Buon martedì! Grazie ad un gentile omaggio della Fanucci, incuriosita da questo romanzo, oggi vi parlo di Fore Morra, una storia ambientata a Napoli, piena di suspense, ritmo, azione e scontri di sangue.
fore morra
di Diego Di Dio Editore: Fanucci TimeCrime Pagine: 489 GENERE: Thriller Prezzo: 12,90 € - 1,99 € Formato: Cartaceo - eBook Data d'uscita: Gennaio 2017 Link d'acquisto: QUI
Trama:
Alisa e Buba sono due sicari. Entrambi sono professionali, spietati, ben noti nell’ambiente. Lavorano insieme, ma non potrebbero essere più diversi. Buba è un uomo possente, maniacale, una perfetta macchina di morte dal passato ambiguo e oscuro. Alisa è una sopravvissuta. Si porta dietro il fardello di un’infanzia trascorsa tra violenze e angherie, tra abusi e povertà: è cresciuta ai margini di una società feroce e impietosa. Quando viene commissionato loro l’omicidio di un piccolo camorrista, scoprono che si tratta di una trappola architettata da un uomo potente e determinato, chiamato “il boss”, e di cui si sa una cosa sola: il suo obiettivo è catturare Alisa, catturarla viva. Andando a ritroso nella memoria, esplorando i tormenti e le violenze subite nella sua vita, Alisa dovrà capire chi si nasconde dietro la grande macchinazione congegnata ai suoi danni. Lei e Buba dovranno addentrarsi tra i quartieri di Napoli e negli antri bui della mente umana, per scoprire quanto profondo e devastante possa essere l’odio di un uomo tradito.
Fore morra: fuori dalla camorra. Come proiettili impazziti, con tutti e con nessuno.
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RECENSIONE
Fore Morra, ossia fuori dalla camorra, è il primo romanzo di Diego Di Dio che leggo e ne sono stata subito attratta trattandosi di un argomento a me vicino, e parlando della mia città: Napoli.
I personaggi principali sono Alisa e Buba, due serial killer che lavorano insieme e che hanno agganci sia con la malavita che con quella parte “giusta” della società, fatta di poliziotti, colonnelli e personaggi apparentemente irreprensibili.
Sono due figure che subito appaiono libere e che lavorano solo attraverso commissioni, con delle regole ben precise, come ad esempio quella di non uccidere i bambini.
La narrazione si muove tra passato e presente, in particolare si concentra tra il passato di Alisa, che lo racconta in prima persona e il presente, raccontato in terza, che la vede agire sempre in compagnia di Buba.
I due sono legati da un rapporto professionale ineccepibile ma la loro vita apparentemente solida e tranquilla, viene improvvisamente messa in pericolo da una commissione andata decisamente male.
Infatti gli viene commissionato di uccidere un piccolo boss che ha alzato troppo la testa ma non è altro che una trappola, perché chi ha commissionato quell’omicidio vuole in realtà un’unica cosa: Alisa.
Ed è fin dalle prime pagine che il ritmo narrativo non molla la presa. Le scene d’azione si susseguono l’una dietro l’altra, ed è davvero impossibile fermarsi a respirare. Anche se vorresti prenderti una pausa, questo romanzo non ha punti morti e quindi sei continuamente invogliato a continuare.
La parte, forse che potrebbe essere più lenta è quella dedicata al passato, perché attraverso la memoria e le parole di Alisa conosciamo la sua adolescenza, la violenza del padre e l’affetto che la lega a Tony, suo cugino.
Crebbi con la convinzione che la morte di mamma fosse colpa mia. E mi affacciai all’adolescenza con la consapevolezza che avrei scontato il mio primo omicidio per il resto della vita.
Alisa viene da una famiglia criminale ed è ella stessa costretta a fare cose che non vuole fin da bambina, tutte cose che riesce in qualche modo ad affrontare, fino a quando il padre, con una scelta maledetta, non la obbliga all’impossibile. La vende ad un boss per ottenere il suo tornaconto, costringendola a farsi violentare. Il racconto di quei momenti è straziante, crudo e animalesco. L’autore lo racconta così com’è, senza provare a renderlo meno forte, meno aggressivo. La violenza che subisce Alisa, è una violenza che si vede, si sente e si prova addosso dall’inizio alla fine.
Tuo padre ti ha venduta.
Così, l’autore decide di non lasciarti scampo, di farti assistere a tutto, alla caduta della protagonista e anche all’epopea della sua rinascita.
Dopo quell’episodio, la giovane donna fugge via lontano ed inizia il suo percorso di crescita e di conoscenza vera del mondo.
Purtroppo non sfugge agli incontri con la criminalità, con la camorra, perché è quello il mondo a cui appartiene ma diventa più forte, più determinata e quasi invincibile.
