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giovedì 25 febbraio 2016

La ragazza con la bicicletta rossa di Monica Hesse Recensione

Buon giovedì cari lettori! La recensione di oggi riguarda un romanzo che pone l'attenzione sulla memoria e sull'Olocausto. La ragazza con la bicicletta rossa di Monica Hesse, è una storia rispettosa e delicata per non dimenticare. Ringrazio la Piemme per la copia.




Titolo: 
La ragazza con la bicicletta rossa

Autore: Monica Hesse
Editore: Piemme
Pagine: 300
Genere:  Romanzo
Prezzo: € 17,50
Uscita: Gennaio 2016


TRAMA


È l’inverno del 1943 ad Amsterdam. Mentre i cieli europei sono sempre più offuscati dal fumo delle bombe, Hanneke percorre ogni giorno, con la sua vecchia bicicletta rossa, le strade della città occupata. Ma non lo fa per gioco, come ci si aspetterebbe da una ragazzina della sua età. Hanneke è una “trovatrice”, incaricata di scovare al mercato nero beni ormai introvabili: caffè, tavolette di cioccolato, calze di nylon, piccoli pezzetti di felicità perduta. Li consegna porta a porta, e lo fa per soldi, solo per quello: non c’è tempo per essere buoni in un mondo ormai svuotato di ogni cosa. Perché Hanneke, in questa guerra, ha perso tutto. Ha perso Bas, il ragazzo che le ha dato il primo bacio, e ha perso i propri sogni. O almeno così crede. Finché un giorno una delle sue clienti, la signora Janssen, la supplica di aiutarla, e questa volta non si tratta di candele o zucchero. Si tratta di ritrovare qualcuno: la piccola Mirjam, una ragazzina ebrea che l’anziana signora nascondeva in casa sua… Hanneke, contro ogni buon senso, decide di cercarla. E di ritrovare, con Mirjam, quella parte di sé che stava quasi per lasciar andare, la parte di sé in grado di sperare, di sognare, e di vivere. Un romanzo di lancinante bellezza, che ricorda classici del genere come Storia di una ladra di libri e Il bambino con il pigiama a righe, e racconta la città di Anna Frank e la forza di chi, come Hanneke, ha cercato di sconfiggere l’orrore con il più piccolo, e grande, dei gesti.



