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mercoledì 6 luglio 2016

Ninni, mio padre di Roberto Sapienza con Vittorio De Agrò Recensione

Buon mercoledì! Oggi vi propongo la recensione di un romanzo biografico Ninni, mio padre  che Roberto Sapienza dedica alla figura del padre, con il quale ha avuto un rapporto difficile e contrastato, dimostrando però con questo scritto, molto di più.



Titolo: Ninni, mio padre
Autore: Roberto Sapienza con Vittorio De Agrò
Editore: Selfpublishing
Genere: Romanzo
Pagine: 226
Prezzo: 16,00
Uscita: 2016
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TRAMA

In una serata di novembre, Roberto è davanti al computer, cercando di iniziare a scrivere un libro su suo padre Carmelo, deceduto vent'anni prima. Improvvisamente, sotto forma di un'entità incorporea, il padre gli si palesa con l'intento di mostrargli il proprio passato nei minimi dettagli: dall'infanzia, segnata da una tragedia familiare, dai successi e delusioni nello studio, in politica e in famiglia, fino al termine della sua vita, a causa di un male incurabile. Da quelle immagini, tra Roberto e suo padre, nasce un confronto dialettico segnato da forti emozioni e da animati contrasti che rivelano visioni discordi e sedimentate incomprensioni. Dopo il serrato dialogo che li coinvolge fino all'alba, Carmelo tornerà nella sua dimensione con una maggior consapevolezza riguardo alle conseguenze dei suoi atteggiamenti nella vita terrena? E Roberto, dopo quell'intensa e straordinaria chiacchierata notturna, riuscirà a scrivere quel libro su suo padre?















Ninni, mio padre, scritto da Roberto Sapienza, non è un romanzo classico non tanto per la struttura e per l’esegesi narrativa ma per lo stile dell’autore che riesce sempre a sorprendermi e a incuriosirmi tanto da coinvolgermi nella lettura. E’ una biografia scritta dall’autore che parla direttamente ed indirettamente del padre, della sua figura, del suo bene e del suo male, del suo odio e di quell’amore che lo ha condotto fin qui, fino a queste pagine, ciascuna di esse con l’imponente compito di raccontare a braccia aperte la vita di Carmelo Sapienza, affettuosamente chiamato Ninni.
<Leon, prima di scrivere un libro, bisogna cercare.><Cosa? La penna? Il quadernone? Perché? Non ti puoi inventare tutto?><No che non posso, non è una favola, Leon.><Allora cos’è?><E’ un libro che serve a raccontare la vita di mio padre.>
Un uomo, una storia. Una storia, la sua, che è anche quella della moglie, Giovanna, a cui è dedicata la dedica all’inizio del libro, e dei suoi figli, soprattutto di Roberto che sceglie per se stesso e per gli altri di portare a galla il passato, tutto, per riscattare il presente.

Una narrazione che è un colloquio familiare tra padre e figlio ma che avviene in un modo assolutamente inusuale e piuttosto eclettico.
Abbiamo davanti un metaromanzo, una storia nella storia. Mentre leggiamo sappiamo che Roberto sta scrivendo proprio questo libro e che si trova ad affrontare non poche difficoltà perché non sa come raccontare del padre, non sa tutto quello che vorrebbe sapere di lui.
Accade che… Roberto, il dolore, a volte, distrugge ogni forma di amore e di rispetto.
Ma come si fa a raccontare di qualcuno che non soltanto si ama, ma verso il quale si prova una sorta di affetto irrisolto, di paura, di negazione, di vergogna, di delusione?
Carmelo considerava Roberto un tipo “strano” eppure leggendo, scopriremo, che la stessa sorte era toccata proprio a lui, quando più giovane veniva deriso dagli amici che lo accusavano di non essere “capace” con le donne.
Ma questo è solo uno dei tanti aspetti che Roberto ed il lettore, suo amico e confidente, apprenderanno attraverso la storia di Ninni che ha del miracoloso ma anche tanto di tragico e di drammatico.

Roberto ha molte difficoltà ad iniziare a scrivere e con lui, nelle prime pagine, c’è il nipote tanto caro, Leoncino, il figlio del fratello che lo accompagna a volte silenzioso, a volte irruento, in questo viaggio che ha il sapore del paradiso ma anche le lacrime del purgatorio e di uno stato eterno di sospensione.

