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domenica 13 novembre 2016

Imperfetti di Matteo Tripepi Recensione in anteprima + Intervista

Buona domenica cari lettori! Vi presento un post speciale dedicato ad un romanzo che esce proprio oggi, pubblicato da Giovane Holden Edizioni. Imperfetti di Matteo Tripepi è una storia ricca di suspense e di colpi di scena che coinvolge tanti personaggi, accompagnata da uno stile poetico ma crudo e deciso. Una storia intrigante ed intensa con un finale assolutamente inaspettato.

Imperfetti
di Matteo Tripepi

Editore: Giovane Holden Edizioni
Pagine: 360
Prezzo: 15,00 € 
GENERE: Thriller
Formato: Cartaceo
Data d'uscita: 2016
Link d'acquisto: QUI

Trama:
Due vicende parallele, apparentemente disconnesse tra loro. Una lirica precede ogni coppia di capitoli. Una struttura narrativa che procede su doppio binario, a tratti spiazzante. La prima vicenda è incentrata sull’efferato omicidio di due fidanzati, Ashley Boots e Luke Kirsten, avvenuto in una piccola cittadina. A indagare è chiamato il commissario Hoffman che sarà affiancato da una squadra volenterosa ma inesperta. La seconda vicenda ha come protagonista il giovane Jeff Kavrak, che si risveglia una mattina insanguinato e senza memoria di quanto accaduto. Consapevole del problema imputabile all’amnesia, tenta comunque di ritornare a vivere normalmente con l’aiuto dei suoi amici, con i quali ha formato da anni una band, e di Christopher Horn. Questi è un vecchio professore ormai caduto in disgrazia, a causa di guai con la giustizia, che gira per il paese raccontando strambe storie sulla sua vita. Riuscirà Jeff, stordito dalle apparizioni in sogno di un bambino con i lineamenti nordici e da eventi imprevisti, a ritrovare se stesso e a ricordare? Qual è il mistero che accomuna le due storie? Qual è la connessione? E ancora, c’è davvero una connessione? Il commissario Hoffman si ritrova alle prese con un groviglio di sospetti, tradimenti, rancori e motivi di risentimento passati e presenti; attraverso lande inesplorate del cuore umano la narrazione incalza e il lettore viene trascinato dalla suspence.

RECENSIONE

Imperfetti è un romanzo che riesce a cogliere il punto di contatto e di allineamento tra una narrazione fluida e scorrevole e i versi poetici, passando per la musica e l’arte in generale.

E’ un romanzo con uno stile che subito salta all’occhio, dove ogni capitolo è introdotto da una poesia che si mostra in tutta la sua totale e libera interpretazione.

La storia ha tinte oscure e certamente gialle. I protagonisti sono molteplici e la narrazione irrompe con un omicidio apparentemente irrisolvibile di una coppia di ragazzi: Ashely e Luke. Intorno a loro una caterva di figure alquanto bizzarre, che sembrano non trovare mai la loro giusta collocazione rispetto a quelle morti così strane e illogiche, soprattutto agli occhi del commissario Hoffmann. Un uomo deciso, che sa il fatto suo ma che si trova nel buio più assoluto in merito a quegli omicidi e nonostante abbia una squadra di persone competenti, sveglie e attive, inizialmente non sa davvero che pesci prendere.

I due corpi erano seduti esanimi in modo innaturale sul divano; la ragazza era sul lato verso la  finestra, con la testa all’indietro appoggiata allo schienale e il collo allungato; a differenza del corpo magro, il suo volto non aveva nessuna traccia di sangue a rovinare il trucco, gli occhi verde smeraldo erano aperti e nonostante la morte luccicavano ancora contornati di nero, fino a qualche ora prima dovevano essere stati la luce della stanza; i capelli castani ricci e ondulati scendevano come una cascata lungo le spalle fino a metà petto perdendosi nel sangue.

L’autore inserisce il lettore in un contesto strutturato in maniera uniforme. Fornisce una serie di elementi che dovrebbero condurre alla soluzione, e che in effetti ti fanno già immaginare qualcosa, ma non tutto e soprattutto non in quel modo.

