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venerdì 16 settembre 2016

La notte più buia di Monika Held Recensione

Buon venerdì! La notte più buia di Monika Held, edito Neri Pozza è un romanzo sull'Olocausto basato su un racconto che valica i confini della Storia per addentrarsi nelle più oscure cavità dell'animo umano. Un amore, una fiducia, una speranza. Oltre tutto il dolore, oltre tutto il Male.



Titolo: La notte più buia
Autore: Monika Held
Editore: Neri Pozza
Genere: Romanzo
Pagine: 288
Prezzo: 9,00
Uscita: 2016
È il 5 giugno 1964, un torrido venerdì d’estate, quando Lena incontra per la prima volta Heiner Rosseck all’interno del tribunale di Francoforte. Terminate le ultime traduzioni e lasciato il suo angusto ufficio senza finestre, stava per guadagnare l’uscita, con il pensiero rivolto già a come svagarsi ‒ una nuotata all’aperto, un film al cinema, un bicchiere di vino, magari ‒, quando lo ha scorto: un uomo alto e smagrito sul punto di scivolare a terra lungo una parete. Il tempo di sorreggerlo e di chiedergli «Sta bene?» che ha appreso la sua drammatica storia. Heiner Rosseck da Vienna, giunto nelle fredde aule del tribunale di Francoforte per testimoniare al processo contro i crimini nazisti di Auschwitz in cui è stato prigioniero. Rosseck, il sopravvissuto, appena sottoposto a un estenuante interrogatorio sul ruolo, le responsabilità e le azioni di due imputati, Kehr e Kaduk, i peggiori aguzzini del campo di prigionia. «Dove è successo, signor Rosseck? In quale giorno? Da che distanza ha assistito all’esecuzione? Ricorda se pioveva? Se c’era la neve?» Riandare a quei terribili giorni significa, per Heiner, riaprire ferite atroci e mai rimarginate. Ma il problema non è questo. Il problema è rispondere con precisione, con lucidità, senza tradire la memoria, senza contraddirsi. Come può, tuttavia, restituire con freddezza la notte buia che ha vissuto? E riportare alla parola lo sterminato orrore che ha visto? Come può, infine, farsi capire se lui parla una lingua diversa dagli altri, una lingua in cui «rampa» non è un innocuo, semplice oggetto di metallo, ma lo scivolo su cui i corpi vengono trasportati verso i forni crematori, in cui «camino» è la bocca dell’inferno, e in cui la parola «selezionato» indica che è il momento di dire addio al compagno di branda? Quando, al cinquantesimo giorno di interrogatori, Heiner cede alle lacrime, il processo viene sospeso. L’uomo vorrebbe tornare a Vienna, lontano da chi lo accusa di essere prigioniero del passato, ma Lena ha intravisto in lui qualcosa di speciale, e non vuole abbandonarlo. Inizia così una struggente «educazione sentimentale» che li avvicina sempre più, fino a riportarli in Polonia, nei luoghi in cui l’orrore ha avuto inizio, e dove Lena capirà che sta a lei scacciare le ombre che gravitano su Heiner e ricordargli che l’esistenza concede sempre una possibilità per ricominciare daccapo. Con un romanzo dalla trama coinvolgente e dalla scrittura impeccabile, Monika Held fa tesoro delle testimonianze raccolte in prima persona dai sopravvissuti dei campi di sterminio e «riesce a mostrare un lato inedito della Shoah» (Kölner Stadt-Anzeiger). Il risultato è una storia d’amore universale, cruda e commovente assieme; un viaggio liberatorio che è tale proprio perché non volta le spalle alla memoria.

















La notte più buia è poesia e sangue, carne e memoria. Ricordi di dolori e pezzi di pelle strappati che danno voce al vento. Ancora una volta un libro sull’Olocausto, ancora una volta il racconto di un’esperienza che fa del male, di quel Male, una certezza così soffocante da non avere mai fine.
Non esiste fine per quei crimini, non esiste redenzione per quegli assassini che hanno giudicato, condannato e ucciso anime innocenti senza un briciolo di vergogna.

