Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Fazi, oggi vi parlo di Tornerà la primavera di Nadia Noio.
tornerÀ la primavera di Nadia Noio Editore: Fazi Pagine: 215 GENERE: Romanzo storico Prezzo: 9,99€ - 18,00€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2025 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟
Trama:
Campania, fine Ottocento. La Piccerella, ingenua e credulona per natura, lavora a servizio presso un’aristocratica famiglia napoletana, in cui il padrone, detto Mascariello, e anche suo figlio, soprannominato Zufolo, approfittano ripetutamente della sua innocenza con il benestare della moglie del primo, la Libbardèra, da sempre al corrente dei tradimenti del marito. Tutto cambia quando la ragazza scopre di essere incinta, senza che si conosca l’identità del padre. La Libbardèra, così, decide di relegarla in casa di una mammana, dove la Piccerella metterà al mondo il piccolo Orlando, candido e buono quanto sua madre. I due per un po’ si terranno lontani ma pian piano riusciranno a tornare nella casa dei padroni, dove Orlando crescerà fino a diventare uomo. La mammana spera per lui un futuro migliore, ma i suoi sogni s’infrangono quando Orlando incontra la misteriosa Luisa, figlia di girovaghi e capace di sentire voci in grado di captare la malasorte.
Come in una filastrocca, le vicende di questa famiglia continuano a dipanarsi seguendo un ciclo naturale destinato a procedere nonostante i rivolgimenti della Storia. Come un albero genealogico che si svela davanti agli occhi di chi legge, la narrazione procede spedita, sorprendendo il lettore a ogni svolta.
Un libro di straordinaria potenza narrativa, ricchissimo di storie e personaggi. Un romanzo di autentica bellezza in cui si incrociano i destini di figure indimenticabili e in cui ricordo intimo, magia e superstizione si mescolano per un racconto quasi epico da tramandare di generazione in generazione.
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RECENSIONE
Leggere Tornerà la primavera di Nadia Noio è un'esperienza totalizzante e quasi anacronistica. Questo romanzo-fiume, che si estende per oltre un secolo di storia italiana dal 1860 al 1990, non è semplicemente una saga familiare; è un'immersione profonda nel tessuto magico e terreno del Sud Italia, un arazzo intessuto con i fili della storia, della superstizione, della fede e, soprattutto, dell'inestirpabile resilienza della vita. Con una prosa ricca e una struttura ambiziosa, l'autrice crea un mondo in cui il soprannaturale non è un'intrusione, ma una componente intrinseca della realtà, un'eredità sanguigna tanto ineludibile quanto il colore degli occhi o la forma del naso.
Il romanzo ci parla della discendenza de La Piccerella, una serva ingenua che crede di essere nata da un cavolo, un mito fondativo che funge da chiave di lettura per l'intero romanzo. Da questa origine quasi fiabesca, si dipana un albero genealogico complesso i cui rami si intrecciano con i grandi eventi della storia italiana: l'Unità, le due guerre mondiali, il boom economico, gli anni di piombo. Tuttavia, la Storia con la "S" maiuscola rimane spesso sullo sfondo, un rumore lontano percepito dai personaggi più per le sue conseguenze pratiche — la partenza per il fronte, la borsa nera, la paura dei bombardamenti — che per una vera coscienza politica.
Ciò che colpisce è il realismo magico che affonda le sue radici non tanto nel fantastico sudamericano, quanto in una cultura contadina e popolare dove sacro e profano sono inestricabilmente legati. Le "voci" che guidano Luisa e i suoi discendenti, le piante che fioriscono in modo prodigioso, le premonizioni, i fantasmi benevoli come Zia Rosalba e le maledizioni inspiegabili non sono eventi eccezionali, ma parte della grammatica esistenziale dei personaggi.
La scrittura racconta questi fenomeni con la stessa prosa terrena e sensoriale con cui descrive l'odore del ragù, la consistenza della terra umida o il dolore di un parto. Questa scelta stilistica normalizza il prodigio, suggerendo che la vera magia risieda nella capacità della vita di accogliere e convivere con l'inspiegabile. Più che singoli individui, i personaggi sono spesso archetipi, anelli di una catena che portano il peso e i doni di chi li ha preceduti.