La storia si muove su due binari paralleli. Non c’è solo un omicidio da risolvere ma c’è anche la conoscenza lenta e confusa di un altro personaggio che apparentemente viene collocato fuori dalla trama principale, ossia quella della ricerca dell’assassino. Jeff è un ragazzo come tanti, che suona in una band e che ha per amico il Professor Horn, un personaggio assai strampalato, bizzarro, che ama raccontare storie. Jeff fa incubi pericolosamente strani ed ambigui ed è l’asso nella manica della narrazione. A questa considerazione il lettore ci arriva subito ma il problema è il modo in cui la narrazione si evolverà ad essere lasciato nel vuoto.
Il professor Horn era un uomo alto come un cipresso e magro come un manico di scopa, ma non era sempre stato così asciutto, con gli anni molti chili si erano persi per strada lasciando solo le ossa. Aveva dei capelli corvini corti e folti, ma la faccia chiara era glabra come un bimbo di due anni, solcata da rughe marcate che ne sottolineavano l’espressività, come se il tono attoriale della voce che cambiava repentinamente a ogni esclamazione non fosse già abbastanza.
L’indagine procede, i personaggi si accavallano e quando sembra esserci finalmente la soluzione, tutto crolla come un misero castello di sabbia. 
La cosa più inquietante è che i colpi mortali sono stati tra i primi a essere sparati, quindi l’assassino ha continuato a sparare anche dopo, se per essere sicuro che fossero morti o per altro sta a lei verificarlo. 
Insomma, l’autore crea un intreccio strutturato perfettamente che afferra per la gola il lettore con un trucco molto sofisticato: senza farlo sentire soffocare. Lo trascina e lo sbatte da una parte e dall’altra senza farlo soffrire eccessivamente. Lo muove come una marionetta dandogli l’illusione di essere dalla parte giusta, ma non è così.
In sintesi non abbiamo nulla di concreto. Nessuna impronta, nessun indizio.
La scrittura è poetica non solo per la presenza dei versi ma per l’impostazione dello stile che però mantiene un certo grado di crudezza. Una poeticità vera e sentita che non ha nulla di sdolcinato o di romantico, se non forse nelle ultime pagine ma c’è un motivo ben preciso.

L’inizio del romanzo è forte, poi la narrazione procede in modo più lento per ovvi motivi ma senza mai scadere nella banalità o nella noia. L’autore mostra varie possibilità al lettore e gli lascia la scelta di credere a questo o a quello. Individuare il colpevole può risultare difficile soprattutto perché un certo personaggio rivelerà la sua natura solo alla fine. 
Il re non si era visto. Il boia se n’era andato da tempo. Il bambino era ancora lì, fermo al suo fianco, mentre l’orologio della torre suonava il primo di tredici rintocchi. Era già passata un’ora dalla morte dei due. 

I colpi di scena non mancano, le sorprese ed i misteri sono ben incastrati nel plot principale che si distingue per concretezza e per un pizzico di visionarietà.
Matteo Tripepi scrive un romanzo completo e complesso, una storia dove le emozioni umane sono molto forti e a volte prendono il sopravvento. La risoluzione del mistero cova nell’animo umano e abbraccia l’universalità dell’amore che fin troppo spesso coincide con la morte. 

Realtà e sogni, verità ed incubo si alternano appoggiandosi a strane e miracolose rivelazioni che non mettono al riparo nessuno. Ho trovato tutto molto intrigante e terribilmente ben scritto. E’ come se l’autore riuscisse ad andare davvero in profondità sia rispetto ai personaggi che alla storia senza perdere però il suo tocco personale fatto di precisione, puntigliosità e tenacia. 

E’ stato strano leggerlo e avvertire il potere della parola e delle passioni sia positive che negative scorrere come magma sotto una coltre perfetta fatta di crosta fredda. E il momento più bello è stato quando quella crosta ha cominciato a spaccarsi. La sua perfezione ha perso lentamente bellezza e credibilità, ha perso luce e magia. E tutto è diventato dannatamente imperfetto, fumoso ed impolverato. Polvere mista a sangue con unica salvezza: la morte. Eppure in quella perfezione perduta, l’imperfezione ha mostrato di non essere da meno: forse non così bella ma sicuramente tanto potente quanto coinvolgente e inaspettatamente unica.



INTERVISTA


Salve Matteo, grazie per aver accettato questa intervista e benvenuto!


Matteo Tripepi
1 - Cosa significa per lei scrivere e quando ha iniziato seriamente a farlo?

Scrivo cose diverse per motivi diversi, non c’è un elemento portante che le collega tutte. Forse è proprio questo il significato dello scrivere, scrivere e basta, di tutto quello che ti passa in testa e che ti succede.
Ho iniziato seriamente circa tre anni e mezzo fa quando iniziai la stesura di alcune liriche che sono poi entrate a far parte molto tempo dopo di questo romanzo.

2 - Cosa rappresenta per lei questo romanzo? Perché lo ha scritto?

Rappresenta una grande soddisfazione. Un romanzo iniziato quasi per gioco che poi si è evoluto in qualcosa di più. Perché lo ho scritto? Per mettere su carta tutto ciò che la mia mente crea e assorbe in un genere a me congeniale.

3 – Imperfetti è un romanzo pubblicato da Giovane Holden Edizioni. Ci spiega il percorso che lo ha caratterizzato e come è giunto alla pubblicazione?

Il romanzo è stato nel cassetto per parecchio tempo prima di iniziare a farlo leggere. Dopo alcuni riscontri positivi di conoscenti e non ho deciso che era giunto il momento e ho richiesto la disponibilità alla pubblicazione ad alcuni editori. La Giovane Holden dopo qualche mese si è fatta avanti e dopo alcuni mesi è diventato libro. Ci tengo molto a sottolineare che la Giovane Holden non ha interferito minimamente con l’impostazione originaria del romanzo, che è abbastanza particolare, cosa che, in questo mondo spesso succede.

4 – Qual è il messaggio che i lettori dovrebbero cogliere attraverso il suo romanzo?

