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venerdì 7 febbraio 2025

Recensione: IL SIGNORE DELLE MOSCHE di William Golding

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Mondadori, oggi vi parlo di Il signore delle mosche di William Golding.

Il signore delle mosche

di William Golding
Editore: Mondadori
Pagine: 252
GENERE: Narrativa 
Prezzo: 9,99€ - 18,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
«Quello è stato il primo libro provvisto di mani che mi sia mai capitato... mani forti, che uscivano dalle pagine e mi afferravano alla gola.» Così Stephen King descrive la potenza espressiva de Il Signore delle Mosche (1954), uno dei libri più letti, amati, discussi e tradotti della letteratura. Terrificante allegoria della condizione umana, narra la vicenda di un gruppo di ragazzini sopravvissuti a un disastro aereo che, su una paradisiaca isola tropicale, danno vita a una società primordiale, fatta di brutali istinti e feroce sopraffazione, nella quale la ragione e la "civiltà" sembrano soccombere. Un romanzo a tesi di selvaggia violenza che, nell'esplorare i confini tra società e barbarie, razionalità e follia, è diventato fonte di ispirazione per film, romanzi e fumetti, adorato da scrittori come Ian McEwan o Suzanne Collins e selezionato dalla BBC tra le cento opere che hanno dato forma al mondo. Una storia ricca di simbolismo e profondità psicologica che mette a nudo le fragilità più segrete dell'uomo, rivelando l'infinito cinismo della vita adulta e la disarmante facilità con cui ci si può trasformare in mostri.

RECENSIONE

Il signore delle mosche di William Golding è stato pubblicato per la prima volta nel 1954, una storia vecchia, stantia, che puzza di muffa e zolfo, quello stesso zolfo che immaginiamo possa infestare l’inferno. Beh, guardate un pò questa copertina. Non vi ricorda proprio le fiamme dell’inferno? Qualcosa che brucia, che si consuma, che si incenerisce nonostante si trovi prigioniera di un’isola paradisiaca. Chiunque non abbia letto questo libro, è ora che lo faccia. 
FATELO.

Vi ritroverete all’improvviso gettati su un’isola senza nome e sarete incastrati in un gruppo di bambini di tutte le età. Sporchi, decadenti, rozzi, dolenti, alcuni a malapena sanno parlare, altri si atteggiano a fare i capi, la maggior parte vuole solo correre, fare il bagno e mangiare. Voi, bambini in mezzo ai bambini, come vi comportereste? Fareste come Ralph? 

Il protagonista di questa storia, un ragazzino dalle pelle ambrata, bello, alto che ha tutte le caratteristiche per gestire il gruppo di altri ragazzini che si ritrovano sperduti su questa isola dopo che il loro aereo è caduto. Non ci viene detto chi sono, da dove vengono e perchè stavano affrontando questo strano viaggio. Sappiamo soltanto che adesso sono tanti, e non hanno adulti a proteggerli. E se i grandi non li proteggono, non possono nemmeno controllarli, e allora che si fa? Chi mantiene il controllo della situazione? A quali leggi bisogna obbedire? 

Tra i ragazzi, c’è Jack, un tipo tutto ossa e nervi, dalla faccia furba che decide di prendere in mano le redini della caccia. Perchè in qualche modo bisogna pure mangiare, no? Altrimenti come si sopravvive. Ralph non è proprio d’accordo, lui che è stato eletto il capo perchè sembra quello più assennato e più calmo, in realtà vorrebbe che tutte le energie si concentrassero nel fuoco. Per essere salvati, per far sì che qualcuno si accorga della loro presenza sull’isola e venga a prenderli, è necessario accendere un fuoco, insomma fare dei segnali di fumo. 

Tutti all’apparenza sembrano d’accordo, ma a conti fatti, le uniche persone che possono davvero dare una mano sono Jack e i suoi amici. Ma la caccia per loro è più importante perchè diventa una dimostrazione di coraggio, potere, supremazia. Chi caccia è colui che porta da mangiare, è dotato di istinto, di astuzia, riesce a prevalere sugli animali, dimostrandosi egli stesso animale ma con intelligenza, e tutti lo ammirano. Jack vuole essere colui che viene rispettato perché porta il cibo al suo piccolo popolo di ragazzini. Ralph non è convinto che sia la scelta giusta, ci sono tante cose da fare, come costruire i rifugi e l’unica persona che lo capisce è Piggy, il bambino che scopre con lui l’isola, intelligente ma timido, malato, vittima della paura e del pregiudizio. Nonostante il suo aspetto grassoccio e le prese in giro dei compagni, soprattutto da parte di Jack che tenta sempre di denigrarlo, Piggy è l’unico che propone idee razionali e con cognizione di causa, che sembra veramente intenzionato a fare qualcosa di costruttivo per essere salvato. 

