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giovedì 23 febbraio 2023

Recensione: MI LIMITAVO AD AMARE TE di Rosella Postorino

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Feltrinelli, oggi vi parlo dell'ultimo romanzo di Rosella Postorino, dal titolo Mi limitavo ad amare te. Un romanzo bellissimo.

mi limitavo ad amare te

di Rosella Postorino
Editore: Feltrinelli 
Pagine: 352
GENERE: Narrativa contemporanea
Prezzo: 11,99€ - 19,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2023
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Si esiste interi solo prima di nascere. Ma quello strappo è la vita. Omar ha dieci anni e passa le giornate alla finestra sperando che sua madre torni: da troppi giorni non viene, e lui non sa più nemmeno se è viva. Suo fratello gli strofina il naso sulla guancia per fargli il solletico, ma non riesce a consolarlo. Senza la madre il mondo svapora. Solo Nada lo calma, tenendolo per mano: soltanto lei, con i suoi occhi celesti, è per Omar un desiderio. Ha undici anni, sulla fronte una vena che pulsa se qualcuno la fa arrabbiare, e un fratello, Ivo, grande abbastanza da essere arruolato. Nada e Omar sono bambini nella primavera del 1992, a Sarajevo. Per allontanarli dalla guerra, una mattina di luglio un pullman li porta via contro la loro volontà. Se la madre di Omar è ancora viva, come farà a ritrovarlo? E se Ivo morisse combattendo? In viaggio per l’Italia, lungo strade ridotte in macerie, Nada conosce Danilo, che ha mani calde e una famiglia, al contrario di lei, e che un giorno le fa una promessa. Nessuna infanzia è spensierata, ciascuno di noi porta con sé le sue ferite, ma anche quando ogni certezza sembra venire meno, possiamo trovare un punto fermo attorno al quale far girare tutto il resto. Mi limitavo ad amare te entra nelle fibre del lettore colpendo quel punto come una freccia. Ispirato a una storia vera, è un romanzo di ampio respiro, di formazione, di guerra e d’amore, che si colloca a pieno titolo nella tradizione del grande romanzo europeo. Con la sua scrittura precisa e toccante, Rosella Postorino torna a indagare le nostre questioni private, quelle che finiscono per occupare il centro dei pensieri e delle azioni degli esseri umani anche nel mezzo dei rivolgimenti storici più scioccanti. Così, mentre infuria il conflitto che per primo in Europa ha spezzato una lunga pace, ecco che ci interroghiamo sull’“inconveniente di essere nati”. Come si diventa grandi quando da piccoli si è stati amati malamente? E chi può mai dire di essere stato amato come e quanto avrebbe voluto? Nada, Omar e Danilo scoprono presto nel legame che li unisce, e che li spinge a giurarsi fedeltà eterna oppure a tradirsi, la più grande risorsa per una possibile salvezza.

RECENSIONE

“Cosa facevo io mentre durava la Storia?” 
“Mi limitavo ad amare te.” 

Mi limitavo ad amare te è un libro sulla guerra e sull’amore. Prende spunto da storie vere, tutte quelle che riguardano i bambini che scappano dalla guerra bosniaca. 

Sarajevo è la città delle bombe, del fuoco degli spari, delle mamme che si perdono e scompaiono e dei bambini che non hanno più un’anima perché sono abbandonati al loro destino. 
Omar è un ragazzino che aspetta che la madre torni, al contrario del fratello Sen, più lungimirante, che cerca di fargli capire che la madre non tornerà mai più. Nada, il cui nome significa speranza, che non ha un dito, e crede di non avere nessuna possibilità nella vita, perché lei è proprio come il suo dito mutilato, un essere umano a metà privo di qualunque attrattiva. Ivo costretto ad arruolarsi e infine Danilo, il cui carattere misterioso e inafferrabile farà impazzire Nada. 

Tutti questi ragazzi vivono l’assenza di un futuro che non c’è e non c’è mai stato. Non si tratta solo di guerra, ma anche di solitudine, di affanno, di ferite che non si sanano. Insieme cercano di colmare i vuoti lasciati da quelle vite passate che seppur così brevi, li hanno identificati. Sono orfani, non hanno nessuno, al di là delle loro stesse mani che si stringono per andare avanti. 

