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giovedì 3 febbraio 2022

Recensione: L'ALTRA METÀ DELL'AMORE di Susan Swan

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice SEM, oggi vi parlo di L'altra metà dell'amore di Susan Swan, un romanzo da cui è stato tratto anche il film nel 2002. Una storia d'amore, di adolescenza, di femminilità e anche di morte.

l'altra metÀ dell'amore

di Susan Swan
Editore: SEM
Pagine: 272
GENERE: Romanzo
Prezzo: 8,99€ - 18,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2022
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
È il 1963. Mary Bradford (alias Mouse) ha tredici anni quando viene spedita al Collegio Femminile di Bath. Mouse, orfana di madre, con una leggera gobba lasciata da una malattia infantile, si sente molto ai margini, un po' anche per sua volontà. Non ha nessuna voglia di inserirsi tra le ragazze "normali" e si rifiuta di soddisfare le aspettative delle donne più grandi di lei, come le insegnanti zitelle e le madri eleganti delle sue compagne. Sceglie con cura i suoi alleati: la sua gobba, che chiama Alice, e John F. Kennedy, a cui scrive lunghe lettere chiedendo e dando consigli. Nell'istituto conosce la ribelle Paulie Sykes che, sotto le mentite spoglie di un ragazzo, ha una relazione con la sua compagna di stanza Tory. È lei a far aprire gli occhi a Mary sui pregiudizi che da sempre contraddistinguono i rapporti tra uomini e donne. A un tratto le cose precipitano. L'inganno di Paulie viene scoperto e ciò che era iniziato come un gioco sfocia in tragedia. Uno spaccato di vita raccontato in prima persona da Mouse, ormai grande e in pace con se stessa. Il romanzo bestseller di Susan Swan, da cui è stato tratto un film di grande successo, è una confessione adolescenziale, l'urlo rivoluzionario di una giovane donna e un'analisi della figura femminile in una società maschilista. Un libro che racconta la scoperta di sé e del sesso, il peso della diversità in un mondo spesso ostile. Susan Swan parla di rabbia e lotta di genere con una penna incisiva e al tempo stesso ironica e leggera. Mouse Bradford – saggia, spiritosa e vulnerabile – è un'eroina indimenticabile.

RECENSIONE

L’altra metà dell’amore è la storia di una ragazza di nome Mary, alias Mouse, che ha una compagna un po’ strana al suo fianco: la gobba. La chiama Alice e le parla come se fosse un essere umano. Sono molto divertenti i dialoghi tra di loro, soprattutto perché vertono quasi tutti su un organo maschile particolare. Immaginate quale. 

Mouse ha perso la sua vera madre e vive con il padre, verso cui prova un affetto che sfocia nella possessività e nella gelosia, e con Sal, la sua attuale compagna. Una donna fredda, che non sembra volerle bene e che costringe il padre a rinchiudere Mouse in un collegio. 
Il famoso collegio femminile di Bath. Anno 1963.

Lì, la protagonista conoscerà altre ragazze come lei in perenne lotta con la loro sessualità, e alla ricerca di un posto nel mondo in contrapposizione con le insegnanti e le sorveglianti che appaiono molto dure e dirette con i loro metodi assolutamente punitivi. Ovviamente, non tutte le insegnanti sono uguali e questo vale anche per le ragazze che Mouse conosce. 
Ce ne sono due in particolare: Tori e Paulie. 

Stringe un rapporto intimo con loro perchè in qualche modo ne è affascinata. Le due sembrano incarnare esattamente le domande che Mouse si pone in continuazione. È una ragazza che si trova chiusa in un ambiente di sole donne dove si parla di qualunque cosa, si ride, ma vengono affrontate anche piccole e grandi tragedie quotidiane.
 
 
Il collegio non era una scuola, ma una macchina del tempo che ti intrappolava per sempre.

