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giovedì 6 ottobre 2016

Piccoli pensieri omicidi di Gabriella Galt Recensione + Intervista!

Buon giovedì! Grazie alla Corbaccio ho letto una raccolta di racconti molto divertente improntata sull'omicidio quotidiano, in chiave assolutamente ironica. Gabriella Galt e il suo Piccoli pensieri omicidi non risparmia sorrisi, risate e qualche dritta interessante su come... scopritelo leggendo! Alla fine troverete anche l'intervista all'autrice!



Titolo: Piccoli pensieri omicidi
Autore: Gabriella Galt
Editore: Corbaccio
Genere: Racconti
Pagine: 111
Prezzo: 10,00 - eBook 5,99
Uscita:  Settembre 2016
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TRAMA


Piccoli pensieri omicidi è un’operetta a suo modo morale, a sfondo catartico-educativo, che in poco più di settanta storie brevissime e lapidarie racconta di delitti irresistibili, più che ragionevoli e quasi sempre dolosi, (s)fortunatamente rimasti sulla carta. Libero sfogo in chiave ironica e surreale al pensiero omicida, sovrappensiero talvolta, che quotidianamente ci sorprende e quotidianamente sublimiamo. Legittima difesa in forma scritta per evitare di sprofondare sotto terra, sotto il peso di fastidi, banalità, scempiaggini, soprusi, mediocrità e altri fattori di disturbo che, molesti, ci ronzano sempre intorno. Un invito a essere proattivi: se quel cadavere si ostina a non passare, armatevi di penna e datevi da fare.
















Piccoli pensieri omicidi è una raccolta di brevi racconti che si avventurano in una dimensione conosciuta da tutti e altamente attraente: quella dell’omicidio sognante, immaginato e fin troppe volte agognato. Chi di voi non ha mai immaginato di uccidere qualcuno? Sì, proprio di farlo fuori in un momento di rabbia, di fastidio, soprattutto in quelle condizioni odiose e noiose quotidiane quando siamo costretti a sorbirci sempre le solite solfe dalle stesse persone che ormai ci sono divenute insopportabili.

Episodi del genere possono avvenire in ufficio, al lavoro, a casa, a contatto con la nostra preziosa ed amorevole famiglia. Ma che fastidio sentire e risentire determinate frasi, aggettivi, pronunce distorte e incrinate di periodi grammaticali che ci fanno decisamente storcere il naso.

Per non parlare di dichiarazioni tipo quella del tradimento o dell’abbandono cadute dall’alto come se niente fosse.
Un vero orrore, sangue sparso dappertutto, veramente impressionante. In tutta franchezza, lo rifarei.
Ebbene, sì, Gabriella Galt ha la soluzione a tutto questo e ce l’ha fornendoci un piccolo manuale dove è bravissima nell’elencare tutte quelle situazioni che conosciamo fin troppo bene e soddisfare il nostro ego assassino con le più svariate manifestazioni di omicidio.

Una lettura divertente che si basa principalmente sull’ironia, l’aspetto naturalmente più importante che ci permette di affrontare anche le situazioni più misere e disgraziate nella nostra esistenza comune.
Uno stile efficace, pronto, immediato, cotto al punto giusto che dispensa fatti e fattacci salterellando da una pagina all’altra senza alcun tipo di timore o di raccapriccio.
 Una  tristezza spessa, opprimente; come la nebbia certi giorni a Milano, si poteva tagliare col coltello. Si poteva e l'ho fatto.
La voce narrante è solida, piena di sé, tuonante, per certi versi anche indisciplinata nella sua arroganza e prepotenza nel proporsi come la soluzione immediata a tutte le nefandezze quotidiane che siamo costretti ad affrontare.
E’ così sull’autobus, è così al lavoro, è così con l’ex fidanzato. La morte ci viene in aiuto con un coltello, con una pistola, con il classico sparo in bocca oppure semplicemente con una piccola e innocente spinta che non disdegna un corpo che fa sangue da tutte le parti.
Estratto pag. 45

E’ proprio il sangue ad essere il coprotagonista di questa storia che già dalla copertina è rosso sangue. Un piccolo volumetto che non pretende di scioccare in modo negativo ma di fare l'esatto contrario, pur mantenendo un tono narrativo straziante se non altro per il numero indefinito di cadaveri che si lasciano portare.

