Buonasera cari lettori, oggi sono molto felice di poter postare la recensione di un libro veramente bello, Il demone sterminatore di Vincent Spasaro, che mi è piaciuto molto.
E'stato difficile recensirlo e sapete perchè? Avevo paura di non riuscire ad esprimere a pieno tutto il mio pensiero e le emozioni che la lettura mi ha trasmesso.
Mi capita raramente una cosa simile, di solito sono in grado di esprimere attraverso le parole le mie impressioni ma questa volta, mi sono sentita talmente coinvolta dal libro, dallo stile dell'autore e dalla storia, che ho avuto paura.
Paura di non riuscire a dare a questo testo ciò che merita.
Non dico altro, lascio a voi la recensione!
Titolo: Il demone sterminatore
Autore: Vincent Spasaro
Editore: Anordest
Pubblicazione: 2013
Genere: DarkFantasy
Pagine: 684
Prezzo: 15,90
❀ Trama ❀
Il demone sterminatore è un affresco epico dove nulla è ciò che sembra e il bene e il male non sono sempre entità distinte. Quando tre stranieri, stanchi dopo lungo vagare, giungono ai confini di un oscuro avamposto di frontiera dimenticato dalle mappe, non comprendono dove siano finiti né cosa li attenda. Sono 'cacciatori' lanciati all'inseguimento di colui che ha commesso il peggior crimine immaginabile, convinti di essere vicini alla meta, ma la loro "preda" pare averli giocati spingendoli su di un immenso fiume nebbioso che si sussurra non aver fondo e rigurgita di mostri. E già altri "cacciatori" varcano le porte, disposti a passare sul corpo dei loro stessi compagni pur di riportare a casa la testa dello sterminatore e tenere solo per sé la gloria. Più si avanza nel cuore del fiume senza rive, più le certezze vacillano e la speranza si fa fioca: il demone sterminatore potrebbe essere ovunque, nascosto nei recessi del fiume selvaggio o seduto al fuoco da campo dei viandanti, e gli abitanti del fiume senza rive non cedono facilmente il passo agli stranieri. In un mondo fatto di tranelli, un pugno di temerari combatte contro una natura primordiale e contro i propri demoni, convinti di poter fronteggiare il nemico e uscirne vincitori. E lo sterminatore attende.
❀ Recensione ❀
“Se qualcuno avesse avuto paura di Dio, noi due non saremmo qui a distruggere un mondo.”
Ci siamo.
Il viaggio inizia.
La nostra meta è il fiume senza rive, dove ogni personaggio di questo romanzo giunge e nel quale, nel bene e nel male, confluisce tutte le sue speranze.
Dove c’è il fiume non c’è mai sole. Non ci sono raggi che scaldano, né si vedono stelle perché il cielo è sempre coperto, grigio, carico di sventure preannunciate e non bastano le scie luminose dei draghi di fuoco mattutini ad alleviare il senso perpetuo di terrore e di sospensione.
Gli abitanti del luogo sono pescatori silenziosi e scontrosi, che si cibano di serpenti di fiume e sono costretti a sopravvivere combattendo contro le creature mostruose che si nascondono nelle acque scure e funeste.
Le descrizioni del fiume da parte dell’autore sono agghiaccianti, melmose, corpulente, pesanti e devastanti tanto quanto l’apparente consistenza di queste acque che diventano un antro di morte immobile, statico, che corrode senza muoversi e uccide risalendo direttamente dalle viscere infernali.
Lo stile narrativo richiama felicemente echi lovecraftiani. Il modo sottile e spaventoso con cui le scene sono descritte, anche quelle più terribili, come fossero la cosa più naturale del mondo. L’agio e la maestria con cui l’autore si muove in questo mondo fantastico, dominato da un fiume nel quale tutto diventa possibile e pericoloso. I capitoli sono brevi ed intensi e non ti lasciano il tempo di stancarti, i titoli richiamano i canti dell’Odissea e preannunciano eventi affascinanti e terribili, rendendo questo romanzo un’opera d’impatto, carica di echi lontani, torbidi e paurosi così come le creature che lo popolano.
