, rendendole vive, pulsanti, sanguinanti, come se quei sentimenti stessi, così devastanti e rabbiosi, diventassero corpo e carne davanti ai nostri occhi. Li vediamo dimenarsi, abbattersi, rialzarsi, combattere in nome di una vita pura ed innocente. Anthony ripudia il suo essere vampiro ma non può combattere contro la sua stessa sopravvivenza.


“Tremavo di rabbia, ma la rabbia mista alla brama di sangue caldo, mi faceva impazzire, mi rodeva la mente facendo confondere pensieri e parole, come se lentamente stessi tornando una bestia, come se stessi varcando il sottilissimo confine che separava me stesso dal mostro che si celava dietro i miei occhi.” 

Un dissidio interiore che lo distrugge, che lo porta inevitabilmente verso una scelta fatta in nome dell’amore. Ma c’è qualcosa che cova ferocemente nel silenzio del non detto e della paura. Anthony scoprirà presto di non essere la creatura più spietata e sanguinaria. Scoprirà che proprio la sua Sybil nasconde un segreto di cui lei stessa è inconsapevole ma che la attanaglia ad una vita fatta di odio e di morte. 
La luna, impavida condottiera di anime notturne e oscure, influisce su di lei più che su qualsiasi altra creatura. I vampiri amano la notte ma ci sono esseri ancora più terribili e attraenti che assorbono l’energia e la forza della luna per diventare mostri di incredibile potenza e malvagità. 

L’amore e l’odio si confonderanno al mistero e alla magia, per intessere una storia non priva di colpi di scena ma soprattutto piena di emozioni. 
Non ci sono mezze misure, ciò che sentirete sarà bianco o nero, perché nonostante la sua giovane età, Giusy Sorci descrive un mondo nel quale sono i sentimenti ad avere il ruolo principale e sono sentimenti forti, definiti, che si schiantano davanti ai muri di cristallo fatti di improbabili certezze e difese, per scivolare lungo le pareti dell’indifferenza e raggiungere l’intera superficie dei sensi e della mente, risvegliandoli. 

Anthony deve decidere se lasciarsi morire senza uccidere oppure vivere. Ma per farlo ha bisogno di uno scopo, un motivo, una ragione. Ha bisogno di sentire ancora la vita scorrergli nelle vene, la stessa vita che sente e riconosce negli occhi di luna di Sybil. 


“Stavo annegando nei miei istinti mentre la sete aumentava la sua stretta e la mia lucidità vacillava. Ero al culmine delle mie resistenze, la morte mi chiamava a gran voce e mi trovavo di fronte ad un bivio, il più difficile della mia vita. Lasciarmi morire di sete o diventare un assassino?” 

Sono estremamente vivide le scene più cruente, in cui la fame del vampiro s’impone su tutta la delicatezza di uno stile che riesce inesorabilmente a cambiare e ad incarnare i momenti anche più spietati e devastanti, come quelli che parlano con crudeltà di morte e sangue. 

C’è una lotta insita non solo nel cuore dei personaggi, ma anche tra coloro che si amano e che arrivano al punto di scontrarsi. Il ricatto della luna è un romanzo che si muove su più livelli e accoglie una miriade di aspetti, mostrando i personaggi nelle loro più dolci e feroci essenze. Sybil e Anthony non sono poi così diversi. Le loro anime non sono votate al male, il loro istinto è ancora legato alla purezza e all’innocenza, all’amore verso la vita, ma una condanna più grande di qualsiasi ribellione, una maledizione antica li ha costretti a soccombere ad una natura funesta ed incontrollabile. 
Si troveranno a combattere l’uno contro l’altro per un amore che ferisce e sana, che marchia e perdona, che sanguina e cura. Un amore che non si spegne fino a quando arde vivo il desiderio e la speranza. 


“La baciai con forza attirando a me la parte di lei che si era assopita, la parte che amavo e avrei amato per sempre e non sapevo se il mio amore sarebbe stato in grado di sconfiggere la morte, ma quella era la sera dell’amore in fondo, e neppure la morte potrà mai spegnerlo.” 

