Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice La nave di Teseo, oggi vi parlo di Macellaio di Joyce Carol Oates.
macellaio di Joyce Carol Oates Editore: La nave di Teseo Pagine: 496 GENERE: Thriller psicologico Prezzo: 12,99€ - 24,00€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2024 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟
Trama:
Nel 1836, dopo essere stato accusato di un terribile esperimento dalle tragiche conseguenze, il dottor Silas Aloysius Weir è costretto a cercare lavoro presso l’Istituto del New Jersey per donne malate di mente. Nel giro di poco tempo il dottor Weir trasforma l’Istituto nel suo regno e vi agisce indisturbato. Qui, infatti, gli è permesso proseguire a sperimentare le sue macabre pratiche, senza alcun controllo. Per decenni ha la possibilità di usare donne povere e in difficoltà, trascurate dallo Stato e dalla sanità, come cavie umane, sottoponendole a esperimenti e privazioni grotteschi. Nonostante questo viene celebrato come un pioniere della medicina chirurgica, addirittura come il “padre della Gino-Psichiatria”. L’ambizione e la follia di Weir sono alimentate anche dalla sua ossessione per una giovane serva irlandese, Brigit Kinealy, che diventa non solo il suo principale soggetto sperimentale, ma anche l’unica in grado di contrastare il suo dominio di follia e terrore. Narrato dal figlio maggiore del dottor Weir, che ha ripudiato la brutale eredità del padre, "Macellaio" è una miscela unica di finzione e realtà che racconta la vicenda del suo protagonista mentre passa dall’anonimato professionale alla fama nazionale, fino alla sua caduta. Joyce Carol Oates trascina il lettore in un viaggio da incubo attraverso le regioni più oscure della psiche umana riuscendo però ad affascinarlo con un romanticismo inaspettato, confermandosi, ancora una volta, una delle voci più importanti della letteratura contemporanea internazionale.
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RECENSIONE
Con Macellaio di Joyce Carol Oates, una delle più grandi scrittrici viventi — vi ricordo che ha la bellezza di 86 anni — ci dona una storia che è denuncia e racconto, spia e follia di un mondo ai più sconosciuto ma che ha segnato per davvero un'epoca. Con uno stile spietato e agghiacciante come solo lei sa fare, la narrazione si muove come un serpente che con le sue spire angoscia e si contorce finché non raggiunge il nostro collo.
E stringe.
1836. Silas Weir incarna perfettamente il conflitto tra genialità e follia. Dalla sua ambizione patologica emerge un ritratto agghiacciante di un uomo che sacrifica l’etica e l’umanità sull’altare del progresso. Considerato il "Padre della Gino-Psichiatria", Weir è un personaggio che provoca repulsione e fascino. La sua ossessione per il corpo femminile, intrisa di disgusto e attrazione, lo rende una figura profondamente disturbante e, al tempo stesso, tragica. La sua incapacità di relazionarsi al femminile si traduce in un bisogno compulsivo di dominio, che assume la forma di esperimenti brutali e disumanizzanti.
La Oates scava nei recessi della mente di Weir, mostrando come il suo desiderio di riscatto sociale e familiare lo abbia reso prigioniero di un narcisismo cieco. È una figura che incarna la critica a un sistema patriarcale e classista che permette a uomini come lui di prosperare, ignorando il dolore inflitto alle donne e ai poveri.
Brigit Kinealy, la giovane serva irlandese al centro delle ossessioni di Silas, è una delle figure più potenti del romanzo. La sua trasformazione da vittima passiva a narratrice consapevole è il sangue del romanzo, quello che lo mantiene in vita. Quello che mantiene in vita ciascuno di noi mentre leggiamo. La voce di Brigit, che emerge attraverso il memoir da lei scritto, è un grido di rivalsa che rompe il silenzio imposto alle donne. Con la sua resilienza e forza interiore, Brigit rappresenta una resistenza silenziosa ma implacabile al dominio di Silas. L’autrice riesce a rendere palpabile il trauma di Brigit, ma non si ferma alla sua sofferenza: la sua evoluzione è un monito che celebra la capacità umana di opporsi al male, anche nelle condizioni più avverse.
Jonathan, il figlio maggiore di Silas, offre una prospettiva cruciale nella narrazione. Diviso tra l’amore filiale e la condanna morale, è un personaggio intrappolato in una rete di ambivalenze. Attraverso di lui, l'autrice esplora il tema della colpa ereditata e della responsabilità morale, rendendo Jonathan non solo un osservatore, ma anche una vittima delle azioni del padre.
La sua voce è quella di una generazione che tenta di fare i conti con il passato, un passato che non può essere redento ma solo raccontato.
L’Istituto dove si svolge gran parte della vicenda è molto più di un semplice sfondo: è un personaggio a sé stante, una prigione simbolica che rappresenta il sistema patriarcale e classista dell’Ottocento. Qui le donne, spesso povere ed emarginate, vengono deumanizzate e ridotte a oggetti di sperimentazione scientifica. L'autrice utilizza l’Istituto per denunciare la complicità delle istituzioni che, sotto il pretesto del progresso, permettevano l’abuso sistemico dei più deboli.
Joyce Carol Oates intreccia voci diverse, creando una narrazione corale che mescola autobiografia, testimonianze e riflessioni personali. Il risultato è un romanzo denso, in cui la finzione si mescola alla storia per creare un’esperienza inquietante, oscura, che rimbomba fino allo sfinimento. Lo stile gotico e dettagliato non lascia spazio alla consolazione, ma riesce a trovare momenti di bellezza nella resistenza dei personaggi.
Macellaio non è solo la storia di un uomo malvagio e delle sue vittime, ma un’esplorazione delle dinamiche di potere che ancora oggi risuonano. La critica al patriarcato, alla medicalizzazione del corpo femminile e alla disuguaglianza sociale rende il romanzo dolorosamente attuale.
Il progresso scientifico di cui, per il breve tratto di questa storia, la Oates si fa portavoce, è una macchina sanguinaria che si nutre del sacrificio delle vite più vulnerabili. E con la sua elegante maestria, con l’occhio critico di chi ne sa una più del Diavolo, Joyce Carol Oates, ci porta ai confini della pazzia umana; ci fa fare un viaggio vorticoso e a tratti fin troppo lento, disturbante e nauseante, nei meandri di un cervello che scandisce il tempo della tortura giustificandolo con le armi di chi invoca a gran voce l’evoluzione.
Siete pronti per tutto questo?
Certo che no. Non lo siete.
Ed è per questo che siete qui.
Io vi sfido.
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