Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice La nave di Teseo, oggi vi parlo di Scelgo tutto di Valerio Mieli.
scelgo tutto di Valerio Mieli Editore: La nave di Teseo Pagine: 432 GENERE: Narrativa contemporanea Prezzo: 11,99€ - 22,00€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2025 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟
Trama:
Un ragazzo, due vite possibili raccontate in parallelo. In una resta dove è cresciuto, nell’altra parte alla ricerca della libertà. Cosimo è nell’età in cui si prendono le grandi decisioni sul futuro, anche se lui di decidere farebbe volentieri a meno. Una sera, una donna lo invita a dare una svolta alla sua esistenza, e per lui si spalancano due mondi. Quello dell’avventura, dell’arte, di una vita estrema da un lato, quello della costruzione di un amore e di una famiglia dall’altro. Ambizioni, dolori, rimpianti e risate cambieranno Cosimo, finché entrambe le vite saranno attraversate da un incontro decisivo, e da una domanda: esiste solo una strada giusta per essere felici? "Scelgo tutto" è la storia emozionante di come impariamo a conoscerci seguendo le nostre scelte, un romanzo sul desiderio di vivere senza rinunciare a nulla.
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RECENSIONE
Cosa succederebbe se un giorno, come per magia o per destino, potessimo vivere due vite? Se potessimo seguire entrambe le strade che la realtà ci impone di scegliere?
Quella che ci tiene ancorati all’amore, alla famiglia, alla stabilità. E quella che ci sospinge verso il rischio, la libertà, l’arte, l’altrove.
Valerio Mieli, con una scrittura d'impatto, a tratti poetica, ma anche brutale laddove necessario, ci accompagna in questa vertigine esistenziale con Scelgo tutto, un romanzo che non racconta una storia, ma due possibilità di vita che vivono dentro ciascuno di noi.
Domanda fatidica: e se avessi scelto l'altra strada?
Cosimo è un ragazzo qualunque, e per questo potenzialmente ognuno di noi.
È nel momento della vita in cui si è costretti a decidere, eppure non vuole rinunciare a niente. Un giorno, una donna gli suggerisce di partire, di cambiare aria, di scrollarsi di dosso quella vita senza risposte perché alle domande non ci crede nemmeno lui.
E da lì, il romanzo si divide come una ferita che apre due strade. In una resta. Nell’altra parte. In una costruisce un amore, in un’altra insegue la bellezza. In una si accontenta, nell’altra pretende.
E il lettore? Il lettore vive tutto. E non può più tornare indietro.
Nella prima vita, Cosimo resta nel suo paese, ricostruisce il legame con Sabina, la ragazza con cui è cresciuto e che ha amato come solo si può amare nei primi anni in cui ci si scopre vivi.
Sabina è concreta, solida, vera. Rappresenta ciò che ci tiene a terra, che ci scalda nelle notti di dubbi, che ci stringe anche quando fa male. È la vita della cura, della fedeltà, della tenerezza. Eppure, anche lei si trasforma. Impara a scegliere, a smettere di aspettare.
Nell’altra vita, Cosimo parte. E incontra Marie, una donna enigmatica e intensa, parigina d’adozione, fatta di fessure e incanti.
Con lei, Cosimo vive una vita d’artista, di incontri, di assenze, di coraggio. Una vita dove nulla è definito, dove tutto è libertà ma anche sradicamento.
Marie non lo cambia, ma gli mostra un modo diverso di vedere e di vivere l'esistenza. Un modo in cui ce ne freghiamo del domani, in cui la bellezza diventa il riflesso di ciò che vogliamo essere anche se sappiamo di non essere all'altezza. Questa è una vita in cui tutti i sogni spiccano il volo, e non cadono, almeno, non all'inizio. — "Grazie alla mia nuova amica ogni sera mi mettevo a letto cresciuto rispetto alla mattina, e chiacchierare con le persone adesso mi veniva fin troppo facile. Almeno a due gruppi mi sarei potuto aggregare per continuare con loro il viaggio, ma in entrambi i casi ho preferito rimandare."
Cosimo è un po' testardo, un po' estremista, e cerca qualcosa che non riesce mai a trovare del tutto. Seppure nelle due vite diverse, lui si relazioni a due donne diverse, in qualche modo, durante il passare degli anni, una o l'altra entrano anche nell'altra vita che non ha scelto. È destino, allora?
