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mercoledì 22 maggio 2024

Recensione: TRISTE TIGRE di Neige Sinno

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Neri Pozza, oggi vi parlo del libro candidato al Premio Strega Europeo 2024, dal titolo Triste tigre di Neige Sinno.

triste tigre

di Neige Sinno
Editore: Neri Pozza
Pagine: 256
GENERE: Narrativa contemporanea
Prezzo: 9,99€ - 18,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Doveva avere sette anni, forse nove, non lo ricorda con esattezza Neige quando il suo patrigno ha cominciato ad abusare di lei. A parte il momento esatto in cui tutto ha avuto inizio (il trauma ha alterato per sempre la cronologia dei fatti), i ricordi sono perfettamente incisi nella mente e nel corpo della donna che Neige è diventata. La decisione a diciannove anni di rompere il silenzio, la denuncia, il processo pubblico, il carcere per lo stupratore, la vita nuova molto lontano dalla Francia. E quella donna si è interrogata a lungo se scrivere il libro che stringete tra le mani, perché trovava solo motivi per non farlo. Fino al giorno in cui il passato l’ha raggiunta e l’impossibilità di scrivere è diventata impossibilità di non scrivere. Questa che leggerete non è «soltanto» la storia di una bambina che è stata violentata per anni da un adulto; è la ricerca pervicace degli strumenti per dire di quell’altro luogo, il paese delle tenebre dove vivono tutti quelli come Neige; è il rifiuto netto della retorica delle vittime (nessuna resilienza, nessun oblio, nessun perdono); è la necessità di trovare semplici parole precise che dichiarino l’irreparabilità del danno; è l’urgenza di rendere testimonianza, sì, ma collettiva. Perché l’abuso si consuma in una dimensione separata di omertà e solitudine, una dimensione che è fisicamente la stessa in cui si svolge il resto della vita, ma che si sovrappone come un doppio di intollerabile nitore. Triste tigre è il viaggio in questa dimensione, è il dialogo necessario con i grandi della letteratura che questa dimensione l’hanno interrogata, e che hanno fornito all’autrice gli strumenti per tutto questo. Un libro, che usa la scrittura come un martello, attraversato da una domanda: colui che ha creato l’agnello ha creato anche la tigre? Io ho voluto crederci, ho voluto sognare che il regno della letteratura mi avrebbe accolta come una delle tante orfane che vi trovano rifugio, ma neppure attraverso l’arte si può uscire vincitori dall’abiezione. La letteratura non mi ha salvata. Io non sono salva.

RECENSIONE

Triste tigre di Neige Sinno è il romanzo che non ti aspetti. Vincitore del Premio Strega Europeo 2024. Ho letto diverse storie di abusi sessuali avvenuti in tenera età, ma non ho mai ascoltato una testimonianza così al di sopra di qualsiasi definizione emotiva o personale. Neige racconta senza fare la vittima, senza piangere, senza cercare la commozione facile. Ciò che fa è raccontare come vede il suo aggressore e come lui stesso si percepisce. Naturalmente può solo immaginarlo e fare affidamento su una serie di ricordi che continuano a far parte della sua vita, anche se ormai sono passati tanti anni. 

Colui che le ha fatto del male è il patrigno. Un uomo che faceva la guida alpina e di cui la madre, una hippie con le idee un po’ confuse, s’invaghisce per il suo carattere autoritario, per la sicurezza, la forza e la capacità di tenere tutto sotto controllo. Neige ha anche una sorella più piccola e altri due fratelli che verranno dopo. Insomma, la nuova famiglia che si crea con il nuovo “padre”, all’apparenza sembra perfetta, anche se c’è un piccolo problema che l’uomo proprio non accetta: Neige non ne vuole sapere di lui. Nonostante i vari tentativi dell’uomo di ottenere affetto e rispetto da parte della bambina, lei si rifiuta di parlargli, di ascoltarlo, non vuole alcun rapporto perché un padre, in effetti ce l’ha già. 

Neige è molto legata al vero padre, un uomo che ha abbandonato la famiglia perché immaturo e incapace di offrire sicurezza e speranza di continuità. Un po’ alla deriva, tale e quale alla madre della protagonista che si lascia un pò troppo trasportare dagli eventi e che sembra pendere dalle labbra dell’uomo sbagliato. Neige, con il senno di poi, la descrive come una donna fragile, bisognosa di attenzione, di quella forma di protezione che quando la trovi, smetti di vedere quanto marcio c’è al di sotto. “Di mia madre lui mi rimandava l’immagine di una donna fragile, disadattata, incapace di vivere senza di lui, totalmente dipendente, a livello economico ed emotivo.” 

Neige non è disposta a svendersi. Il patrigno non lo vuole, non ha bisogno del suo affetto né della sua presenza. E a quel punto, scatta qualcosa nella mente dell’uomo. Giustificherà la violenza sulla figliastra come l’atto dovuto che risponde a un rifiuto. Un classico, insomma. Al processo, dove l’uomo riconoscerà le sue colpe, dirà che ha iniziato a relazionarsi alla bambina con un’intimità eccessiva perché quello era l’UNICO (?) modo per avere un contatto con lei che si rifiutava di amarlo. È un uomo esuberante, carismatico, energico, che anche quando finisce in carcere, riceve centinaia di lettere da parte di donne, (eh, sì, queste stanno proprio fuori di testa, consapevoli della violenza su minore perpetrata dall’uomo, che tra l’altro, si era pure dichiarato colpevole), che vogliono consolarlo. Ma consolarlo di cosa? 

