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giovedì 3 giugno 2021

Recensione: LOVE ME TENDER di Constance Debrè

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la Casa Editrice Solferino, oggi vi parlo di Love me tender di Constance Debrè, una storia personale che mi ha sconcertata, ma anche fatto riflettere sulla figura della donna nel mondo di oggi, sul concetto di famiglia e sulla libertà dei figli e dei genitori. Quando si finisce di essere mamma e si diventa donna. 

love me tender

di Constance Debrè
Editore: Solferino
Pagine: 160
GENERE: Romanzo
Prezzo: 9,99€ - 16,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2021
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Constance è nella situazione di tante madri, durante una separazione tumultuosa: problemi con suo figlio, problemi con il suo ex, problemi di soldi, problemi di letto. Ma niente ha più importanza, per lei. Ha lasciato suo marito dopo vent'anni di matrimonio, ha lasciato il lavoro di avvocato per scrivere il suo libro, ha lasciato gli uomini per passare da una donna all'altra, cercando una nuova parte di sé. Aveva tutto, ora non ha più niente, niente che possa dirsi suo. Meno proprietà possibili, case, luoghi, esseri umani. Al diavolo tutte le menzogne della vita borghese. Rimane solo Paul, suo figlio, l'unico richiamo alla vita che ha vissuto, l'unica proprietà che non può abbandonare: la battaglia legale per il suo affidamento è un basso continuo che la sfinisce con la sua sorda violenza burocratica. Eppure, anche il dolore, quello più sacro, più antico di tutti, ha un punto di non ritorno. E quello che resta, dopo, appartiene a una storia che solo Constance può scrivere. Una scrittura senza compromessi, tagliente e sincera fino allo spasimo, che s'interroga sull'estremo, innominabile confine, laddove finisce una madre e comincia una donna.

RECENSIONE

Love me tender è un romanzo che lascia a bocca aperta. Una lettura che mi ha subito colpito per la sfrontatezza dello stile, a volte l’arroganza espressa dalla voce narrante, e infine, anche per il tipo di esperienze raccontate, che non sono usuali, almeno non nel modo in cui vengono recepite dalla protagonista. 

Constance parla in prima persona, in altre parole racconta la propria vita, riferendosi soprattutto al momento in cui perde suo figlio Paul e lotta per avere almeno una parte dell’affido. 
Il suo tono durante la narrazione è quasi sempre di superiorità, emerge un carattere forte, estremamente dinamico, indifferente alle regole sociali e di qualsivoglia ambito, a meno che non sia strettamente necessario. 

Constance era un avvocato, fino a quando non decide di lasciare tutto per la scrittura. Scrive e frequenta donne. C’è da dire che la maggior parte del libro affronta le sue problematiche amorose e sessuali, alternate da momenti più cupi e tristi nei quali compare la figura del figlio o dell’ex marito. 
La protagonista è una donna che non vuole impegnarsi. Ama corteggiare, si descrive con un aspetto che colpisce e a lei piace che sia così. 

Ci tiene alla sua forma fisica, non sembra lasciare nulla al caso per quanto riguarda le relazioni. Ho avuto l’impressione che le piacesse dare la caccia, sentirsi ammirata, cogliere in fallo l’altra donna per poi dimostrarle tutto il suo fascino e il suo intrigo. Quasi come se, una volta conquistata, la preda perdesse tutto il suo interesse. Soprattutto quando Constance si accorge che l’altra desidera qualcosa di più, di definitivo, o quantomeno che vada oltre incontri sessuali a caso. La protagonista fugge da tutto ciò che possa limitarla o rinchiuderla all’interno di un contesto o di una definizione. 

Non a caso decide di smettere di fare l’avvocato proprio perché vuole essere libera e la scrittura, per lei, è assoluta libertà, senza scadenze e senza regole. Non si vergogna ad ammettere di aver anche vissuto momenti in cui non aveva nemmeno i soldi per mangiare o per pagare un affitto, ecco perché suo figlio, per legge, è sempre rimasto con il padre. 
Il rapporto con lui è uno dei fulcri principali del romanzo. 

Si è sempre occupata di legge, difendendo stupratori, truffatori, ma non ha mai voluto occuparsi delle questioni di famiglia perché le considerava sporche. Adesso è costretta a occuparsi del suo stesso divorzio e delle accuse del marito di non essere una donna degna di essere chiamata in questo modo e una madre affidabile.

