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sabato 28 settembre 2024

Recensione: GLI ARTIGLI DI DIO di Wanda Luban

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Alterego, oggi vi parlo di Gli artigli di Dio di Wanda Luban.

gli artigli di dio

di Wanda Luban
Editore: Alterego
Pagine: 232
GENERE: Narrativa contemporanea
Prezzo: 18,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Il 10 marzo 1971, in un borgo situato sulla sponda svizzera del Lago Maggiore, una bambina miope ossessionata dall'origine delle cose evoca l'aiuto di una tigre. Il felino, dalla cima di un abete di una Siberia deforestata, ascolta il suo richiamo e si materializza. In un susseguirsi di viaggi nel tempo e nello spazio, la tigre insegna alla bambina a onorare la natura e la avvicina ai suoi antenati. Lacera il velo dietro cui si nascondono falsità, opportunismo e dolorosi segreti di famiglia guidandola attraverso una serie di incontri: nonno Pietro che finge di morire per verificare che le sue ultime disposizioni vengano rispettate; Khan, l'uomo-donna detentore di tutti gli alfabeti; un bastone che abbaia e una pietra caduta dal cielo che al cielo deve fare ritorno. Epifanie volte a incarnare una febbre nostalgica, simbolo del desiderio di conoscenza che serpeggia lungo l'intero romanzo. "Gli artigli di Dio" è un racconto picaresco, una fiaba misterica per adulti ordita immaginificamente come un’opera alchemica. Wanda Luban percorre una strada a ritroso nella storia delle religioni fino al loro principio: lo sciamanesimo.

RECENSIONE


Gli artigli di Dio di Wanda Luban è un romanzo che sonda in profondità i temi della colpa, del peccato, e della redenzione, intrecciando la trama con simbolismi religiosi e immagini forti che non lasciano indifferente il lettore. 

La scrittura è densa, quasi viscerale, intrisa di un senso di inquietudine e tensione, che accompagna ogni pagina come un’ombra incombente. Il titolo stesso è evocativo e potente, suggerendo una forza divina che afferra, giudica e punisce, mentre le vite dei protagonisti si muovono in un universo moralmente ambiguo. 

Al centro della narrazione troviamo la giovane Da, una bambina introversa e sognatrice, circondata da un mondo adulto che la guarda con una certa distanza. La sua innocenza infantile, tuttavia, è continuamente minata da eventi che la portano a confrontarsi con la realtà cruda della vita. Uno dei punti centrali del romanzo è il suo rapporto con la tigre siberiana, un simbolo che si colloca tra il reale e il metaforico. La tigre diventa una proiezione delle sue paure, dei suoi desideri di potere e libertà, ma anche della sua fragilità. 

L’autrice costruisce un mondo in cui il sacro e il profano convivono in modo disturbante, un mondo in cui le figure religiose - come il parroco o la chiesa stessa - perdono il loro significato originario e diventano simboli distorti di controllo e oppressione. In questa distorsione, si inserisce l’elemento del giudizio divino: la colpa della protagonista sembra permeare ogni aspetto della sua vita, alimentando una tensione costante tra il senso di peccato e il bisogno di redenzione. 

L’immagine degli artigli di Dio non si limita solo alla punizione o alla colpa, ma si estende alla percezione del divino come forza incontrollabile e misteriosa. Questa forza si manifesta non solo attraverso la religione, ma anche nella natura stessa, nella figura della tigre, che incarna la selvaggia e incontrollabile potenza che scorre sotto la superficie della vita ordinata di Da. 

Uno degli aspetti più interessanti del romanzo è il modo in cui l'autrice mescola i livelli di realtà. La protagonista vive costantemente sospesa tra il mondo fisico, concreto, e una dimensione onirica e simbolica in cui la tigre diventa quasi una guida spirituale. Questo dualismo si riflette nella scrittura stessa: l’autrice alterna descrizioni dettagliate della vita quotidiana con passaggi di introspezione visionaria che portano il lettore in un territorio di ambiguità e mistero. 

Dal punto di vista stilistico, il romanzo presenta una prosa ricca, densa di immagini e metafore, che richiede al lettore una partecipazione attiva. Non è un testo che si lascia attraversare con leggerezza: ogni pagina invita a un confronto con il non detto, con le paure e le angosce che la giovane protagonista non è in grado di articolare pienamente. È proprio questa mancanza di chiarezza che rende il romanzo affascinante e sfuggente, come se si volesse sottolineare l’impossibilità di comprendere appieno il senso della vita e della fede. 

La famiglia di Da è ben caratterizzata. Il padre, figura distante e autoritaria, la madre, che si aggrappa disperatamente a una quotidianità sempre più fragile, e la sorella Tatiana, sono personaggi che, seppur apparentemente secondari, incarnano diversi aspetti delle dinamiche familiari disfunzionali. Vengono esplorate le tensioni tra le aspettative genitoriali e il desiderio di affermazione individuale, tra il senso di appartenenza e l’alienazione, tra l’amore familiare e la violenza sotterranea che scorre nelle relazioni. 

In questo contesto, la figura della nonna, Sofia, assume un ruolo di grande importanza. È l’unica che riesce a stabilire un legame autentico con Da, ed è attraverso i suoi racconti che la protagonista entra in contatto con un mondo di storie e miti che le permettono di comprendere, seppur in modo frammentario, la propria identità. Sofia rappresenta la memoria, la continuità con un passato che, seppur perduto, continua a influenzare il presente di Da in modo profondo. Il tema del nido, che la nonna colleziona e preserva, diventa un simbolo potente: un luogo sicuro, ma anche fragile, destinato a disgregarsi, come la famiglia stessa. In parallelo alla dimensione domestica e personale, il romanzo esplora anche temi più ampi come l'idea di destino, il confronto con il divino, e la ricerca di senso in un mondo apparentemente privo di ordine. 

La trama stessa, con il viaggio di Da verso la caverna del mago Gräser, diventa una sorta di rito di passaggio, un cammino iniziatico verso una consapevolezza più profonda di sé e del mondo. Tuttavia, questa consapevolezza è segnata dalla perdita e dalla sofferenza, rendendo il cammino di Da un percorso doloroso, privo di facili risposte o consolazioni. 

Gli artigli di Dio è un romanzo complesso, che affronta temi universali con uno stile personale e intenso. Wanda Luban ci consegna una storia intrisa di simbolismo e tensione, un racconto che sfida il lettore a confrontarsi con le proprie paure e con il mistero dell’esistenza. Attraverso gli occhi di una bambina, l’autrice esplora la fragilità della vita e la potenza della natura, offrendo uno spaccato poetico e inquietante della condizione umana. Il risultato è un’opera affascinante e turbolenta, che sfida il lettore fino alla fine.

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