Ama e sarai libero è una frase che s’impone verso la fine della storia e che racchiude l’intero senso di tutte le esistenze raccontate. Anthony vuole vivere per amore ed è in quell’amore, seppur terribile, mortale, feroce, pieno di rabbia e di morte, fatto di lotte e di ferite, che vuole abbandonarsi, respirare, annusare il profumo di un riscatto e di una salvezza. 
Sybil è una creatura strana, la cui natura sfugge a qualsiasi tipo di controllo, ma anch’essa è carica di passione e determinazione, di forza e amore. 
Anthony vuole proteggerla da qualsiasi pericolo ma prima di tutto vorrebbe proteggerla da sé stessa. Ma la verità viene fuori come il più pericoloso dei temporali e le conseguenze saranno irreparabili. 

Il ricatto della luna è un romanzo che riesce a conquistarti per l’intensità delle atmosfere, che nonostante racconti di vampiri e demoni, non si perde in banalità scontate ma riesce ad arricchire il racconto con uno stile che cattura, che prende possesso della scena e che non lascia distrazioni. E’ prima di tutto una storia d’amore, di odio e di sopravvivenza. Ciò che mi ha colpito è la profondità con cui l’autrice affronta questo mondo emotivo, senza la frettolosità tipica di questo genere di romanzi, trattandosi di vampiri. 
Qui invece c’è introspezione psicologica dei personaggi, c’è la volontà di chi li crea di dargli prima di tutto una vita fatta di emotività, di pelle e di cuore. 

Emerge la sofferenza di un’anima che rifiuta la sua natura, il dolore per non poter amare come vorrebbe, la consapevolezza di dover combattere il male più nascosto e di non poter proteggere ciò che più ama al mondo. E’ impossibile restare indifferenti davanti ad Anthony, il cui cuore è scorticato letteralmente dall’amarezza, dall’angoscia e dalla fame. E’ nudo e messo davanti ai nostri occhi per far sì che chi legge possa capire fino in fondo la malattia dell’immortalità e la sua condanna. 

A tutto questo aggiungete la certezza di amare chi non puoi amare, colei che vorresti proteggere con la tua stessa vita ma sai di poterle fare del male per il semplice fatto che tu esisti. 


"Lei alzò gli occhi su di me, ma io non li guardavo, ero catturato dalle sue labbra di rose, e non riuscii più a resistere. La baciai con delicatezza, sfiorando le sue labbra e assaporandone il velo salato di lacrime che le ricopriva, e l’abbracciai come fosse fatta di cristallo, come se in un soffio si sarebbe potuta spezzare, ma lei rispose con fervore, affondando le braccia nel mio petto, lasciando che l’avvolgessi con il mio cuore; e io per un istante credetti di riuscirci."

Un romanzo forte e caldo, bianco come la luna ma nero come la notte e rosso come l’inferno che i protagonisti dovranno affrontare. 

La vestale di seta pura, puntellata di stelle è la fonte di ogni desiderio e terribile magia che s’insinua languidamente negli occhi e nei cuori di Anthony e Sybil rendendoli amanti e nemici, assassini e innocenti vittime di un potere che come una leggenda antica li sovrasta e comanda. 

Il ricatto della luna è soltanto il primo di questa trilogia che, considerate le premesse, non potrà che avvalersi di ulteriore forza e fascino. Credo molto nella scrittura di questa autrice, mi ricorda ciò che dissero a me una volta: che avevo uno stile poetico. Anche lei lo possiede ed è bello leggerlo.




lunedì 2 febbraio 2015

Intervista a Stefania Sabadini, autrice di Capture

Buongiorno! Anche oggi vi presento un’intervista molto interessante realizzata a Stefania Sabadini, autrice esordiente di cui ho già recensito il primo romanzo della sua saga fantasy, intitolato Capture. La storia mi ha davvero colpita molto e le domande che ho fatto all’autrice riguardano sia la trama ma soprattutto anche le sue esperienze di vita personali sulla quali è importante riflettere e approfondire.

Potete leggere la recensione qui.


Date un’occhiata!




Ciao Stefania, grazie di aver accettato questa intervista.

1- La prima domanda riguarda la scrittura. Cosa rappresenta per te e perché hai iniziato a scrivere?

