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sabato 25 aprile 2015

Se un giorno ci rincontreremo di Monique Scisci Recensione

Buon sabato cari lettori! Prima del weekend vi lascio con questa recensione di un romanzo molto breve pubblicato da Monique Scisci per la collana YouFeel di Rizzoli.


Fatemi sapere le vostre impressioni!



Titolo: Se un giorno ci rincontreremo
Autore: Monique Scisci
Editore: Rizzoli You Feel
Pubblicazione: Luglio 2014
Genere: Romanzo
Pagine: 85
Prezzo: 2,49 Ebook
Trama 

Quando niente sembra avere più senso, è giunto il momento di affidarsi al cuore. Alessandra aveva fatto progetti per il futuro e tutti comprendevano Daniele. Ma a volte l’errore di una notte può avere conseguenze enormi. Meglio partire e lasciarsi tutto alle spalle, fare un viaggio, magari in Scozia, dove, tra le misteriose atmosfere di un epico e glorioso passato, potrà finalmente rimarginare le ferite. A Edimburgo Alessandra conosce Carl, un giovane pianista che per mantenersi suona nei locali la sera. Con lui vorrebbe lasciarsi andare, capisce che potrebbe essere finalmente quello giusto, ma prima deve tornare in Italia e chiudere col passato. Anche Carl si sente attratto da quella dolce italiana, ma sa che lei ha bisogno di tempo. Tempo per capire cosa vuole realmente e chi ama davvero. “Se un giorno ci rincontreremo vorrà dire che il destino è dalla nostra parte” le dice prima di lasciarla andare. E il destino decide sempre nel modo migliore. Emozionante, struggente, a tratti malinconica, una storia d’amore che vi commuoverà.


Biografia 

Monique Scisci vive a Milano dove è nata e cresciuta. Da sempre coltiva la passione per i viaggi, la musica rock, l’arte e soprattutto la scrittura. Ha collaborato per un settimanale locale, come articolista. Nel 2012 ha pubblicato il romanzo urban fantasy L’Ampolla Scarlatta, il cui seguito, Il segreto dell’Ordine, è in corso di pubblicazione.



Se un giorno ci rincontreremo è un romanzo di sole 85 pagine che si rivela immediatamente di facile lettura e di fresco coinvolgimento. Avevo già avuto modo di conoscere lo stile e la scrittura di Monique Scisci, recensendo il romanzo Fantasy intitolato L'ampolla scarlatta. Ovviamente in questa ulteriore prova la trama e gli elementi narrativi sono espressamente legati alla realtà e non vi è nessun riferimento a creature fantastiche o a mondi dell’oltre.

La storia è quella di una ragazza di nome Alessandra alle prese con la sofferenza che deriva da una perdita: l’abbandono dell’amore e di colui che ama.
Dunque, il suo non è altro che un percorso che la conduce dentro sé stessa per ritrovare quella forza e quella determinazione che può permetterle di andare avanti nonostante l’unica sensazione che accompagni ormai la sua vita sia quella del vuoto e dell’inappetenza affettiva.
La sua storia d’amore, così profonda, fisica, irrinunciabile viene ferita in modo indiscutibile dal tradimento dell’uomo che ama e che non sembra essersi lasciato alle spalle una presenza apparentemente soltanto amichevole, che invece diventa un grosso peso da sopportare, soprattutto quando, rimanendo incinta, gli ostacoli diventano due da superare.

La conoscenza del tradimento di Daniele e la consapevolezza che ormai lui sia legato ad un’altra donna da un figlio che dovrà nascere, getta Alessandra in una strana depressione che la porta ad abbandonare tutto e tutti in nome di un fantomatico isolamento che invece di risollevarla non fa che gettarla sempre di più nel baratro della solitudine e del rifiuto di qualsiasi presenza esterna. Nonostante la vicinanza del padre, uomo oltremodo famoso e attore in una nota compagnia teatrale e nonostante l’allegria, il sostegno e la protezione delle sue tre amiche, la donna non sembra volerne uscire, ancora troppo ingabbiata in quel sentimento che, col senno di poi, considera assolutamente sbagliato. La storia con Daniele è nata laddove non doveva nascere, è proseguita sotto l’ombra costante e guardinga di Marta, quella che lui considerava solo un’amica eppure è con lei che l’ha tradita, mettendola incinta.

Monique Scisci ci racconta una vicenda comune, la storia di un tradimento che rompe in mille pezzi un legame che sembrava così forte, nel quale almeno una delle due parti, ci credeva più di tutto. Ci mostra come, attraverso uno sguardo diretto e profondo, la lama affondi nella parte più interna dell’anima e quanto sia difficile ricucire una ferita che porta il nome di quell’amore che credevamo per sempre.

Il suo stile è pulito, delineato, capace di raccontare perfettamente le ambientazioni che si muovono tra Milano ed Edimburgo e ancora più abile nell’aprirci le porte delle personalità protagonista di questo gioco della vita che si chiama passione. Alessandra è prima di tutto attratta inverosimilmente da Daniele, per lei la sua bellezza si chiama perfezione e ogni volta che lo vede, prova quell’irresistibile desiderio di stare con lui. Una fiamma che nemmeno la certezza del tradimento ha sedato. Un fuoco che il tempo non sembra voler spegnere ma che continua ad ardere nutrendosi di speranze illusorie ma soprattutto di rigorosi dietrofront che la donna riesce a fare quando la ragione prende finalmente il sopravvento.