Mouse non sembra felice di essere donna. Con la sua gobba di nome Alice, per la maggior parte del tempo, discorre proprio della femminilità e di quanto l’essere donna sia un limite, allo stesso modo che essere un uomo. E il tutto dipende proprio dagli organi sessuali. Lei afferma con certezza di non voler essere una donna, e di non voler avere tutti gli attributi fisici del caso, ma allo stesso tempo non vuole essere nemmeno un uomo. Insomma, la sua è un’entità libera, priva di definizioni e di confini. 
Perchè Tori e Paulie rappresentano in carne e ossa tutti i suoi dubbi? 
Beh, la risposta è semplice. Sono due amiche. Sono due amanti. Sono due rivoluzionarie ai suoi occhi. Soprattutto Paulie, l’unica che le mostrerà finalmente quanti pregiudizi, falso perbenismo e ottusità si nascondono dentro il mondo maschilista. 

C’è una terza figura, però, che sembra non avere importanza. E invece, è fondamentale. 
Lewis. 
Il fratello di Paulie. 
Sarà davvero suo fratello? 
Sarà davvero Lewis? 
Ma soprattutto, esiste davvero? 

L’idea dell’autrice è quella di evidenziare ancora una volta la mancanza di potere e di autorità delle donne nonostante nel collegio tutto sia comandato da personaggi femminili. Eppure persino lì, a prescindere dalla capacità e dalla voglia di lottare di ciascuna di loro, la vita delle donne è sempre e comunque un feudo nel regno degli uomini. 
Questa non è una storia di coming out, o un semplice racconto di una relazione omosessuale. È piuttosto il racconto di un amore adolescenziale in un momento particolare della vita di alcune ragazze, quando non sono ancora riuscite a capire quali sono le loro preferenze sessuali, sociali ed esistenziali. 

Non è un libro propaganda a favore di chissà che cosa. 
È una storia. Punto. 
Un modo diverso per esprimere un imbarazzo di fondo: quello legato a una precisa età in cui le ragazze hanno vergogna persino del loro corpo, non sanno cosa gli piace, guardano qualunque cosa con sospetto.

Mouse si trova ad assistere quasi inconsapevole alla storia tra Paulie e Tori. Le osserva come se fossero qualcosa di strano, così diverso da tutto quello che le hanno insegnato. Le due ragazze sembrano più libere di lei, perchè lo sono. E anche più consapevoli, ma quello dipende dalla capacità di non farsi intimidire dalla regole e dai limiti imposti dagli altri. Mouse vive il loro rapporto, lo vede crescere, ma purtroppo lo vede anche distruggersi fino al tragico e violento finale.

 
Senza un filo di paura, la vita non varrebbe la pena di essere vissuta.

Ho apprezzato le atmosfere gotiche, accademiche, molto misteriose. Il ritmo è incalzante e ironico, un po' da black comedy, mentre la scrittura mi ha lasciata un po’ perplessa. Ho trovato alcune parti inutili allo sviluppo della trama e dei personaggi, ma tutto sommato una lettura che coinvolge. 
Se non altro, consiglio di leggerla solo per il finale. 

Un finale che è stato ispirato a un fatto realmente accaduto. Ovviamente non ne posso parlare, ma credetemi se vi dico, che è sconvolgente. Ho saputo che esiste anche il film con lo stesso titolo, realizzato nel 2002. 
Nel prologo del romanzo, purtroppo, l’autrice svela chiaramente il finale del libro perchè ammette che nel film è stato cambiato rendendolo meno cruento. Vi consiglio caldamente di non leggere il prologo se non volete rovinarvi la sorpresa finale e anche la maggior parte dei colpi di scena presenti nel libro.

Una parola imprescindibile sul titolo. 
Nella versione originale, il libro si chiama The Wives of Bath. Ovvero, "le mogli di Bath", perchè si ispira a una novella scritta dal poeta inglese Geoffrey Chaucer. E parliamo del padre della letteratura inglese, mica pizza e fichi. 
Il film, invece, nella versione originale, s'intitola Lost and delirious. Non ve lo traduco perchè ve lo andate a cercare da soli. Ma, dannazione. Un titolo perfetto e bellissimo.
FERMI TUTTI.
Ora spiegatemi come siamo finiti, in Italia, nella versione italiana del libro e del film, a chiamarlo L'altra metà dell'amore.
Che diavolo significa?
Perchè dobbiamo sempre rendere tutto commerciale, tutto immediato, tutto semplice con il nostro superficiale qualunquismo? Se una cosa è complessa o è diversa, potremmo lasciarla così e basta?!
Un minuto di silenzio.
E una croce sopra.

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