Ultime recensioni

giovedì 13 marzo 2025

Recensione: IL DIO CHE HAI SCELTO PER ME di Martina Pucciarelli

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice HarperCollins, oggi vi parlo di Il dio che hai scelto per me Martina Pucciarelli.

Il dio che hai scelto per me

di Martina Pucciarelli
Editore: HarperCollins
Pagine: 216
GENERE: Narrativa contemporanea
Prezzo: 9,99€ - 18,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2025
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
“Sei sempre stata un faro per la nostra famiglia”, le ripeteva sua madre. Alessandra, però, seconda di cinque figli, non voleva portare luce, voleva che qualcuno illuminasse la strada per lei e rispondesse alle sue domande di bambina. Cresciuta sotto la rigida disciplina dei Testimoni di Geova, ha sempre cercato di soddisfare le attese dei genitori e di non creare problemi. Così, fino a ventinove anni, non ha mai partecipato a un compleanno né spento una candelina. Non ha ascoltato la musica che ascoltavano i suoi coetanei né letto libri non approvati in comunità. E anche l’amore, quando l’ha incontrato, è stato subito sacrificato. Dopo aver sposato Federico, un uomo più grande scelto per lei all’interno dei Testimoni, Alessandra da figlia devota diventa moglie devota. Ma quando scopre di essere incinta qualcosa dentro di lei cambia. Non può più ignorare i propri desideri e per i suoi bambini vuole essere migliore: loro devono avere la libertà che a lei è sempre stata negata. Inizia così il coraggioso atto di allontanamento dalla comunità, un percorso di ricostruzione di sé stessa che stravolge il suo destino e quello delle persone che ama.

RECENSIONE

Il dio che hai scelto per me di Martina Pucciarelli è uno di quei romanzi che non raccontano ma denudano. Scoperchia strutture di potere, gerarchie invisibili, obblighi morali camuffati da amore. 
È un romanzo che brucia. 
Ma, nel farlo, illumina. 

Alessandra è cresciuta in una famiglia di Testimoni di Geova. Un mondo chiuso, impenetrabile, regolato da un codice rigidissimo: niente compleanni, niente feste, niente amicizie al di fuori della Congregazione. Una vita scandita da rinunce, in cambio della promessa di un futuro in un Nuovo Mondo che appare più una favola spaventosa che una reale speranza. 

Fin da piccola, si porta sulle spalle un peso enorme: il suo ruolo di faro, il titolo che la madre le assegna con un misto di affetto e imposizione. "Sei sempre stata un faro per la nostra famiglia", le dice, ed è chiaro che non è un complimento, ma un’investitura. Ma un faro è condannato a stare fermo, a illuminare senza mai essere illuminato. E Alessandra, per anni, si lascia consumare da questa luce imposta. 

I personaggi che popolano il romanzo sono tanti, con mille sfaccettature diverse. Non ci sono eroi né carnefici assoluti, ma figure che oscillano tra il dovere e la disperazione. La madre di Alessandra è una donna incastrata in una prigione invisibile: avrebbe voluto una vita diversa, ma la religione, la famiglia, la società l’hanno chiusa in un ruolo da cui non riesce più a evadere. È una madre capace di amare solo a patto che l’amore le venga restituito con obbedienza. È lei la prima a insegnare ad Alessandra il concetto di rinuncia. In una scena fondamentale, la lascia su una panchina, dopo che la bambina si è azzardata a dire "no" a una felpa che la madre aveva scelto per lei. Il messaggio è chiaro: non puoi permetterti di rifiutare ciò che ti viene imposto. Ogni rifiuto equivale a una punizione. 

Il padre, invece, è una figura fantasma. Un uomo che ha scelto Geova non tanto per fede, quanto per trovare un modo di controllare il mondo. Un uomo che, invece di proteggere, si rifugia nelle certezze offerte dalla religione. Se la madre è il carceriere, il padre è il giudice che conferma la sentenza. E quando Alessandra inizia a vacillare nella sua fede, la condanna è già scritta: la disassociazione. Il taglio definitivo. 
Al centro del romanzo c’è una domanda lacerante: quando una fede smette di essere un rifugio e diventa una catena? 
Il Dio che hai scelto per me non è solo la storia di una ragazza che cresce in una setta religiosa, è la storia di chiunque abbia vissuto dentro un sistema di pensiero totalizzante. È la storia di chi è cresciuto con un’idea assoluta del Bene e del Male, e ha poi scoperto che il mondo è fatto di sfumature. 

Alessandra non abbandona la fede con un gesto eroico, ma con una lenta, sofferta consapevolezza. Sa che lasciare la Congregazione significa perdere tutto: la famiglia, gli amici, il mondo intero. Ma sa anche che restare significa perdersi completamente. È un conflitto che riecheggia nella vita di molti che hanno dovuto scegliere tra il conformismo e la libertà, tra l'appartenenza e l'indipendenza. 

La scrittura di Martina Pucciarelli è incisiva. Non cerca giri di parole, non addolcisce la pillola. Ogni frase è un colpo di scalpello sulla pietra della memoria. La narrazione alterna momenti di dolorosa introspezione a scene di un’ironia tagliente, quasi dissacrante. Le descrizioni sono potenti, evocative, e ogni parola è carica di significato. Non c’è nulla di superfluo in questo libro, nulla di lasciato al caso. Ogni scena, ogni dialogo è un tassello che costruisce la tensione crescente di un destino ineluttabile. 

E poi ci sono le citazioni, sparse come briciole di pane lungo il cammino della protagonista. Da Flaubert a Stefánsson, da Camus alla Bibbia: i riferimenti letterari non sono solo un omaggio, ma un contrappunto perfetto alla narrazione. L’autrice dialoga con la grande letteratura, creando un ponte tra la vicenda di Alessandra e le grandi domande dell’umanità. 

Viviamo in un’epoca di identità fluttuanti. Sui social, ogni giorno, le persone cercano una definizione di sé, un senso di appartenenza. Eppure, proprio oggi, l’individualismo è diventato una forma di religione. Abbiamo sostituito le comunità religiose con bolle digitali, con gruppi di opinione che funzionano esattamente come le Congregazioni di Alessandra: chi dissente viene espulso, chi mette in discussione il dogma viene attaccato. Questo libro è attuale perché racconta qualcosa che va oltre la religione: parla della necessità di trovare il proprio posto nel mondo senza essere schiavi di un’ideologia imposta. È un libro che dovrebbe essere letto da chiunque si sia sentito costretto a essere qualcuno che non è, da chiunque abbia subito il ricatto dell’amore condizionato. 

Il Dio che hai scelto per me è un romanzo che fa riflettere, tanto. Ma è anche un romanzo che libera.
È la storia di chi ha avuto il coraggio di guardare in faccia l’abisso e di scegliere se stesso. 
È una storia di dolore, di perdita, di rinascita. 
Alla fine, Alessandra non è più il faro che illumina per gli altri. Ha spento quella luce imposta, e ne ha accesa una propria. 
Più piccola, forse. 
Più fragile. 
Ma finalmente sua. 

Chi dovrebbe leggerlo? 
Chiunque ami la letteratura che scava nell’animo umano. 
Chiunque si sia sentito prigioniero di una fede, di una famiglia, di una società. 
Chiunque voglia un romanzo che non si limita a raccontare, ma trasforma. 
CHIUNQUE.
Leggerlo significa mettere in discussione ciò che diamo per scontato, e questa è la più grande prova che un libro possa superare.

Nessun commento:

Posta un commento