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lunedì 22 maggio 2023

Recensione: VINCENZINA ORA LO SA di Maria Rosaria Selo

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Rizzoli, oggi vi parlo del romanzo di Maria Rosaria Selo, dal titolo Vincenzina ora lo sa. 

vincenzina ora lo sa

di Maria Rosaria Selo
Editore: Rizzoli
Pagine: 239
GENERE: Narrativa contemporanea
Prezzo: 9,99€ - 18,50
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2023
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Quando Vincenzina rientra a casa dopo una giornata passata china sui libri universitari ancora non lo sa che la sua vita sta per cambiare. Il padre Ferdinando si è avvelenato i polmoni dopo anni di lavoro e lotte nell'acciaieria di Bagnoli, 'o cantiere, e quando deve arrendersi alla malattia tocca a Vincenzina prendersi cura di quello che resta della sua famiglia: la madre Antonietta, che si chiude nel lutto lasciando il resto fuori, e la sorella minore Giulia, ancora troppo creatura per capire cosa sia il sacrificio. Vincenzina mette così da parte il sogno di vedersi laureata ed entra lei stessa nello stabilimento: la rabbia che ha in corpo per il destino perduto si trasforma però presto in coraggio quando si accorge che non è da sola. Tra quelle mura Vincenzina si fa forza grazie a donne che, come lei, la vita ha provato a piegare ma che in quella nuova sorellanza hanno trovato loro stesse: Piera, la caporeparto nerboruta che ama Pasolini, Anna, e i suoi occhi verdi e gentili nascosti dietro la visiera, Elena, che con le sue idee forti ispira le compagne a non arrendersi mai alle avversità. Siamo negli anni delle grandi contestazioni di piazza e degli scioperi nazionali, dei primi movimenti femministi e dei caschi gialli in cima ai cortei, che Maria Rosaria Selo racconta con una scrittura dall'irresistibile sapore mediterraneo, dando vita a una protagonista fiera e sfrontata. Vincenzina, che conosce il dolore ma guarda dritto il futuro.

RECENSIONE

Vincenzina ora lo sa è un romanzo che mi tocca da vicino perché io a Napoli ci vivo e anche se ero piccola, ho conosciuto la storia dell’Italsider di Bagnoli, di come la gente ci lavorava e ci moriva e di come, poi, è stata chiusa, distruggendo completamente il mare circostante, e l’ambiente. 

Il libro di Maria Rosaria Selo, ambientato nel 1975, è pieno di storia vera e di una protagonista, Vincenzina, che da un giorno a un altro, è costretta ad abbandonare la sua carriera universitaria, il suo futuro luminoso e lontano dal marciume in cui sguazza la città di Napoli, perché suo padre muore di tumore, dopo aver lavorato per tanti anni proprio nell’Italsider, questa famosa e mastodontica acciaieria a cielo aperto che fornisce lavoro a mezza città. 

Lo squarcio che l’autrice ci regala, non ha sogni né illusioni. Sin dalle prime pagine entriamo di botto nella vita di questa giovane donna e smettiamo di raccontarci fandonie, perché è solo la verità quella che abbiamo davanti. Uomini e donne che lavorano senza tregua, che si ammazzano di fatica, che provano a ribellarsi per le condizioni oscene di lavoro in quei cantieri dimenticati da Dio, dove si pensa solo a produrre senza tener conto della salute di chi ci passa l’intera giornata. Per un essere umano, il lavoro è sacrosanto, però, diamine, questo lavoro deve anche essere rispettato, e ascoltate, deve essere rispettabile. – "La sua vita è sacrificio, ma va bene così. Non tiene bellezza Vincenzina, ma solo forza e cervello."

E invece, no, perché appena Vincenzina mette piede nel cantiere, si rende conto che niente è come sembra. Capisce perché suo padre è morto e vive sulla propria pelle le condizioni misere e deplorevoli in cui tutti sono costretti a lavorare con una paga al nero. Nonostante ciò, Vincenzina è una combattente. Non ci sta a mettere la testa sotto la sabbia come molte le consigliano di fare. Ha una famiglia da portare avanti. Lei non è come le altre ragazze della sua età. Non può pensare alla bellezza. La sua vita è sacrificio. Deve badare alla madre che si è chiusa nel suo dolore e non pensa più a nulla e alla sorella Giulia che ha perso completamente la retta via. 