Leggendario come un romanzo epico, cattivo, malsano come le acque sporche in cui anche le ultime speranze affogano: Dio è morto.
Qualcuno lo ha ucciso e con esso il Paradiso è caduto come un castello di cristallo le cui schegge hanno ferito e dilaniato persino gli angeli.
“E la pioggia nera si tinse di rosso. Piovve sangue per giorni, così che era tutta una puzza di bestie morte e pareva di trovarsi in un immenso mattatoio. E un silenzio innaturale gravò sui luoghi, aleggiando come un fantasma e spingendoci alla disperazione. La pioggia insanguinata e le piume…Perché caddero piume bianche? Gli angeli. Qualcuno aveva massacrato gli angeli.”
Il demone sterminatore ha assassinato l’Unico Dio di tutti i mondi e sul fiume giungono cacciatori da ogni dove per trovarlo ed ucciderlo. Conosceremo Lluach l’alto prete di Cittagrigia, il luogo di culto per eccellenza. Poi Iwah il pescatore, che in cerca di risposte sulla scomparsa del fratello Isa, si accompagnerà in questo viaggio ad uno strano essere incappucciato che si fa chiamare l’esule. Ancora incontreremo ombre e creature apparentemente umane ma forse il viaggio più affascinante lo compirà il centauro Onnau, sapiente ed intelligente, che accompagnandosi a due ragazze del fiume, compirà innumerevoli peripezie e la sua vita verrà messa costantemente a rischio.
Meravigliosa è la descrizione del villaggio di statue di pietra che si ergono dritte nelle acque della palude e che fanno della loro immobilità l’elemento più inquietante ed insidioso per gli stranieri. Oscure le scene in cui gli abitanti banchettano carne di animali putrefatti, figli del fetore e del fango del fiume. Reale quel banchetto maledetto, carico di odori e sapori violenti e primitivi. Ribrezzo per queste scene fin troppo vive e presenti che non lasciano alcun dubbio riguardo al mattatoio di follia e disumanità alla quale Onnau e le sue compagne assistono increduli.
“Di fronte ai tre si andava svolgendo il più impressionante banchetto cui avessero mai assistito. Ormai la notte era un susseguirsi di scrosci d’acqua e rumori di mascelle. Pezzi di animale, ossa spolpate e rami spezzati nella frenesia galleggiavano dappertutto, e un odore di sporcizia e mattatoio sovrastava ormai quello familiare della palude.”
Il clima della storia è plumbeo, opprimente, dello stesso colore del cielo, pesante di nubi e del fiume, malato di odio e malvagità. I personaggi si muovono come se fossero già condannati, attraverso una realtà priva di speranza in cui il freddo e la paura, i suoni sinistri e spregevoli delle creature divoratrici di sogni e d’intenti, controllano un mondo in cui l’inquietudine diventa parte del tuo stesso sangue.
Molti sono i passi del romanzo carichi di echi di antichi poemi e di vecchie storie in netto contrasto con intere pagine in cui lo stile diventa impressionante, irriverente e crudele. Alcuni personaggi sono intensi, vivi, espressioni di forza e furore, capaci di incarnare perfettamente antichi e primordiali valori. Altri invece sono infidi e perversi, addirittura indifferenti. Molti sono simili alle bestie che vivono nelle acque torbide, selvaggi e malati come animali non addomesticabili, senza civiltà né un briciolo di umanità.
La potenza terrificante di questi luoghi malsani diventa un connubio di grandezza e spavento. Questa indicibile visione avvicina pericolosamente l’autore allo stile di Lovecraft, soprattutto nella capacità di rappresentare una Natura tanto insidiosa quanto personificata, come se avesse una vita propria. L’anima dell’oscurità si racchiude nel fiume e nelle montagne che lo sovrastano, con radici vive e rami viscidi che si risvegliano al passaggio di corpi umani.
