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giovedì 19 dicembre 2024

Recensione: CORPI INVISIBILI di Antonia Caruso

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice BeccoGiallo, oggi vi parlo di Corpi invisibili di Antonia Caruso.

corpi invisibili

di Antonia Caruso
Editore: BeccoGiallo
Pagine: 128
GENERE: Saggio
Prezzo: 17,90
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Mi chiamo Sebastian Lindstrom, e sono il cattivo della storia. Ho deciso di mettermi a nudo, di dire la verità per una volta nella mia ingannevole vita, non importa quanto possa essere oscura. E vi assicuro che è così oscura, che vi ritroverete a vagare per i recessi bui della mia mente, in cerca della maniglia della porta che non c’è. Non scambiatela per una confessione. Non sono in cerca di perdono, e in ogni caso non lo accetterei. I miei peccati mi appartengono. Mi tengono compagnia. Si tratta della vera storia di come l’ho trovata, rapita e poi persa. Era una dolce donzella e aveva già il suo principe azzurro. Ma ogni fiaba ha un cattivo, qualcuno appostato nell’ombra pronto a mandare tutto all’aria. Un mascalzone disposto a mettere il mondo a ferro e fuoco pur di ottenere ciò che vuole. Quello sono io. Il cattivo della storia.

RECENSIONE

Corpi invisibili di Antonia Caruso è un libro pieno di illustrazioni di Chiara Mela, Meo e Sonno, che rendono questo testo un insieme di riflessioni acute e sensibili sulle dinamiche politiche e sociali che emergono attraverso i corpi intesi sia nella loro materialità che nella loro simbolicità. 

L’intento è quello di trasformare il corpo da elemento privato e individuale a entità collettiva, socialmente situata e politicamente determinata. Ogni capitolo si concentra su un "corpo" specifico: il corpo incarcerato, il corpo operaio, il corpo psichiatrizzato, il corpo migrante, il corpo sessualizzato e così via. Questa frammentazione tematica consente di esaminare con rigore le molteplici forme di oppressione che attraversano i corpi, mostrando come essi siano plasmati e condizionati da istituzioni e norme sociali. 

La riflessione parte da un’idea fondamentale: non tutti i corpi sono uguali. Alcuni sono valorizzati, riconosciuti e integrati nel tessuto sociale; altri, al contrario, sono marginalizzati, invisibilizzati o addirittura eliminati. Questa dicotomia tra inclusione ed esclusione attraversa tutto il libro, generando un discorso che è tanto analitico quanto profondamente etico. 

Il carcere, nella sua doppia funzione di luogo di reclusione e simbolo del controllo sociale, è il primo tema affrontato. L’autrice decostruisce l’idea del carcere come progresso civile, mettendo in luce come esso sia piuttosto uno strumento di segregazione e controllo. La "prigionizzazione" è descritta non solo come fenomeno sociale, ma anche come esperienza corporea: i corpi incarcerati subiscono una trasformazione radicale, diventando oggetti di disciplina e controllo. 

Il capitolo sul corpo operaio è un tributo alla classe lavoratrice, ma anche un’accusa feroce contro il sistema capitalista che riduce i lavoratori a strumenti produttivi. L'immagine del "corpo-che-lavora" evidenzia la tensione tra l'organico (l'uomo) e l'inorganico (la macchina). 

Il corpo psichiatrizzato: la lotta per l’umanità. L’evoluzione della psichiatria, dal manicomio al trattamento sanitario obbligatorio, è un altro tema affrontato con profondità e rigore storico. Il testo omaggia figure come Franco Basaglia, sottolineando il valore della legge 180, ma non manca di criticare le sue lacune e la persistenza di disparità regionali e sociali. Particolarmente toccante è la riflessione sul bisogno di ascolto e sulla pericolosità della contenzione come risposta al disagio mentale. 

Il corpo migrante: il confine come strumento di esclusione. Il tema delle migrazioni è trattato con lucidità e indignazione. Il corpo del migrante diventa simbolo di estraneità, spesso ridotto a "minaccia" da un sistema di confini che traccia non solo limiti geografici ma anche gerarchie umane. Il testo evidenzia la brutalità delle politiche migratorie e la disumanizzazione dei migranti, offrendo una critica feroce al colonialismo storico e contemporaneo. 

