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martedì 21 gennaio 2020

Recensione: STUPRO di Joyce Carol Oates

Buongiorno cari lettori! Oggi vi parlo di una lettura che mi ha conquistato assolutamente. Stupro di Joyce Carol Oates è una storia che non si dimentica facilmente e questo è solo merito dello stile speciale dell'autrice.

stupro
di Joyce Carol Oates

Editore:  Bompiani 
Pagine: 187
GENERE: Thriller
Prezzo: 15,00 
Formato: Cartaceo
Data d'uscita: 2004
Link d'acquisto: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟

Trama:
Niagara Falls, 4 luglio 1996. Attraversando un parco con la figlia di dodici anni, Teena Maguire viene aggredita e violentata da una banda di ragazzi sotto l'effetto della droga. Risvegliatasi dal coma, la donna riesce a identificare i suoi aggressori, ma una furibonda campagna giornalistica maschilista e la compiacenza del giudice portano all'incredibile assoluzione dei colpevoli. John Dromoor, veterano della Guerra del Golfo, appassionato d'armi e idealista che ha soccorso Teena subito dopo l'aggressione, vendica la donna uccidendo per legittima difesa uno degli imputati, mentre gli altri spariscono nel nulla o si suicidano in circostanze misteriose.

RECENSIONE

Stupro di Joyce Carol Oates è un romanzo incredibile. Avevo sentito tanto parlare di questa autrice, ma essendomi allontanata negli ultimi anni da questo genere di letture, non l’avevo mai letta. 
Ora che l’ho fatto, non l’abbandonerò più.

Il suo è uno stile che agghiaccia e conquista. Brutale, crudo, senza fronzoli, immediato, che va diritto verso il suo scopo: impressionare.
Questo è un thriller cupo e inquietante, cattivo e triste. La storia di una donna, Teena McGuire, che una notte viene stuprata e della sua piccola bambina, di appena dodici anni di nome Bethie.

È la storia di chi viene abusato all’interno di un parco da un gruppo di ragazzini e che il giorno dopo si vede stravolta la vita. Teena non era considerata una brava madre dalla comunità e dalla gente, era una poco di buono, troppo sfacciata, eccessivamente frivola, e probabilmente l’opinione comune è che se lo sia meritato, laddove qualcuno veramente le abbia creduto.
Il vero problema è che NESSUNO le crede.

Eri sicura che fosse morta 
quando la vedesti.

Bethie è la voce che racconta, il suono delle lacrime e della paura. Lei era lì, quella notte, nascosta dietro una barca e proprio grazie a essa riesce a non essere vista e a non essere violentata.
I ragazzini del paese, quella notte, stuprano Teena e la lasciano a terra soltanto perchè credono che sia morta.

Il racconto è minuzioso, chirurgico, freddo e qualcuno potrebbe dire impersonale, se non fosse che quegli occhi che stanno guardando sono quelli di una bambina.
Lo stupro non è il tema centrale della storia, come si potrebbe credere. È il processo che viene dopo. Il lungo periodo in cui Teena e Bethie combattono contro l’opinione negativa delle persone, le dicerie della gente e le accuse di chi non gli crede.
Il processo di questi ragazzi, tutti con le famiglie alle spalle che li difendono, diventa il punto centrale del romanzo.

L’unica persona che crede a Teena e a sua figlia fin dall’inizio è il commissario Droomore.
Questo veterano della guerra non solo le aiuterà ma cercherà di riportare in vita la giustizia a modo suo.
Lui che agli occhi di quella piccola innocente è come un eroe, l’unica fonte di affetto e di fiducia.
Una storia scritta sul filo del rasoio, che non si dimentica, che mette alla prova il concetto di moralità di ciascuno di noi.

Il colpo basso dell'infatuazione, 
l'emozione più potente che tu avessi 
mai provato in vita tua.

Droomore diventerà un giustiziere silenzioso in nome di una giustizia che non ha più voce.
Bethie lo guarderà con gli occhi della purezza e della devozione, con gli occhi di un amore nato da una vergogna.

Lo stile tagliente che disturba quanto una lama affilata è la chiave di questo romanzo che non lascia indifferenti.
Turba per la sua ineluttabilità, fa rabbrividire per la sua verità.

I momenti di maggiore tensione sono quelli in cui lentamente si realizza la VENDETTA.
Una vendetta che non è mai raccontata chiaramente, ma soltanto accennata, sussurrata, invogliata. Sta al lettore carpire, comprendere, empatizzare con ogni azione che pretende giustizia.

Che cazzo c'era di sbagliato nel farsi giustizia con le proprie mani?

L’autrice non ha bisogno di specificare cosa o come o chi, le basta usare un linguaggio a tratti lirico, altri crudo, per impressionare chi legge, sfiorarlo nell’anima e catturarne la luce per fargli assaporare la sua oscurità.

Stupro non è la semplice storia di una violenza, è il racconto di un processo alla violenza che non avviene soltanto all’interno di un tribunale, ma negli occhi e nella mente di chi è innocente e spera con tutto il cuore che gli eroi esistano per davvero.

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