Innanzitutto, desidero ringraziarti, dal profondo del cuore, di questa bellissima opportunità che mi hai dato, permettendomi di far parte del tuo bellissimo blog.
Rispondendo alla tua prima domanda, per me la scrittura rappresenta la passione allo stato puro, la magia di staccarmi dalla realtà e far parte di questo fantastico mondo formato da creature mitologiche e luoghi incantati. È il mio “rifugio segreto”, se così vogliamo definirlo. Ho da sempre amato scrivere, e ho cominciato a scrivere attorno ai tredici anni, quando la mia vita è stata stravolta dalla malattia e dalla sofferenza. Se non avessi avuto questa “scappatoia”, tra visite mediche e degenze ospedaliere, sale di rianimazione e tant’altro, non so se sarei sopravvissuta. All’epoca, quando tutti pensavano a costruirsi una vita, e io ero in attesa di perenni verdetti dei medici, è stata l’essenza stessa della mia vita.

2- La tua vita è stata piena di esperienze. Sei stata in coma e hai subito due importanti interventi chirurgici per guarire la tua malattia. Cosa ti porti dentro di questa terribile esperienza?

Inizialmente, queste esperienze traumatiche, mi facevano sentire debole e inadeguata. Provavo solo perenne dolore. Poi, però, ho cominciato a vedere la vita in modo differente: ho capito che essere sopravvissuta più volte alla morte, aver lottato per la vita, non era una sconfitta, ma una vittoria, una prova di forza. Insomma, ho lottato più volte per sopravvivere, e ora mi sento di dire che, nonostante gli strascichi e i segni della malattia stessa, amo la vita più che mai.

3- Sin da piccola hai avuto a che fare con ospedali e medici. Molti credevano che non ce l’avresti fatta, eppure è accaduto il miracolo. Qual è la chiave che ti permette di non arrenderti mai?

Io ho sempre creduto di essere fragile e debole, ma posso affermare con assoluta certezza che in ognuno di noi c’è la forza per lottare. Questa forza ci è data dalle persone di cui siamo circondate, da esperienze che viviamo, da chi crede in noi e, soprattutto, dall’amore nei confronti della vita.

4- Perché hai scelto di scrivere un Fantasy?

Fino al 2003, più o meno, scrivevo romanzi gialli e sentimentali. Poi però, ho cominciato ad abbracciare i libri fantasy, leggendo Harry Potter, Twilight ad esempio, e ho cominciato ad innamorarmi di questi mondi straordinari e mitologici. Sono sempre alla caccia di saghe fantasy, non riesco a farne a meno, è come una droga per me. Se la sera prima di dormire non dovessi leggere, non so se riuscirei a dormire… Non ti dico quanti libri compro e quanto abbondi la mia libreria, ma amo i libri.

5- Qual è il significato morale, se c’è, e interpretativo della storia da te narrata nel tuo romanzo? Quanto in esso, può essere accolto come un insegnamento verso la vita e il modo di affrontarla nel modo giusto?

I miei libri sono abbondantemente composti da ostacoli, intrecci, intrighi e dalla costante lotta del bene contro il male, un po’ come la vita in fondo. Ho affrontato molti ostacoli e i miei libri dicono molto di me, ma il messaggio, che essi vogliono lanciare ai lettori, è che nella lotta del bene contro il male, alla fine vince e vincerà sempre il bene, prima o poi. E si spera sempre prima che poi. Inoltre, nei capitoli successivi al primo, si parla della lotta tra religioni, delle discriminazioni,  e il messaggio che vuole lanciare la protagonista e altri personaggi di rilievo della saga, è che, sia che noi crediamo in un Dio, piuttosto che in più dèi, la vera essenza del credere è quella di rispettare il prossimo e le idee altrui, senza discriminare chi non la pensa come noi. Inoltre, anche se la protagonista è perennemente inseguita dal passato, dai ricordi e dagli ostacoli, mai smette di lottare e credere nell’amore e in un mondo migliore. Prima di pretendere che siano gli altri a cambiare, dobbiamo essere noi stessi ad apportare importanti trasformazioni in noi.

6- Fate, sacerdotesse ma soprattutto streghe. Il tuo mondo è pieno di magia e di incantesimi. Quanta fede hai nell’immaginazione?

Mmm… Posso affermare con assoluta certezza che nella vita sono molto pratica e realista. Però, penso che sognare un po’ ad occhi aperti, ci possa permettere di staccare la spina e ritrovare quella pace interiore che a volte la vita ci fa perdere. L’immaginazione è stata la mia salvezza e sono felice di averla. Mi ha permesso di credere e sperare in un domani migliore, quando i medici mi avevano detto che non ne avrei avuto uno, che sarei morta.

