Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Oscar Mondadori Cult, oggi vi parlo di In senso inverso di Philip Dick.
In senso inverso di Philip Dick Editore: Oscar Mondadori Cult Pagine: 243 GENERE: Fantascienza Prezzo: 7,99€ - 13,30€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2025 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟
Trama:
Nel 1986 un fenomeno astrale chiamato "Fase Hobart" ha invertito la direzione del tempo, che ora scorre in senso inverso. È il 1998 e gli uomini si sono abituati a mangiare, fumare, salutarsi e compiere tutte le attività alla rovescia; i morti resuscitano, per poi percorrere a ritroso la propria vita e annullarsi nell'utero. Sebastian Hermes, specializzato nella riesumazione e nel reinserimento dei defunti tornati in vita, scopre per caso la sepoltura dell'Anarca Peak, leader religioso nero prossimo alla rinascita. Sono in molti a volerlo trovare, e non tutti per motivi benevoli. In particolare la Biblioteca, la temutissima organizzazione dedita a cancellare dalla memoria scritta del mondo gli eventi che non sono più (o non ancora?) accaduti, nella speranza di evitare le lotte razziali e religiose che rischierebbero di lacerare il Paese.
Pervaso di elementi gotici e orrorifici, ma anche teologici e noir, In senso inverso (1967) mostra il percorso di Philip Dick verso una narrativa sempre più speculativa e meno fantascientifica: il romanzo mette in scena le angosce esistenziali dell'autore sullo sfondo di un universo caotico, facendo coesistere inquietanti premonizioni spiritiste e gli echi delle lotte civili delle Pantere Nere, profezie apocalittiche e sparatorie di strada, tratti parodistici e le verità ultime sulla vita, la morte, il destino dell'umanità.
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RECENSIONE
Un mondo dove il tempo si è rovesciato, dove i morti escono dalle tombe per vivere a ritroso la loro esistenza fino a sparire nell’utero. È con questa premessa vertiginosa che Philip K. Dick ci scaraventa in In senso inverso, romanzo scritto nel 1967 ma incredibilmente attuale, filosofico, disturbante. Una delle sue opere più metafisiche, tra le meno conosciute ma tra le più coraggiose e visionarie.
Siamo nel 1998, ma dopo un evento astrofisico noto come la "Fase Hobart", il tempo ha cominciato a scorrere all'indietro. In questo bizzarro mondo, i morti tornano in vita, si riformano nei cimiteri e si integrano nuovamente nella società, solo per poi continuare a vivere in retromarcia fino al loro "inizio". Sebastian Hermes è a capo di un vitarium, un’agenzia privata che riesuma e reintegra i redivivi. Durante un recupero, scopre la tomba dell’Anarca Thomas Peak, un leader religioso controverso destinato a tornare in vita. Ma non tutti lo vogliono vivo: tra questi, la Biblioteca Pubblica d’Attualità, una terrificante istituzione che cancella libri e conoscenze che “non sono più accadute”.
L'autore costruisce un incubo ontologico dove il tempo diventa riflesso delle nostre paure più profonde: la morte, la memoria, l’identità. Ma c’è molto di più. Philip Dick rovescia la linearità esistenziale, ma lo fa per metterci davanti a un paradosso: cosa accade quando nemmeno la morte è definitiva? Quando la vita stessa è una discesa verso l’oblio, non verso la costruzione? Quindi il tempo non è più irreversibile.
La figura dell’Anarca è insieme profeta e minaccia. La religione viene smontata e ricomposta in chiave psichedelica, collettivistica, con echi dei culti afroamericani e della controcultura anni '60. Il romanzo prevede le tensioni razziali e i movimenti radicali in modo impressionante.
La Biblioteca non è solo un luogo: è un apparato paranoico che cerca di controllare la realtà tramite la soppressione della parola. Un’intuizione potentemente distopica che anticipa molte tematiche contemporanee (cancel culture, riscrittura della storia).
La relazione tra Sebastian e Lotta, giovane donna nata mentre lui era morto, è toccante e inquietante. Il loro legame mostra le crepe del tempo e la tenerezza dell’illusione amorosa in un mondo che regredisce invece di costruirsi.
La fisicità della resurrezione è concreta, quasi orrifica. I redivivi non sono miracoli, ma corpi freddi, sofferenti, soggetti a malattie, ricordi e patologie.
La morte non è negata, è soltanto rimandata.
Il romanzo alterna un tono speculativo e filosofico a quello quasi noir, grottesco, con accenti ironici e inquietanti. Le descrizioni sono precise, fredde, eppure emotivamente disturbanti. L'autore è maestro nel creare ambienti che sembrano reali nella loro assurdità, dove ogni personaggio si muove con un senso di impotenza e illusione. Il lessico è denso, a tratti tecnico, ma incalzante.
Il romanzo non è di facile lettura: richiede attenzione, sospensione dell’incredulità e una certa tolleranza al disorientamento. Ma ogni pagina offre intuizioni fulminanti.
Sebastian Hermes è l’uomo che “era morto e ora vive”, ma non è un messia. È un pragmatico, un uomo stanco, che cerca di dare un senso al caos attraverso il lavoro. La sua chiaroveggenza è un dono e una condanna. Rappresenta la figura dell’uomo moderno intrappolato tra etica, mercato e disillusione.
Lotta Hermes è giovane, idealista, profondamente umana. La sua paura della Biblioteca, il suo amore per Sebastian, il suo modo di vivere il tempo "giusto", in avanti, ne fanno la coscienza emotiva del romanzo.
Bob Lindy e padre Faine rappresentano le due anime della società post-Hobart: la tecnica e il rito. Entrambi servono il nuovo mondo senza comprenderlo fino in fondo.
Raymond Roberts è il leader carismatico degli Uditi. Ambiguo, inquietante, capace di unire misticismo, violenza e consenso. Rappresenta la pericolosa attrattiva dei culti totalitari.
La Biblioteca e i suoi agenti con personaggi gelidi, inquietanti, spettri del controllo e dell’oblio. La loro esistenza è l’incubo dell'intellettuale: la cancellazione sistematica della memoria.
In senso inverso è un’allegoria feroce del nostro tempo: dove la memoria è manipolata, la religione è spettacolo, la morte non è più un confine, ma uno strumento politico. Dove anche il linguaggio si dissolve in una nebbia burocratica e distorta.
Philip K. Dick sembra dirci che la realtà non esiste, se non come convenzione momentanea. E ci interroga: che cosa siamo, se il tempo stesso può essere ribaltato?
Un romanzo che scompiglia le certezze, che ci costringe a riflettere su cosa significhi esistere. Non è solo fantascienza: è una profezia, una meditazione sul senso della vita e sul terrore del vuoto.
Un’opera che sfida la percezione e la logica, scavando nei meandri dell’identità umana e della società. Un capolavoro misconosciuto, da recuperare con lentezza, lasciandosi disorientare.
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