Il racconto del presente la vede alle prese con la ricerca di quel qualcuno, un boss, probabilmente, che vuole catturarla a tutti i costi.
Il motivo è il punto focale che percorre tutto il romanzo e che porterà Alisa e Buba ad affrontare numerosi pericoli ed altrettanti inganni.
Lo stile dell’autore è preciso, tagliente, cinematografico, scattante. Le descrizioni delle scene sono momenti che sembrano tratti da un vero e proprio film, dove nulla è lasciato al caso e molti elementi possono essere intuiti, grazie alla capacità dell’autore di coinvolgere il lettore e di farlo sentire parte integrante della storia.
Don Antonello si era sbagliato: non ero diventata donna facendomi violentare da un boss, ma uccidendo un padre che non mi aveva mai amata.
Non manca la suspense, la sensazione che i personaggi agiscano sempre con il fiato di qualcuno sul collo, questo qualcuno che rappresenta il boss nascosto che vuole la sua Alisa. Ma chi è? Da dove arriva…? Non nascondo che non ho faticato molto ad intuire chi fosse molto prima di arrivare alla fine, perché conoscendo la storia di lei, del suo passato, è ad un certo punto facilmente intuibile, ma questo non ha per nulla ostacolato la lettura, anzi, l’ha resa ancora più intrigante perché l’avvicendarsi delle situazioni non danno nemmeno il tempo di stare lì a pensare.
Le atmosfere sono reali, toste, per chi ama le storie quotidiane e vicine all’esperienza. Non ci sono filtri, c’è lo strazio, la tragedia, la miseria dell’animo umano, la sua crudeltà, l’odio, la rabbia e soprattutto la vendetta.
Ma c’è anche posto per il sentimento, quello vero, quello più puro che somiglia all’amore. Quello che lega Alisa a Buba, pur nel silenzio, pur nel non detto.
A volte sento lo stomaco stringersi, le mani cercarsi l’un l’altra. A quel punto lo guardo, lo fisso, ma dopo un po’ i suoi occhi si rivolgono altrove. E allora mi convinco che anche lui, in quel momento, ripensi a quella notte, a quell’unica notte, in cui abbiamo violato le regole.
Diego Di Dio scrive un thriller ben costruito, che non lascia spazio a troppi pensieri, ti prende e ti porta lì, tra le strade di Napoli, soprattutto nella zona storica, i Quartieri, la Pignasecca, il Porto, tutte zone che io vedo ogni giorno e che lui descrive a metà tra il poetico e il dannato.
La Domiziana - è una ferita sanguinante che attraversa il litorale - tutta Napoli è descritta con un occhio particolare alla metafora e al sangue. E’ un viaggio malridotto e a pezzi all’interno di un mondo che è spezzato e che non si risanerà mai. In mezzo allo squarcio delle anime che lottano, di quelle che stanno dalla parte giusta pur camminando con la melma addosso, perché per vincere il male, ci devi stare dentro, ti devi lasciar sporcare, emerge una qualche forma di liberazione, un moto informe e pulsante che somiglia ad una possibilità, ad un’alternativa. Un domani che sembrerebbe peggiore, o forse no.
Ciao Antonietta <2 Avevo adocchiato questo thriller quando l'avevi segnalato qualche tempo fa e devo dire che mi ispira molto. La storia è bella tosta e tratta temi delicati, ma sono sicura che lascerà senza respiro anche me. Sono davvero curiosa di leggerlo!
RispondiEliminaGrazie per la recensione, mi hai aiutato a schiarirmi le idee!
Un abbraccio grande :-**
Ciao Maria! <3 Anche io come te ero stata subito colpita da questo thriller soprattutto perchè è ambientato nella mia città e devo dire che il ritmo con cui è scritto è davvero serrato e non ti lascia respirare! :-)
EliminaUn abbraccio forte! :***
Ciao Antonietta:) Di primo impatto, leggendo la trama, ho pensato "non fa per me", poi ho iniziato a leggere la tua recensione e... Niente da fare, adesso lo voglio leggerexD Fra l'altro, a pelle Alisa mi ha ricordato un po' Lisbeth Salander della trilogia di Millennium (hai letto?), impressione assolutamente positiva, perchè io l'adoro:)
RispondiEliminaUn abbraccio:-*
Ciao Virginia! Hai ragione, l'impostazione del personaggio è simile, anche se Alisa è meno cruenta e dura di Lisbeth. La storia è bella tosta e non risparmia nulla, ambientata tra la camorra, la presunta moralità e la vendetta, tutto rigorosamente condito con il sangue. :-)
EliminaFelice di averti incuriosito! Un abbraccio :****