7- Qual è il valore supremo dei sogni?

I sogni ci fanno tornare un po’ bambini e sappiamo molto bene che non c’è niente di più puro e di più bello della genuinità dei sogni. Ci costellano la vita di eterni arcobaleni e di speranza.

8- I tuoi personaggi sono in grado di creare un legame di empatia con il lettore. Da dove nasce l’ispirazione per la tua storia?

Ebbene, questa domanda non me l’aveva mai fatta nessuno prima di ora. Sul serio, sei la prima in assoluto! Riderai, ma giuro che è vero. L’ispirazione della mia storia è nata da dei sogni particolari: avevo sognato la situazione in cui Sarah veniva inseguita da Mark, durante la caccia alle streghe, il periodo della Santa Inquisizione e altri particolari, tutti così reali da sembrare veri. È nato tutto da un gioco: una mia amica mi aveva detto di un modo in cui “era possibile ricordare vite precedenti”. Be’, non so quanto sia vero, però, seguendo le sue istruzioni, ho sognato alcuni episodi e particolari del mio romanzo e ho pensato di crearne un romanzo che, in tutta onestà, non avrei mai pensato di pubblicare, perché è parte della mia anima.

9- Quanto tempo hai impiegato a scriverla?

Ho cominciato nel 2003, quando feci quei strani sogni. Abbozzai solo un capitolo, poi smisi. Nel 2008 ripresi in mano il romanzo, e questa volta non smisi di scrivere. Scrivo mediamente una pagina o due al giorno, in formato A4. Se fosse per me, starei ore a scrivere. Quando comincio, non riesco più a smettere!

10- Sei pentita di qualcosa?

Sono pentita di una sola cosa: di non aver preso in mano le redini della mia vita molto prima, di aver trascorso molto tempo pervasa dalla sofferenza. Ho sprecato tanto tempo, ma ora non voglio che accada più. Vorrei che tutte le persone del mondo che soffrono, riuscissero a cogliere il lato bello della vita, nonostante la malattia metta troppo spesso una persona con le spalle al muro.

11- Qual è il personaggio che ti ha creato maggiori difficoltà nella stesura del romanzo?

A dire il vero Lenny. Ho enfatizzato un episodio che mi è accaduto nella vita, attribuendo a questo personaggio la sua personalità. Ha esorcizzato il ricordo amaro che per un po’ mi ha perseguitato. La protagonista si scontrerà con lui in molte situazioni, perché il passato la perseguita, ma alla fine… Be’, non voglio anticipare, ma come in tutte le favole…

12- C’è un personaggio che non sopporti?

Più di uno. Lenny, Arabelle e Renea, per citare quelli che appaiono nel primo libro. Sono insidiosi e pericolosi, come certe persone nella vita reale.

13- Nell’incanto del tuo universo narrativo, io ci ho letto un immenso amore per la vita. Quanto pensi abbia influito la tua esperienza di vita nella scrittura del tuo mondo ed in che modo lo ha fatto?

Indubbiamente ha influito moltissimo, in esso ci sono infinite sfaccettature di ciò che è successo nella mia vita. Ci sono le mie paure, i miei disagi… Non li ho voluti nascondere. Però, come è successo nella mia vita, sono proprio questi ostacoli a renderla più forte e determinata, e non sarà più la ragazzina spaventata che inizialmente era.

14- Ci sono fantasy molto cruenti, spaventosamente cattivi, sanguinosi, irriverenti. Il tuo invece racconta quasi a bassa voce l’amore e la magia in modo delicato e soffuso. Se dovessi dedicarlo a qualcuno, a chi lo dedicheresti?

A tutte le persone che soffrono. Se sapessi che, almeno una di loro, leggendo il mio romanzo, riuscisse a trasformare, almeno per un istante, il dolore in gioia, io sarei la persona più felice della terra.

15- Magia e amore. Quanto credi nell’uno e nell’altro?

