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venerdì 8 gennaio 2016

Atropos di Federico Betti Recensione + Intervista

Eccomi con il secondo post di oggi dedicato alla recensione di un thriller con un’idea che mi è piaciuta molto alla base ma che non mi ha convinto del tutto. Atropos di Federico Betti è ciò di cui leggerete oggi, il tutto accompagnato da un’intervista dedicata all’autore.


Titolo: Atropos
Autore: Federico Betti
Editore: Selfpublishing
Genere:  Thriller
Prezzo: € 0,99 Ebook
Uscita: 2015


TRAMA


Una donna viene trovata morta e si pensa che possa trattarsi di omicidio. Iniziano le indagini, ma la polizia pare essere in un vicolo cieco. Poco dopo, la stessa sorte tocca ad altre persone e così si scoprono particolari in comune. L'idea del serial killer salta subito alla mente degli inquirenti, finché anche il più probabile colpevole viene trovato ucciso, freddato da un colpo di arma da fuoco. L'ispettore Zamagni e l'agente Finocchi perdono ogni certezza, fino a quando non ricevono una confessione che porrà il caso sotto una nuova luce. Un thriller pieno di colpi di scena, che terrà il lettore in tensione fino ad un inaspettato epilogo.





Atropos è un thriller compatto e dai toni sbrigativi e veloci. L’ambientazione è Bologna e i protagonisti sono l'ispettore Stefano Zamagni e l’agente  Marco Finocchi che indagano fin dalle prime pagine su una morte apparentemente assurda ed immotivata, confusa fin troppo facilmente con un suicidio, quella della giovane donna Lucia Mistroni. 

La madre e tutti i parenti come anche gli amici più vicini non hanno la minima idea di cosa possa esserle accaduto al di là di due indizi fondamentali: le telefonate minatorie che riceveva la donna e le tracce di melatonina trovate nel suo corpo dopo la morte. La melatonina è una sostanza molto particolare che se presa in dosi eccessive può portare ad essere sedati e a provare pericolosi capogiri e vertigini che avrebbero potuto condurre Lucia direttamente alla morte, seppur involontaria. Questa è l’ipotesi più plausibile ma resta irrisolto il dettaglio delle minacce e l’ombra di un pericoloso ex fidanzato che naturalmente dichiara di non sapere nulla.

Lo stile di Federico Betti non lascia il tempo di pensare, né di fare ulteriori congetture perché in poche pagine di lettura inizia a narrare una lista abbastanza lunga di persone morte, cadaveri di ogni specie, uomini e donne che dopo aver fatto una brevissima apparizione davanti agli occhi spauriti del lettore così spariscono, uccisi da un serial killer che sembra muoversi senza alcuno scopo né logica apparente.

“La signorina Mistroni e il signor Pagliarini avevano melatonina in corpo. Questa sostanza risulta essere un sedativo che, in determinate quantità, porta a vertigini. A meno di un caso fortuito, le due persone sono collegate in qualche modo. Oltretutto, alcuni agenti che sono stati ad interrogare i condomini che abitano nello stesso palazzo in cui abitava Pagliarini, hanno saputo che una persona ha visto uno  sconosciuto uscire dal palazzo quasi contemporaneamente al ritrovamento del corpo nel giardino. Indossava un paio di guanti neri e aveva i baffi, ma non sono riusciti ad avere una descrizione precisa della persona.”

Dunque gli omicidi sono seriali e a collegarli l’uno con l’altro ci pensano i crisantemi. Sì, proprio quelli che compaiono anche sulla copertina, i fiori dei morti. C’è qualcuno che puntualmente si reca dal fioraio e ad una scadenza intermittente, acquista un mazzo di quei fiori che vengono poi rinvenuti sempre e ciclicamente nelle case delle nuove vittime. Tutte persone che, guarda caso, hanno qualche segreto distorto nel loro passato.

Apparentemente non sembra esserci nessun collegamento e soprattutto al lettore sembrerà che tutti e nessuno possono essere il colpevole ma la verità si trova molto più a fondo e nascosta in un finale che non ti aspetti.
La narrazione inizialmente somiglia molto ad un’indagine. L’autore non perde tempo a descrivere i suoi personaggi, sappiamo poco o nulla di loro. 