Il corpo sessualizzato e il lavoro sessuale. Il capitolo dedicato alle sex worker è uno dei più coraggiosi e provocatori. Il testo rifiuta la retorica moralista, scegliendo invece di analizzare il lavoro sessuale come scambio economico e relazionale, sottolineando la necessità di garantire diritti e sicurezza alle lavoratrici. La discussione sul "modello nordico" e sulla criminalizzazione dei clienti offre spunti di riflessione interessanti, anche se forse avrebbe beneficiato di un’analisi più approfondita delle diverse esperienze globali. 

Il corpo ipermediatizzato: tra visibilità e invisibilità. Il capitolo sulle donne in TV esplora la rappresentazione del corpo femminile nell’era mediatica, mettendo in luce la dinamica paradossale tra ipervisibilità e disumanizzazione. La riflessione si estende al ruolo della televisione commerciale nel perpetuare stereotipi e oggettificazioni, concludendo con una critica al sistema capitalistico che mercifica i corpi. 

Il corpo che sceglie: l’aborto come autodeterminazione. Il capitolo dedicato all’aborto parla di un tema ancora profondamente divisivo. La scelta di portare avanti o meno una gravidanza diventa qui un atto politico, un’affermazione del diritto a decidere sul proprio corpo in una società che, spesso, tenta di imporre limiti attraverso leggi, morale o dogmi religiosi. L’autrice sottolinea come la questione dell’aborto trascenda il semplice atto medico, coinvolgendo temi più ampi come il piacere, la famiglia, il controllo sociale e il rapporto tra sesso e procreazione. Particolarmente interessante è la riflessione sulla difficoltà sociale di accettare il piacere femminile disgiunto dalla funzione riproduttiva: una prospettiva che mette in luce quanto il corpo femminile sia ancora percepito come un terreno di controllo e disciplina. La narrazione denuncia anche l’ipocrisia delle politiche restrittive, che non eliminano gli aborti ma li spingono nell’ombra, aumentando i rischi per chi si trova costretta a ricorrere a pratiche clandestine. La mancanza di accesso universale all’aborto sicuro, soprattutto per le donne delle classi meno abbienti, viene analizzata come un ulteriore esempio di come le disparità economiche condizionino il diritto all’autodeterminazione. 

Il corpo in movimento: identità e resistenza delle persone trans. Il capitolo sulle persone trans affronta temi di identità, transizione e legittimità del corpo con una sensibilità rara. La scelta di intitolare il capitolo "corpo in movimento" è particolarmente azzeccata, poiché riflette non solo il percorso di trasformazione fisica e identitaria di chi transita da un genere all’altro, ma anche la continua lotta per il riconoscimento e la dignità. L’autrice analizza il corpo trans come luogo di conflitto, spesso costretto a negoziare la propria esistenza in un sistema che cerca di incasellarlo in categorie rigide. La riflessione sul trattamento delle persone trans nelle istituzioni, come il carcere, evidenzia la brutalità di un sistema che, ignorando la complessità delle identità di genere, perpetua violenze e abusi. Il tema della rettifica dei documenti viene presentato come un passo necessario ma non sufficiente: l'accettazione sociale rimane infatti subordinata a standard estetici e comportamentali che riproducono dinamiche oppressive. Il capitolo invita anche a riflettere sul potere normativo della medicina e delle istituzioni nel definire il "corpo legittimo". La necessità di percorsi medicalizzati e autorizzati per ottenere il riconoscimento del genere scelto viene descritta come un ulteriore strumento di controllo, che mina l’autodeterminazione delle persone trans. 

Corpi invisibili ci invita a guardare con occhi nuovi i corpi che ci circondano e a riflettere sulle disuguaglianze strutturali che li attraversano. Non è un libro che si legge per passatempo: è un pugno nello stomaco, una riflessione profonda che obbliga a fare i conti con i sistemi di potere che regolano le nostre vite e con le storie che scegliamo di vedere o ignorare. È un viaggio attraverso corpi che resistono, che lottano per esistere in un mondo che spesso li marginalizza o li sfrutta. Non pretende di fornire risposte definitive, ma solleva domande che restano sotto pelle, pronte a riaffiorare. Ci sfida a guardare oltre il visibile, a riconoscere i corpi invisibili e a chiederci: quante volte siamo complici di queste dinamiche, semplicemente voltando lo sguardo? 

Corpi invisibili è un invito a smettere di accettare il mondo così com'è e a riscoprire il potere dei corpi – tutti i corpi – di riscrivere la storia. Un libro che non si limita a parlare: scuote, provoca e pretende di essere ascoltato. La vera domanda è: siamo pronti a rispondere? 

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