Vi affido questa lettura e lasciatemi un pensiero,
se vi va!
Titolo: Per altri sentieri
Autore: Angela Di Bartolo
Editore: Runa
Pagine: 186
Genere: Racconti
Prezzo: € 10,00
Uscita: 2014
TRAMA
La nostalgia, il desiderio, l'amore, la bellezza, il tempo e
i viaggi attraverso il tempo: sentimenti, circostanze o frangenti incontrati o
percorsi per altri sentieri, immersi in atmosfere surreali, evanescenti quanto
apparentemente tangibili, in un intreccio caleidoscopico di magia, sogni,
incubi e follia che si mescolano, riflessi tra la realtà e l'incredibile.
Questi sono gli elementi che accomunano i racconti di Angela Di Bartolo, dieci
racconti di genere e stile diverso, con ispirazione mitologica o storica o
vagamente fantascientifica o fantasy. Un allucinante viaggio nel tempo, dal
mito di Ulisse all'antica Roma, da una gita a Pompei ai riverberi di una
Venezia sommersa, dalla rinascita di un pittore a uno scrittore perduto nel tempo, fino all'ultimo dei Centauri.
Angela
Di Bartolo è
nata a Bologna dove vive tuttora. Laureata in Scienze Politiche, lavora presso
il suo Comune come Assistente Sociale. Le sue passioni, oltre alla letteratura,
sono il giardinaggio, la storia e l’archeologia. Negli ultimi anni ha
partecipato con successo a concorsi per racconti di genere fantastico, fra i
quali il Premio Sentiero dei Draghi con Ottobre (poi pubblicato nell’antologia
Il Ritorno, ed. Lulu, 2008), il Trofeo RiLL con Ponti (uscito in Cronache da
Mondi Incantati, ed. Nexus, 2009), SFIDA con Relitti (in Riflessi di Mondi
Incantati, ed. Giochi Uniti, 2010), Nostos (ne Il Carnevale dell’Uomo Cervo e
altri racconti, ed. Wild Boar, 2012) e La conquista (in Perchè nulla vada
perduto e altri racconti, 2013). Il racconto Proxima è stata pubblicato da
Ciesse Edizioni nell’antologia Favole della Mezzanotte, 2011, a cura di Stefano
Pastor. Nel 2014 ha pubblicato l’antologia di racconti fastastici Per altri
sentieri (Runa Editrice) e il racconto illustrato per bambini Nero (Runa
Editrice). Nel 2015 il fantasy epico La Stagione del Ritorno (Runa editrice).
Dopo aver letto La stagione del ritorno di Angela Di Bartolo, mi sono ritrovata tra
le mani questo piccolo libricino, così indifeso, apparentemente fragile in
confronto al corpulento e possente volume del suo romanzo Fantasy. Eppure,
nonostante io abbia un po’ di timore a dirlo, in queste piccole pagine, si
concentra tutta la visionarietà, la poesia, la delicatezza di un’autrice che
riesce, con la sua scrittura, a riappacificare la distorsione e la miseria
quotidiana con l’immaginazione, il sogno, l’eterno.
Brividi mi hanno percorso
durante la lettura per un motivo ben preciso: in alcuni racconti ho ascoltato e
assaporato temi a me molto cari, sentimenti ed emozioni celati nell’animo e
annidati nelle pieghe del tempo, di cui è difficile disfarsi, nonostante la
solitudine, nonostante il dolore.
I racconti spaziano dal fantasy, con qualche accenno alla fantascienza, alla storia e alla mitologia, ma
dove la scrittura si erge in tutta la sua grandezza e passione è in quelli che
raccontano di un passato lontano e leggendario, dove si respira l’odore dei
poemi antichi, dei viaggi dei grandi eroi e dell’amore dannato e contrastato
che li ha resi protagonisti. Incrociamo nei sentieri di Angela Di Bartolo, Ulisse
e la sua Penelope, personaggi dell’antica Roma, Pompei nella sua grandezza e
nella sua vita che nonostante la morte, continua a pulsare nell’atmosfera che
si respira in mezzo a quelle strade, incastrata tra le crepe delle mura rosse.
Vorrei poter dire tante cose
ma rischierei di svelarvi il mistero che si cela tra quelle pagine. Un mistero
di antica natura, una propensione, un sesto senso, sensibile all’animo che va
percepito soltanto nell’intimo del proprio cuore e della propria mente.
Ciò che l’autrice racconta non
sono semplici fatti ma sono memorie. Sono echi, richiami fatti di nostalgia,
poesia, esilio, sconcerto, rammarico, lontananza.
E’ un altro tempo quello che
ti inchioda a sentirti scivolare addosso una sensazione di eterno ritorno, come
se tutto dovesse inequivocabilmente essere di nuovo qui, adesso e per sempre.
L’autrice denuda il proprio
mondo interiore, ci permette di conoscerlo, di avvicinarci con timore alle sue
creature, ai suoi sensi che riversano nella scrittura sussurri di altri mondi.
Le donne sono un elemento che
si ripete in quasi tutti i racconti, soprattutto quelli legati in qualche modo
al passato. Donne belle, sensuali, che attraggono gli uomini come sogni
indistinti ma lontani. Donne legate ai fiumi, donne stregate, donne fantasma
che diventano simboli, metafore di sentimenti che valicano qualsiasi confine e
ritornano, ritornano per riprendersi ciò che gli appartiene.
Le descrizioni dei luoghi,
degli ambienti, sono piene di poesia, di dettagli, di una capacità emotiva che
riesce a venire fuori e a completare la tua percezione dei segreti più nascosti.