Il romanzo è immenso, intenso nella morsa del fiume che non conosce rive, che soffoca di nubi grigie e di speranze infrante i cuori di coloro che sono alla ricerca dell’unico grande Male. La verità che lentamente viene a galla è agghiacciante ma anche maledettamente affascinante. A volte sembra di assistere a vere e proprie scene di un film mentre raccontano di creature inimmaginabili, di mostri figli di quel mondo maledetto dove non brilla mai il sole.
Un mondo sconvolgente che sembra vivere ripiegato su se stesso, dove gli uomini non sono altro che pescatori e vivono all’oscuro di un terribile segreto che riguarda le loro stesse esistenze, ingabbiate su quel fiume che è un inferno fatto di sangue nero e morte.
La lettura è incalzata da un ritmo sostenuto e mai banale.
Per un fantasy è difficile dirlo, ma questa storia è carica di intensità e frenesia. Non a caso è impossibile inserirla in un genere narrativo definitivo. Ciò che leggiamo, se da un lato ci risulta inconcepibile per la crudezza e smania di disumanità che pervade gran parte delle scene riguardanti il fiume, dall’altro ci immobilizza per la sua potenza e poeticità. La mente dell’autore travalica qualsiasi limite umano per condurci nei meandri inesplorati dove la voglia di sopravvivenza diventa l’ultimo baluardo di una fragile speranza. Non ci può essere perdono né salvezza in un mondo in cui è la devastazione ad essere il canto solitario che attraversa i boschi e le radure oltre il fiume, nascondendo ancora gli ultimi segreti, quelli del Viandante, chiamato da tutti Demone o ancora Essere venuto dagli abissi, colui che fugge incontrastato ma non più solo. C’è solo vendetta per colui che ha ucciso Dio, una malefica voglia di denigrare e di massacrare tutti quelli che lo hanno aiutato o che semplicemente non si sono opposti al suo passaggio.
Ed è così che la nostra pelle sentirà il freddo e la paura della morte e della violenza senza scopo alcuno, quando leggeremo del massacro gratuito che i soldati e i nobili del Signore di Isola Grande compiranno in nome di Dio e del prete Lluach, a cui hanno promesso eterna devozione e aiuto.
Il demone sterminatore è mille aggettivi insieme e forse, onestamente, nessuno.
Perché molto spesso mi sono ritrovata a bocca aperta e con il petto pesante in cerca di una parola, una sola, misera e silenziosa, capace di dirmi, di dirvi cosa il mio cuore stesse provando.
Ma è difficile contenere tutte le emozioni che provoca perché esse fuoriescono dal bordo fragile dell’anima. Durante la lettura sono spesso tornata indietro, a rileggere alcuni passi descritti in modo maestoso e da brivido. Ho riletto perché non potevo credere a ciò che sentivo, vedevo e immaginavo. Alberi che mangiano bambini, canzoni che annunciano la morte, animali morti inchiodati ai tronchi, tutto sembra raccontare dell’esistenza di un Male senza radici e come tale impossibile da estirpare.
Fascinoso e tragico come solo il male più grande sa essere, il demone viaggia indisturbato attraverso le antiche terre, fomentando la leggenda che racconta di lui come di colui che mangia le anime e che cammina per i mondi, la belva che non vorresti mai incontrare e di cui solo il vento conosce il vero nome.
“La voce dell’esule era ghiacciata, odorava di nebbie e molto più al largo. Ricordava ad Iwah quelle desolazioni del fiume dove la vita stentava a giungere.”
La storia si complica e lo spettro del demone si fa sempre più vicino fino a sfiorare impercettibilmente le vite di coloro che lo cercano.
Un’ombra tra le ombre, un fantasma, un’anima dannata, irriconoscibile eppure vagante tra gli uomini e le donne in cerca di una salvezza in un mondo che tenta ancora di pregare un Dio ormai morto. Ma la sua presenza scorre inafferrabile, uccide silenziosamente e gode di un rispetto insindacabile, lo stesso rispetto che incute tutto ciò che ha un estremo potere oltre la vita e dentro la morte.
