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martedì 12 novembre 2024

Recensione: GASLIGHTING. CONTRO LA MANIPOLAZIONE di Helene Frappat

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice NeriPozza, oggi vi parlo di Gaslighting. Contro la manipolazione di Helene Frappat.

gaslighting. contro la manipolazione

di Helene Frappat
Editore: NeriPozza
Pagine: 256
GENERE: Saggistica
Prezzo: 9,99€ - 19,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Paula è una cantante e ha appena sposato Gregory, un pianista mediocre. Gregory però è solo interessato alla ricchezza di Paula. Così, cerca di impadronirsene facendole credere di essere impazzita. Facendole credere che i lumi a gas nella loro dimora non si abbassino di continuo – manovrati da lui, che nega – ma siano solo il riflesso della sua mente malata. Paula, a cui nessuno crede mai, finisce per perdere la voce. Questo accade in "Gaslight" ("Angoscia" in Italia), indimenticabile film di George Cukor con Ingrid Bergman e Charles Boyer, da cui ha avuto origine il termine e la tecnica di manipolazione a esso associata, gaslighting. Da allora il gaslighting è diventato concetto cardine del nostro tempo, parola dell’anno 2022 secondo il Merriam-Webster, e in questo libro Hélène Frappat si mette sulle sue tracce, partendo dalle figure femminili «messe a tacere» dalla Storia – da Antigone e Cassandra a Marilyn Monroe – per allargare il discorso alla società tutta. Non solo le donne infatti sono bersaglio del gaslighting, crimine perfetto nella sua sottile violenza: ciò di cui si accusa l’interlocutore non è mai accaduto e la vittima è privata della propria voce. Da qui, il passo che porta a fake news, negazionismo e post-verità è brevissimo. Chi ha fatto sparire le voci delle donne (e non solo)? E perché? Indagine su una sparizione, libro-inchiesta su uno dei concetti più presenti nel dibattito contemporaneo, meditazione fra politica, sociologia, filosofia e cinema, il saggio di Frappat con una sola parola ci spalanca le porte dell’oggi e si propone di fare una cosa tanto semplice quanto rivoluzionaria: alzare il volume. Nell’arco di alcuni decenni il gaslighting è passato dal cinema alla psicoanalisi, dal femminismo alla politica, dallo spazio privato a quello pubblico, dalla camera da letto al posto di lavoro, dalla cultura pop alla teoria politica, dalla famiglia allo Stato, dal matrimonio alla diplomazia internazionale. Eppure, l’intera gamma dei suoi usi non è stata ancora teorizzata.

RECENSIONE

Gaslighting. Contro la manipolazione di Helene Frappat esplora e analizza il tema della manipolazione psicologica da parte degli uomini nei confronti delle donne in un contesto alquanto originale e inusuale: il cinema. 

Nel 2022, “gaslighting” che letteralmente vuol dire “evaporare” entra a far parte del dizionario Merriam-Webster, divietando parola dell’anno. Ma cosa significa esattamente e quanto può influire nella concezione della nostra società? 

Il termine gaslighting fa riferimento al film del 1944 di George Cukor, dove il protagonista manipola la moglie facendole dubitare della sua sanità mentale. Il gaslighting è descritto come un atto intenzionale di manipolazione, in cui il manipolatore nega la realtà percepita dalla vittima, minando la sua fiducia in se stessa. Il cinema, dunque, ha anticipato il tema del gaslighting come critica sociale. Il film diventa una lente per riflettere sulla cultura patriarcale che permette la manipolazione. 

Solo due anni fa, il gaslighting è stato riconosciuto per la sua capacità di rappresentare un fenomeno moderno di abuso psicologico, che si verifica quando qualcuno è indotto a mettere in dubbio le proprie percezioni e la propria identità. L'ascesa del termine, molto più in uso oggi che in passato, rivela una crescente consapevolezza sociale della manipolazione psicologica, e come le parole possano assumere una valenza culturale profonda, riflettendo dinamiche di potere e abuso. Questo fenomeno è studiato anche nella Psicologica ed è riconosciuto come una situazione di comunicazione conflittuale dove la vittima non ha scampo in quanto viene sopraffatta mentalmente, senza che se ne accorga. 
Si può considerare il gaslighting un “crimine invisibile”? 