Il rumore della Storia che corre, scalpita, grida attraverso queste pagine è assordante, è dannatamente crudele e feroce, è straziante.
Al di sotto di esso scorre sottile il mormorio di un legame d’amore che inizia in modo timoroso e che s’impone per forza e per coraggio.
I carnefici, signori giudici, erano giovani e ambiziosi. Volevano fare bene il loro lavoro, quale che fosse. Si comportavano da impiegati, avevano fame di encomi e carriera. Il più pericoloso non è il sadico. Il più pericoloso è l’uomo qualunque.
Perché questo romanzo è colmo di audacia e di trepidazione.
Lena, traduttrice tedesca ed Heiner, uomo testimone dell’Olocausto e della prigionia disumana di quegli anni, sono i protagonisti di una storia che valica i confini del semplice racconto logico e razionale per avvolgere chi legge in un’atmosfera che appare senza tempo, come se tutto quel martirio e quel dolore avvenisse ancora e tristemente davanti ai nostri occhi.

Heiner è pieno di ossessioni e di fobie. I suoi racconti dei momenti più terribili della sua vita echeggiano come passi di morte all’interno del tribunale di Francoforte dove parte della vicenda è ambientata. La sua memoria è inceppata, la sua vita non riesce ad andare oltre. Per lui ormai sembra impossibile vivere senza pensare ogni santo giorno a ciò che ha passato, ha vissuto, ha affrontato. Sulla sua pelle scorre ancora indegno e sporco, il male che gli hanno inflitto ma non solo quello.
Voi ascoltate le nostre storie. Le mettete agli atti. Raggiungono la vostra ragione. Raggiungono la vostra intelligenza. Forse la vostra fantasia. Eppure non siete più vicini a noi di un millimetro rispetto a prima del processo. Fra la vostra immaginazione e la nostra esperienza non ci sono punti di contatto.
La grandezza del suo personaggio consiste nel dolore che si porta sulle spalle. Il dolore di ogni singola persona che ha incontrato e che ha sofferto come o più di lui. Di tutte le torture, i rifiuti, la violenza e le uccisioni a cui ha assistito e che hanno fatto gridare persino gli angeli nel cielo. Il problema è che attraverso storie come queste, storie ancora attuali, storie che non possono essere dimenticate, ti rendi conto che gli angeli veri non stanno in Paradiso, al sicuro e protetti. Non stanno tra le nuvole, in un cielo così azzurro da essere irreale. Gli angeli stanno sulla terra, gli angeli vengono assaliti, sporcati, defraudati. Gli angeli siamo noi, sono loro, tutti quelli che subiscono ingiustizie, tutti quei morti, tutti quei bambini bruciati senza voce.
Se nessuno avrebbe potuto distinguere i volti degli aguzzini da quelli delle vittime, lui la differenza la vedeva, Era negli occhi. Gli occhi dei suoi compagni, anche quando ridevano, erano di una tristezza profonda, come sono solo quelli di chi è stato costretto a vedere più di quanto può sopportare. E dietro stava come un segno indelebile la paura da morire, che non aveva niente a che fare con la normale paura di morire.
Heiner è tragico, drammatico, spezzato. La sua vita non ha più senso, egli sopravvive solo per i suoi ricordi, per gli amici con cui ha vissuto quelle atrocità e la sua unica giustizia consiste in quel raccontare dilaniante e raccapricciante. I dettagli con cui le sue storie vengono fuori, sono agghiaccianti. Ogni singolo momento è un colpo, una violenza, una botta, un livido per chi legge, per chi pensa che esista ancora un Dio da qualche parte che possa proteggere.

L’Olocausto non dovrebbe mai smettere di essere raccontato, invocato, processato. Ricordato. Perché poi, c’è la speranza. La speranza dell’amore, dell’affetto, soprattutto della fiducia. Lena ama Heiner, comprende quanto quell’uomo sia distrutto e quanto abbia bisogno di fidarsi di qualcuno per andare avanti, per ricominciare a vivere.
Il loro legame crescerà con il tempo e diventerà sempre più profondo, sempre più vicino, più struggente.
Forte come una pietra che non può essere scalfita, potente e rassicurante, perché Heiner ha bisogno di imparare a credere ancora. Credere in qualcosa che non sia soltanto memoria e passato.

