Buongiorno!
Iniziamo la settimana con un’altra intervista, questa volta dedicata a Giacomo Festi, autore esordiente, che ha
già all’attivo diverse pubblicazioni, di cui qualche giorno fa ho segnalato l’ultima,
un romanzo Horror/Fantasy,
intitolato Doppio
Singolo. Giacomo, oltre che scrittore, s’interessa anche di Cinema, curando un bellissimo blog, che
seguo io stessa, costantemente aggiornato, riguardante le sue impressioni e le
sue visioni cinematografiche. Analisi approfondite sempre con un pizzico di
ironia che lo contraddistingue!
Date un’occhiata al suo blog Recensioni ribelli.
Ciao Giacomo,
grazie per aver accettato questa intervista.
1- Raccontaci
del tuo amore per la scrittura, quando è nato e quando hai iniziato a scrivere
seriamente.
La passione per le storie ce l’ho
da che ho memoria. Tutto è iniziato quand’ero piccolo, coi cartoni animati che
guardavo, e mano a mano che crescevo sono andato ad orientarmi su fumetti,
libri e mitologia. Quest’ultima per me è stata fondamentale perché mi ha fatto
capire una cosa importantissima: l’uomo ha bisogno di storie e senza di esse è
perduto - ma lo ammetto, questa frase l’ho rubata a Philip Pullman. E infatti i
miti sono proprio questo, delle storie. Storie che l’uomo ha dovuto inventare
per spiegarsi cose che altrimenti gli sarebbero rimaste oscure. Basta questo
per far capire l’importanza fondamentale di una qualsiasi narrazione. Ma c’è voluto molto tempo
affinché iniziassi a scrivere seriamente. Ci ho sempre provato, ma con
risultati abbastanza deludenti, perché ero io il primo a non avere bene in
mente cosa volevo dire. Ho dovuto aspettare di finire l’Accademia di
Sceneggiatura a Torino, dove ho avuto i migliori maestri che potessi
desiderare, che in quello strampalato percorso mi hanno aiutato a gestire al
meglio delle mie possibilità le storie che mi frullavano in mente.
2- Doppio singolo è il tuo secondo lavoro pubblicato, ma ce ne sono altri
due in fase di stampa. Cosa puoi dirci riguardo ad essi, elencando magari
tematiche e stile?
Il mio precedente romanzo, Storia di uomini invisibili (pubblicato
per la Nativi Digitali Edizioni), parlava di un uomo che, ritrovatosi a
dubitare di ogni certezza, finiva col desiderare di diventare invisibile per
evitare i giudizi della gente... divenendo poi invisibile sul serio! La storia
mi era venuta un mente nel concretizzare una drammatica certezza: siamo tutti
invisibili agli occhi degli altri perché coviamo dentro di noi una storia
segreta che nessuno conosce. È questo uno dei motivi per cui non amo dare
giudizi, perché è proprio quel racconto segreto che custodiamo ad averci fatti
diventare quello che siamo e finché non si è a conoscenza di esso, non è
possibile esprimere alcunché su chiunque. Ad esempio... è facile condannare una
persona che ha commesso un crimine, ma può averlo fatto per qualunque motivo,
anche per necessità. Ciò non lo scagiona dalle sue colpe, ma la cosa ugualmente
non ci dà il diritto di essere giudici e carnefici. In fase di pubblicazione invece
ci sono i romanzi La strana indagine di
Thomas Winslow (per la Duetredue edizioni), un racconto abbastanza
intricato dove mi sono divertito a mischiare il fantasy con l’hard-boiled, e Vita da Scarabocchio (per la Leucotea
edizioni), una storia nata così per gioco e che, a sorpresa, mi sono ritrovato
a gestire come vero e proprio romanzo, al di là di qualunque mia aspettativa, quindi
la sua pubblicazione mi rende ulteriormente felice.
3- Quali
sono gli autori dai quali trai ispirazione?
Posso dire che, come tutti, ho
avuto i miei periodi. Una gran fetta di tempo l’ha occupata quello fantasy,
iniziato ovviamente con J.R.R. Tolkien e il suo Il Signore degli Anelli, ma che
mi ha portato a conoscere autori del calibro di Michael Moorcoock, Ursula K.