Il suo rapporto con le donne è straniante. Le usa, come se fossero oggetti, esattamente come farebbe un uomo. Ma Constance è una donna, e ci sono momenti in cui dice di preferire addirittura di pagare una donna per evitare malintesi.Prendo quello che hanno da darmi, guardo cosa succede quando le tocco. 
Il suo modo di rapportarsi al suo stesso sesso mi ha lasciato spesso interdetta, mi è sembrata quasi incapace di provare dei sentimenti, delle vere emozioni, come se tutto fosse un po’ troppo meccanico, poi ho capito che il suo non è altro che un meccanismo di difesa. Intorno al cuore ha un muro talmente spesso che forse soltanto suo figlio, se riuscirà mai davvero ad avvicinarsi a lui, potrà rompere. Per quanto riguarda tutti quanti gli altri, Constance non si fida di nessuno, e prende dagli altri quello che le serve, senza fare promesse, senza fomentare illusioni. 

 
Il mio lavoro è aspettare, nuotare e scoparmi le tipe.

Fuma, beve, scrive, nuota, cerca di vedere il figlio e frequenta donne, è questa la sua vita e nel frattempo la vita passa, senza che lei faccia davvero nulla per cambiare lo stato delle cose, probabilmente perché in realtà non desidera che nulla cambi. Le sta bene così, in altre parole. 
Secondo l’ex marito, secondo la maggior parte delle persone benpensanti, lei non è una vera madre perché non è una vera donna, non amando gli uomini. La libertà è solo una farsa, il diritto è dei forti. Per lei tutto è pornografico, nel senso di osceno, visibile a tutti e falso. Lo è la famiglia, lo è l’amore, lo è la giustizia, solo il sesso non è pornografico, non è finto perché si smette di mentire. 

 
Per restare pura mi faccio il segno della croce con il lubrificante.

Il modo di rapportarsi con suo figlio mi ha fatto tenerezza, al contrario di tutto il resto. In una lettera indirizzata al piccolo, Constance butta fuori tutte le sue emozioni, pur sempre con quel cinismo di fondo. Ma finalmente emozioni. Reali, che sanguinano. 
L’amore è odio, per amare bisogna anche odiare, quindi se suo figlio la odia, non importa, è giusto così. Chi racconta il contrario è un vigliacco. Lo solleva da qualsiasi senso di colpa, anche se il figlio non vuole vederla, e vuole stare con il padre. Succube di lui e delle sue ideologie da quattro soldi. In ogni caso Constance lo libera dal peso della colpevolezza e addirittura lo prega di non essere triste per lei. Perché lei è sua madre e lo sarà sempre. Questo tipo di amore non finisce mai. 
E purtroppo questa lettera non è mai stata spedita. 

L’autrice di questo libro è al di sopra delle righe e per leggere la sua storia bisogna liberarsi da qualsiasi preconcetto mentale e accettare l’idea che ognuno vive come vuole. Alcune espressioni possono lasciare davvero sconcertati, però, è una lettura che apre la mente, e ti fa capire, che anche una donna può agire e pensare in un determinato modo, senza alcun tipo di paletto mentale o costrizione femminista. 
È libera di agire e di pensare anche nel modo più inconcepibile possibile. 

Love me tender è una storia d’amore al contrario. Non pensate che sia la storia di una donna che cerca l’amore o che lo supplica e che alla fine affoga nella disperazione. È l’opposto. 
La protagonista è colei che lascia che l’amore rimanga appeso a un filo. Perché è lei che abbandona, che scappa, che non si fa più vedere. Tranne che con Paul. 
In quel caso, un figlio rappresenta tutta la vita, il senso di un’esistenza, ed è difficile combattere con l’idea che a causa di ciò che ha sentito e gli hanno inculcato in testa, non vuole più vederti, non sente la tua mancanza, e accetta che il padre faccia da madre e da donna. 

È un libro un po’ disperato, è un po’ triste, in cui si parla della giustizia, delle famiglie, del senso del dovere, della legge. Il rapporto genitori e figli, quando un figlio dovrebbe comunque stare con un genitore e quanto la sua volontà conti davvero. 
L’unica cosa certa in tutto questo marasma che è la vita della protagonista, è che il tempo passa, e anche l’infanzia. Tra denunce e tribunali, Paul cresce e Constance perde ogni giorno un pezzo di lui che probabilmente non riuscirà mai a recuperare. 

Un racconto implacabile, a tratti freddo, così lucido da mettere i brividi, di una donna che lotta per affermare se stessa andando contro a qualsiasi pregiudizio. 
Un’ascesa, una rivoluzione, un riconoscimento del proprio essere, della propria identità contro tutte le dicerie e i giudizi degli altri. 
Una voce forte, a tratti pacata, altri più eloquente, di determinare se stessa contro il mondo.

2 commenti:

  1. Ne avevo sentito parlare ma ho paura che sia un po' troppo pesante per i miei gusti :/ Bellissima recensione comunque!

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