Non è la classica storia in cui l’ispettore è macchiato o ossessionato dal proprio passato né tantomeno c’è introspezione psicologica e questo è un elemento che ho valutato a sfavore del romanzo. In compenso i dialoghi sono l’elemento principale su cui si basa la scrittura. Sembra, in alcuni momenti di assistere davvero e direttamente ad un interrogatorio della polizia. Il clima è diretto, freddo e distaccato, fatto di domande e risposte, senza ulteriori approfondimenti, il tutto esclusivamente centrato al raggiungimento di un unico scopo: chi è l’assassino?

Non è così facile stabilirlo, troppi elementi, troppi coinvolti, e la polizia brancola nel buio più assoluto. Finchè i diretti interessati cominciano a collegare quei pochi elementi che posseggono e il tutto diventa riconducibile a qualcosa di incredibilmente insospettabile e che ha proprio a che vedere con il titolo del romanzo: Atropos.

“HAI PERSO UNA PERSONA CARA? VIENI CON NOI: TI AIUTEREMO!
L'ASSOCIAZIONE ATROPOS TI ASPETTA!”

Sapete chi era Atropo? Era una delle tre Parche che nella mitologia romana si occupava direttamente della morte. Cloto filava, Lachesi avvolgeva, come il destino avvolge la nostra vita, e Atropo recideva, ossia tagliava quel filo, decidendo in altre parole, la morte di ciascun individuo. Dunque fate molta attenzione al titolo e alla parola  a cui è collegato il suo senso più antico. L’autore non inserisce nessun elemento per puro caso e nel romanzo Atropos ha una sua collocazione ben definita: è un’associazione che si occupa di aiutare le persone. Badate bene, aiutarle. Ma in che modo? 

Proprio in questo aspetto si concentra tutto il mistero del libro e non è facile prevederlo, infatti l’autore gioca molto bene le sue carte e dopo aver sballottato e confuso il lettore con morti ed indizi che appaiono irrilevanti conserva per il finale il colpo di grazia.

Il suo linguaggio è scorrevole, privo di errori, poco descrittivo e molto sbrigativo. La struttura è semplice, ma l’elemento thriller è presente nella sua consistenza pur non generando, se non soltanto in alcuni momenti, la suspense necessaria per incollarti alla lettura. Nonostante ciò la curiosità ti rimane addosso fino alla fine soprattutto quando dopo la metà del libro ti rendi conto che tutti i tasselli stanno per tornare al loro posto.
I personaggi sono molteplici e le loro vite si intrecciano tra di loro in modo inaspettato.

L’idea di base è apprezzabile, se non altro originale, ma manca un po’ di spessore, di aria tipica del giallo nella configurazione dell’ispettore e nella creazione della suspense. E’ tutto un po’ troppo semplificato. Andrebbe rivisto, concretizzando alcuni aspetti soprattutto in virtù di un possibile continuo che l’autore dichiara plausibile nelle note che si trovano a fine romanzo.

Una lettura che consiglio a coloro che amano questo genere, che non apprezzano la valorizzazione dell’aspetto psicologico né di quello descrittivo, ma amano gli intrecci che si muovono velocemente e giungono direttamente al sodo, senza perdere in ogni caso, il tocco tipico del giallo.



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Ciao Federico, grazie di aver accettato questa intervista.

1- La prima domanda riguarda la scrittura. Cosa significa per te scrivere?

Ciao Antonietta, ho accettato con piacere questa intervista perché credo che sia un buon modo per interagire con il pubblico di lettori. Per me scrivere significa trasmettere, attraverso fogli di carta o tramite supporti digitali, alcuni messaggi sotto forma di storie narrate che, anche se sono frutto della fantasia, partono comunque da qualcosa di reale e tangibile.

2- Quando hai iniziato?

Ho iniziato casualmente all'età di 17 anni.

3- Parlaci del tuo romanzo Atropos.

Atropos è un romanzo thriller ambientato a Bologna e provincia, come tutte le cose che scrivo, incentrato su un'indagine di polizia partita dall'omicidio di una donna e che successivamente diventa qualcosa a raggio più ampio e con risvolti quasi impensabili. I personaggi principali sono quelli presenti anche nei miei due romanzi precedenti, ovvero l'ispettore Stefano Zamagni, l'agente Marco Finocchi, suo fido collaboratore, e il capitano Giorgio Luzzi, che cercheranno di fare luce su quanto accade attorno a loro a partire dall'omicidio di cui parlavo poco fa, fino ad arrivare ad un epilogo inaspettato.

