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martedì 7 maggio 2019

✎ Recensione ➱ I DANNATI di Christiana Ruggeri

Buongiorno cari lettori! Grazie a Infinito Edizioni, ho letto I dannati, un reportage molto interessante scritto da Christiana Ruggeri dove si parla di quello che era il carcere peggiore al mondo, il PVG, in Venezuela. So che l'argomento è abbastanza forte e particolare, e la lettura, vi assicuro, è senza sconti. Proprio come deve essere.

i dannati
di Christiana Ruggeri

Editore: Infinito
Pagine: 140
GENERE: Reportage
Prezzo: 6,99 € - 14,00 
Formato: eBook - Cartaceo 
Data d'uscita: 2017
Link d'acquisto: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟

Trama:
Rico è uno dei tanti piccoli spacciatori dimenticati dentro al PGV (Penitenciaría General de Venezuela), il carcere di San Juan de Los Morros gestito dai narcotrafficanti. Oltre le sbarre, le guardie bolivariane non entrano. E accade di tutto. Poveri diavoli e assassini sanguinari convivono: i primi subiscono e scompaiono, i secondi spadroneggiano. Rico raccoglie di nascosto le loro storie, per dare un senso ai suoi giorni. Malato e stanco, prima di morire affida il suo reportage dalla fine del mondo, alla goccia bianca, la suora-maestra del PGV. Ne scaturisce un documento di denuncia di un Paese e di un sistema, un grido d’aiuto per i suoi compagni di prigionia ma anche una ricerca disperata di assoluzione e di giustizia. Ispirato a una storia vera “La situazione all’interno degli istituti di pena (e anche nei centri di detenzione pre-processuale) in Venezuela è tragica. Il racconto di Riccardo, riportato in questo libro, lascia senza fiato. E Christiana Ruggeri è straordinariamente brava nel renderlo testimonianza drammatica, incalzante, nello scriverne come se avesse visto coi suoi occhi”. (Riccardo Noury) “La Penitenciaría non è uno strumento di contrasto alla criminalità, ne è semmai la roccaforte. L’inferno di violenza e di ferocia che il libro descrive non è costruito per ridurre il crimine o i reati, ma per comprimerli in uno spazio circoscritto in cui gestirli, monitorarli e, quando è possibile, valorizzarli, ovvero estrarne valore economico attraverso una gestione corrotta del carcere. In questo modo non si contrasta né si riduce la criminalità, ma si prova a relegarla in uno spazio, materiale e simbolico, diverso dal nostro. E questo, che piaccia o meno, accade in ogni Paese al mondo”. (Alessio Scandurra)

RECENSIONE

I dannati di Christiana Ruggeri è un reportage sulla vita all’interno di uno dei carceri più terribili al mondo, il PVG, in Venezuela. Ho voluto leggere questo libro perché mi interessava profondamente l’argomento e perché non avevo mai letto nulla che fosse così diretto, brutale e ferocemente realistico. 

L’esistenza in questo contesto criminale viene raccontata dalla voce di un giovane napoletano che finisce in questo carcere per essere entrato in un mondo molto più grande di lui, quello della droga. Rico viveva con sua madre nella bella Napoli, una donna che lui adorava e che descrive come piena di forza, di coraggio e di determinazione, tutte qualità che per sua stessa ammissione, lui non possiede. La madre gli vuole un bene dell’anima e lo tratta ancora come un bambino, fino a quando, purtroppo, un giorno come un altro, muore.

Da quel momento in poi, la vita di Rico cambia. Muore anche una parte di se stesso e si trova per la prima volta davvero solo al mondo.

Incontrerà una giovane sudamericana di cui s’innamorerà follemente e questo amore sarà il più grande errore di tutta la sua vita. Entrerà nel giro degli affari sporchi della famiglia e finirà in carcere.

Il PVG non è una prigione normale. Nessuna prigione è normale. Una struttura del genere, e mi riferisco in tutto il mondo, nasce per rieducare alla vita e alla moralità i detenuti, dovrebbe aiutarli a redimere i loro peccati e rinascere come uomini nuovi. Beh, dimenticate tutto questo. Nessun carcere è davvero in grado di offrire questo tipo di aiuto a un detenuto. 

IL SANGUE QUI NON FA PAURA A NESSUNO.