A nulla valgono le parole e gli ordini del capo Ralph. I ragazzini fanno tutti quello che gli pare, e quando uno di loro scompare e un altro muore, le cose si complicano. Nessuno ascolta più nessuno e l’atteggiamento animalesco e selvaggio di Jack prende il sopravvento. La maschera con cui si dipinge il volto rappresenta il suo modo per nascondere la vergogna di non essere quello che dovrebbe e gli permette di affrontare gli sguardi accusatori degli altri e di andare a caccia, uccidendo cinghiali senza alcun senso di colpa. Il suo personaggio rappresenta l’istinto distruttivo che prende il sopravvento nell’essere umano in condizioni di assoluta anarchia. Non ci sono regole perché non ci sono adulti, e soprattutto non ci sono terrori perchè non ci sono affetti. La convivenza forzata sull’isola non crea legami affettivi e duraturi, non crea relazioni sincere, tutto è offuscato dalla fame e soprattutto dalla voglia di primeggiare su tutti gli altri. 

Il signore delle mosche è la testa di un maiale che viene impilata e coperta di mosche. Una visione che tormenta i giorni e le notti di Ralph e di Simon e che li porta quasi sull’orlo della pazzia. Una visione che parla, che ha una voce e che gli mostra, ancor prima della fine, quanto sia devastante e odiosa la natura umana. Ralph tenterà in tutti i modi di mantenere viva la sua umanità, ma dovrà combattere contro i mostri che quella libertà selvaggia e opprimente ha creato. L’unico modo che ha è usare quella stessa violenza con cui viene affossato, ma non ha il marcio dentro che emerge dal cuore sinistro di Jack e non ha nemmeno la codardia di Piggy. Ralph è uno che non si lascia influenzare da nessuno, che combatte quando viene aggredito e che porta avanti le sue ragioni – comunque – anche quando si trova circondato da un tripudio di folli mascherati che saltano e ballano come se stessero evocando la morte. Jack e Ralph rappresentano l’istinto e la ragione. La caccia contro il fuoco. 

Questa storia, ancora attuale, mostra come in condizioni eccezionali, gli uomini possano comportarsi in modo del tutto diverso; la natura umana è incomprensibile e soprattutto è difficile da prevenire. In situazioni in cui i bambini sanno di non essere controllati e possono fare quello che vogliono, si dimostrano privi di qualsiasi logica. Nemmeno il desiderio di essere salvati riesce a gestire il loro istinto che diventa primordiale e arcaico. 

Jack, con la sua maschera rossa e bianca, incarna la morte e il sangue. I suoi riti, i balli di cui diventa protagonista, non fanno altro che ricordarci quanto possiamo diventare vittime dei nostri istinti nel momento in cui ci rendiamo conto che non dobbiamo vergognarci più di niente. La maschera nasconde tutti i suoi timori e Jack gode nell’uccidere e nel cacciare, nel divorare le sue prede, come se fosse un animale che però perde anche la dignità di un animale che uccide per sopravvivere, perchè il suo desiderio è così macabro e perverso da non avere alcuna giustificazione. 

Il romanzo è un concentrato di forze contrastanti. La speranza, più viva all’inizio, diventa via via più timida, barcolla, incespica, infine si nasconde, perché la rabbia e l’odio prendono il sopravvento e oscurano le notti infestate di mosche e sogni. Ci si chiede per quale motivo in una situazione di pericolo e di sopravvivenza, i ragazzini non si uniscano, non abbiano tutti lo stesso desiderio di salvarsi. 

Lo stile è molto semplice, i dialoghi sono scarni, spesso alcune frasi si ripetono, come se fosse lo stesso eco dell’isola a raggiungere le nostre orecchie. La foresta, i boschi, gli animali sono presenze fatte di ombre e di carne; sono spiriti che inseguono e che vengono inseguiti. L’isola rapisce e intrappola i ragazzini rendendoli, da un giorno all’altro, adulti al contrario. Adulti senza ossa che li sorreggono; adulti senza la furbizia e l’esperienza di affrancare le volontà altrui, senza la malizia della vera supremazia; senza l’arguzia e la manipolazione di chi sa come vivere e fottere gli altri. 

Ralph, Jack e gli altri, quelli che vivono e quelli che muoiono, quelli che piangono e quelli che urlano, sono anime spaesate, che seppur fermi, corrono di qua e di là perchè hanno paura di restare. Fermarsi vuole dire pensare, e pensare equivale a rendersi conto che nessuno verrà a salvarli. 
L’isola è una grande bocca, bella e carnosa, che li mastica e poi li inghiotte. Li sputa fuori ammaccati e malridotti, purtroppo ancora vivi. 
Purtroppo con gli occhi ancora fissi sul Signore delle mosche. 
Incubo che continua a parlare – e parlerà per sempre, in mezzo a un paradiso di sangue e silenzio.

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