“Da dentro la pozza nera qualcosa lo guardava con curiosità famelica, occhi nascosti ne sezionavano la pelle come lame di coltello. Prese a tremare, e le gambe minacciarono di non sorreggerlo più. L’incappucciato mosse un passo avanti, alzando la mano sinistra e facendogli cenno di avanzare. Era derisione in quel gesto così plateale, e nello stesso tempo una minaccia terribile, a tal punto da far preferire la morte immediata alla promessa che vi gravava dentro. Onnau sentì su di se occhi alieni, appetiti spaventosi. Sentì tutto questo e perse ogni razionalità: non comprese.”
Questa è una delle scene che ho amato di più per la capacità di dire ciò che non può essere detto, per suggerire sottilmente cosa sia la vera paura e il vero timore per qualcosa di così grande ed immenso da non poter essere compreso.
La morte diventa l’unica vera protagonista quando popoli cominciano a sterminare altri popoli, seppur innocenti, in nome di una vendetta che diventa espressione della loro insaziabile follia.
Vincent Spasaro crea un mondo che vive su di un fiume dimenticato nel quale è la blasfemia ad incutere maggiore perplessità. Un mondo che sembra non avere vitalità, speranza, quasi fosse una pallida e vuota imitazione di ciò che si vive e si vede negli altri mondi.
C’è troppo freddo, polvere, nubi, staticità, ignoranza e superbia. Questi uomini e queste donne sono immorali, perché si nutrono di rabbia e d’istinti che all’improvviso vengono fuori, truccandosi di fede e di misticismo. Non c’è tenerezza, non c’è amore, in quei villaggi abbandonati e non perché Dio sia morto ma perché non è mai realmente esistito per loro. Non hanno rimorsi, né ripensamenti, non hanno lacrime, vere passioni che non siano perversioni.
Il demone non poteva scegliere luogo migliore in cui fuggire. E ciò che è più terribile è che questa gente e il suo misero mondo hanno un limite nel cielo e un abisso senza fondo nel fiume che li condurrà sempre più in basso.
“E la blasfemia di un mondo che ha nell’alto il suo limite mentre in basso l’immensità risuona falsa e bugiarda come gli inganni del verme di terra putrefatta.”
Un eclatante contrasto tra cielo e terra che vede il primo cadere rovinosamente sotto gli attacchi deplorevoli e sanguinari di una creatura sporca di terra e colpa che rende quel fiume senza fondo la celebrazione della sua vittoria.
Alle porte di un finale davvero inaspettato, i personaggi sono vicini molto più di quanto immaginano alla verità. Una storia che il centauro Onnau intuisce prima di tutti e che racchiude in poche ed intense parole: “Lo sterminatore si muove silenzioso tra i mondi e i millenni e un giorno giunge a Cittagrigia e la lascia nel lutto più profondo. Poi fugge e nessuno trova impronta del suo passaggio fino a quando, finalmente, inizia a seminare indizi come fosse un dilettante, e gli indizi portano al gran fiume di un mondo uggioso. E qui al fuggiasco dei mondi non interessa più nascondersi ma va dritto per la sua strada. E chiede delle leggende, di questo luogo dimenticato…Dimmi, Lluach, se mi sbaglio. Io non credo che questo mondo decadente abbia nulla da offrire alla potenza estrema del mangiateste, a meno che…”
Proprio adesso che ci avviciniamo alla fine di questa recensione, posso dire che Il demone sterminatore è un romanzo eclatante e meraviglioso, che non volevo lasciare.
A livello narrativo e descrittivo è rimasto sempre ai massimi livelli, non ho mai percepito un abbassamento di toni da parte dell’autore che ha reso il proprio stile aggressivo ed imponente, sempre.
Incredibile l’epilogo e ancor più pressanti i ragionamenti, le domande che aumenteranno in concomitanza con l’avvento di nuovi personaggi perché il demone ha una sfilza infinita di nemici eppure nessuno alla fine sarà più tanto convinto delle proprie ragioni. E neanche noi sapremo più bene da che parte stare, troppo presi da questo universo di nebbia e gelo, così velato ed inafferrabile, delicato e fragile, che sembra scomparire con un soffio. Un universo in grado di farci tremare e sentire quello stesso freddo perpetuo delle acque rarefatte in cui strane creature sopravvivono.
