Buon inizio
settimana! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Ensemble, che ringrazio per la fiducia, ho recentemente letto Blood & Breakfast, un thriller
molto interessante scritto da Riccardo De Torrberuna, scrittore e sceneggiatore,
che si è occupato di teatro e regia. La storia riesce a
coinvolgere in modo diretto e pressante dall’inizio alla fine. Il titolo mi ha
subito incuriosito!
Titolo: Blood & Breakfast
Autore: Riccardo De Torrebruna
Editore: Ensemble
Pagine: 180
Genere: Thriller
Prezzo: € 12,00
Uscita: 2014
TRAMA
Carl, studente di
medicina fallito, decide di avviare un bed & breakfast nella villetta
ricevuta in eredità dalla nonna, una donna cattiva verso la quale non nutre il
minimo affetto. L’inaugurazione dell’attività non avviene però nel modo
previsto: i primi due ospiti scompaiono nel nulla e Carl sente montare dentro
di sé una sempre maggiore attrazione verso la violenza, tanto da cominciare ad
architettare il modo migliore per togliere di mezzo anche i clienti successivi.
Ma dove sono finiti i primi due ospiti? Qualcuno verrà a chiederne notizie? E
come mai l’indole docile di Carl si è trasformata in indifferenza verso la
morte? Una scia di sangue invade la casa, mentre l’estate si fa sempre più
torrida e la birra doppio malto scorre a fiumi nelle tarde serate adriatiche.
Riccardo de
Torrebruna è nato a Roma, dove attualmente vive. Ha lavorato come attore in
Italia e all’estero per poi dedicarsi assiduamente alla scrittura (romanziere,
drammaturgo, sceneggiatore) e alla regia.
Come attore
collabora, tra gli altri, con Marco Bellocchio, Liliana Cavani, Giuseppe Piccioni,
Peter Patzak.
Come regista di
teatro ha diretto numerosi lavori in Italia.
E’ autore
teatrale. Il suo testo, “Zoo Paradiso”, è andato in scena nel ’96 all’Actors
Studio di New York con la regia di Susan Batson, di cui è stato allievo e
collaboratore.
In Italia, ha
vinto il premio Enrico Maria Salerno per la drammaturgia.
La sua pièce “Gay
Panic”, andata in scena al Teatro Belli di Roma nel 2008, vincendo il Premio
Oltreparola per la drammaturgia.
Nel 2000 ha
esordito nella narrativa con “Tocco Magico Tango”, Minimum Fax.
Nel 2003 ha pubblicato “Storie di Ordinario Amore” con
Fandango Libri.
Nel 2007, con
E/O, nella collana Vite Narrate, ha pubblicato insieme a Luigi Turinese,
“Hahnemann. Vita del padre dell’Omeopatia.”
E’tra gli
scrittori del “Dizionario Affettivo delle Lingua Italiana” edito da Fandango
Nel 2011 ha
scritto, diretto e interpretato “Beauty is Difficult” (Una Gabbia per Ezra
Pound) al teatro Argot di Roma.
Nel 2012 scrive e
dirige al Teatro Spaziouno di Roma, “La Giustizia è un Vento”, Storie di Morte
nelle carceri italiane, ispirato al libro inchiesta di Luca Cardinalini .
Nel 2013 mette in
scena al Teatro Spaziouno di Roma, “Zoo Paradiso” per la ricorrenza del
ventennale dell’assedio di Sarajevo.
Nel 2014 ha adattato e messo in scena Nella
Cattedrale, dal racconto di Raymond Carver.
Specialista del
metodo delle “Azioni Fisiche”, dirige a Roma lo Studio Acting dove insegna
stabilmente dal ‘98.
Blood & Breakfast è un thriller abilmente scritto e pensato
con venature cinematografiche e sbocchi letterari che lo rendono un romanzo a
tutto tondo con un protagonista agghiacciante nel suo excursus temporale e psicologico
all’interno di una dimensione tra il vago ed il reale, l’incubo ed il sogno,
mentre tenta di aggrapparsi agli ultimi brandelli di una logica appesa alla
follia.
Carl è un giovane universitario apparentemente
in linea con la vita sociale, di cui conosciamo parte dell’esistenza grazie all’intromissione
dei ricordi che viaggiano nella sua mente e che lo riconducono fin troppo
spesso ai momenti della sua infanzia che lo hanno visto vittima di una presenza
alquanto inquietante e strana: la nonna. Una donna fredda, bisbetica,
dominante, di cui lui nutriva una paura sterminata, resa evidente dagli
approcci mai affettivi che si stabilivano tra i due e che confluivano quasi sempre
in un profondo e poco riverente silenzio.
“Il suo turbamento veniva da
lontano, come da un’altra vita. Gli sembrava di essere davanti a un fusto
tossico da cui accidentalmente era uscita una radiazione capace di
abbagliarlo.”
Quando Carl eredita la vecchia casa
della nonna e decide di aprire un bed & breakfast, la sua indole maniacale
e perversa, figlia di una vita carica di esperienze irrisolte e di disagi taciuti,
si manifesta in tutta la sua lucidità e malattia.
Lo stile dell’autore è preciso come
un bisturi chirurgico, maniacale nei suoi dettagli, lineare nella sua
freddezza. Non un errore né un passo falso, la sua narrazione è un escalation
verso l’inferno che ci fornisce pezzo dopo pezzo, come se ci stesse dando da
mangiare lentamente, molto lentamente, il suo epilogo finale. Il protagonista è
un uomo che non ha il controllo di sé, almeno non in modo naturale né spontaneo. Vive
in una sorta di confine mentale dove ha bisogno di essere sempre presente a sé stesso,
sempre all’erta, senza mai abbassare la guardia. Un confine che non gli dà la
possibilità di capire cosa sia vero e cosa invece faccia parte di un sogno.
