Ultime recensioni

lunedì 9 giugno 2025

Recensione: LE CAMELIE INVERNALI di Ermal Meta

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice La nave di Teseo, oggi vi parlo di Le camelie invernali di Ermal Meta.

le camelie invernali

di Ermal Meta
Editore: La nave di Teseo
Pagine: 224
GENERE: Narrativa contemporanea
Prezzo: 9,99€ - 19,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2025
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Albania, 2025. Lara, una studentessa di giornalismo, italiana di genitori albanesi, arriva in Albania per intervistare un uomo che vive rinchiuso nella sua abitazione da trent’anni. Lei non sa cosa la aspetta, non sa che questo incontro cambierà la sua vita. Albania, 1995. Nel caos che travolge il Paese dopo la caduta del regime comunista, le vicende di due famiglie si intrecciano. Halil e sua moglie Rozafa vivono nel dolore per la scomparsa della loro bambina Nina, svanita nel nulla, e la loro unica consolazione è il figlio maggiore, Uksan. Zek, un uomo violento, maltratta la moglie Odeta, che spesso trova protezione nel figlio Samir. Uksan e Samir sono coetanei, amici per la pelle, con la vita davanti, anche in una terra senza futuro. Un equivoco, una banale lite e Halil, padre di Uksan, picchia a morte Zek, padre di Samir. Il Kanun, un’antica legge albanese, esige la riparazione del delitto. Samir, ora, è obbligato dalla sua famiglia a preservarne l’onore, vendicare il sangue versato, uccidere il suo amico fraterno Uksan. L’amicizia tra i due ragazzi, il loro desiderio di libertà, sarà più forte della vendetta. E Lara, molti anni dopo, chi sta andando davvero a incontrare? Le camelie invernali è la storia di un conflitto viscerale tra due famiglie legate da segreti inconfessabili e da una tradizione oscura e ancestrale.

RECENSIONE

Le camelie invernali di Ermal Meta  non è romanzo comune, è una storia che si racconta a pezzi, e per farti a pezzi, perché, anche se non si direbbe, diamine, è piena di colpi di scena, ma soprattutto ha un andamento spazio temporale che ti fa saltare da un momento all'altro e da un luogo a un altro, lanciandoti addosso fatti come fossero pietre; alcune ti scivolano sulla pelle, altre, ti lasciano lividi pesanti. 

Questo è un libro che non sembra avere un autore; è uno di quei casi rari in cui la storia si evolve tra passato e presente senza avere un deus ex machina, ma solo all'apparenza, perché lo stile di Ermal Meta è tutto fuorché inesistente. È crudo, intenso, viscerale ma capace di poesia quando meno te lo aspetti. È un po' come le sue canzoni, così malinconiche, ma vere e innegabilmente dolorose. 

Le camelie invernali non racconta una storia che ti consola, non è una trama che corre verso una fine, ma un corpo che respira, un dolore che parla, una verità che si svela a strati — lenti, spietati, umanissimi. Vieni messo costantemente di fronte a una realtà che non conosci, una legge, quella del Kanun, originaria dell'Albania, dove a pagare sono spesso quelli che non hanno possibilità di scelta. Una vendetta che si traveste da miracolo dell'onore, da bestia da sacrificio, in realtà è solo un modo disumano di uccidere senza essere condannato. 

Al centro, due personaggi: un uomo che non esce da casa da trent’anni, e una giovane donna che attraversa un intero paese per parlargli. Uno ha il passato marchiato addosso come una condanna. L’altra cerca risposte che riguardano la sua identità più di quanto creda. In mezzo: l'Albania, terra d'origine di Ermal Meta, raccontata non come sfondo esotico ma come stratificazione di memoria, ferite e codici arcaici. Una terra bellissima e feroce, fatta di silenzi che parlano più delle parole. - "Non avevo paura di morire, ma di essere visto per quello che ero.”

Ma questo non è un romanzo sulla vendetta, e nemmeno sul trauma. È un’opera che esplora la vertigine della colpa, l’impossibilità di amare liberamente, la potenza e il limite del perdono. Il passato qui non è un insieme di eventi, ma un paesaggio interiore che chiede di essere abitato, anche quando fa male. 
Forse soprattutto allora. 

La struttura narrativa si regge su un dialogo lungo e teso, ma tutt’altro che statico: ogni parola scavata da Lara al suo interlocutore è un passo verso l’inferno e una domanda etica rivolta al lettore. Non c’è mai la pretesa di giustificare, ma nemmeno la fretta di giudicare. Ed è questo che rende il romanzo così potente: non si schiera, interroga. Non spiega, lascia sospesi. La scrittura è sobria ma lirica, densa di immagini che sembrano nascere da un luogo intimo, più che da una tecnica studiata. Non c’è traccia di narcisismo: solo l’urgenza onesta di dare voce a ciò che non può più restare sepolto. 

Il titolo — Le camelie invernali — è in sé già una metafora perfetta: un fiore che non dovrebbe sbocciare nel gelo, eppure lo fa. Come la verità. Come l’amore, anche quando è troppo tardi. 
Il peso della tradizione e dei codici non scritti che decidono chi ha il diritto di vivere e chi no emerge come un pugno in piena faccia, ti stritola le vene mentre cerchi di capire l'assurdità di certe scelte e come si riversano sulla vita degli innocenti, di quelli che non c'entrano proprio niente. Ed è da qui che scaturisce la violenza sotterranea di un sentimento che deve essere taciuto e che quando viene pronunciato non trova l'accoglienza sperata e allora tutto diventa un buco nero nel quale gettare corpo, anima e sentimenti. Il dolore è il padre delle ossa rotte dei due personaggi: Samir e Uksan. - "Mi ha fatto più male il suo silenzio che un pugno. Perché con un pugno avrei saputo reagire. Ma al silenzio non c’è risposta."

Due ragazzi che per modi diversi sono costretti a spezzarsi e a camminare senza più una direzione. La loro amicizia è il filo conduttore del romanzo, ma quando la vendetta la distrugge, cosa resta? Se non quella sofferenza che si trasmette da una generazione all'altra proprio come il Kanun, esattamente come una maledizione, come un'incantesimo fatto di sangue e carne che continua a mietere vittime senza alcuna ragione che sia UMANA. 
Però c'è la testimonianza, quella del prigioniero, e di chi come lui che decide di parlare e di raccontare qualcosa che dovrebbe esistere solo nel passato, ma che c'è ancora oggi. “Le cose non dette diventano vene sepolte: prima o poi il sangue trova la strada.”

Ermal Meta non ci porta nei fatti per sconvolgerci, ma nelle coscienze che quei fatti li hanno attraversati. La vera protagonista non è né Lara né l’uomo che intervista, ma la verità stessa: sfuggente, scivolosa, sempre un passo più avanti di noi. 

Le camelie invernali è un’esperienza da affrontare con rispetto e ascolto. Parla di chi è rimasto indietro, di chi ha fatto del silenzio la sua condanna e del ricordo una prigione. Ma parla anche di possibilità — tardive, imperfette, ma ancora vive — di fiorire, anche nel gelo. 
Ermal Meta illumina il punto esatto in cui le nostre ferite incontrano quelle degli altri. 
E in quel punto, forse, qualcosa di profondo e umano comincia a cambiare. 
Finalmente.

Nessun commento:

Posta un commento