LeGuin, Robin Hobb, Frank Herbert e David Gemmel. Poi è seguito quello per
Stephen King, autore poliedrico che col suo ciclo de La Torre Nera mi ha
insegnato che non esistono limiti di sorta circa quello che si vuole fare,
perché quella saga è la piena dimostrazione di come si può aderire a un genere
contaminandolo (e sperimentando) così profondamente da farlo divenire
tutt’altro. Ad oggi, però, penso che se
dovessi citare gli autori che preferisco credo che, oltre allo stesso King, sul
podio metterei l’immenso Philip K. Dick, insieme a Dennis Lehane, Ernest
Hemingway, Fëdor
Dostoevskij, Franz Kafka, Richard
Matheson e Patrick Süskind. Ma la domanda si fa intricata,
perché oltre alla letteratura ho anche la passione per il cinema (gestisco il
blog Recensioni ribelli) e i fumetti. Quindi potrei ben affermare che
l’ispirazione posso trovarla anche dai film di Stanley Kubrick, David
Cronenberg, Woody Allen e Park Chan-wook o dai fumetti di KatsuhiroOtomo,
NaokiUrasawa, Alan Moore e Neil Gaiman.
4- Parlaci
del tuo ultimo romanzo.
Doppio
singolo parla di Paride Vasari, uno
scrittore dal carattere scorbutico, che un giorno finisce per trovarsi
completamente solo. Cinzia, il suo grande amore, lo ha lasciato per Massimo,
l’unico amico che ha mai avuto. Per giunta, il suo secondo romanzo non sta
vendendo così bene, quindi il suo editore gli chiede di ritornare sulle orme
del suo esordio per incattivirsi nuovamente un pubblico che non accetta di buon
grado le novità... ma a complicare ulteriormente le cose c’è il fatto che la
disfatta amorosa ha lasciato Paride senza idee, impossibilitandolo a scrivere
alcunché.
Le cose cambieranno quando
scoprirà, proprio da Cinzia, che Massimo è finito in come e che stava scrivendo
un romanzo. Un romanzo che, guarda caso, ha tutte le caratteristiche che gli
sono state richieste dal suo editore. Decide così di vendicarsi: ruberà il
romanzo a colui che gli ha rubato la donna, mettendo così in atto una terribile
vendetta. Ma una volta compiuto ciò, il
paranormale entrerà nella sua vita. E pare che sia stata proprio quell’azione a
scatenarlo...
5- Quanto
c’è di autobiografico nella storia e quali difficoltà hai affrontato nella
stesura?
Di autobiografico non molto,
almeno in senso letterale, anche perché non ho mai rubato nessun manoscritto e
il paranormale non è mai entrato nella mia vita - finora. Penso però che
qualunque cosa una persona scriva provenga dai propri trascorsi, da come ha vissuto
un certo avvenimento o da ciò che sente dall’ambiente che lo circonda.
D’altronde, se non parliamo di noi, di cos’altro dovremmo scrivere? Anche se
spero proprio di non essere antipatico come Paride…
Le difficoltà invece sono
coincise col dover concentrare tutte le mie attenzioni su un personaggio
singolo, dopo le ‘avventure di gruppo’ degli Uomini invisibili. Sembra strano, ma alle volte aver a che fare con
un solo personaggio di cui raccontare le gesta è davvero difficile… non
smorzare il ritmo e farlo apparire sempre accattivante nonostante si parli di
lui in ogni capitolo è davvero difficile!
6- Ossessioni
e scoperte interiori fino a sfociare nel macabro e nel soprannaturale. Com’è nata la storia e quanto tempo hai
impiegato a scriverla?
Sembra strano, ma la storia non
ha mai avuto una vera e propria genesi. Semplicemente, ricordo di averla sempre
avuta in mente, solo che non rammento il momento esatto in cui l’ho ideata. Un
giorno però, poche settimane dopo aver pubblicato Storia di uomini invisibili, mi sono detto che forse era il momento
di rispolverarla e di metterla su carta, e così dopo due mesi l’ho terminata.
7- L’ironia
è l’elemento caratterizzante. Quanto conta nei tuoi romanzi e nella tua vita?