È tutto più grande di Vincenzina, e lei lo sa. Ma che deve fare? La vita le ha messo davanti tanti di quegli ostacoli da superare che non c’è molta scelta. Ciò che sa di dover fare è sfamare i resti delle persone che ama, perché se non lo fa lei, non lo farà nessuno. E deve imparare a viaggiare sopra al dolore. A perdonare e a vivere. Altrimenti rischia di morire soffocata non solo dal fango, dalla puzza e dal veleno dell’acciaieria ma anche dai marasmi infernali che provengono dalla sua coscienza.  – "La rabbia che tieni in corpo non ti aiuta, pesa soltanto."

È un continuo discutere con chi cerca di sopraffarla sul lavoro. Su chi cerca di convincerla che la fabbrica è una grande famiglia e bisogna essere onorati di farne parte. Le dicono che lo studio è importante, ma il lavoro è sacrosanto. La vita della fabbrica è migliore di quella universitaria, perché soltanto il lavoro può darti dignità e la busta paga che ti danno a fine mese è il tuo lasciapassare per conquistare una vita degna di essere vissuta. Tutto il resto è solfa. Parole sante se solo quel lavoro e quella dignità fossero davvero rispettati. 

Vincenzina combatte ogni giorno con due tipi di rabbia: la rabbia del dolore che deriva dalla perdita del padre e la rabbia di lavorare in un posto che ti avvelena la vita, lentamente, giorno dopo giorno. Dovrà imparare a gestirla. Vincenzina deve crescere per poter controllare la propria vita e non lasciarsi trasportare dall’uragano delle emozioni che rischiano di soffocarla. Intanto la sorella Giulia finisce in un brutto giro ed è l’ennesimo problema che Vincenzina dovrà affrontare. Meno male che c’è Giuseppe e la scoperta dell’amore. L’unico baluardo di speranza che le permette di non annegare nel mare dell’incomprensione e della solitudine. – "Se ti sei spezzata per capire le cose di questa terra, è pure colpa mia!"

È frustrante scoprire che non sempre lottando puoi cambiare qualcosa. Quindi ne vale la pena? È questa la domanda che mi sono posta durante tutta la lettura. Un mondo immolato al bene superiore del denaro e che come in altre parti d’Italia, ha sacrificato la vita degli esseri umani in nome del consumismo. 
Storie che si ripetono. 
Storie che annientano. 
Storie che non dovrebbero più accadere. 

C’insegnano a non mollare, anche se siamo stanchi, anche se non ce la facciamo più. Mai arrendersi, bisogna combattere anche per chi non c’è più, per chi ha perso la voce, o per chi non l’ha mai avuta. 
Il quartiere di Bagnoli, lo vedo con i miei occhi, è stato devastato da ciò che ha lasciato questo mostro d’acciaio quando è stato chiuso per fallimento nel 1992. Dal 1911 ha inquinato l’aria di Napoli, il suo mare, la sua terra e le anime di chi ci respirava quotidianamente. 

È proprio Giuseppe a suggerire che sull’orlo del baratro si prendono le decisioni più importanti. E Vincenzina si è trovata lì tante volte. Il pericolo fa nascere il coraggio, l’importante è sapere che la vita continua a camminare, va avanti, e a volte, fa il giro e poi ritorna. Ciò che conta è essere ancora lì, restare, anche a costo di aspettare. Non andare via. 

Una lettura che ti apre la mente, che ti fa riflettere proprio come piace a me. Che non ti regala sogni da idealizzare o speranze con cui sfamarti, ma solo la cruda vita che si rialza da sola dopo essere caduta. 
Che si rialza anche se si è spezzata per capire come funzionano le cose di questa terra. 
Terra marcia. 
Terra inquinata. 
Terra sacra. 
Terra. 
Vita. 
MIA.

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