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giovedì 20 aprile 2023

Recensione: BASTARDE DISPERATE di Dahlia de la Cerda

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Solferino, oggi vi parlo di Bastarde disperate di Dahlia de la Cerda, un libro che mi ha colpito molto.

bastarde disperate

di Dahlia de la Cerda
Editore: Solferino
Pagine: 145
GENERE: Narrativa contemporanea
Prezzo: 11,99€ - 17,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2023
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
«Mi sono raccomandata al Diavolo perché in questi casi Dio ti snobba», dice una delle protagoniste di Bastarde disperate, il primo grande libro di Dahlia de la Cerda, vincitore del Premio Nacional Comala 2019 in Messico. «Per uscire da tutto questo non basta volerlo, andare oltre. Queste sono frasi da bianchi. Nel quartiere ti giochi il tutto per tutto per sopravvivere.» E non vale solo nel «quartiere», violento e popolato da cholos, delinquenti e spacciatori, se anche Yuliana, la macabra e tenera erede al trono di un signore della droga, nella sua sierra non può smettere di combattere per stare a galla. E se la sua migliore amica Regina è costretta a pagare caro il suo desiderio di avere «un fidanzato trafficante, un buchón, uno che si vestisse firmato e non andasse da Zara e che, come animali domestici, non avesse dei gatti Sphynx ma dei leoni». Ma quando tutto manca, c’è sempre la magia: «la migliore strega della regione» offre i propri servigi attraverso la sua pagina Facebook, e tratta con il diavolo per impedire ai cani del vicino di saltare la recinzione e buttarsi nel suo patio a fare i propri bisogni. Le «bastarde disperate» di de la Cerda condividono le difficoltà e i pericoli legati al solo fatto di nascere donne, e si confrontano con le risorse che la vita offre loro, costrette, in una terra di nessuno, a distinguere da sole qual è il confine tra bene e male. Ognuna di queste donne ci colpisce dritto in faccia, non sapremmo dire se per la sua forza o per la sua fragilità. Mentre l’autrice ci malmena, noi siamo felici. Ridiamo. Perché la scrittura è delicata, ironica nonostante tutto. Perché l’umorismo serpeggia tra narco-socialite, killer prezzolati, corridos messicani e influencer in cerca di like.

RECENSIONE

Bastarde disperate è un libro che ti fa sorridere ma anche riflettere. È un libro che parla di donne, ma non di quelle che se ne stanno a casa, a curare i figli, a pulire la casa e a sognare a occhi aperti una vita che non avranno mai il coraggio di prendersi, altro che. 
Le bastarde disperate sono tutte donne messicane che guardano in faccia il dolore e ci sputano sopra. 

Eh, sì, protagoniste senza peli sulla lingua, che combattono gli errori e gli orrori di una società maschilista, di potere e di violenza che le vorrebbe zitte e mute, accovacciate in un cantuccio a cantare una ninna nanna delirante, perché meglio pazze che disperate, e che invece combattono, alzano quella famosa cresta che gli uomini tentano sempre di spezzargli. 
Ma queste donne non si spezzano, al massimo si piegano, per poi rialzarsi più forti. 

Donne che abortiscono da sole, oppure che commissionano omicidi, figlie di narcotrafficanti, mogli di uomini potenti che sbattono in faccia al mondo il loro potere, coscienti di avere tutto e di pretendere di più. Sono delle eroine al contrario, per qualcuno, ma per altri, sono solo donne che hanno deciso di non subire e che si sono comportate esattamente come i loro colleghi uomini. 

Donne che vivono da sole, che non hanno uomini a proteggerle e che per questo sono prese di mira dalla violenza e dall’abbrutimento di un mondo che si approfitta di loro semplicemente perché sono femmine e non sanno difendersi. Donne che si aiutano a vicenda, che si vendicano da sole per rimarcare i torti subiti e che se anche si legano a uomini, padri o figli che siano, dimostrano di essere indipendenti perché hanno imparato quella lezione che la maggior parte di noi non imparerà mai: la libertà di essere esattamente come gli uomini, il coraggio di fare quello che fanno loro senza subire alcuna rimostranza che ci relega a uno stato di inferiorità che è solo un grande stupidaggine con cui hanno congelato la nostra voglia di affermarci e hanno protetto la loro paura di essere superati. 

Donne che si sono raccomandate al Diavolo, quindi al male, alla criminalità, perché Dio le ha snobbate, con la consapevolezza che i sogni volano, li afferri chi può farlo. Altrimenti si resta a terra senza niente in mano. 

Donne senza controllo, che hanno vissuto la loro vita da sole, ferite da una solitudine che si chiama incomprensione e abbandono. Vite alla deriva a cui, però, non hanno mai rinunciato. Si sono sempre rialzate a testa alta da ogni caduta. E non importa se hanno ucciso o hanno visto uccidere, se hanno amato narcotrafficanti o assassini, criminali o gentaglia, il loro orgoglio è rimasto intatto così come la loro fame di sopravvivenza. 

Lo stile dell’autrice è una bomba tra le mani. Mentre leggi, questa bomba ti scoppia in faccia, ti fa contorcere lo stomaco, ti fa venire il mal di testa, ma di certo è cruda e pura come la vita che non perdona e che pretende da te fino all’ultimo sacrificio con il sangue a terra. 

L’autrice crede di avere un compito: quello della Huesera, questa figura messicana, di donna che raccoglieva ossa di lupo e poi quando lo scheletro era completo, iniziava a cantare finché le ossa non prendevano forma e il lupo iniziava a correre per i boschi. Mentre ululava alla luna, il lupo si trasformava in una donna. 
Così ha fatto Dahlia de la Cerda, la sua missione: mettere insieme le ossa di donne morte, dargli forma raccontando le loro storie e poi lasciarle libere, finalmente libere, di correre ovunque vogliano.

In Messico ogni giorno ammazzano sette donne. 
Mariti, ex, amanti, figli. Uomini. 
Uomini. 
Sempre e soltanto uomini. 
Le amano, queste donne che ammazzano. 
Donne usa e getta. 
Donne che vengono punite perché camminano di notte, perché si comportano in modo frivolo, perché, boh, perché e basta. 
Donne che vivono costantemente uno stato di emergenza. 
Ogni tre ore una donna muore. 
E allora, sì, che quando chiuderete questo libro, avrete chiaro un concetto.
Bastarde per sopravvivere. 
Disperate perché già morte dentro. 

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