Penso che l’ironia sia un
qualcosa di importantissimo perché riesce a spiegare molto di una persona. Il
modo in cui un individuo si diverte o le cose (e il modo, soprattutto) che lo
fanno ridere sono una sorta di mappa della sua anima. Non per nulla, fra la risata
e il riso c’è un’abissale differenza. La
risata ha fatto tremare i potenti in più di un’occasione, il riso invece ha
permesso agli stessi di controllare le masse. E il vedere come le nostre
televisioni siano invase da certo pattume, mi convince sempre più della cosa. Per il resto, l’ironia mi ha
aiutato a non prendere molte persone troppo sul serio e, soprattutto, a non
prendermi nella medesima maniera. L’ironia la adoro perché non risparmia
nessuno. Nemmeno se stessi. D’altronde, nel castello l’individuo più potente
alla fine era il giullare, perché poteva ridere del re senza che gli venisse
torto un capello.
8- Perché
qualcuno dovrebbe leggerlo?
Perché è una storia che lascia i
suoi spunti di riflessioni e della quale ho curato in maniera quasi maniacale i
dialoghi. Perché Paride è un personaggio che si odia e si ama al contempo.Perché
quello del protagonista è un dilemma interiore che quasi tutti hanno provato e
quindi c’è la possibilità di rimanere coinvolti dalle sue tribolazioni mentali.
Poi è un horror. E si sa che solo le persone molto cattive non amano gli
horror! O se non altro, per godere della
bellissima copertina di Lorenzo Lanfranconi.
9- Cosa
significa per te questo romanzo?
È stato un po’ la prova del nove.
D’altronde lo diceva anche CapaRezza che “il secondo album è sempre il più
difficile”, quindi l’aver saputo concludere anche di questo percorso mi ha
fatto comprendere che questo è ciò che voglio realmente fare nella vita.
10- C’è
un libro che avresti voluto scrivere tu?
Tantissimi! Ogni volta che leggo
qualcosa che sappia trasmettermi una qualsiasi sensazione, mi dico “dannazione,
avrei voluto scriverlo io!”
11- Quali
sono i libri che ti hanno cambiato l’esistenza?
Senza dubbio Il Signore degli
Anelli di Tolkien, poi a seguire Il profumo di Patrick Süskind, La svastica sul sole di Philip K. Dick, Il signore delle
mosche di William Golding, Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, Lolita di
Vladimir Nabokov e Il Mastro e Margherita di Michail Bulgakov. Ma dovrei citare
anche La guerra di Troia di Lindsay Clarke, I versi satanici di Salman Rushdie,
Shantaram di Gregory David Roberts e Il barone rampante di Italo Calvino. E Fiesta
di Ernest Hemingway, che ha il finale più bello che io abbia mai letto.
12-
Oggi c’è una diatriba aperta riguardo il mercato
editoriale. Uno scontro tra piccole e grandi case editrici e il self-publishing.
Cosa ne pensi?
È
una realtà editoriale alla quale mi sono affacciato molto poco, anche come
semplice lettore, quindi il mio è un parere da prendere con le pinze. Rimango
comunque sicuro del fatto che sia un ottimo punto di partenza per coloro che
hanno un manoscritto molto particolare e che quindi non può godere delle
attenzioni di molte case editrici. O almeno, così sarebbe in un mondo ideale.
Dei (pochi, ricordo) romanzi autoprodotti che ho letto, molti peccavano per una
trama inconsistente e uno stile di scrittura davvero poco curato, e il prodotto
finale finiva per essere molto deludente. Quindi sì... il mezzo è sicuramente
molto utile e offre grandi opportunità, ma ci deve essere anche una certa
coscienza da parte di coloro che ne usufruiscono, altrimenti si finisce per
intasare il sistema stesso e offuscare coloro che meritano per davvero. È un
qualcosa di simile a ciò che succede anche con Youtube, per certi versi: il
semplice fatto che ci venga data l’opportunità di fare qualcosa, non è la prova
che quella sia effettivamente la nostra strada.
Insomma,
come ogni cosa ha i suoi pro e i suoi contro.
13-
Chi è Giacomo Festi nella vita di tutti i giorni?
Un
ragazzo come tanti. Un giovane ventiquattrenne che cerca di barcamenarsi in
qualche maniera in un mondo che comprende sempre meno e che vuole realizzare a
tutti i costi i propri sogni.
14-
Scrivere é...
Tante
cose. Ognuno scrive per diversi motivi e differenti necessità, guidate da
particolari bisogni che, ovviamente, differiscono in base alla persona. Io,
molto semplicemente, so solo che mi piace.
Ancora grazie mille, Antonietta! :D
RispondiEliminaE' stato un piacere ospitarti! ^^
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