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La ragazza con la bicicletta rossa è un romanzo incentrato sull’Olocausto ma molto diverso dalla maggior parte delle storie che affrontano questo argomento tragico e spinoso. Siamo in Olanda, nel 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, e la protagonista è una giovane ragazza olandese che cerca di sopravvivere in quella che non  è altro che una rivolta silenziosa a sostegno della Resistenza contro la presenza asfissiante e violenta dei soldati tedeschi. 
Hanneke fa due lavori per mantenere la propria famiglia. Lavora part time in un’agenzia funebre e fa da corriere andando a comprare al mercato nero tutto quegli oggetti che la gente cerca e che ormai sono diventati introvabili. Ha una cerchia di clienti che le chiedono le cose più disparate, dai trucchi, alle calze, al caffè, passando per le candele, tutti oggetti che ormai nessuno possiede più. Hanneke rischia ogni giorno quando percorre le strade di Amsterdam con la propria bicicletta rossa, cercando ogni volta di sfuggire al controllo tedesco. Non è ebrea, quindi la sua fisicità tipicamente ariana l’aiuta sicuramente a prendere in giro i tedeschi, e a giocare con le proprie capacità di bugiarda. 
Ma non è solo al nemico che la giovane ragazza mente. E’ abituata a mentire anche alla propria famiglia e tutto quello che compie, i rischi che quotidianamente affronta, sono tutti in nome dei soldi, l’unico sostentamento in grado di tenere in piedi i suoi familiari. La madre che insegnava il piano, ormai è rimasta senza un impiego, perché più nessuno vuole fare lezione da lei; il padre è paralitico e dunque Hanneke è l’unica ancora in grado di provvedere ai soldi seppure i suoi metodi siano altamente pericolosi e alquanto discutibili. 
La città di Amsterdam è descritta nella sua peculiarità geografica avvolta dal manto della violenza e della degradazione. E’ una città che come tante altre è controllata dal nemico e come tale è imbruttita dalla guerra e dal senso di potere dello straniero. Il clima che si respira è opprimente, ingrigito, pesante, fumoso. Hanneke è una ragazza forte, coraggiosa, che però sopravvive e cerca di conservarsi un piccolo spazio di vita normale in quella bolgia infernale di armi e sottomissione, ma non è facile. Non è facile per lei che ha subito due perdite molto gravi. Il ragazzo di cui era innamorata, Bas, è morto in guerra mentre la sua migliore amica è scomparsa perché si è fidanzata con un soldato tedesco. Come se non bastasse si sente assolutamente in colpa per la morte di Bas, perché è stata proprio lei a spingerlo ad arruolarsi. Insomma non è una vita facile la sua, soprattutto perché sulle sue spalle pesano tanti problemi, di tante persone. Ella cerca di ascoltare i desideri di tutti e di realizzarli cercando così di assicurarsi non tanto il futuro, ma almeno il presente.  
Il mio dolore è così: una stanza disordinata in una casa in cui è andata via la corrente.  
Quando una sua cliente le chiede di aiutarla nella ricerca di una giovane ebrea scomparsa, Hanneke non riesce a dirle di no, nonostante sia un pericolo lasciarsi coinvolgere da quella situazione. Mirjam, così si chiama la ragazzina, viveva nascosta nella casa della signora ma poi da un giorno all’altro è scomparsa. 
La protagonista decide di mettersi subito all’opera e attraverso questo viaggio apparentemente distaccato dalla sua esperienza di vita, entrerà in contatto con nuove realtà ed altrettanti personaggi che le mostreranno il mondo della resistenza e le insegneranno a guardare di nuovo al futuro con speranza. 
La signorina Janssen mi guarda. Non le ho ancora detto che l'aiuterò, ufficilamente. Però sono ancora qui. E' terribilmente pericoloso, molto più di qualunque altra cosa mi sia spinta a fare finora. 
Monica Hesse è alla sua prima pubblicazione e il suo stile è gradevole ma anche molto semplice. La lettura è scorrevole, l’intreccio lineare e lo sviluppo della storia si muove tra il racconto della vita di Hanneke e il suo passato. Le emozioni per l’ambientazione storica sono molto forti, come anche le sensazioni di lotta, di sopravvivenza, di affetto e di amicizia che ne scaturiscono e che rendono la lettura estremamente vicina. La stessa autrice ha affermato di aver scelto questo periodo storico non solo per ciò che rappresenta come monito per la nostra memoria, ma anche perché la Seconda Guerra Mondiale, è il periodo più vicino al nostro, sia per innovazioni che per atteggiamento. 
La storia di Hanneke è diversa da quello a cui siamo abituati a leggere. Il suo è un racconto che si basa principalmente sul rischio, sulle bugie che mette continuamente in pratica per ottenere ciò che vuole dai soldati tedeschi e raggiungere i suoi scopi. Purtroppo la resistenza l’ha portata a mettere da parte la voglia di credere e di sognare, soprattutto da quando ha perso l’amore e l’amicizia ma la ricerca di quella ragazzina ebrea risveglierà in lei il senso di appartenenza e la voglia di guardare verso l’alto, senza più trascinarsi in avanti solo per contrasto.  
La sua è prontezza di spirito, è una guerriera che procede sul proprio cammino una volta fatta la sua scelta. E’ un esempio di determinazione e di fede nelle proprie possibilità ma anche nel cambiamento. 
Se non dovessi tenere insieme questa famiglia, racconterei ai miei genitori che mi è stato chiesto di fare qualcosa di troppo grande per me e lascerei che la mamma mi accarezzasse i capelli.
Leggere La ragazza con la bicicletta rossa non può non evocare gli orrori e le tragedie di quel tempo ma allo stesso tempo riesce a donarti anche l’impeto della partecipazione e del coinvolgimento, la forza di andare avanti e di recuperare qualcosa che sembrava essere andato perduto, qualcosa nel profondo di se stessi. Un recupero che fa della memoria un monito e dell’avvenire un richiamo per dire di non fermarsi davanti a nulla e di credere, credere che anche nel bel mezzo della violenza e dell’indifferenza ci possa essere ancora quel senso di umanità che ti permette di aiutare e di essere aiutato oltre qualsiasi aspettativa. 



2 commenti:

  1. sto leggendo pareri positivi da quando è uscito, mi sa che lo metto tra le prossime letture!! mi piace il contesto storico ;)

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  2. E così sia.
    Direi che questo messaggio sia più che importante, perché al giorno d'oggi basta guardarci attorno e neanche troppo per renderci conto di quanta indifferenza e violenza ci sia seppur, ovviamente, non mi sento di paragonarlo ad allora dove, per sopravvivere, si era disposti a tutto, perfino a mentire.
    Io ho vissuto questo periodo grazie alla meravigliosa e incredibile voce di Anna Frank e della sua migliore amica in Mi ricordo di Anna Frank, in The reader, in Max e Helene, e in tutti i film che trattano la più tremenda quanto pazzesca che più pazzesca di così non si può, parentesi di quel periodo e ogni volta che ci penso mi viene la pelle d'oca, mi monta su una rabbia che non riesco a descrivere, perché qui stiamo parlando di male, di cattiveria pura per cieca e sorda aggiungerei, lealtà a quella che non si può non chiamare FOLLIA.

    Grazie Antonietta.
    Bisogna leggerli questi libri.
    E non solo per non dimenticare.
    <3 <3 <3

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