Un immenso racconto che mi ha permesso di vedere l’inimmaginabile. Ho visto e sentito tutto, persino l’illusione di toccare la disperazione e la follia di una ricerca votata fin dall’inizio alla sconfitta di fronte all’immensità raccapricciante di un essere davanti al quale persino Dio ha perso la sua fede.
Ma chiedo all’autore se un essere, un’esule che vaga per i mondi, la cui definizione di demone è evidentemente irrisoria e fin troppo superficiale, quasi a voler accontentare ipotetici dispensatori di concetti religiosi, fatto di una tale potenza da uccidere Dio, non sia egli stesso un Dio?
Eppure ciò che conosciamo di lui nel romanzo non ci permette di percepirlo in questo modo, sarebbe troppo scontato e banale. L’intelligenza dell’autore sta anche nell’aver creato un personaggio evanescente, privo di contorni, fatto di paura e di ombra. Non conosciamo la sua forma umana né demonizzata, potrebbe essere un mostro o un uomo bellissimo ma per tutto il romanzo non è altro che uno spettro che cammina, un’unica essenza insieme al fiume che sovrasta.
Quel poco che c’è di lui, si sente. L’autore fa in modo di farcelo tenere bene a mente: il demone esiste ed è uno sterminatore, una belva mangia teste, che si nutre di tutto ciò che vive.
Il demone sterminatore è una bellissima prova di quanto la narrativa italiana sia grande.
Caro Vincent, il tuo libro è entrato nella mia testa e come sai, tra le mie preferenze assolute. Ho vomitato fuori tutto ciò che potevo. Non me ne voglia chi avrebbe voluto leggere una recensione più tecnica. Questo è quanto. Questo è ciò che ho dentro.
Tutto per lui.
E per voi invece, amici che state leggendo, voglio dirvi che straordinarie verità e incredibili fantasie si prospettano in questa storia, nella quale sarete continuamente avvolti da spire misteriose che apriranno confini apparentemente invalicabili, oltre i quali persino Dio sarà talmente vicino da poter essere assassinato e la sua ira e la sua morte riecheggeranno per le strade e nelle città attraverso il pianto innaturale dei bambini che moriranno e le ali spezzate dalle piume insanguinate degli angeli piovute dal cielo, incapaci di proteggere il loro Signore.
Quale orrenda e maledetta creatura può compiere un tale atto di devastazione e morte? Chi sei tu viandante, anima gelida dalla fredda voce, dal corpo fatto di vento e nebbia e dagli occhi neri e vuoti, contenitori perversi di un’onnipotenza rubata al Signore degli Dei?
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Sembra davvero figo!
RispondiEliminaLo è! ;)
EliminaOh, wow! *___* Questo libro mi ha sempre incuriosito molto: l'avrò avvistato uno o due volte fra gli scaffali di qualche libreria, ma non ero convinta al cento per cento e non l'ho mai comprato... ora so di aver fatto male! XD
RispondiEliminaAllora è arrivato il momento di comprarlo e di leggerlo! ^__^
EliminaCiao...grazie di essere passata dal mio blog, il tuo è davvero carino...mi aggiungo subito tra le followers ! A presto, Alessandra (LettereInLibertà)
RispondiEliminaCiao Alessandra! Grazie per i complimenti e Benvenuta! :)
EliminaCiao Antonietta!!
RispondiEliminaHo notato che leggi molto i libri indipendenti oppure libri che hanno un passato adoro questa cosa di te complimenti... adesso passando hai libro wow ti è proprio piaciuto!!!
Mi piace un pò il genere apocalisse..... poi i demoni li ho sempre amati!! XD
io sto leggendo il labirinto in vista del film.... !!
Ciao Martina!
EliminaGrazie per i complimenti! ❤
Ci sono libri poco conosciuti come questo, che sono davvero meravigliosi!
Il labirinto non l'ho ancora letto, appena posterai la recensione, verrò a sbirciare sicuramente. :)
Bellissima recensione! Si vede che il romanzo ti è piaciuto molto! Metto in WL :)
RispondiEliminaGrazie Tatihyana! ❤
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