La violenza comincia quando lui ha 24 anni, è giovane, potrebbe apparire immaturo, preso da eventi più grandi di lui, ma è solo un moralista cinico senza attributi, che nel chiuso di quella famiglia, con una moglie incapace di badare alle sue figlie, si sente l’onnipotente. A metà tra un titano e uno sfigato. – “Non è meglio essere vittima del primo piuttosto che del secondo?” Se non altro, per questioni di dignità. Ci sono momenti in quell’infanzia distrutta a poco alla volta, dove Neige ha la sensazione di poter essere se stessa solo con lui, condividono il pianto, la rabbia, quell’intimità sbagliata che li unisce in modo inevitabile perché: “anche io non avevo nessun altro posto dove andare.” 

È lui a parlarle del sesso, della contraccezione, delle malattie trasmissibili, preparandola a una libertà sessuale che in realtà non le ha concesso perché lei gliel’abbia chiesta, ma gliel’ha strappata senza consenso. Neige non si confessa e non denuncia nemmeno. Questo libro non è un diario, non è niente. Lei è inattendibile e qualsiasi sua affermazione può rivelarsi mascherata. “Non è un diario, nessuna sincerità possibile, nemmeno nessuna bugia.” 

Avete notato l’interesse sociale odierno verso i criminali e gli aggressori? Anche la protagonista. Anche lei, seppur vittima, è in parte affascinata dalla mente di chi oltrepassa il confine ed entra in una zona proibita. La mente di un uomo che ha compiuto un atto indicibile è forse più affascinante di quella di una persona che vive normalmente rispettando tutte le leggi morali e non? Sembra quasi che queste persone abbiano più coraggio, più forza, qualcosa in più da dirci che noi non sappiamo e a cui non possiamo mai arrivare. 
Non è vero. 

Questi tipi (dis)umani si dividono in due categorie: i fissati che sono degli immaturi, soffrono di dipendenza, si riconoscono nella sottomissione e non sanno nemmeno quello che stanno facendo, e poi ci sono i regressivi, ossia psicopatici, narcisisti manipolatori che non sanno come ottenere potere e sfruttano i più deboli per sentirsi potenti. 
Notate qualcosa di affascinante? Io, no. 

Neige odia scrivere questo libro, pensa che non sarà utile a nessuno, non le serve per fare terapia, ma è soltanto l’ennesima dimostrazione di quanto il suo aggressore l’abbia marchiata a vita. Perché è di lui che si parla, di un uomo che, incapace di provare empatia, come tanti altri del suo becero livello, gode nell’infliggere sofferenza, perché è soddisfatto di sapere che la vittima porterà i suoi segni addosso per sempre. C’è una parola che descrive lo status quo di tutte le vittime di abuso: “demaged for life.” Danneggiati a vita. 

Il consenso avviene in una zona grigia dove nulla è dovuto e certo e dove tutto si gioca tramite la responsabilità, la scelta e il libero arbitrio. Immaginiamo il consenso come una porta. Aprirla o meno? Un bambino non può aprire o chiudere la porta per due motivi. Il primo è che in un bimbo è tutto spalancato a causa della sua inesperienza, ingenuità e della sua TOTALE fiducia verso l’adulto. In secondo luogo, il bimbo non arriva alla maniglia. È troppo piccolo, quindi, la porta immaginaria NON potrà mai aprirla. Anche le vittime adulte spesso non arrivano alla maniglia, ma non perché sono troppo basse, ma perché sono già a terra, a carponi, a strisciare. 

Neige mal sopporta la resilienza e l’abuso che se ne fa oggi. L’idea che tutta la sofferenza possa condurre alla fine a essere “soltanto” persone normali, è uno spreco. “Accettare che quello che gli altri hanno senza sforzo, senza nemmeno coglierne il valore, a noi venga dato al prezzo di una doppia pena.” 
Volete darle torto? 
In sintesi: perché io devo buttare il sangue per qualcosa che agli altri viene regalato? Questa è la resilienza. Vera. 

Neige è una narratrice solitaria, che rifiuta la sconfitta ma sa anche che non c’è nessuna vittoria. L’aggressore se ne frega, non gli importa di te, sei solo un oggetto nella sua mente malata, quindi se vinci o perdi, lui non “sente” niente oltre al suo schifoso ego che affoga nei suoi deliri di onnipotenza. 

Neige è una sopravvissuta, l’ho ammirata come poche volte nella mia vita. È una persona rara che ha rifiutato qualsiasi tipo di definizione, di astrazione di ciò che gli è accaduto. Non si eleva a santa, non commemora la sua esperienza dicendo che salverà qualcuno o migliorerà il mondo. Non perdona il suo aggressore, ma nemmeno lo condanna. A cosa servirebbe? Lei non è niente. E lui deve esserlo altrettanto. La sua scrittura è così terrena, così “deviata” da lanciarti una sfida: già dopo le prime frasi, il buco ti spacca in due l’esofago e ti guarda dicendoti che sarà dura. Durissima da inghiottire tutto questo schifo che ha un nome: abuso su minore. 

Neige mi ha sconvolta. Mi ha strattonata, strappata dalla mia mente e condotta nell’altro posto. Un posto dove, secondo lei, si trovano tutte le persone come lei, quelle che ogni giorno attraversano piccoli e grandi inferni, quelle zone inaccessibili dove si arriva tramite l’eccesso, non sempre voluto, e che rende quelle anime, un esercito fatto di ombre che ci cammina a fianco e che nemmeno vediamo. 
Non lo cancelli l’altro posto. 
Al massimo lo lasci indietro. 
Ma non puoi sfuggirgli. 
Puoi rimanere sulla soglia. 
Sfiorare il bordo con la punta del piede. 
Ma stai attento. 
A non cadere. 
E se non cadi, affronta il mondo. 
Con la stessa ferocia con cui ti hanno spezzato. 
Con la stessa fame di ricucire le tue ossa rotte.

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