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giovedì 26 settembre 2024

Recensione: LAGGIÙ. DIETRO A 1000 PORTE CHIUSE di Luca Azzolini

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Einaudi Ragazzi, oggi vi parlo di Laggiù. Dietro a 1000 porte chiuse di Luca Azzolini.

laggiÙ. dietro a 1000 porte chiuse

di Luca Azzolini
Editore: Einaudi Ragazzi
Pagine: 176
GENERE: Narrativa per ragazzi
Prezzo: 13,50
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Laggiù è dove nascondiamo sogni, ricordi e memorie di una vita intera. Laggiù è un luogo mirabolante dove capitano le avventure più strane. Laggiù è una terra magica, pericolosa, piena di misteri... Un libro di narrativa per ragazzi dai 12 anni. Una storia ricca di magia, ricordi sepolti e segreti da scoprire. Un romanzo poetico, onirico e suggestivo.

RECENSIONE

Laggiù. Dietro a 1000 porte chiuse di Luca Azzolini si presenta fin dalle prime battute come un romanzo per ragazzi che riesce a intrecciare elementi fantastici, memorie sepolte e segreti inquietanti in una cornice narrativa sospesa tra sogno e realtà. 

Il titolo stesso richiama un luogo metaforico, simbolico, lontano, dove si annidano verità oscure e rimpianti, un ambiente onirico che si manifesta con una dualità costante: da un lato una terra magica, mirabolante, dall’altro una zona d’ombra in cui si nascondono mostri e segreti dolorosi

La protagonista è Nina, una ragazza di dodici anni, immersa in un percorso di crescita personale ed emotiva. Nina è una ragazzina atipica, incastonata tra un passato traumatico e un presente che non le offre certezze. Il suo viaggio è duplice: fisico, con il trasferimento nella malga sperduta tra le montagne dell’Appennino, e interiore, tra le fratture della sua anima adolescente. La separazione tra il Grande Prima e il Grande Dopo rappresenta, metaforicamente, la frattura insanabile tra la normalità della sua vita precedente e il caos emotivo che segue l'incidente della madre. 

Questo schema è comune nella narrativa di formazione, ma qui viene riletto in chiave più oscura, quasi gotica. – "Nel Grande Prima abitava a Modena con la madre... Nel Grande Dopo non aveva più niente di tutto questo: solo se stessa e un timore che le scavava vie inesplorate sotto la pelle."
La scelta di termini come "timore" e "vie inesplorate sotto la pelle" crea un'atmosfera di inquietudine, mostrando come Nina non stia solo affrontando una nuova realtà esterna, ma anche un profondo tumulto emotivo. 

La malga, circondata dai boschi autunnali dai colori oro e porpora, rappresenta un microcosmo isolato dove Nina si trova faccia a faccia con l’assenza di amore e di calore umano. Aimone, il nonno, è la perfetta incarnazione del "mostro" che la madre Helena le aveva dipinto: un personaggio burbero, taciturno, legato a un mondo arcaico e distante dalle emozioni e dalle dinamiche familiari che la giovane desidererebbe. – "Il fascio di luce si spingeva oltre i barattoli in vetro, sopra i mobili di legno tarmato, fin dentro la specchiera che le rimandava la propria espressione atterrita."

L’immagine della specchiera che riflette l'espressione "atterrita" di Nina rappresenta una delle prime visioni concrete del suo smarrimento emotivo. Questo momento fa emergere l'idea del riflesso, inteso come specchio di ciò che sta accadendo dentro di lei. È anche una rappresentazione visiva della sua fragilità e della sua crescente consapevolezza che c'è qualcosa di terribilmente sbagliato in quella casa. 

Il mostro è un simbolo potente e polisemico. Non è solo il nonno, Aimone, che viene immediatamente introdotto come tale, ma si estende a incarnare paure più profonde. Aimone, con il suo volto scolpito dal tempo e il suo abbigliamento montano, rappresenta l’autorità severa, il passato antico e oscuro. Tuttavia, la vera essenza del mostro sembra essere il trauma stesso: il dolore non elaborato, le colpe mai perdonate, le parole non dette che infestano il cuore dei personaggi. 

Il suo silenzio durante il primo giorno di convivenza con Nina non è solo una forma di distacco, ma sembra evocare un dolore tacito, sedimentato, che Nina fatica a comprendere. Il momento in cui l'angoscia si intensifica, è la scoperta della cantina. Questo spazio è denso di simbolismo: rappresenta il subconscio, i segreti nascosti della famiglia, e forse, anche quelli dell’umanità stessa. È un luogo dove "si tace la verità", come suggerisce il testo, e dove Nina trova qualcosa di inaspettato: un bambino incatenato. 

Il mistero di questo bambino, chiamato Barò, apre la porta a nuove interpretazioni. Barò può essere visto come una metafora del trauma infantile, del peso che i giovani si portano dietro, delle ferite che non possono ancora guarire, intrappolate in catene invisibili. – "C'è un bambino incatenato in cantina!” La rivelazione che dà una svolta alla trama. Il bambino incatenato rappresenta non solo un mistero ma anche un simbolo del trauma familiare. 

Questo passaggio segna l'inizio di un nuovo livello di conflitto e tensione, poiché Nina si rende conto che la sua stessa famiglia nasconde orrori tangibili, oltre a quelli emotivi e psicologici. La figura del bambino potrebbe essere vista come un riflesso della sua stessa vulnerabilità o di quella di suo padre, di cui non ha mai saputo molto. 

Uno degli aspetti più affascinanti del romanzo è l’uso della natura come specchio dell’interiorità dei personaggi. I boschi, gli alberi, i monti, il vento: tutto sembra partecipare al dramma emotivo di Nina, amplificandone le paure e i dubbi. Le descrizioni dettagliate dei paesaggi autunnali non sono semplici cornici narrative, ma diventano protagonisti attivi che riflettono lo stato d’animo della ragazza. Il bosco che cambia colore, la pioggia che batte contro le mura della malga, la luce che sfiora la natura circostante sono tutte immagini cariche di significato simbolico, e rendono il romanzo poetico e suggestivo. 

C’è anche una riflessione profonda sulle dinamiche familiari, sul peso dei segreti e sulle colpe che si tramandano di generazione in generazione. Nina, orfana di madre e priva di un legame affettivo con il padre, si trova costretta a confrontarsi con un nonno che è, al contempo, il guardiano di una verità nascosta e l’incarnazione di un passato di cui lei conosce solo frammenti. L'assenza di dialogo e comprensione tra nonno e nipote è uno degli elementi che creano maggiore tensione, rendendo il loro rapporto un nodo centrale della narrazione. 

Il nuovo romanzo di Luca Azzolini, sotto la patina di una storia per ragazzi, nasconde una complessità narrativa e tematica importante. La scrittura, elegante e onirica, riesce a creare un'atmosfera rarefatta e intensa, dove i confini tra il reale e il fantastico si fondono. 

Il viaggio di Nina è un percorso di scoperta non solo del mondo che la circonda, ma anche di se stessa, in un costante confronto con il dolore, la paura e il desiderio di verità. Un’opera che cattura per la sua profondità e che si presta a molteplici livelli di lettura, da quello simbolico a quello psicologico, fino a toccare corde emotive profonde nel lettore, giovane o adulto che sia.

1 commento:

  1. Complimenti per il blog!
    https://unagerladidee.blogspot.com/ il mio blog l'ho perso.Mi farebbe piacere se tu divenrazietassi mio follower,grazie.

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