4- Il titolo è molto importante. Raccontaci il motivo della scelta.

La scelta del titolo è stata piuttosto semplice: anche se gli inquirenti arrivano a determinate conclusioni dopo avere brancolato nel buio per molto tempo, questi si rendono conto che tutte le vicende narrate nel romanzo ruotano attorno ad Atropos.

5- Perché hai scelto di scrivere un Thriller?

Perché è il genere in cui riesco ad esprimere meglio le mie idee e la mia fantasia.

6- Ci sono molti personaggi e tanti omicidi. La storia dell’associazione Atropos è molto particolare ed interessante. Come ti è venuta l’idea?

L'idea dell'associazione Atropos ce l'avevo in testa da un po' di tempo perché fa parte di un progetto a più largo respiro che è partito dal mio primo romanzo, Il prezzo dell'inferno, pubblicato nel 2011. Parlando nello specifico dell'associazione Atropos, il suo nome si ricollega alla mitologia greca ed è soltanto un tassello di questo progetto più ampio a cui ho accennato prima.

7- Hai mai pensato di abbandonare tutto mentre scrivevi?

No. Devo ammettere che questa storia è nata piuttosto velocemente e altrettanto velocemente si è sviluppata mentre scrivevo Atropos, per cui mi premeva arrivare alla fine. E' una storia che mi è piaciuta da prima che fosse trasformata in romanzo e mi piace il messaggio che deve trasmettere.

8- Ti sei ispirato a qualcuno in particolare per creare i tuoi personaggi?

No, e qualsiasi riferimento a persone realmente esistite o esistenti è puramente casuale.

9- Qual è il personaggio che ti ha creato maggiori difficoltà nella stesura del romanzo?

Direi nessuno perché, a parte i personaggi ricorrenti nei miei romanzi, avevo bene a fuoco anche tutti gli altri presenti in Atropos già da prima di iniziare a scrivere il romanzo.

10- Cosa ti aspetti da questo romanzo?

Nulla di preciso. Spero che piaccia al pubblico come è piaciuto a me durante la stesura.

11- Perché dovrebbero leggere il tuo libro?

Se vogliamo trovare un motivo per leggere Atropos, a parte il fatto che possano o meno piacere il genere thriller e la sua ambientazione, è il messaggio che intende trasmettere e che si ha più chiaro leggendo anche Il prezzo dell'inferno, che è precedente, e i successivi, che andranno a completare un “mosaico” di storie, ognuna con una propria trama ma, allo stesso tempo, collegate tra loro da un sottile filo.

12- Quali sono i tuoi autori preferiti?

Ce ne sono  vari. Leggo molto, spaziando tra più generi. Sperando di non dimenticarne nessuno, ma probabilmente succederà, ti posso citare: Stephen King, Dean Koontz, Clive Barker, Jeffery Deaver, Patricia Cornwell, Clive Cussler, Ken Follett, Frank Schätzing, Elizabeth George, Maxime Chattam, Stieg Larsson, Khaled Hosseini. Senza considerare i romanzi classici.

13- Chi è Federico nella vita di tutti i giorni?

Federico è un chimico con tante passioni, tra cui la scrittura, la lettura, la musica, il turismo, la gastronomia. Curo un blog dedicato alla musica a 360° e da poco ne ho creato un altro dedicato alle storie che nascono dalla mia fantasia.

14- Hai intenzione di scrivere e di pubblicare ancora? Se sì, cosa?

Certo. Sto scrivendo il mio quarto romanzo e successivamente ne scriverò altri, tutti con una base di partenza reale che si svilupperà attraverso una trama per donare ai lettori un messaggio diverso ogni volta.

15- Se dovessi dedicare il tuo romanzo a qualcuno, a chi lo dedicheresti?

Generalmente, all'inizio di ogni romanzo che scrivo si legge una dedica. In questo caso, Atropos è dedicato a tutte le persone che non vedono l'ora di leggere storie di questo genere.

2 commenti:

  1. Penso non esista gioia più grande nella vita che fare ciò che amiamo di più. <3

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