La notte più buia è un romanzo pieno di poesia e di amore. E’ bello poter leggere una storia che non dimentica la parte peggiore di se stessa e allo stesso tempo è capace di regalarti anche il meglio. In un mondo in cui è l’uomo a fare del male all’uomo, è proprio nel legame solidale e profondo che si può ancora creare tra due esseri umani che c’è la cura alla malattia più grande: l’odio.
E’ come dire che esiste la malattia e la sua cura nello stesso punto: l’animo umano.
E’ l’umanità ad essere salvatore e carnefice di se stesso, veleno e cura, malattia e guarigione.

Emozioni e sentimenti imponenti, dai più efferati a quelli più delicati e soffusi. Esiste la vergogna e la colpa, il peccato e l’innocenza. Esiste tutto in questo romanzo, e tutto è necessario.
Consiglio la lettura di La notte più buia a tutti. Un romanzo che va letto, che bisogna leggere e di cui tutti abbiamo bisogno di conoscere la potenza, l’accoglienza e il perdono.

6 commenti:

  1. Una recensione commovente e bellissima, come dev'esserlo il libro che l'ha ispirata. L'Olocausto è un tema particolare, su cui molto si è scritto e detto, ma forse non ancora abbastanza, perchè la memoria sembra comunque scivolare via e reagire con indifferenza a quello che è sempre di più puro nozionismo.

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    1. Sono d'accordo con te, Virginia. E' un tema che dovrebbe essere affrontato sempre e fortunatamente ci sono molti libri che lo fanno, ognuno a modo proprio.
      Spero davvero che non si riduca tutto ad un triste nozionismo ma che ci sia ancora la possibilità di toccare attraverso le emozioni e le sensazioni le storie di quei momenti, in modo che la sensibilità umana, la nostra sensibilità, non smetta mai di sentire e di comprendere.

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  2. Ciao Antonietta :-* Ho pianto e sofferto ogni volta che ho letto storie sull'Olocausto e forse sono quelle che mi sono rimaste più impresse..Non mancherò di leggere anche questo. Come disse Primo Levi: "L'Olocausto è una pagina del libro dell'umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria".
    Grazie di questa toccante recensione, un bacione :-*

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    1. Ciao Maria! Anche a me le storie riguardanti l'Olocausto trapassano le sensazioni e mi danno sempre emozioni molto forti. In questo romanzo c'è tanta verità, in modo disarmante. Nelle descrizioni e nei sentimenti. Un libro che dovrebbe davvero essere letto da tutti.
      Un libro toccante nel vero senso della parola.

      Grazie di cuore! Un abbraccio forte :*****

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  3. Gemellina mia eccomi qui, una recensione veramente forte quella di oggi. Forte perchè il tema pesa sulla coscienza dell'umanità come un macigno, è uno dei peggiori fallimenti dell'umanità e di sicuro questo libro squarcia l'anima proprio come tu hai messo in luce con una recensione forte e piena di sentimento, una recensione semplicemente perfetta perchè gronda lacrime e dolore da ogni parola. Come sempre hai fatto centro, come sempre sei semplicemente unica, una penna potentissima! Complimenti gemellina mia, adoro leggerti! <3 Ti mando un abbraccione e ti auguro un rilassante e splendido weekend! <3

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    1. Ciao dolce Ely, questo romanzo scatena davvero tante emozioni. Credo sia davvero difficile restare indifferenti davanti alla potenza della Storia nella sua veste peggiore ma anche in quella migliore, grazie alla solidarietà e al sostegno umano.
      Sono felice che tu, gemellina quale sei, sia riuscita a cogliere il dolore e la commozione. <3
      Grazie come sempre! Un abbraccio fortissimo e buon weekend anche a te! :*****

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