Non devo dirlo io. Diciamo che mi piacciono i libri ad “interpretazione aperta” e soggettiva. Un po’ come le canzoni. Molto spesso sai chi le scrive, ma non per cosa o chi, e quindi ognuno è libero di interpretare frasi e morale secondo la propria soggettività.

5 – A cosa si è ispirato per i suoi personaggi e per la storia?

Ci sono tanti fatti reali narrati nel libro, tanti fatti reali riadattati secondo la mia fantasia ma anche tanti fatti inventati di sana pianta. Molte caratteristiche di diverse persone sono suddivise in diversi personaggi. Diciamo che il romanzo è un insieme di tutto quello che la mia testa contiene, non ha un’ispirazione unica.

6 – Qual è il personaggio che ama di più del suo romanzo e quello che proprio non sopporta?

Quello che amo è il Professor Horn, bislacco, serio e misterioso allo stesso tempo. Uno che non sopporto invece è Dalila.

7 - Cosa pensa del selfpublishing e della pubblicazione con una Casa Editrice?

Non trovo nulla di male nel selfpublishing. Penso che sia un’opportunità e che chi ne ha voglia può sfruttarla. Io propenderei però sempre per pubblicare con una casa editrice e, ad essere onesti, se non l’avessi trovata Imperfetti penso sarebbe rimasto nel cassetto ancora per un bel po’ di tempo.

8 - Di che colore è il suo romanzo e se dovessi associarlo ad un odore, quale sarebbe?

Il colore direi verde, poi capirete leggendo il libro il perché. Riguardo all’odore, d’istinto mi viene in mente l’odore dell’erba appena tagliata.

9 - Quanto c’è di autobiografico?

Come detto precedentemente, un libro non sarebbe un libro senza spunti che derivano dal tuo vissuto. Diciamo che c’è una parte di autobiografico, una parte di mondo che mi circonda e una parte di fantasia.

10 - Quali emozioni prova mentre scrive?

Mi sento risucchiato in un flusso continuo di idee che mi fa staccare dal resto. Infatti una volta dopo aver concluso una parte devo costantemente tornare indietro a rivedere senso e grammatica.

11 – Chi è Matteo Tripepi nella vita di tutti i giorni?

Un ragazzo di trent’anni che vive in provincia di Milano e lavora come Project Manager in un’azienda di marketing. Ama il basket, la musica, viaggiare ed ovviamente leggere.

12 – Perché i lettori dovrebbero leggere Imperfetti?

Perché sono sicuro che sia un romanzo originale nel modo di trattare molti temi e nella struttura. Non amo molto seguire gli schemi e anche quando leggo cerco sempre cose nuove e diverse. Penso che Imperfetti possa essere una novità, che mette assieme mistero, poesia, musica, arte e fantasia.

13 - Si sente uno scrittore affermato? Cosa consiglierebbe a chi deve approcciarsi al mondo dell’editoria con la sua prima pubblicazione?

Se mi sentissi affermato con un libro appena uscito all’attivo sarei uno stupido. Spero di poter però rispondere ancora a questa domanda tra qualche anno. Come consigli invece per nuovi scrittori posso suggerire di valutare bene le proposte che si ricevono e di non buttarsi a pubblicare il proprio libro con il primo che capita. Gli editori spesso ci mettono mesi e mesi prima di rispondere. Poi cosa dire se non di “crederci”. Se manca questo elemento, non ha neanche senso pubblicare il libro e tanto vale tenerselo nel cassetto.

14 – Le chiedo di lasciarci con una citazione estrapolata dal suo romanzo che vuole leggano i lettori.

“Ogni storia ha un milione di morali possibili, sta a te scegliere la più giusta per quello che sei e vuoi diventare.”

6 commenti:

  1. Ciao Antonietta:-* hai allietato la mia domenica con la tua bella recensione di questo thriller molto promettente.. Mi piace sia la trama e sia come è strutturato, con due storie apparentemente solo parallele.. Lo terrò in grande considerazione perché mi incuriosisce parecchio..anche l'intervista mi è piaciuta, l'autore mi sembra in gamba :-)
    Buona giornata e un bacio grande :-*

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    1. Ciao Maria! Grazie mille per le tue parole! <3 E' così, è un thriller scritto molto bene e davvero avvincente ma con uno stile personale che salta subito all'occhio. :-)
      Un abbraccio forte! :*

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  2. Buona domenica cara gemellina <3 <3 Bellissimo il consiglio di lettura, stupenda la recensione (ma d'altronde ci abitui a standard ogni giorno più alti, sei grande <3) e davvero interessantissima l'intervista, ha completato un già di suo bellissimo quadro. Mi segno autore e titolo ^_^ Un abbraccione grandissimo!

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    1. Ciao dolce Ely, la recensione è merito di un romanzo che è davvero interessante. Sono felice ti abbia colpito e spero di poterti leggere presto in proposito!
      Un abbraccio fortissimo! <3<3<3

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  3. I thriller hanno cominciato ad attirarmi solo recentemente, ma me ne interessano pochi. E questo sembra davvero interessante!

    recensione bella come sempre ;)

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    1. Sì, lo è, ha uno stile particolare e la storia non è banale, anzi. Te lo consiglio. ;-)

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