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giovedì 13 febbraio 2025

Recensione: ERIN THE BEAST PLAYER di Nahoko Uehashi

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Fazi, oggi vi parlo di Erin The beast player di Nahoko Uehashi.

erin the beast player

di Nahoko Uehashi
Editore: Fazi
Pagine: 432
GENERE: Fantasy 
Prezzo: 9,99€ - 18,50
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2025
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Si può colmare la distanza che separa gli esseri umani dagli animali? È l’amore a unire tutte le forme di vita, o la paura? Nel villaggio dei custodi del granducato dell’Aruhan, Soyon ha una responsabilità importante: prendersi cura dei temibili serpenti d’acqua dell’esercito del granduca, i tōda. Quando però alcuni esemplari muoiono misteriosamente, la donna viene condannata a morte e, usando una tecnica proibita, riesce a mettere in salvo sua figlia Erin, finita insieme a lei nella palude dei tōda più feroci. Approdata sulla remota costa di un lago nel regno di Ryoza, Erin viene accolta da un vecchio apicoltore che le insegna tutto sulle api e sulle ōjū selvatiche, gigantesche e in apparenza pericolosissime creature alate. Contravvenendo alle regole millenarie e seguendo le sue intuizioni e conoscenze, Erin sarà il primo essere umano a creare, grazie anche alle note di un’arpa, un legame speciale con un cucciolo di ōjū di cui si prende cura. Questo legame le garantisce un ruolo importante ma la coinvolge anche in complotti politici che mettono in pericolo lei, le persone che le sono vicine e le stesse creature alate. Erin dovrà rischiare il tutto per tutto non solo per salvare se stessa, ma anche per impedire che le sue amate Dōjū vengano trasformate in armi di distruzione. Due forze in lotta tra loro, una ragazza con un potere da scoprire e leggendarie creature regali che solo lei è in grado di capire e proteggere:una saga fantasy coinvolgente e sofisticata da una delle scrittrici più lette di sempre in Giappone.

RECENSIONE

Erin The beast player è una storia diversa dalle altre. Nahoko Uehashi non scrive un semplice fantasy. No. Lei intesse un romanzo che è una sinfonia di introspezione, un viaggio attraverso il potere della conoscenza, il peso della responsabilità e la necessità di trovare il proprio posto in un mondo che costringe a scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è sicuro. 

C’è qualcosa di profondamente struggente in Erin. Orfana, reietta, sempre sospesa tra il desiderio di appartenere e la consapevolezza che il suo sapere la separerà da tutti. La sua crescita è una danza tra la tenerezza della scoperta e l’angoscia della perdita. Erin è una bambina curiosa che osserva i tōda con occhi spalancati, una ragazza che impara a leggere il linguaggio del vento e delle api, una donna che comprende il potere delle proprie mani… e sceglie di non abusarne. 

Non è l’eroina classica dei fantasy contemporanei, spesso disegnati per essere forti e indistruttibili. Erin è viva, e la sua vulnerabilità la rende più potente di qualsiasi guerriero con una spada. Il suo rapporto con le creature, i tōda prima, gli ōjū poi, è di un’intensità quasi religiosa: Erin non vuole dominarle, non vuole sfruttarle, vuole comprenderle. È la custode di un sapere antico, un segreto pericoloso che potrebbe cambiare il mondo, eppure sceglie di trattarlo con rispetto e timore, consapevole che alcune verità non devono essere maneggiate con leggerezza. 

Nella letteratura fantasy, dove spesso la crescita di un personaggio si traduce in un’inevitabile accettazione del proprio destino eroico, Erin infrange questa aspettativa: lei non vuole essere un’arma, non vuole essere usata. La sua battaglia è contro il sistema stesso, contro l’idea che gli esseri viventi possano essere strumenti di guerra, contro la brutalità con cui la conoscenza viene sempre distorta per il potere. E quando Erin fischia per la prima volta, controllando una creatura che nessuno ha mai domato senza la violenza, il lettore sente la pelle d’oca: non è un trionfo, è un punto di rottura. 