L’autrice è dotata di sintesi, di uno stile capace di far immaginare le brevi e sentite scene senza richiedere eccessivo impegno al lettore, facendo fluire la storia e la lettura in modo del tutto spontaneo e naturale.

Fatti realmente accaduti, persone vere e qualche dettaglio autobiografico rendono questo libro un approccio originale e divertente ad una dimensione che si tinge di scuro e che promuove l’omicidio immaginifico come un miracolo catartico. Impossibile resistergli soprattutto se pensate che tutto questo possa essere, come dice l’autrice: una legittima difesa a mano armata di penna.




Salve Gabriella, grazie di aver accettato questa intervista e benvenuta!


1 - Cosa significa per lei scrivere e quando ha iniziato seriamente a farlo?

La scrittura per me è pane quotidiano. Faccio un lavoro intellettuale, scrivo quotidianamente: rapporti, progetti, relazioni, report, sintesi, ... A un certo punto, qualche anno fa, mi sono ricordata che da piccola mi sarebbe piaciuto fare la scrittrice. Da grande, farò la scrittrice, mi dicevo. Non avevo specificato quanto grande e così qualche anno fa ho cominciato a frequentare dei laboratori di scrittura e ho cominciato a scrivere.


2 – Gabriella Galt è uno pseudonimo. Ci racconti i motivi di questa scelta.

Beh, trattandosi di racconti omicidi, lo pseudonimo è una misura prudenziale necessaria. Inoltre, lo pseudonimo che ho utilizzato è a sua volta uno pseudonimo letterario utilizzato da un prozio di mio padre e mi piaceva l’idea di usare un abito di famiglia, un usato sicuro.


3 - Cosa rappresenta per lei questo libro? Perché lo ha scritto?

Ho cominciato a scriverlo nel corso di un laboratorio dedicato al racconto tenuto da Carola Susani alla Scuola del libro di Roma. In via della Polveriera, e non è una battuta. Esercitazioni di scrittura, sulla falsa riga dei delitti esemplari di Max Aub, poi la cosa è andata avanti, mi ha preso letteralmente la mano…


4 – Piccoli pensieri omicidi è una raccolta di brevi racconti dove spicca l’ironia. La morte è la protagonista. Quanto conta l’ironia nella vita?

Per me è una piccola ancora di salvezza e insieme una chiave interpretativa dell’esistenza. Una lucina che è sempre bene preoccuparsi di mantenere accesa. L’autoironia, poi, è la vera illuminazione. Certo non ti rende immortale, ma ti fa capire che essere mortale è una gran cosa, che la vera sciagura sarebbe non morire mai.



5 - I personaggi sono dipinti come macchiette e la sua voce esplode fuori campo ad annerire l’atmosfera perché portatrice di un omicidio catartico. Quale pensa sia il modo migliore per affrontare le scempiaggini e le mediocrità della vita? A parte l’omicidio, s’intende.

I miei personaggi non sono macchiette, e in tutti i racconti sono almeno due: il morto ammazzato e l’omicida, che non è mai la mia voce fuori campo, ma quella narrante. Rappresentano sempre un conflitto – di classe, di genere, generazionale, culturale, ecc. - forte, irresolubile che non ha altra soluzione se non quella estrema. Contro la mediocrità, che io vedo sintetizzata nei luoghi comuni e nei comportamenti stereotipati, direi che niente funziona meglio della vecchia formula magica: leggere e scrivere.


6 - Ci sono scrittori, storie, o fatti di sua conoscenza a cui si è ispirata per la stesura dei racconti?

Certo, le cose di cui scrivo mi riguardano direttamente, come sempre accade con la scrittura, si scrive di cose vicine. Ho materiale infinito a portata di mano, a casa, al lavoro, per strada, in vacanza. Questo non significa che la suocera tramutata in arrosto sia proprio mia suocera, che purtroppo non ho mai conosciuto. Sono pure sociologa, studiare i fenomeni sociali significa disporre di spunti narrativi a mai finire. Quanto agli scrittori, i miei riferimenti sono i maestri della scrittura breve, Campanile, Calvino, Flaiano, Malerba, Marchesi. Senza dimenticare Aub e Saki, per aggiungere un tocco di sana perfidia.