E’ impossibile non avvertire
la candida e delicata carezza delle parole dell’autrice, la sua eleganza nell’incedere
calma e consapevole come una guida protettiva e sicura in mezzo a quei sentieri
che hanno il dono di mostrarci altri orizzonti, magnifiche visioni nelle quali
laddove la nostra immaginazione non giunge, accorre in aiuto la magia della
parola.
Il racconto Ottobre è uno di quelli che mi è
piaciuto di più, perché c’è Pompei nella sua maestosità, nella sua riverenza,
nella sua immortalità. Ho avvertito chiaramente ciò che l’autrice voleva trasmettere
perché in mezzo a quelle strade io ci sono stata e non puoi fare un solo passo senza
sentire addosso che qualcosa è ancora vivo. Non si tratta di fantasmi, né di
anime in pena come qualcuno potrebbe suggerire, è l’aria densa di un ricordo
che neanche il tempo, i secoli possono spazzare via. E’ la consapevolezza che
la vita in quei luoghi ha smesso di battere ma non di esistere. L’eco, in
alcuni momenti, ti spezza il respiro e se ti fermi non ti senti perduto, ma è come se avessi trovato altro.
“C’è un filo, sottile ma
solido che ci lega, ed è viva questa città, ancora viva se ci siamo noi a farla
vivere.”
Nell’ultimo racconto Proxima, la storia si muove tra
personaggi inconsueti come i nani, gli elfi e i centauri ma ciò che rimane
impresso è il messaggio che l’autrice intende lasciare agli avventori che
leggono. Gli umani hanno distrutto la natura, la loro terra e hanno
schiavizzato le creature che la abitavano. Gli esseri umani non credono nella
fantasia, nell’immaginazione, nella visione di qualcosa che vada oltre e ci
permetta di sognare. Ci credono, forse, sì, per la durata di un sonno, ma non
ci credono come ci crede l’autrice, come ci credo io, con quella fede che senti
sbattere dentro e per la quale soffri, combatti e coltivi, prendendoti cura di
ciò che immagini. La fantasia è sempre più bandita dalla nostra vita, senza che
ce ne accorgiamo, la realtà sta prendendo il sopravvento e noi finiremo per
distruggere tutto.
“Invidia e vano desiderio e
non si accorgono, stolti, di essere loro i mostri. Loro che hanno scordato la
terra, che hanno scordato se stessi, e che uccidendo noi, credevano di
impadronirsi della nostra forza. Loro che perseguitando noi esorcizzavano la
loro paura, tentando invano di scacciare la morte così come scacciavano noi,
fuori dal loro mondo, fuori da loro stessi.”
Un altro racconto che ho amato
è Ponti. Perché? Perché ci ho
ritrovato tanto di mio, tanto di quella malinconia che ti insegue e per la
quale sacrificheresti qualunque cosa pur di non smettere di sentire ciò che ti
eleva dalla percezione dell’immediato e del superficiale.
Due mondi, più realtà, diversi
tempi che si intersecano e danno la possibilità ad un uomo ed una donna
distanti di trovarsi, seppur senza toccarsi.
La languida certezza che l’amore
sia sofferenza, impossibilità, soprattutto follia.
“Dèi immortali, è dunque
questo l’amore, perdere il senno fino a vedere cose che non esistono? O ci sono
altri mondi che ci scorrono accanto? Spaventosi ed alieni?”
Ponti raccoglie molto del
significato dell’intero libro. Esso mette insieme l’odore del passato, la
compresenza di piani paralleli nei quali s’intersecano le vite degli esseri
umani ed è per questo che meglio rappresenta quell’immagine di “altri sentieri”
che l’autrice ha voluto suggerirci. Quei sentieri che ci conducono altrove, che
ci spingono a lasciarci andare, ad ascoltare il ritmo del silenzio e l’alone
dell’incredulità per convincerci a resistere. A restare, a guardare oltre le
mura perché ci cono altre strade, anche se non saranno tutte belle, perchè poi
la consapevolezza non significa sempre bellezza, né salvezza.
Per altri
sentieri ti ricuce l’animo dal senso di abbandono e dalla mancanza, ti riporta
laddove credevi di esserti perso, ti conforta, ti fa sapere che il senso di
appartenenza non è solo frutto della tua follia, ma esiste e continuerà ad
esistere fino a quando tu lo sentirai vivere e ci sarà chi saprà scriverlo con
incantevoli parole come quelle di Angela Di Bartolo.
“So che lei esiste da qualche
parte, donna di carne sotto un altro cielo, e a volte sento la sua presenza
accanto a me sul ponte: un fremito, un alito lieve, e supplico invano gli dèi di poterla vedere un istante sotto la luce del sole, di poterla un istante
sfiorare.”
Grazie per questa bellissima segnalazione Antonietta! Dopo aver letto diverse tue recensioni, ho capito che abbiamo più o meno gli stessi gusti in fatto di letture! Mi piacciono molto questo tipo di libri che sono delle antologie composte da vari racconti molto diversi gli uni dagli altri!
RispondiEliminaGrazie cara Giulia! <3
EliminaSembra davvero bello e non è neanche grande come libro, perfetto per le mie letture!
RispondiEliminaOttimo! ^^
EliminaMi piace!!! :)
RispondiElimina<3
EliminaCavoli sembra davvero un bellissimo libro dalla recensione! :)
RispondiEliminaHa tante cose dentro come ho cercato di spiegare. :-)
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