Per quale motivo, pensate, Roberto abbia deciso di scrivere un libro sul padre, un padre con il quale non è mai andato d’accordo, se non per risolvere un sentimento distorto, un legame che non è mai esploso del tutto in tutta la sua virulenta verità?
Quale escamotage migliore se non un incontro fantastico tra Roberto ed il padre, che salito in Paradiso, ottiene dall’angelo Gabriele la possibilità di parlare un’ultima volta con il figlio. Parlare per davvero, parlare per dire tutta la verità e per dimostrare una volta per tutte quanto ha amato Roberto e tutta la sua famiglia a dispetto dei suoi comportamenti e delle sue scelte che hanno fatto pensare fin troppo spesso il contrario.
Ogni capitolo è datato e in alcuni momenti sembra davvero che ci sia un impianto teatrale per l’impostazione delle scene raccontate e per il fluire dei discorsi.
<Non ti è facile parlare della campagna, papà E perché?><E’ stata un’avventura affascinante, ma anche una sfida che ha comportato rischi, fatica, litigi, alcuni momenti di grande euforia e altri di abbattimento. Ci sono voluti coraggio e lungimiranza, creatività. E anche un pizzico di follia.>
Lo stile riesce sempre e sorprendermi pur confermandosi nella sua scorrevolezza e chiarezza. L’autore ha un modo tutto suo di esprimersi, un modo che risulta efficace perché estremamente immediato e fruibile. La semplicità è la sua caratteristica principale ma questo non significa banalità, bensì avvedutezza. Il racconto è sincero, spesso va oltre lo stesso concetto di sincerità e la figura del padre si spoglia, denudandosi attraverso gli occhi di un figlio che esprime a proprio modo il suo affetto e la sua grande considerazione per un uomo che considera un “grande”.

La storia della famiglia Sapienza ci accompagna per tutta la durata di questo viaggio che non è semplice, che mostra i pregi e i difetti di un uomo e di tutto ciò che ha costruito negli anni più importanti e meno importanti della sua vita. Un uomo che ha fatto tanto ma che al contempo ha anche sofferto e reagito a suo modo di fronte al dolore della vita.

Un uomo che ha affrontato truffe e tradimenti, delusioni e inganni e che alla fine è riuscito a creare una famiglia dove c’è un figlio come Roberto che ha deciso di regalargli questo piccolo grande dono che è questo romanzo. Quanti figli farebbero questo per i loro padri? Quanti sentono l’esigenza di riconciliarsi con il proprio sangue, trovare posto finalmente in questa vita riconoscendo e riconoscendosi in quell’affetto atavico ed eterno che ci legherà per sempre, volente o nolente, a chi ci ha messo al mondo?

Ninni, mio padre è una bella storia di coraggio, di sincerità e di amore. Raccontata in modo asciutto, senza fronzoli, senza carinerie, soltanto con la consapevolezza di essere nel giusto e di mostrare la verità.
Il padre di questa storia, ovunque, sia, qui o altrove, credo stia sorridendo, un po’ commosso di fronte a questa dimostrazione di rispetto e di affetto da parte di un figlio che è un Uomo perché in grado di confrontarsi con il passato, senza nascondersi, e di rispettarlo, comunque sia stato, rispettarlo e accettarlo per accettare se stesso e tutto quello che comporta.

2 commenti:

  1. Wow la pelle d'oca mi hai fatto venire con la recensione di questo libro. Ricordo quando l'hai segnalato e gia' mi aveva colpito per l'impatto emotivo che avevi trasmesso con le tue parole! Una recensione fatta di pura emozione, non so se sarei emotivamente nel momento giusto per affrontare questa lettura ma mi piacerebbe leggerlo al momento giusto perche' credo sia un libro scritto davvero col cuore <3 <3 un abbraccione!

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    1. E' verissimo, è sicuramente scritto con il cuore, ed è proprio per questo che è pieno di sincerità e di rispetto.
      Grazie per aver colto tutte le emozioni che ho cercato di trasmettere così come i pensieri che questa lettura mi ha dato.

      Un abbraccio grande!!! <3<3<3

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