Lo stile dell’autrice è bellissimo. È capace di essere crudele, molto pratico, ma anche poetico e sognante. I sentimenti, puri oppure macabri raccontati nel libro, sono uno schiaffo o una carezza, a seconda del momento in cui li leggi. È un cammino difficile, non è facile leggere di vittime, di carnefici, di uomini e donne che si sacrificano per qualcosa che non esiste. Non abbastanza. 
Non è facile ascoltare la storia di questi bambini che da Sarajevo arrivano in Italia e cercano un modo per ricostruire la propria vita. 

Il tempo passa, i ragazzi crescono, ognuno di loro prende la propria strada. Tra le pagine più emotivamente forti, c’è sicuramente il racconto dell’amore mancato tra Nada e Danilo, ormai cresciuti, incapaci di amarsi così come dovrebbe essere scritto da qualche parte, ma in realtà forse è stato cancellato come un sogno che si brucia da solo prima di avverarsi. I loro incontri, soprattutto quello finale, è di uno struggimento e di una disperazione assoluta. 
Non ci sono lacrime, non ho pianto leggendo questo libro, anche se potreste, vi avverto. Io non l’ho fatto, ma ho tremato forte dentro. 

Ho percepito, attraverso uno stile immediato, privo di discernimenti, capace di andare direttamente agli organi e di infilzarsi con semplici parole, tutto il dolore e l’incapacità di vivere la felicità che condividono tutti questi ragazzi, anche quando diventano adulti. 
Danilo prenderà la sua strada, si sposerà con un’altra donna, e Nada? Cosa farà? Porterà in grembo un bambino che nel silenzio nasconderà al mondo, tranne che a se stessa, la peggiore dei giudici. 
E Omar? Che fine ha fatto? Finito più volte in galera e tossicodipendente, amerà per sempre Nada nel segreto del suo cuore. Tu mi sei mancata sempre, anche quando vivevamo insieme. È da quando ti conosco che mi manchi. 
E forse, per loro ci sarà un riscatto, un attimo di felicità consumato, una vita che non gli sbatte ancora una volta la porta in faccia. 

Questa storia ha un sapore amaro. È malinconica, eppure è anche urlante, perché grida di mancanza, come quando un terremoto ti fa avvertire la sensazione che ti manca la terra sotto ai piedi. 
Questa è la sensazione che ho provato leggendolo. Ti manca la terra sotto ai piedi, perché ci sono troppi sentimenti ed emozioni che non riesci a gestire. Non sai se voltarti dall’altra parte perché poi assorbire ti fa sentire troppo piena e incapace di ingoiare. 
E allora dovresti fare come fa Nada. Deglutire. Deglutire. Mandare giù tutto e non reagire. Assorbire fino a quando non ce la fai più. 

Nada è un personaggio che ferisce come una lama. 
Omar lo vorresti aiutare. 
Danilo, forse, lo perdoni anche. Per lui Nada è fatta di una nostalgia incolmabile, di un dolore fisico che non passa mai. 
Ciò a cui vorresti ribellarti è questa maledetta felicità. Chi ce l’ha inculcata? La famiglia, la vita, la storia? Perché ci dicono che lo scopo principale della vita sia essere felici? Così ci distruggono. Ci annientano, ci danno delle aspettative ancor prima che nasciamo, impossibili da rispettare. È un castigo da cui non puoi scappare. 

Ciò che ti resta dentro è la consapevolezza che una storia del genere è potente perché parla di morte e di vita, perché mescola la guerra con la speranza e l’amore con la ferocia. Ci sono attimi di delicatezza, di dolcezza, di solidarietà perché comprendi che solo con l’aiuto degli altri, anche se quell’aiuto è nato in mezzo alle bombe, anche se ti ha lasciato cicatrici per sempre, è l’unica forma di salvezza che puoi permetterti. 
Allora come adesso. 
La bellezza salverà il mondo. 
Sì, la bellezza dell’amore. 
Fraterno. 
Quello che non parla con il sangue. 
Ma con la scelta. 
Quello che ti rende terrorizzato come quando ti getti a terra per scampare alle bombe. O affamato come quando rubi il cibo nei negozi devastati. O semplicemente vivo perché sei nato. 
E basta.

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