Spesso mi è stata fatta questa domanda: Credi nel destino? Io ci credo, possiamo scegliere ma c'è qualcosa nella nostra vita che non potremo mai cambiare. Fatalismo? No, semplicemente accettazione. Ed è così anche per Cosimo. Anche quando non sceglie Sabina, la donna che per lui rappresenta la chiusura del suo paese, l'eco di una famiglia perfetta e la vita da adulto che dovrebbe condurre, la donna appare anche nella vita artistica, in quella vita che lo rende solo all'apparenza libero; Sabina ritorna come qualcosa che non puoi e non vuoi dimenticare. Come una cicatrice che non andrà mai via, come un segnale, come un marchio, quasi a voler dire che quello che è destinato a te, ti troverà sempre. — “Non sei partito così puoi continuare a pensare che esista, da qualche parte, questa vita sbadabam, dove fai cose. E la puoi lasciare pulita, quella vita, come una tovaglia che non si usa mai, non farci neanche una macchiolina, e invece questa qua tenerla per tutti i giorni, sporcarla. Ma sai una cosa: invece la realtà non è tanto male. Dagliela, una possibilità.”
La struttura narrativa è biforcata, scelta che non è un semplice artificio, ma una filosofia esistenziale: quella della molteplicità dell’essere.
Leggendo, sentiamo che anche noi, ogni giorno, viviamo mille versioni di noi stessi. Ogni gesto, ogni scelta, ogni amore mancato o sbagliato o tenuto troppo stretto, è una vita che continua a vivere in noi. Il tempo non è lineare: è fatto di ripensamenti, sogni, deviazioni. Il romanzo gioca con la struttura temporale per mostrare che l’identità è un collage di scelte, ricordi, atti mancati e occasioni colte.
Cosimo cerca di capire se stesso attraverso lo sguardo degli altri: Sabina, i genitori, Marie, gli amici. Ma solo attraverso il viaggio interiore e l’errore può trovare un proprio centro.
È giusto restare dove ci si sente amati anche se si ha il desiderio di fuggire? O è più onesto andarsene e ferire chi ci ama? Il romanzo non dà risposte nette. Mostra solo le conseguenze di ogni scelta.
Non basta voler essere liberi: la libertà comporta solitudine, paura, e anche fallimenti. Scegliere la libertà significa accettare il rischio di non sapere chi si è. — "Invece di guardare dove metteva i piedi, Sabina non staccava gli occhi dai miei e, per non inciampare, mi si aggrappava, cantando di gente che aveva avuto tutto il bene e tutto il male del mondo, mentre lei aveva solo me."
In entrambe le vite, Cosimo deve rinunciare a qualcosa. Il romanzo suggerisce che la felicità non è nel possesso, ma nell’accettazione di ciò che si perde lungo la strada.
Valerio Mieli non ci dà risposte. Ma ci regala una domanda universale che poi tanto banale non è:
“Ci pensi mai tu, a dove saresti, se avessi preso un’altra strada?”
Il romanzo scava.
Scava nel dubbio, che non è debolezza ma umanità.
Scava nel tempo, che non è lineare, ma fatto di cerchi, di ripetizioni, di memorie che ritornano come onde.
Scava nell’amore, che è fedeltà, ma anche fuga. Che è corpo, ma anche distanza. Che è promessa, ma anche perdita.
Scava nel desiderio di completezza, quel bisogno insaziabile che ci accompagna e ci tormenta: voler tutto, senza perdere nulla.
Leggere Scelgo tutto è come guardarsi dentro, in silenzio, e vedere tutte le strade che abbiamo lasciato dietro di noi, e quelle che avremmo potuto imboccare.
È come tornare al punto esatto in cui abbiamo avuto paura. O amore. O rimpianto.
Parla a chiunque si sia trovato davanti a un bivio, incapace di scegliere tra due versioni di sé. È un racconto sul desiderio di non dover rinunciare a nulla, di poter essere tutto. Ma anche sull’umiltà di riconoscere che ogni scelta ci cambia, e che forse non serve trovare una sola vita giusta, ma viverle tutte, almeno un po’, per intero. — "Quel brivido. La paura di perdersi in una città, in un bosco, in una relazione, in una sostanza. Quell’attimo di sospensione: mi rapineranno, avrò una grande idea, conoscerò qualcuno, o finirò tagliata a pezzi in un portabagagli? Tutti i cibi hanno sapori diversi, tutti gli uomini odori diversi. Perché privarmene? Per cosa? Per quale dettame morale? La mia natura è svolazzare di ramo in ramo, almeno finché mi reggono le ali. Il mio nido è il volo. Sarei infelice altrimenti. Sarò sola da vecchia?"
La metafora del “rimpiantino” è potente: quante vite potremmo vivere se scegliessimo diversamente? Ma il romanzo suggerisce che non c’è una scelta giusta a priori. Solo quella che diventa giusta perché ci trasformiamo in chi la vive.
È un po' straziante, un po' commovente, un po' sfacciato, crudele, quando ci ricorda che le scelte possibili e impossibili nella vita posso coesistere senza fare eccezioni.
Ho letto più verità nuda e cruda in queste duecento pagine che forse in una biblioteca intera.
La vita si è fatta di carta e inchiostro in queste pagine ma non ha mai smesso di sanguinare oro e fango.
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