7 – Qual è il suo racconto preferito e perché?

Mi avvalgo della facoltà di non rispondere. O, se proprio vuole una risposta, le dico che non ho preferenze, come si dice a proposito dei figli, i figli so’ figli: ognuno ha una sua bellezza.


8 - Se dovesse associare un odore ed un sapore al suo libro, quali sarebbero?

Polvere da sparo. Sangue. Cianuro. Scherzo, ovviamente. Assocerei, il cioccolato che produce endorfine, buonumore, apre la mente, un po’ come i miei racconti.


9 - Perché i lettori dovrebbero leggere Piccoli pensieri omicidi?

Morire dal ridere. Che mi sembra un bel modo di morire. Prima di andarsene, però, li pregherei vivamente di passare parola…

8 commenti:

  1. Ciao Antonietta :-* Oddio, l'ultima risposta dell'autrice è epica xD
    Come ti ho scritto in un precedente post, ho scoperto questo libro sulla rivista Il Libraio, ieri ho notato che era una delle tue letture e oggi apro il blog e trovo anche la tua recensione..sei perfetta, Antonietta *_*
    Assolutamente voglio leggere questo libro perché voglio ridere e perché immaginare di uccidere qualcuno che ci infastidisce o che non tolleriamo, rende più leggera la negatività che ci trasmette quella persona e la sopportiamo maggiormente, secondo me..a me capita xD
    Comunque bellissima recensione e intervista, come sempre *_*
    Un bacione :-****

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    1. Ciao Maria, io credo che ti piacerà davvero molto se riuscirai a leggerlo, non lo so, anche il fatto che tu abbia detto che l'ultima risposta è epica. *__* Penso che lo stile dell'autrice si avvicini molto a te e ai tuoi gusti. Ecco anche quello che hai appena detto, che fantasticare può alleggerire la negatività... un ottimo modo di interpretare quelle situazioni! XD
      Grazie di cuore!

      Un abbraccio forte! <3<3<3

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  2. Sono veramente colpita da questo libro e dall'intervista: magari ci faccio un pensierino...

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    1. Un pensierino è proprio quello che ci vuole... hai colto alla perfezione l'atmosfera del libro! ;-)

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  3. Antonietta?
    Mi hai fatto morire dal ridere!!
    Soprattutto quando hai citato "La nostra preziosa e amorevole famiglia" ^_____^ Sei grande!! Grazie!! <3

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    1. Cara Federica, l'autrice non dimentica proprio nessuno ed in effetti, come sappiamo entrambe, la famiglia è un luogo molto particolare. Poi sicuramente questo libro è improntato sull'ironia ed è un modo di sdrammatizzare certe cose.
      Un abbraccio! <3

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  4. Gemellina mia eccomi, perdona il ritardo ho avuto due giorni in cui mi sono trasformata nel bianconiglio menomale che domani è sabato così mi metto al pc per recuperare tutti i post ma stasera volevo catapultarmi immediatamente da te ed eccomi qui ❤️ Wow che bel libro ci hai recensito, grande grandissima curiosità wow mi piacerebbe avere già questo libro fra le mani per iniziare a leggerlo subito, mi hai stra convinta e l'intervista è semplicemente grande! ❤️ Un super mega abbraccione con il cuore ❤️

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    1. Ciao Ely, ti capisco benissimo, anche io non sempre riesco a leggere in tempo e a visitare i blog che seguo, ma è davvero già tanto la tua presenza e il tuo affetto. Non immagini quanto sia importante, anzi credo di sì, perchè sono certa che anche per te è lo stesso. ^__^
      Questo è un piccolo libricino che sa il fatto suo, una di quelle letture veloci ma che vanno dritte al sodo, piena di ironia e di battute. Insomma, qualcosa di diverso dal solito!
      Un abbraccio forte forte :*****

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