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giovedì 6 febbraio 2025

Recensione: LE PERVESTITE di Camilla Cederna

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Nottetempo, oggi vi parlo di Le pervestite di Camilla Cederna.

le pervestite

di Camilla Cederna
Editore: Nottetempo
Pagine: 242
GENERE: Narrativa
Prezzo: 11,99€ - 17,50
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
“Ecco una serie di pezzi scritti nel corso di dodici mesi, ecco una fetta della recente attualità italiana, una variegata baraonda fatta di balli, rapine, flirt più o meno principeschi, ribellioni di giovani, evasioni varie e viltà, moda, mode e modi nuovi, i problemi di oggi confrontati con quelli di ieri, un mucchio di cose bizzarre, molto da ridere, ma non tutto, ché ogni tanto vien da scuotere amaramente la testa davanti a tante frivolezze, goffaggini, cattivo gusto e volgarità”.È il 1968 e, mentre in America Joan Didion raccoglie in Verso Betlemme i suoi interventi sulla California della controcultura, tra sogni ed eccessi, in Italia un’altra scrittrice e giornalista di enorme talento, Camilla Cederna, riunisce in Le pervestite le sue cronache sulla fine degli scatenati anni Sessanta nel Belpaese, tra banditi che sparano in strada, salotti d’alta borghesia, “figli dei fiori” e tensioni sociali sempre più forti. Un giornalismo, il suo, che sotto il velo di leggerezza mostra squisita cultura e impegno civile, con la tenace determinazione a guardare oltre i fatti e le apparenze per inserirli in un contesto politico e morale. “Tra l’antropologia e il pettegolezzo”, come ricorda Irene Soave nella sua prefazione. “Parlare di un’epoca a partire dal suo ‘lato debole’ è stata sempre la cifra programmatica del lavoro di Cederna. Teorizzò sempre la mescolanza dell’indignazione con il sentimento, e della frivolezza con l’impegno”. Per dipingere, partendo dagli aspetti di costume, il ritratto di un paese intero.

RECENSIONE

Ci sono libri che, pur essendo stati scritti in un'epoca precisa, sembrano possedere un'acuta capacità di interpretare anche il nostro presente. Le pervestite di Camilla Cederna, è uno di quei libri. Pubblicato per la prima volta nel 1968, questo volume raccoglie una serie di articoli scritti tra il 1967 e il 1968 per L’Espresso, offrendo una straordinaria radiografia dell’Italia degli anni Sessanta, un paese in piena trasformazione sociale, culturale ed economica. 

Con uno stile affilato, ironico e brillante, l’autrice osserva e racconta la realtà italiana dell’epoca partendo da ciò che apparentemente potrebbe sembrare frivolo, la moda, il pettegolezzo, il costume, ma che, nelle sue mani, diventa strumento di analisi sociale, un modo per svelare le tensioni e le contraddizioni di un'epoca. 

Il libro è diviso in tre sezioni, ciascuna dedicata a un aspetto del cambiamento sociale in atto: la cronaca nera e la trasformazione del crimine, il mutamento delle relazioni umane e familiari, e infine il mondo della moda e del costume come specchio di una società in fermento. Il primo nucleo tematico riguarda la cronaca nera, un elemento che nel giornalismo dell’autrice diventa un pretesto per analizzare più a fondo il contesto sociale. Dunque emergono racconti su banditi e criminali, ma anche su coloro che gravitano attorno a loro: le donne che li seguono, i quartieri che li producono, le dinamiche che li alimentano. 

Conosciamo la storia della banda Cavallero, responsabile di rapine e sparatorie che sconvolsero l’Italia. Ma più che concentrarsi sulla cronaca dei crimini, l’autrice si sofferma su chi sta loro accanto: le mogli, le amanti, le donne che orbitano nel mondo del crimine, che spesso ne sono vittime ma che, a volte, ne diventano complici silenziose o fedeli testimoni. La giornalista si chiede: cosa porta una donna a legarsi a un uomo violento? È una questione di sottomissione, di fascinazione per il potere criminale, o di mancanza di alternative? 

Un altro pezzo importante è quello che racconta la caduta dell’Inter di Helenio Herrera, squadra simbolo della Milano potente e vincente, che nel 1967 perde il suo dominio sul calcio italiano. Ma Camilla Cederna non si limita a parlare di sport: il declino della squadra diventa una metafora per descrivere il cambiamento di un’Italia che sta perdendo le sue certezze, che vede tramontare i miti di potenza e sicurezza. Un’analisi impietosa del fanatismo calcistico e della società che vi si specchia. 