Helene Frappat usa l’ironia come strumento per svelare i paradossi del gaslighting, evidenziando la logica distorta che il manipolatore usa per isolare la vittima. L'ironia serve a far emergere la consapevolezza critica e a ribaltare il senso di impotenza, rendendo esplicita la manipolazione del gaslighter. Ma l’ironia può davvero essere uno strumento di emancipazione? Come il ribaltamento ironico della manipolazione può fungere da arma contro l’oppressione psicologica? 

Il gaslighting viene definito un crimine perfetto, poiché colpisce il linguaggio e la realtà della vittima, portandola a mettere in discussione ogni percezione di se stessa e degli eventi. La teoria di Jennifer Freyd sul DARVO (deny, attack, and reverse victim and offender) è usata per spiegare come i manipolatori sovvertano le dinamiche di colpa. Quanto è potente la manipolazione del linguaggio nel minare la fiducia individuale? Come proteggersi da una forma così sottile e invasiva di abuso?

Alice Alquist è la "primadonna" assassinata nella casa infestata di Gaslight. Qui Helene Frappat riflette sulla natura della manipolazione, ponendo al centro il personaggio di Paula, che viene costretta dal marito Gregory a dubitare di se stessa e della propria percezione della realtà. La dinamica tra i due mostra l'isolamento psicologico e la perdita dell'autonomia della vittima. La manipolazione agisce progressivamente, erodendo la fiducia della vittima nelle proprie percezioni e il controllo psicologico si trasformarma in una prigione mentale. 

L’eroina classica Elena di Euripide è rappresentata come simbolo di una donna resa "muta" e manipolata dagli uomini intorno a lei. Helene Frappat approfondisce l’idea del “vero matrimonio” e il ruolo di Elena come donna impossibilitata a trovare la propria voce, ingabbiata dalle aspettative e dalle norme sociali. Il concetto di matrimonio viene messo in discussione, sollevando domande su quanto il matrimonio possa essere utilizzato come strumento di potere, e su come le relazioni intime possano nascondere forme di manipolazione e controllo. 

Helene Frappat esplora anche il mito di Cassandra, condannata a non essere mai creduta. La sua verità, dolorosa e lucida, è rifiutata e ridicolizzata, rendendola un emblema del gaslighting. Il rifiuto della verità di Cassandra da parte della società sottolinea la vulnerabilità delle donne che cercano di denunciare le loro esperienze, solo per essere ignorate o ridicolizzate. Il parallelismo tra Cassandra e le donne moderne offre una critica alla cultura che ignora o sminuisce le esperienze femminili, evidenziando l’importanza di ascoltare e dare credibilità alle voci spesso ignorate. 

L’ultima figura femminile è Antigone simbolo di resistenza contro il gaslighting. Creonte, il tiranno, tenta di farle perdere fiducia nella sua stessa ribellione. Tuttavia, Antigone si ribella all’oppressione anche attraverso l'ironia, dimostrando che l'autoaffermazione è possibile nonostante la manipolazione e la violenza simbolica. Antigone rappresenta la capacità di resistere, trasformando la tragicità dell'oppressione in una sorta di affermazione ironica della propria identità e delle proprie convinzioni. La sua storia ci spinge a riflettere su come l'ironia e la consapevolezza possano diventare strumenti di resistenza. 

Le domande che questo testo fa nascere sono davvero tante. E altrettanto difficoltose si preannunciano le risposte. Insomma, so che la maggior parte della gente, seppur consapevole, preferisce restare a guardare, senza fare nulla, intanto alcuni crimini, come potete vedere, si perpetrano anche in silenzio. 

Però ci sono libri come questo che diversamente espongono una riflessione sofferta sul ruolo della voce e della verità: la difficoltà di essere creduti, il conflitto tra realtà percepita e realtà imposta, e la lotta per mantenere intatta la propria identità. È un invito a tutti noi e alla società a non ignorare, sminuire o cancellare le voci vulnerabili e a essere vigili contro le forme di controllo psicologico che, spesso invisibili, distruggono le identità delle vittime.

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