Le figure femminili sono matriarche della magia e della sopportazione. Da La Piccerella, creatura angelica e inconsapevole, a sua nuora Luisa, portatrice di un'antica saggezza magica, fino alla nipote Lucia "la generalessa", donna moderna e spregiudicata che piega il mondo al suo volere, assistiamo a un'evoluzione del potere femminile. Se La Piccerella subisce il suo destino con mitezza, le generazioni successive imparano a usare le proprie doti, siano esse soprannaturali o puramente caratteriali, per navigare e dominare un mondo patriarcale. Figure come Agnese, la sarta silenziosa e rassegnata, e Rita "l'Ardica", la moglie bigotta e avara, rappresentano l'altra faccia della medaglia: la repressione, la sopportazione e la frustrazione che si trasformano in un'esistenza di silenzi o di veleno. In questo universo, le donne sono le vere custodi della memoria e della magia, nel bene e nel male.
Gli uomini appaiono spesso come figure più fragili, sognatrici o inconsapevoli del mondo magico che le loro donne abitano. Orlando eredita la creduloneria della madre e vive in un mondo di storie fantastiche. Nando "il Sufista" intellettualizza il soprannaturale, cercando di ingabbiarlo in teorie esoteriche senza mai possederne la vera essenza. Gli uomini che affrontano la brutalità della storia, come Nicolino ed Enrico, ne tornano irrimediabilmente spezzati. Nicolino sublima il suo trauma e il suo dono ereditario nella fede, diventando un "santo" la cui sacralità è ambiguamente intrecciata con la magia del suo sangue. Enrico, privo di questa via di fuga spirituale, implode, trasformando il dolore in violenza e la violenza in una vita di reclusione. Persino Raffaele, il pragmatico barbiere, vive la sua vita in superficie, cercando scappatoie nell'adulterio piuttosto che affrontare le complessità della sua famiglia.
Il tema centrale è l'ineluttabilità del sangue. I personaggi sono legati a un destino che sembra scritto nel loro DNA. La frenesia di viaggiare di Paolo, la sfortuna cronica di Nicola, e la chiaroveggenza di Giovanna non sono tratti casuali, ma manifestazioni diverse dello stesso dono ancestrale di Luisa. Il romanzo pone una domanda profonda: siamo liberi di scegliere chi essere, o siamo solo l'eco di chi è venuto prima di noi?
L'identità, in questa saga, è costruita sulla memoria, che sia essa reale, inventata o magica. La Piccerella si inventa un passato per sopportare l'assenza di origini. Orlando vive attraverso le storie del suo libro e i racconti della madre. Le ricette, tramandate su foglietti sgualciti, diventano rituali per evocare i defunti più che semplici istruzioni culinarie. L'autrice suggerisce che non siamo solo ciò che facciamo, ma soprattutto ciò che ricordiamo e raccontiamo di noi stessi.
Il libro esplora la spiritualità del Sud. La fede cattolica convive con la credenza nelle janare (streghe), nei sortilegi, nei fantasmi e negli spiriti amazzonici. Don Nicolino, il prete-santo che compie miracoli grazie a voci ereditate dalla madre janara, è l'incarnazione perfetta di questa fusione. La narrazione non giudica, ma presenta queste diverse forme di fede come tentativi umani di dare un senso al mistero dell'esistenza.
Il messaggio ultimo del libro è racchiuso nel suo titolo: la vita, nonostante le guerre, le tragedie, le maledizioni e i dolori, possiede una forza ciclica e rigeneratrice. Le piante di Luisa, che continuano a crescere rigogliose sfidando le stagioni e le avversità, sono la metafora più potente di questa life-force. La nascita dell' "ultima creatura" alla fine del romanzo non è solo la chiusura di un cerchio, ma la promessa di un nuovo inizio.
Nadia Noio dimostra una grande capacità di leggere l'anima di un popolo e di un luogo, interpretandola attraverso una narrazione che è al contempo epica e intima. È un libro che richiede pazienza al lettore, che chiede di perdersi nel suo labirinto di nomi e destini, ma che ripaga con un'esperienza letteraria profonda e sentita.
È la celebrazione della vita stessa, nella sua forma più imperfetta, magica e ostinatamente meravigliosa, nella sua impareggiabile bellezza come nel suo inarrivabile terrore.
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