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venerdì 19 aprile 2024

Recensione: L'UNITÀ di Ninni Holmqvist

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Fazi, oggi vi parlo di L'unità di Ninni Holmqvist.

L'unitÀ

di Ninni Holmqvist
Editore: Fazi
Pagine: 276
GENERE: Romanzo Distopico
Prezzo: 9,99€ - 18,50
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Un giorno di inizio primavera Dorrit, scrittrice cinquantenne single e senza figli, viene accompagnata all’Unità. D’ora in avanti vivrà lì. Quello che la accoglie è un luogo idilliaco, almeno in apparenza: una struttura all’avanguardia dotata di eleganti appartamenti immersi in splendidi giardini, dove vengono serviti elaborati pasti gourmet e ci si può dedicare alle più svariate attività. I residenti sono accomunati da una caratteristica: non hanno figli né una vita sentimentale stabile. Finalmente libera dal giudizio sociale che ha sempre percepito come un peso, Dorrit è felice di poter fare amicizia con persone come lei. Ma c’è un prezzo da pagare: gli ospiti dell’Unità, chiamati “i dispensabili”, si trovano lì per un motivo ben preciso. Faranno da cavie per una serie di test farmacologici e psicologici, per cominciare, e poi doneranno i loro organi, uno per uno, fino alla cosiddetta “donazione finale”. Anche loro, così, saranno utili alla società: si sacrificheranno per chi, nel mondo fuori, è genitore. Dorrit è rassegnata al suo destino e desidera soltanto trascorrere i suoi ultimi giorni in pace, ma presto incontra un uomo di cui si innamora follemente, e l’inaspettata felicità da cui è travolta la costringe a ripensare ogni cosa. Nel suo romanzo d’esordio la svedese Ninni Holmqvist, una narratrice formidabile, immagina un mondo lontano eppure pericolosamente vicino. L’Unità, considerato un classico moderno e già molto apprezzato in patria e all’estero, racconta una storia vivida, commovente e attualissima, che racchiude un’acuta riflessione sulla società odierna e l’identità femminile.

RECENSIONE

L'unità di Ninni Holmqvist è un romanzo distopico. Presenta un mondo dove le donne oltre i cinquant’anni e gli uomini oltre i sessanta, vengono esclusi dalla società e definiti “dispensabili”, persone di cui si può fare a meno. Se non hai figli, se non hai famiglia, se non hai un lavoro, e hai superato quell’età, hai impressa sulla fronte una data di scadenza: sei inutile. Non devi morire, almeno, non ancora, ma la tua vita si trasforma in tutti i suoi aspetti. 

Dorrit è una scrittrice cinquantenne che vive da sola con il suo cane. Ha vissuto un grande amore con un uomo sposato e si ritrova a essere allontanata dalla sua casa perchè deve trasferirsi all’Unità. Un luogo apparentemente perfetto, dotato di tutti i comfort, dove c’è un cinema, una biblioteca, dove ci sono tante altre persone della sua stessa età con cui fare conoscenza e condividere le lunghe ore della giornata. 

Non è tutto oro quello che luccica. 
Il posto è bello, tra l’altro Dorrit non è obbligata a fare nulla dalla mattina alla sera e i primi tempi trascorrono nella più assoluta tranquillità. A un certo punto, però, le cose si complicano, quando scopre che i dispensabili hanno un compito: quello di essere le cavie di numerosi esperimenti sia fisici che psicologici a favore degli indispensabili. In altre parole, Dorrit, considerata ormai inutile, vive solo per migliorare la vita degli altri, di quelli ancora utili. Padri e madri, gente che lavora, persone che devono allevare bambini. Ecco, questi sono gli utili della società, tutto il resto è spazzatura. 

Ma quella spazzatura deve pur servire a qualcosa. I dispensabili assumono cure farmacologiche sperimentali e corrono il rischio di perdere la loro vita quotidianamente. Non hanno altra scelta, devono vivere in quel luogo perfetto solo all’apparenza e sottostare agli ordini che gli vengono imposti. Non hanno potere decisionale e non possono far valere la loro volontà. Per Dorrit e per tutte le altre donne con cui stringe amicizia che si trovano nella sua stessa condizione, questo modo di vivere è inquietante e degradante. Lo accetta fino a quando non incontra l’amore proprio in quel luogo in cui tutto sembra rarefatto, morto, privo di speranza e di futuro. Perchè è così che sono considerati i dispensabili: privi di progettualità. Non servono più a niente. Possono diventare carne da macello. 

Questo mondo distopico, così lontano dalla nostra realtà, a me è parso fin troppo vicino. La tematica principale, ossia l’importanza della vita umana e il valore dell’età in rapporto alle persone considerate più anziane, tocca molto da vicino ciascuno di noi, ma non è così distante da ciò che sta facendo la nostra società al giorno d’oggi. Pensate alle continue pubblicità sull’importanza degli anziani, sul prendersi cura dei nonni e incitazioni simili. È un modo per sottolineare l’importanza di persone che appartengono alla nostra vita, famiglia, e che troppo spesso vengono messe da parte semplicemente perchè “vecchie.” D’accordo. Questo libro è un po’ portato all’eccesso, ma sapete che io non ci vedo così tanta assurdità? 

La nostra società è già naturalmente e ideologicamente portata a considerare le persone oltre i sessanta come inutili, fuori dalla realtà, non più capaci di apportare delle consistenti migliorie alla vita comune. Soprattutto se non hanno avuto figli, se non hanno un lavoro, se non hanno un reddito o una casa. Pensate ai settantenni. Quanti di loro vengono tenuti da parte, estraniati dalla vita dei loro familiari, per non parlare della vita sociale in generale? 

Ciò che sorprende del libro è che queste persone vengono strappate dalla vita sociale, come se fossero rinchiuse in una bolla e sfruttate nei modi più impensabili. Questo è un dibattito aperto e che riguarda il nostro mondo: è mai possibile che chi non ha figli debba essere giudicato? Chi non si sposa debba essere criticato? Soprattutto se parliamo di donne? Il futuro è questo, molto simile a quello che ha descritto l’autrice in questo libro. 

È stata una lettura che mi ha fatto riflettere e che purtroppo mi ha dato anche tante conferme su tematiche e atteggiamenti che avevo già notato. Non mi sono meravigliata e né tantomeno inquietata o spaventata da uno scenario simile come invece ho sentito dire da altre persone dopo averlo letto. Non sono così giovane, anzi. Quindi proprio per questo so molto bene che cosa ho letto e a cosa molto probabilmente andrò incontro nei prossimi anni. 

Il futuro non è degli anziani. E non è nemmeno delle persone senza figli, senza un lavoro e senza una casa. 
Queste persone sono inutili nella società prospettata dall’autrice. 
E sono inutili anche nella nostra. 
Non prendiamoci in giro. 
Forse non è quella la fine che faranno. 
Ma, ahimè, siamo lì.

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