Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Fazi, oggi vi parlo di Il fuoco infinito di Rebecca Ross.
Il fuoco infinito di Rebecca Ross Editore: Fazi Pagine: 468 GENERE: Fantasy Romance Prezzo: 9,99€ - 19,50€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2025 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟
Trama:
Da quando ha scoperto chi sono i suoi veri genitori Adaira vive presso il clan dei Breccan, nell’Ovest dell’isola di Cadence: un territorio aspro, sferzato da violente raffiche di vento, dove il sole si nasconde dietro una perenne coltre di nubi grigie. La regione è scossa da malcontento e povertà, mentre nelle sale del castello i nobili ordiscono trame e i sovrani sono costretti a imporre severe punizioni. Dall’altra parte del confine dei clan, i Tamerlaine devono affrontare una misteriosa malattia che si sta diffondendo rapidamente, e Sidra, ora diventata dama, si impegna per trovare una cura e riportare la stabilità nell’Est. Nel frattempo Jack, ormai solo dopo la partenza di Adaira, passa le sue giornate ad aspettare lettere che tardano ad arrivare. A consolarlo non c’è più neanche la sua arpa, andata distrutta dopo l’incontro con Tormento. Tuttavia, quando inizia a ricevere strani segnali dal focolare, capisce che qualcuno dal mondo degli spiriti ha bisogno del suo aiuto. È Cenere, sire del Fuoco, che lo incita a dirigersi a Ovest. Se vuole avere una speranza di difendere l’isola, Jack dovrà raggiungere Adaira. Ma il re del vento del Nord conosce tutti i loro piani, e non ha intenzione di rimanere a guardare.
Cadence è a un passo dalla rovina, gli spiriti sono sempre più deboli e Jack e Adaira non sono mai stati così lontani. Riuscirà il loro amore a riportare la pace?
Dopo Il Fiume Incantato, la dilogia di Cadence trova un finale travolgente, in cui ogni scelta può essere fatale e la fiamma dell’amore non dovrà spegnersi mai.
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RECENSIONE
C’è un modo particolare in cui certi romanzi ti parlano. Non lo fanno con la voce del protagonista, né con la trama in sé, ma con l’atmosfera che ti resta incollata addosso, come fumo nei vestiti o una canzone sentita per caso in un sogno. Per non fare nessun tipo di spoiler, non vi parlerò per niente della trama ma solo di ciò che ho provato leggendo questa storia.
Il fuoco infinito di Rebecca Ross non racconta solo una storia. Ti fa abitare un’isola che respira, che ha vene di radici e occhi di vento. Ti invita a camminare a piedi nudi su un terreno sacro, dove ogni parola ha il peso di una goccia d’acqua, e ogni gesto può cambiare il destino di un intero mondo.
Rebecca Ross, con la grazia di un poeta e la precisione di una costruttrice di orologi magici, compone un'opera che è fantasy solo in superficie. In profondità, è un trattato lirico sull’identità, sull’amore, sulla natura, sulla responsabilità.
Uno dei punti di forza assoluti del romanzo è l'umanità dei personaggi. Nessuno è semplicemente buono o cattivo, forte o debole. Tutti sono in cammino. C’è chi si spezza sotto il peso di un’eredità familiare ingombrante e cerca nel canto la propria voce. C’è chi guida un popolo con il cuore lacerato e la schiena dritta, consapevole che il potere non è mai neutro, e che ogni scelta costa qualcosa. C’è chi cura, chi ascolta, chi protegge senza mai alzare la voce, ma conosce la trama nascosta del dolore. C’è chi ha perso le ali — in senso letterale e metaforico — ma trova nella caduta la sua forma più vera. C’è chi si rifiuta di obbedire, anche se rischia tutto, perché c’è un limite oltre il quale obbedire significa tradirsi.
Umani e spiriti si intrecciano, si osservano, si temono e si amano. Non è mai un rapporto verticale. Gli spiriti — del vento, della terra, del mare, del fuoco — non sono entità decorative, ma personaggi con volontà, etica e memoria.
L'autrice costruisce un mondo che funziona come specchio deformante ma onesto del nostro. Il dualismo tra due popoli non è una banale contrapposizione Est VS Ovest, ma una riflessione sottile sull’identità culturale, sull’eredità e sull’ascolto.
Il tema dell’amore è trattato con rara maturità: non c’è spazio per romanticismi facili. C’è desiderio, distanza, sacrificio. L’amore è lotta e dedizione, non promessa incantata. Il potere della musica e della parola è travolgente: il canto non serve a intrattenere, ma a invocare, curare, negoziare. L’arte ha un peso, e ogni nota ha un costo. Il rapporto con la natura e con la spiritualità è profondissimo: gli spiriti reagiscono agli squilibri degli umani. Non sono buoni o cattivi, sono ecosistemi senzienti, e ci mostrano quanto sia fragile e sacra l’armonia. Il potere, infine, viene raccontato in tutte le sue sfumature: chi lo esercita con compassione, chi lo impone con violenza, chi lo rifiuta, chi lo teme. Ogni gesto ha una conseguenza etica. Non c’è azione neutra.
Ciò che più colpisce, leggendo, è la capacità di Rebecca Ross di far piangere senza urlare, far tremare senza colpi di scena artificiosi.
Ogni momento tocca corde profonde: il lutto non è spettacolare, ma sotterraneo e lacerante. L’attesa di una lettera, il silenzio davanti a un giardino distrutto, lo sguardo di una sorella minore: sono queste le vere scosse telluriche del romanzo. E sono più potenti di qualunque battaglia.
Lo stile è una benedizione per chi ama la scrittura che accarezza e affonda allo stesso tempo. È lirico senza essere pretenzioso, evocativo senza perdersi nella nebbia. Le descrizioni sono sensoriali, tattili, musicali. Le scene non si leggono: si ascoltano, si annusano, si vivono.
C’è una lentezza strutturale, ma mai noiosa. Il ritmo segue il battito della terra, non la frenesia di un plot serrato. Questo può disorientare chi cerca solo azione, ma è un dono per chi cerca profondità.
Ti lascia dietro un senso di compassione che dura anche oltre l’ultima pagina. Una voglia improvvisa di guardare il vento come se avesse un volto. Un bisogno di rallentare, ascoltare, sentire.
È un romanzo che ti insegna che la forza non sta nell’invulnerabilità, ma nella capacità di sanguinare con dignità, la cura è un atto quotidiano, non un evento eccezionale, l’amore non sempre consola, ma accompagna.
Leggetelo se amate i romanzi che non si consumano, ma vi consumano un po’ e poi vi restituiscono qualcosa di nuovo.
Leggetelo se sapete ancora ascoltare.
Anche quando a parlare è il fuoco.
Anche quando a cantare è il silenzio.
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