Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Fazi, oggi vi parlo di Sorgenti di Marie-Hélène Lafon.
sorgenti di Marie-Hélène Lafon Editore: Fazi Pagine: 66 GENERE: Narrativa Prezzo: 9,99€ - 16,00€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2025 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟
Trama:
Un sabato di giugno del 1967, in una bella fattoria del Cantal, una donna attende di poter sparecchiare la tavola. Deve aspettare, perché il marito sta facendo la sua siesta quotidiana sulla panca della cucina e lei sa che s’infurierebbe al minimo rumore. I tre bambini della coppia giocano in giardino, anche loro nel più riguardoso silenzio per non svegliare il padre. Ma lei, la madre, non sarà sorpresa quando l’uomo si sveglierà e le domanderà senza guardarla cosa stia aspettando per sgombrare la tavola. Il silenzio obbligato lascia spazio ai pensieri, ma nemmeno a se stessa è facile spiegare come mai sia rimasta per otto anni accanto a un marito che la picchia quasi tutti i sabati, che la denigra e la insulta fino a farle introiettare l’obbrobriosa immagine di sé che lui le rimanda. Eppure la parola “divorzio” le è insopportabile, così come l’idea di vendere la fattoria... Ma l’indomani, la domenica, sarà un giorno di respiro: andranno tutti dai genitori di lei, come fanno ogni mese. È qui che il suo silenzio verrà finalmente rotto dalle parole di vita e di rivolta che le saliranno per la prima volta alla gola. E il ciclo di sofferenza a cui tutta la famiglia sembra condannata avrà, forse, fine. Sorgenti è l’ultimo romanzo di Marie-Hélène Lafon, finissima narratrice delle relazioni familiari, dei sentimenti, dei paesaggi. In questo suo nuovo piccolo capolavoro, con una prosa condensata, sempre pulsante di vita e di verità umana, l’autrice racconta una storia di resilienza femminile e di speranza. «Una delle regine segrete del nostro tempo, ora tradotta anche da noi». Cristina De Stefano, «Elle» «Impeccabile, ritmato, viscerale. Un pugno di parole che vengono e che vanno, instaurando il battito di un ritmo, e il miracolo si compie: questo libro che non distoglie mai lo sguardo dall’esistente, che non ha altra ambizione se non la nuda realtà, si rivela un’opera d’arte di grandissima raffinatezza». Damien Aubel, «Transfuge»
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RECENSIONE
Sorgenti di Marie-Hélène Lafon è un romanzo breve, quasi un sussurro, ma ha la potenza deflagrante di un urlo trattenuto per una vita intera. L'autrice sceglie di raccontare la disgregazione di una famiglia attraverso tre voci, tre sguardi, tre momenti nel tempo. Non è una narrazione lineare, ma un trittico che ci permette di osservare la stessa ferita da angolazioni diverse, sentendone tutto il dolore, l'incomprensione e le conseguenze.
La Moglie (1967) è la prima voce, un flusso di coscienza straziante. Non ha un nome, perché è tutte le donne che hanno subito in silenzio. Il suo corpo, un tempo desiderato, è diventato un "sacco di patate" da colpire, la sua casa una prigione dorata in una fattoria isolata nel cuore del Cantal. Sentiamo la sua paura, la sua rassegnazione, ma anche il germe di una dignità che non si è mai spenta. L'autrice ci fa entrare nella sua pelle, ci fa sentire l'odore del bucato e il sapore amaro dell'umiliazione, fino a quell'atto finale di ribellione, silenzioso e potente, che cambierà tutto.
Il Marito (1974) è la seconda voce. Sette anni dopo, la parola passa a lui. Non ci troviamo di fronte a un mostro da romanzo, ma a un uomo terribilmente reale nella sua incapacità di amare e di comprendere. Non c'è rimorso nel suo monologo interiore, solo la logica brutale del possesso, del lavoro, della terra. La moglie era un ingranaggio difettoso nel suo sistema perfetto, i figli sono eredi o delusioni. La sua voce è quella di un patriarcato arcaico e violento, che non ha bisogno di urlare per affermarsi, perché è radicato come le querce nella sua terra.
La Figlia, Claire (2021) è l'ultima voce, quella della memoria, della ricucitura. Claire, ormai adulta, torna in quel cortile che è stata la "sorgente" della sua infanzia. Il suo non è un ritorno per perdonare, ma per capire. Per guardare con occhi nuovi il luogo del trauma e riconoscerlo come parte incancellabile della propria storia. È lo sguardo di chi ha fatto i conti con il passato, di chi sa che le radici, anche quelle più dolorose, sono ciò che ci tiene in piedi.
La prosa di Marie-Hélène Lafon è essenziale, non c'è una parola di troppo. Ogni frase è levigata fino a raggiungere il massimo dell'intensità con il minimo degli orpelli. È uno stile che non giudica, ma mostra. Ci costringe a guardare, a sentire, a colmare i silenzi assordanti che pesano tra i personaggi. La terra, la fattoria, il fiume Santoire non sono solo uno sfondo, ma diventano personaggi a loro volta, testimoni muti di un dramma che si consuma nel ciclo immutabile delle stagioni.
Sorgenti è un romanzo sulla violenza che si annida tra le mura domestiche, sul peso indicibile dei silenzi, sulla forza incredibile di una donna che sceglie di salvarsi e di salvare i propri figli. Ma è anche una riflessione profonda sull'eredità, su come le nostre "sorgenti" – i luoghi e le persone da cui veniamo – determinino chi siamo.
È un libro che consiglio a chi ama la letteratura vera, quella che non ha paura di esplorare le zone d'ombra dell'animo umano. Leggetelo, lasciate che la sua bellezza cruda e scarna vi conquisti. Non ve ne libererete facilmente.
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