Credo in entrambe. La magia è amore e l’amore stesso è magia. Come potremmo vivere senza di essi? Lasciarci sopraffare dall’odio e dal rancore uccide la nostra anima, e io li lascio a qualcun altro, non fanno per me. La magia e l’amore, invece, ci fanno vivere in un’estasi costante: ci fanno sorridere, ci fanno sperare e credere, riescono a proiettarci in un mondo migliore. Ed è così che voglio la mia vita, sta a noi scegliere. E anche quando decidiamo di non scegliere, compiamo una scelta.

16- Chi è Stefania Sabadini nella vita di tutti i giorni?

Impiegata in una Pubblica Amministrazione, studentessa, faccio parte di una fondazione, La Fondazione Scoliosi Italia (grazie al meraviglioso medico che mi ha operata per la scoliosi), e pseudo - scrittrice. Sognatrice prima di tutto… Ma amo molto anche fare shopping, guidare, uscire con gli amici e la mia dolcissima e ruffiana barboncina Holly. Insomma, non mi annoio per nulla!

17- Quali sono gli autori da cui trai ispirazione?

Moltissimi, un’infinità: Stephenie Meyer, Sophie Kinsella (adoro i suoi libri anche se non sono fantasy), Claudia Gray, P.C. & Kristin Cast, Becca Fitzpatrick – che sto leggendo in questi giorni – Laurell K. Hamilton, Alyson Noel… La lista è molto lunga credimi. Interminabile, oserei dire.

18- Vorrei che questa intervista terminasse con una frase che vuoi lasciarci. Una frase del tuo romanzo o di altro che rappresenta qualcosa di importante per te e che vuoi rimanga a chi ti ha letta.

Volentieri. Ti lascio con quella del mio booktrailer: “Quando il passato ti insegue, solo l’amore ti può salvare”. Credo molto in questa frase. Senza l’amore, inteso verso cose e persone, e stato d’animo costante del nostro cuore, la nostra vita non sarebbe nulla.

domenica 1 febbraio 2015

Segnalazione Rizzoli "Vicarìa" di Vladimiro Bottone

Buongiorno e buona domenica, oggi vi segnalo l’uscita di un romanzo ambientato a Napoli, scritto dal giornalista e scrittore Vladimiro Bottone, intitolato Vicarìa e pubblicato dalla Rizzoli.

Siamo nel 1841 e le vicende si concentrano tra le zone più malfamate del capoluogo partenopeo, in cui gli attori principali sono un commissario ed un bambino dal passato misterioso.
Una storia piena di misteri e di maledizioni, nella quale si respira tutta l’aria struggente e leggendaria della tanto discussa Napoli.



«Un racconto in cui purezza e perversione s’incontrano, si confondono, esplodono.» 

Corriere del Mezzogiorno






Un mistery storico vibrante e maledetto
come il cuore di Napoli.

Una scrittura elegante, un ritmo incalzante.
Un autore da scoprire senza indugi.



Vladimiro BOTTONE


VICARÌA

Un’educazione napoletana




Trama



Napoli, 1841. Il giovane commissario Fiorilli ha appena preso servizio a Vicarìa, uno dei quartieri centrali più malfamati della città. Non ha ancora fatto l’abitudine al male che ne percorre le strade, quando si trova a dover indagare sulla scomparsa di un bambino, un orfano rinchiuso nel cosiddetto Albergo dei poveri. Il piccolo Antimo aveva cercato di scappare da quell’edificio opprimente – che i napoletani chiamano anche Reclusorio o Serraglio – autentica città nella città che ospita vecchi, donne perdute e soprattutto una spaventosa massa di bambini esposti a ogni genere di pericoli. È così che la tragica storia di Antimo si trasforma per Fiorilli in un’ossessione, una ricerca della verità che gli fa incontrare Emma, insegnante di musica al Reclusorio, bella e idealista, ma che lo getta in pasto a medici avidi di carne giovane, funzionari corrotti, camorristi e sbirri cresciuti nello stesso fango. Per questa umanità varia e disperata tutto ruota intorno al tribunale della Vicarìa, la prigione della città e anche il luogo dove si svolge l’evento che i napoletani aspettano ogni settimana come unica speranza di salvezza: l’estrazione del Regio Lotto. E qui Fiorilli scoprirà che la giustizia degli uomini, troppo spesso, è cieca. Proprio come la fortuna.



pp 450 – euro 15,00

dal 29 gennaio in libreria e in ebook