I primi avventori del suo albergo
risveglieranno in lui ricordi sopiti e memorie imbruttite dal tempo. Vergogna,
remissione, odio, rabbia e soprattutto
vendetta. Inconsistenza di affettività familiare e presenza disturbante di quella
nonna che anche quando è morta, ritorna imperterrita come un fantasma a
ricucire le ferite distratte nel cuore malandato del protagonista e le cuce col
sangue. Il sangue delle vittime, il sangue del killer che imbratta la curiosità
di chi legge, facendogli respirare l’odore malsano dell’attesa e della paura
come della sospensione maligna che ad ogni passo trascina la consapevolezza che
qualcosa di terribile stia sempre sul punto di accadere.
“E Carl pensò che se le tappe del piacere e della pienezza
ricevessero pari attenzione rispetto a quelle della sofferenza, e la memoria vi
si esercitasse con metodo e disciplina, allora ci sarebbe forse una via d’uscita,
uno spiraglio di redenzione, un bilancio diverso del proprio destino.”
In alcuni momenti, quando l’autore
avvicina anche inconsapevolmente, i fatti narrati al cibo, ho pensato ad
Hannibal Lecter, a quella stessa calma, pacatezza, funzionalità del proprio ego
al fine di soddisfare le proprie pulsioni malate. Carl è un innocente fino a
prova contraria e quella prova, ahimè arriverà, e tutto si sgretolerà.
Arriverà quando tutto è ormai al
limite, quando l’autore con maestria e bravura, ti ha portato al confine,
quando tu stesso, lettore, arrivi a desiderare che accada il peggio, di
leggerlo, sentirlo, provarlo attraverso le parole, pur di guardare in faccia il
vero volto del male.
Perché sai che l’autore non vuole
spiattellarti tutto subito, vuole che te lo godi il racconto, la scoperta, lo
svelamento del mistero, vuole prenderti per la gola e condurti, come un animale
ammansito, esattamente dove lui vuole, né un passo prima né uno dopo. E’ lui
che comanda, è lui che ti fa desiderare che accada tutto quello che accade
esattamente come lui lo vuole e alla fine anche tu.
La violenza è la chiave di un
comportamento illogico, il sonnambulismo l’avviso di una mente in cerca di un
appiglio per salvarsi prima che sia troppo tardi. Ma quel tardi arriva e con
esso quei cadaveri che vengono descritti come opere d’arte in posa, come statue
di carne e sangue poetizzate, evanescenti nel loro essere surreali eppure fin
troppo reali per il loro puzzo che sa di morte.
“Gli altri parevano opere esposte in
una galleria intitolata alla pena di morte.”
Blood & Breakfast, mette in
evidenza già nel titolo i fatti di sangue evidentemente collegati all’albergo
nei quali ovviamente c’entra la figura drammatica e solitaria di Carl. Il suo è
un dolore vecchio ed incastrato nel passato, una mania ossessiva che lo
dissocia dal reale e lo catapulta senza volontà nella memoria sfigurata di un’infanzia
difficile e priva di una soluzione
ideale.
“Eppure dentro Carl qualcosa di
ruppe. Percepì un intenso rumore di vetri che si frantumavano nel suo cervello,
accompagnato da una calma irreale.”
La sua vita appare ramificata in un
abbandono assoluto nella quale non sembrano esserci spiragli di sollievo se non
per la presenza in bilico di Patty, con la quale stabilisce un legame distorto
così come la sua mente ormai visiona l’intera esistenza.
L’autore tesse una trama in grado di
catturare. Fin dalle prime pagine hai il sentore addosso che la tempesta sia in
arrivo e che colpirà anche molto vicino. Insomma, sei nelle sue mani e sai che andrai con lui fin dove vorrà
portarti senza chiederti né quando né dove o come.
Avverti solo che non sarai deluso,
che quel viaggio avrà uno scopo e che il finale sarà perfettamente in linea con
il personaggio e con quello che è stato raccontato.
Torrebruna inscena un teatro della
psiche umana, un susseguirsi di metafore che vanno lette di petto ma con
attenzione, vanno sentite con l’istinto e fatte proprie. Un ritmo cadenzato mai
troppo veloce, un linguaggio solo in rari casi piuttosto esplicito ed
orrorifico, ma in generale ansioso ed intrigante. Una visione completa e
brillante di una lunga e nascosta voglia di vendetta che sfavilla nell’oscurità
più angusta e più piegata di fronte alla quale arrivi pieno di aspettative che
l’autore non tradisce.
Ciao Antonietta, questo libro rientra proprio nei generi letterari che prediligo! Grazie mille per la segnalazione e l'interessante recensione! Un abbraccio!
RispondiEliminaCiao Giulia, mi fa piacere che questo genere rientri nei tuoi preferiti!
EliminaUn abbraccio ;-)
Io mi sono avvicinata da poco al genere thriller e ne sono rimasta parecchio affascinata. Questo libro non è da meno e credo proprio che lo leggerò :) Non lo conoscevo quindi mi fa molto piacere averlo scoperto grazie a questo post :)
RispondiEliminaNe sono felice Valentina, se lo leggerai spero possa davvero piacerti!
EliminaMi intriga parecchio sai? E' proprio il romanzo che vorrei leggere!
RispondiEliminaLeggilo allora! Mi raccomando! ^_^
EliminaUna recensione davvero bella, sembra un libro validissimo.
RispondiEliminaE' molto bello e scritto bene.
Eliminacomplimenti per la recensione mi affascina molto questo libro
RispondiEliminaGrazie Scarlett! ^^
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