Soyon è una madre silenziosa, forte come le radici di un albero secolare. Sa che l’ignoranza del mondo è una lama affilata, e sa che Erin, con la sua mente troppo brillante, finirà per attirare quegli occhi taglienti. Eppure la lascia esplorare, osservare, porsi domande. Il prezzo sarà altissimo: Soyon muore per salvare la figlia, ma soprattutto per proteggere il segreto del suo popolo. La sua fine è devastante, e la sua ultima azione, fischiare per salvare Erin, è un atto di ribellione che riecheggia per tutto il romanzo. Soyon non solo muore: si immola in nome di una speranza. In lei vediamo la tragedia di chi conosce troppo in un mondo che punisce chi sa. La sua saggezza non è un dono, è una condanna. È un personaggio che lascia un segno profondo: in così poche pagine, l'autrice la rende indimenticabile. 

Damiya è uno di quei personaggi che strisciano nella trama come un’ombra velenosa. Non è il classico antagonista crudele e spettacolare. No. È più inquietante di così. La sua forza è sottile, manipolatrice. È l’uomo che comprende il valore delle conoscenze di Erin prima ancora che lei stessa lo faccia. È la voce della tentazione, il sussurro del potere che ti promette sicurezza in cambio della tua libertà. Damiya è pericoloso perché è reale. Perché il suo modo di pensare è quello di chi crede che ogni cosa possa essere sfruttata, ogni segreto venduto, ogni essere vivente trasformato in un’arma. Se c’è un messaggio politico in questo libro, è proprio qui: chi ha il potere cercherà sempre di piegare la natura ai propri scopi. Ma Erin gli si oppone. Lei è un’anomalia in un mondo di uomini come lui. E il suo rifiuto di essere corrotta è una delle cose più potenti e sovversive del romanzo. 

Viviamo in un’epoca in cui il fantasy commerciale è sempre più rumoroso: eroi predestinati, poteri spettacolari, mondi costruiti per impressionare con la loro complessità. L'autrice, invece, scrive un fantasy che ha il respiro di un’antica leggenda, la delicatezza della poesia giapponese, la riflessione della filosofia orientale. Non ci sono guerre epiche: c’è il tormento di chi sa che la guerra è sbagliata. Non ci sono amori travolgenti e tossici: c’è il legame profondo e sincero tra una ragazza e le creature che ama. Non c’è il bisogno di creare colpi di scena forzati: la tensione nasce dalla paura di Erin di essere costretta a tradire se stessa. 

Il modo creato è completamente diverso da quello della narrativa fantasy occidentale: è un’opera che cresce lentamente, che lascia spazio ai silenzi, che usa il respiro della natura come colonna sonora della narrazione. Ed è proprio questa la sua forza. In un mercato editoriale dove il fantasy è spesso dominato da azione e romance esasperati, The Beast Player è un libro che chiede pazienza, chiede di ascoltare, chiede di pensare. Ed è per questo che è un’opera necessaria. Perchè anche se sembra che quasi a nessuno interessa il diverso, e tutti sembrano correre dietro alle storie che vanno per la maggiore, costringendo così, le case editrici (se vogliono guadagnare) a pubblicare romanzi copia-incolla e mi riferisco a qualsiasi genere, è comunque doveroso proporre qualcosa che nasce da una penna diversificata, che ha fame di realtà nuove e che non si accontenta della comfort zone. 

Leggere questa storia è come ascoltare il vento tra gli alberi, come osservare il volo di un’aquila prima che piombi sulla preda. Lo stile è preciso e poetico, lento e avvolgente. C’è una qualità ipnotica nel modo in cui l'autrice costruisce il mondo e nel modo in cui ci immerge nella psicologia di Erin, facendoci sentire ogni sua esitazione, ogni suo stupore, ogni suo terrore. Il risultato è un libro che non si legge, si vive. 

Ci sono libri che ti fanno compagnia per qualche giorno. E poi ci sono quelli che quando apri la prima pagina, sai che sono tutta un’altra storia. Questa è un’opera che incanta, che inquieta, che fa riflettere. Una storia che parla di noi, della nostra capacità di fare del male in nome del progresso, e della speranza che, forse, qualcuno avrà il coraggio di dire no. 
Leggetelo. 
Perché certe storie non sono solo da leggere. Sono da appuntare al cuore. 
Così, per ricordarci che non siamo solo progresso, individualismo, carriera, futuro, siamo anche anime in grado di fermarsi a pensare. 
Ad ascoltare. 
A vivere la vita e la natura per come è fatta e per come siamo fatti.
Senza che niente e nessuno ci dica come dobbiamo essere.

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