La seconda parte del libro è dedicata ai cambiamenti nei rapporti umani e nelle strutture sociali. La famiglia, l’amore, l’educazione dei figli, il ruolo della donna, il divorzio: tutto è in movimento, e l’autrice, con il suo sguardo acuto, ne analizza le conseguenze. Negli anni Sessanta il divorzio era ancora illegale in Italia, ma sempre più coppie si separavano de facto. L’autrice racconta la nuova realtà delle famiglie spezzate, descrivendo con arguzia e una punta di malinconia l’incapacità di una società ancora ancorata a vecchi schemi di affrontare questa trasformazione. L’infelicità coniugale, la difficoltà di educare i figli tra genitori in conflitto, le ipocrisie della borghesia benpensante sono al centro di questo racconto. 

Camilla Cederna affronta anche il tema del disagio giovanile, dell’infelicità infantile e dell’incapacità della società di comprendere i bisogni dei più piccoli. È un pezzo che, pur essendo scritto più di cinquant’anni fa, parla ancora oggi con una forza sorprendente. E non si fa mancare nemmeno l’analisi del fenomeno dell’uso di sostanze stupefacenti tra i giovani, che in quegli anni cominciava a diffondersi. Non cade mai nel moralismo, ma cerca di capire le motivazioni che spingono i giovani a cercare lo sballo e l’evasione. 

La terza parte del libro, quella che dà il titolo all’intera raccolta, è dedicata alla moda e al costume, temi che vengono trattati con l’intelligenza di chi sa che l’apparenza è sempre il riflesso di qualcosa di più profondo. Per esempio, il titolo dell’opera prende il nome da un articolo che descrive l’evoluzione della moda femminile. Il termine "pervestite" è un neologismo coniato da Camilla Cederna, un gioco di parole che mescola “perversione” e “vestire”. Il titolo del libro si riferisce a un articolo specifico della raccolta in cui l’autrice descrive un fenomeno rivoluzionario nel mondo della moda degli anni Sessanta: le donne che, attraverso il loro modo di vestire, sfidano i canoni estetici tradizionali imposti dalla società e dal desiderio maschile. 

Le “pervestite” sono dunque quelle donne che rifiutano di vestirsi per sedurre gli uomini, che scelgono abiti che non esaltano il corpo femminile secondo i canoni classici della femminilità, ma che seguono un proprio gusto e una nuova idea di autonomia. Le donne che sfilano sulle passerelle di Parigi nel 1967 non cercano più di piacere agli uomini: si vestono per loro stesse, si coprono invece di scoprirsi, scelgono scarpe comode e linee severe, rifiutano i canoni imposti dal desiderio maschile. Il termine, dunque, gioca sull’idea di una "perversione" della moda femminile, che smette di essere un’arte al servizio dello sguardo maschile e diventa espressione di indipendenza e di emancipazione. È un concetto che anticipa molte delle battaglie femministe degli anni Settanta, rendendo questo titolo una provocazione che invita a guardare oltre la superficialità dell’apparenza per cogliere le profonde trasformazioni culturali in corso. 

Mentre le donne si emancipano, gli uomini cominciano a esplorare nuovi codici estetici. Così l’autrice descrive la crescente vanità maschile, il desiderio degli uomini di appropriarsi di dettagli tipicamente femminili: capelli lunghi, vestiti di seta, sfilate dedicate a loro. È un ribaltamento di ruoli che preannuncia le trasformazioni future. Infine, espone l’idea che una donna possa essere ancora desiderabile e libera anche a quarant’anni, un pensiero fino allora inaccettabile. Ma qualcosa sta cambiando: le quarantenni non sono più "finite", come suggeriva la mentalità tradizionale, ma anzi vivono una seconda giovinezza, esplorano nuove possibilità sentimentali e rifiutano di essere relegate al ruolo di mogli devote e madri sacrificate. 

Le pervestite è un’opera che attraversa il tempo con una lucidità straordinaria. Seppur radicato nel contesto degli anni Sessanta, il libro parla di temi ancora attuali: la crisi della famiglia, il fanatismo sportivo, la trasformazione dei ruoli di genere, l’infelicità giovanile, l’ipocrisia della società borghese. Camilla Cederna dimostra che il giornalismo può essere anche letteratura, che il pettegolezzo può rivelarsi un’arma politica, che la moda non è mai solo moda, ma il riflesso di un mondo che cambia. 

Con la sua prosa elegante e ironica, l’autrice ci lascia un ritratto impietoso ma irresistibilmente affascinante di un’Italia che si affacciava alla modernità. E noi, leggendo oggi queste pagine, ci accorgiamo di quanto molte di quelle domande siano ancora le nostre.

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