Le carceri, e il PVG, soprattutto, non sono state create per risolvere i conflitti, ma per tenerli lontani da noi. In altre parole, l’idea che un criminale possa redimersi è solo un’utopia. Le porte di un carcere servono a proteggere noi da loro, ma non a rieducarli. Diventano ancora più animali di quanto siano mai stati, perché questi luoghi non sono strumenti che contrastano la criminalità ma ne diventano la roccaforte.

E inoltre, dimenticate l’idea che in carcere si possa migliore o crescere, o ripulirsi la coscienza o riscattarsi. In carcere ci si impoverisce, perché i detenuti sono abbandonati a se stessi e la cosa più terribile, come si legge all’interno di queste pagine, è che nella Penitenciaria, ci sono i  boss che comandano esattamente come fuori, usano internet, usano i telefoni e decidono delle vite degli altri detenuti e di chi sta fuori come se fossero comuni persone libere.

Si spezzano i legami con l’esterno perché si ritiene che il processo rieducativo debba essere anche punitivo da un certo punto di vista, ma in realtà i detenuti sono soli, abbandonati a se stessi, senza un minimo di assistenza sanitaria.

Noi, da fuori, siamo tranquilli che siano rinchiusi lì dentro, ma in realtà viviamo in una bolla di sapone che da un momento all’altro può scoppiare. Perché se anche uno di noi ci finisse?
Non c’è sussidio, protezione, difesa, crescita, gli stessi autori di atti illegali diventano vittime di illegalità.

La storia di Rico è allucinante, ti fa accapponare la pelle, è così vivida e reale che io ho visto tutto davanti agli occhi come un film e spesso, durante la lettura, mi sono fermata a riflettere perché alcune cose che ho letto sono davvero assurde, incredibili eppure esistono. Lì dentro e in posti come quello, esistono.

L’unica speranza all’interno del PVG è una suora, Neyda, la goccia bianca, ammirata e rispettata da tutti che insieme ad altre figure che si occupano dei detenuti, cerca di portare l’istruzione e la pace all’interno di quell’inferno più nero della bocca di un lupo.

Neyda è tenuta di conto persino dai pranes, dai boss, e cerca di aiutare tutti, di portare una speranza a tutti e finchè ci saranno persone come lei, la vita lì dentro può avere ancora un senso, perché per il resto, ti strappano via tutto, persino il diritto di vivere.
Lei non è una semplice suora, è una guerriglia di speranza trasversale.

EPPURE PER LEI ESISTIAMO.

Nonostante ciò, la piccola suora non può risolvere gli scogli che esistono all’interno della struttura, quelli che provocano il sovraffollamento, la mancanza di giustizia, la povertà di avvocati, l’inattività dei detenuti che finiscono per delinquere comunque esattamente come facevano fuori.
Il problema più grande è la SOPRAVVIVENZA.
Il non farsi AMMAZZARE.

“Allora capisci che non è la morte a far paura, ma la cattiveria gratuita di chi, 
prima o poi, deciderà di ammazzarti, anche solo per noia.”

Le parole di Rico sono senza sconti. Non c’è possibilità di venirne fuori perché il carcere è marcio dall’interno, è marcio nelle fondamenta, come è marcio ai livelli più alti dove filtra la coca.

Eppure questa storia fatta di dannati e di dannazioni, dimostra che anche all’interno di un inferno simile ci può essere ancora il barlume dell’amicizia, della solidarietà, nonostante la sopravvivenza non sia altro che una continua battaglia contro la follia, quella che hai dentro e quella che ti schizza davanti agli occhi. 
OGNI SANTO GIORNO.

Anche qui, nel posto più dimenticato da Dio, ci può essere una mano tesa che ti ricorda quel sentimento che si dimentica spesso sia dentro che fuori: UMANITÀ.

3 commenti:

  1. Wow! Antonietta, che recensione da brividi.
    Bisogna essere capaci, e degni di essere dei veri esseri umani e non così tanto per dire, per poter cogliere tutto quello che tu sei riuscita a cogliere da questo libro senz'altro molto crudo ma autentico, e a trasmettere a chi ti legge. E se potessi, batterei il cinque riguardo alle ultime due frasi. E' proprio così. OGNI SANTO GIORNO e UMANITA'. Evviva le persone capaci di dire la verità. <3

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    1. Cara Federica, è un libro autentico e reale. Del resto, leggendo la trama è chiaro a cosa si va incontro. Sono certa che se lo leggessi, ti arriverebbero le mie stesse emozioni e sensazioni grazie alla tua grande sensibilità.
      E allora battiamo questo cinque! :-)
      Ti abbraccio <3

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