“L’odore del suo profumo la inebriò, era un misto di aromi piacevoli. La sua pelle aveva un sapore evocativo e lei avrebbe voluto affondare il naso nei suoi capelli, appoggiarle labbra sulla pelle liscia e assaporare ogni centimetro del suo corpo. Un fremito le attraversò la schiena e socchiuse gli occhi per un attimo. Si sedette mentre lui avvicinava la sedia al tavolo e riaprì gli occhi osservando il suo corpo di spalle. Ciò che le mancava più di tutto era il contatto, intimo, seducente e familiare.”

Ma come si fa a dimenticare di avere un cuore, una mente quando questa è completamente avvinghiata al suo odore, alla sua pelle, alle sue parole, quelle che ci hanno fatto innamorare e verso le quali proviamo quel senso di divario abissale che porta il nome dell’odio e dell’amore?

L’autrice riesce a coinvolgere e a farci sentire parte di quel dissidio interiore che prova la protagonista, perché anche se non siamo state mai tradite o se lo siamo state, nulla cambia.
Non si tratta di banale tradimento, non si tratta di cercare una via d’uscita, si tratta di risalire da quell’inferno che si chiama abbandono e trovare almeno una ragione per guardare avanti laddove con quella perdita ci sembra di aver smarrito tutto. Le descrizioni emozionali sono efficaci, raggiungono il punto focale della condivisione coadiuvate da una dolcezza che permea lo stile, che arrotonda gli spigoli delle angosce e delle ansie, avvolgendo tutto in una morbidezza tipicamente femminile. Si percepisce chiaramente il rispetto e la partecipazione nel raccontare di un dolore che può davvero bistrattare la vita, anche perché da certi abbandoni, a volte, non ci si rialza più.

“Il tempo non aveva ancora guarito le ferite: la sofferenza era lì e ogni volta che si fermava tornava con la stessa intensità.”

Con tatto e premura ci viene detto di una realtà che si presenta sempre più oscura e informe, rispetto ai momenti di felicità  e d’intesa, fatti  di luce e di condivisione.  Le emozioni interne di chi vive questa sostanziale caduta nel vuoto, straripano e si rincorrono l’una dietro l’altra fino ad afferrarsi e rinchiudersi in quella gabbia chiamata autocontrollo e sopravvivenza, seppur dentro, il nostro mondo, non abbia smesso neanche un secondo di bruciare.

Questa storia parla di amicizia, di affetto paterno, di amore tradito, di voglia di vendetta e ansia di ricominciare una nuova vita ma soprattutto è un percorso, una strada, fatta in salita, che porta alla conoscenza di noi stessi prima che chiunque possa arrivare a farci del male, segnandoci in maniera indelebile.

Il desiderio di avere ancora Daniele tutto per lei è intrinsecamente terreno, respira, vive tanto da strapparsi e farsi in mille pezzi, ogni volta che Alessandra lo incontra e non può toccarlo. Un desiderio che inibisce e languisce, che soffoca e soffia un vento che porta ancora inciso nell’invisibile aria una promessa senza speranza.

“La consapevolezza di non poterlo più avere la frustrava. Amore e odio, ecco cosa provava per lui. Una battaglia intestina la stava dilaniando. La sua presenza la soffocava.”

Le sensazioni e l’istinto la fanno da padrone in questo piccolo romanzo in cui l’errore e la passione sembrano andare di pari passo. Lo sguardo penetrante di chi racconta si avvale delle parole che si caricano di pressione e autorità nella rappresentazione di quel dolore dal quale pare e, sottolineo pare, non ci sia via d’uscita. A tratti si ha la sensazione di essere soffocati da tutta quella marea di emozioni proprio come si sente la protagonista. Ma davvero lei ha perso la guerra dell’amore? O è solo una battaglia che ha soltanto perso una volta ma che non perderà più?

Una comparsa inaspettata che porterà con sé il fascino della musica classica, alleggerirà il peso esistenziale della protagonista. Una presenza risolutrice, uno spiraglio di bellezza e attrazione, di incanto e meraviglia. Una sorta di miracolo laico, un’epifania dal sapore del dono che con semplicità e dolcezza spazza via tutto il nero, lo sporco e quei demoni che non hanno mai smesso di banchettare con la sua capacità di sopravvivere.

Per far sì che nessuno possa più farci del male, dobbiamo prendere consapevolezza di noi stessi, prenderci per quello che siamo, cercare nel nostro profondo quell’indipendenza esistenziale che ci permetta di non dipendere più da nessuno. La perdita, di qualsiasi forma sia e qualunque nome porti, è parte integrante di questa vita, è la nostra umanità a renderla possibile e sbagliato sarebbe desiderare che non ci sia. A testimonianza che nella vita bisogna farsi carico delle proprie esperienze e su di esse fondare la nostra rinascita.


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